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chi siamoNel Meridione la prevaricazione e l’irragionevolezza immotivata si manifestano con una definizione che non è quasi mai “kafkiana” ma “fantozziana”. Osservando attentamente, si nota che, Fantozzi, il povero ragioniere viene maltrattato da tutti, compresi i colleghi di pari grado, ma proprio alla fine, prima di vedere scorrere i titoli di coda, gli spettatori, un po’ divertiti e anche scoraggiati, si confrontano finalmente con i veri mandanti, la causa di ogni male: quelle creature mitiche che, dalla cima della piramide sociale, muovono il sole e tutte le altre stelle.

I loro nomi sono rimasti scolpiti nella memoria di tutti gli spettatori per il loro carattere iperbolico: il “mega-direttore galattico”, il “mega-direttore arcangelo”. Meglio, però, non farsi ingannare da queste definizioni perché, nonostante le loro cariche “sovrannaturali”, sono figure concrete, reali e tangibili. Così come era concreta la mega-ditta, la mega amministrazione e la mega autorità. Luoghi, i sopraccitati, di ogni umiliazione, arrivismo, corruzione, prostrazione, servilismo, ricatto e menzogna.

Quasi sempre nei film con Fantozzi protagonista la sofferenza dell’uomo frustrato e avvilito scompare nel volto sereno e conciliante del potere.

Ieri mattina, dopo un buon caffè, mi sono avviato verso Sud. Lungo la strada che costeggia le acque di Ulisse. Destinazione Coreca e i suoi scogli. Dopo aver parcheggiato la C4 Picassò pensavo, di farmi circa tre km sulla stradina sterrata che corre fra la ferrovia e l’Ulisse, prima di tuffarmi nelle exsacre acque.

Come in un film muto degli inizi dell’altro secolo, il tutto mi ha costretto ad abbandonare la figura di Fantozzi, richiamandomi alla mente Franz Kafka, lo scrittore cecoslovacco.

Il termine "kafkiano" è un neologismo della lingua italiana che indica una situazione paradossale, e in genere angosciante, che viene accettata come status quo, implicando l'impossibilità di qualunque reazione tanto sul piano pratico quanto su quello psicologico. Un termine equivalente potrebbe essere perturbante nell'accezione freudiana: qualcosa che è estraneo e familiare ad un tempo, e risuona inquietante proprio per questa sua ineliminabile e spiazzante ambiguità.

Poche righe per ribadire quello che tutti i cittadini, e i malcapitati che passano da Amantea, patiscono ogni giorno e in ogni angolo della città. Strade dissestate, molte delle quali impercorribili, piene di buche, alcune delle vere e proprie voragini, molte prive di illuminazione. Il pericolo per le persone, automobilisti e pedoni, è all’ordine del giorno, oltre i danni ai mezzi. A Catocastro come al Centro Storico, a Campora come ad Acquicella, alla contrada Marano, la situazione è la medesima: abbandono, degrado, incuria, ad iniziare proprio dalla viabilità oltre che dalla carenza di servizi primari per i cittadini. A questo bisogna aggiungere il fatto, non meno rilevante, che il traffico è sempre in tilt, in particolare su Via Stromboli (SS 18) dominata ormai dai TIR che la preferiscono all’autostrada Salerno-Reggio Calabria.

Col tempo la violenza si stempera. Dapprima si cercano dei sostituti. I sacrifici umani rituali di prigionieri di guerra sono dei sostituti del linciaggio rituale del re, che a sua volta aveva sostituito il linciaggio spontaneo.

“Io che nulla amo più dello scontento per le cose mutabili, così nulla odio più del profondo scontento per le cose che non possono cambiare.”Bertolt Brecht

Gigino A Pellegrini & G elTarik

 

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