Mi coricai, tutto fasciato dall’ immensa follia della Via Lattea, all’ombra di un muro, e subito venne meno il chiasso di una rotonda sul mare. Non riuscivo a dormire, così mi sembrava, poiché il mio corpo spossato sussultava ad ogni istante alle punture delle stelle velenose che assalivano il mio corpo. Forse erano Spitfire dell’ultima guerra travestiti da gigantesche zanzare.
Anche il più ossessionato degli avventurieri, sempre alla ricerca dell'ingrandimento e di terre inesplorate, dovrà fare i conti con la felicità, con la pallida fiamma dopo momenti intensi, ma non consumati, una pallida fiamma che ricorda l'alba più dei tramonti infuocati di paesi tropicali. Albe che ho percepito e desiderato nei momenti in cui venivano catturate nelle infernali celle dell'espiazione. Albe ormai schiave dell’anticiclone africano.
Il grande Mare che ogni mattina mi saluta, è uno, eppure è tante cose. È un’unità organica, eppure è un insieme, una molteplicità di onde, suoni, colori, sensazioni ed esperienze.
Questa bocca non ha mai venduto menzogne,
né si è camuffata mentre stavo ai piedi degli dei:
queste mani non hanno lanciato altri che Zuby
nel mare di Ulisse.
Normalmente nel guardare il nostro Mare, lo sguardo diventa come un ramo, un cavo teso e al quale sia l'occhio che l'oggetto osservato reciprocamente si appoggiano mentre il tempo che scorre via fa da sostegno ad un intreccio di questa fattezza. Questa disposizione d'animo racchiude in sé qualcosa di dolorosamente dolce.
C’è qualcosa, in questo retrogrado e poco motivante mondo, che proprio non va. Qualcosa che gira male, qualcosa che impedisce lo sviluppo e la crescita positiva dei più giovani. Qualcosa che genera una preoccupante demotivazione. Qualcosa che favorisce un frustrante sistema anti-uomo. Qualcosa che sta minando il nostro Sacro Mare che instancabilmente bagna i miei lidi.
Il mio malandato cuore era ancora pieno di una sudicia paccottiglia: code di fagiani maschi sfarzose e multicolori, donne, insieme a tristi formiche non ancora scacciate dal mio piccolo cervello. C’è un gran bisogno di matti! vogliono dei pazzi!... Andiamo a liberarli!
Mi sono visto costretto a richiamare l'analista oracolare, un sognatore piagnucoloso, uno sconsolato idealista, un questuante di momenti intensi. La disciolta, dispersa rivoluzione venne messa, sui roghi sacrificali dei desideri, insieme al progetto di una nuova vita in un nuovo Mondo.
"Luna mercurina tutto il ciel ruina"
Gigino A Pellegrini & G el Tarik