19 gennaio 2000 moriva in Tunisia Bettino Craxi, l’ex Segretario nazionale del PSI ed ex Presidente del Consiglio. Lo hanno fatto morire in solitudine, lontano dai suoi cari, lontano dalla sua Patria che amava tanto e che aveva ben servito. Poi, però, a morte avvenuta sia Ciampi, Presidente della Repubblica, sia D’Alema, Presidente del Consiglio, sia Violante, Presidente della Camera, proposero i funerali di Stato, respinti dalla sua famiglia così come alcuni anni prima li aveva respinti la famiglia di Aldo Moro assassinato dalle Brigate Rosse. Ora le sue spoglie mortali da oltre venti anni riposano in pace in un piccolo cimitero cristiano di Hammamet in Tunisia.
A distanza di 21 anni credo che sarebbe giunto il momento, finalmente, di rivedere il giudizio sull’operato di Craxi. Ora che non c’è più e molte cose sono cambiate in Italia si può dire che Craxi effettivamente è stato un grande statista. Rispetto a quelli che ora ci governano Craxi era un gigante. Quando era in vita è stato varie volte insultato, maltrattato, sputato, criticato, offeso, fatto oggetto di monetine all’uscita dell’albergo dove alloggiava da agitprop comunisti mandati dal loro partito perché quegli uomini politici che lo osteggiavano volevano prendere il suo posto. E così poi è stato. Ma lui, imperterrito, come un fiume in pieno, è andato avanti per la sua strada. Nulla ha potuto, però, fare contro le accuse che provenivano dalla Procura di Milano e dal Pool di mani pulite. E per non finire in galera come un malfattore ha preferito andare in esilio. Ma l’odio, il rancore, il livore dei tantissimi pennivendoli non si è ancora affievolito. Se lui potesse ascoltare o leggere alcuni giudizi che certi uomini politici danno di lui si rivolterebbe nella tomba. O forse rimarrebbe in silenzio, lui che quando era in vita, è stato sempre molto loquace. Ma forse non potrà ascoltare le parole dei vili e dei vigliacchi che l’hanno fatto tanto soffrire e poi morire in terra straniera, perché la sua tomba è murata nella sabbia e nel cemento e nella cattiva coscienza di tantissimi uomini politici che hanno fatto fortuna quando lui era in auge. Voleva ritornare in Patria almeno per curarsi. Voleva ritornare nella sua Milano che amava tanto e stare col nipotino. Glielo hanno impedito. Chissà quante volte, dall’esilio di Hammamet, ebbe modo di scrutare il mare e guardare l’Italia. Certamente anche lui avrà avuto momenti di sconforto e di scoraggiamento. Fissava l’orizzonte ma l’Italia era molto lontana e non poteva vederla. Riposa in pace Bettino ad Hammamet. L’ingrata Italia non avrà mai le tue ossa.