La mancata adozione del Programma operativo 2022-2023 blocca il Piano straordinario delle assunzioni e i 60 milioni annui del contributo di solidarietà.
VIBO VALENTIA, 14 MAGGIO 2022 - «La Calabria, dopo 13 anni di commissariamento, continua ad essere sottoposta al Piano di rientro che prosegue attraverso l’adozione di un nuovo Programma operativo 2022-2023.
La struttura commissariale, con protocollo 169 del 4 agosto 2021, ha trasmesso la bozza del Programma operativo ai Ministeri della Salute, dell’Economia e delle Finanze per la valutazione ma nonostante le riunioni del Tavolo Adduce, tenutesi a dicembre 2021 e aprile 2022, non è stato approvato. Anzi sono state riscontrate diverse criticità».
È quanto afferma il responsabile Pd Salute per il Mezzogiorno, Carlo, Guccione, che questo pomeriggio è a Vibo Valentia per partecipare ad “Agorà democratiche” dal titolo “La Sanità si cura”.
«Senza l’adozione del Programma operativo 2022-2023 non è possibile attivare il Piano straordinario Calabria per l’assunzione di personale medico, sanitario e sociosanitario anche nel settore dell’emergenza-urgenza, in deroga ai tetti di spesa, né utilizzare le risorse del Contributo di solidarietà stanziate, in base al decreto-legge 150/2020 (Decreto Calabria), al fine di supportare gli interventi di potenziamento del servizio sanitario regionale stante la grave situazione economico finanziaria e sanitaria presente nella Regione. In particolare, sessanta milioni è la cifra accantonata per ciascuno degli anni 2021, 2022, 2023 per il contributo di solidarietà a favore della Calabria.
Il paradosso – sostiene Carlo Guccione – è tutto calabrese. La nostra è l’unica regione in cui diminuisce la spesa per il personale: “In merito al costo del personale sull’intero SSR e per singolo ente del SSR si rileva – viene riportato nel verbale del Tavolo Adduce - la gravità della circostanza che durante l’anno 2020, anno caratterizzato dalla pandemia, vi è stata una diminuzione del costo del personale pur essendo state preordinate risorse aggiuntive straordinarie per la pandemia”».
«La ricognizione del debito della sanità calabrese è dirimente a qualsiasi tentativo di uscire dal Piano di rientro. In Calabria il problema non sono le risorse, anzi ne abbiamo fin troppe. Quello che rischia di portare a un punto di non ritorno la sanità calabrese – dichiara Guccione - sono i ritardi che scaturiscono da una incapacità gestionale e da una pubblica amministrazione non all’altezza.
Come si può pretendere di risanare il debito sanitario, sicuramente superiore a quello che nel 2009 ha portato la Calabria al commissariamento, se non riusciamo neanche a quantificarlo o a bloccare il meccanismo che continua a produrre ulteriore debito? Una cosa è certa: lo Stato è in debito con i calabresi. Ecco perché – ha ribadito Carlo Guccione nel corso di “Agorà Democratiche” a Vibo - lo Stato dovrà farsi carico del debito che ha maturato in questi 13 anni di commissariamento della sanità calabrese attraverso interventi e procedure che portino all’azzeramento dello stesso».