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giggino pellOggi, 29 settembre 2016, pur essendo lontano migliaia di km da Amantea, l’odore del nuovo sbocco della fogna nelle acque dell’Ulisse, le paure dei cittadini che si trasformano in realtà, mi costringono a scrivere ancora una volta sull’argomento, sotto gli occhi assenti e le false promesse dell'Amministrazione Comunale e dell'opposizione locale.

 

 

L’industria profumiera si è spostata da Nord a Sud del paese nella speranza di togliere dalla vista degli Amanteani perbenisti e struzzicheggianti, questa fonte inesauribile di esalazioni salutari. La maggioranza, è ormai storia risaputa, si è sempre dimostrata incapace di gestire il paese e ancor di più la rete fognaria. Unico compito assegnato all'Amministrazione Comunale, guidata dalla Sindachessa era quello di custodire l'impianto evitando che diventi bersaglio di vandali e ladri, che vorrebbero rubare il prezioso contenuto al mare nostrum e ai suoi ormai rari pesci. I sostenitori della maggioranza, quest’estate e ancora oggi, si sono scatenati su Facebook con le loro immagini di un mare da “bere”. Sprecandosi nell'utilizzare neologismi superlativi come "cristallinissimo" e "magnifichissimo".

 

Due anni fa, poco tempo prima dell'elezioni comunali, le opposizioni, a gran voce, avevano iniziato a parlare di scarico a mare, di allacci fognari, di spreco di denaro pubblico, etc; tenendo anche dei comizi in piazza.

Chiaramente, ad elezioni avvenute, hanno lasciato cadere il problema nel dimenticatoio delle loro coscienze e accontentandosi di sedere in Consiglio mentre tornava a far "discutere", si fa per dire, la salute del mare sulla costa Amanteana. Ed ecco puntuale la tragica scoperta del nuovo scolo fognario. L'ingrossamento della massa d'acqua a causa delle ultime piogge ha accentuato il problema, complice una rete fognaria al collasso. Fenomeno che emerge ogni qual volta davanti alla costa si ripresenti la consueta chiazza marrone. Una chiazza che però quest'anno ha assunto i caratteri di una vera e propria ondata di liquami, mentre tutti ne imputavano l'origine (ed il colore) alla discesa di fango e detriti dal fiume Catocastro. Sono raccapriccianti le immagini del video che mi è pervenuto mentre mi trovo sul Pacifico. Ve lo risparmio. Nell’arco di 100 metri di spiaggia l’acqua di mare è scomparsa, sostituita dalle acque nere provenienti dalla rete fognaria. Il breve video mostra la copiosa cascata di colore imprecisato su cui l’Amministrazione Comunale dovrebbe fornire qualche spiegazione. Anche perché in quella zona, lungo il percorso ciclo – pedonale ci passeggiano ogni giorno cani e padroni, giovani, anziani, mamme con bambini. Qualcuno, nelle domeniche di inverno, in quelle acque ci pesca e ci fa il bagno pure. L'allarme per la diffusione di batteri e virus è elevato, specialmente se si pensa alle dimensioni di tale cloaca a cielo aperto. Tutti i cittadini e le attività commerciali di Amantea, in particolare quelle che operano particolarmente sul lungomare e sulla spiaggia, sperano ancora nella manna dal cielo. Sperano ancora che si possa dire basta allo scarico a mare il prima possibile, ancor meglio prima dell'inizio della prossima stagione estiva. Questi cosiddetti “Amanteani” dovrebbero chiedere in massa le dimissioni dell'Amministrazione Comunale e di tutte le “forze” di opposizione se dovessero essere costretti a convivere anche l’estate prossima con la nauseabonda melma e tutte le cose che non hanno e continuano a non funzionare a causa della negligenza e strafottenza di questi signori.

Gigino A. Pellegrini & G el Tarik

 

 

Il sistema fognario urbano amanteano ha avuto varie evoluzioni.

La prima è rappresentata dal carro latrina.

Parliamo di fine ottocento. Per il suo uso esisteva un regolamento che dovrebbe essere conservato in qualche parte nell’archivio comunale( forse).

 

Il carro passava nelle vie cittadine e la gente affidava al personale i contenitori familiari. Non era per tutti.

Scriveva in quegli anni l’ufficiale sanitario dr Luigi Florio nella sua Relazione sulle condizioni igienico-sanitarie del comune di Amantea ( 1906). “Poche case dell’abitato sono munite di latrine, costruite, del resto, senza regole d’arte”

E poi continuava” …tutta la popolazione adotta un sistema addirittura preadamitico sia soddisfacendo all’aperto i propri bisogni corporali, sia raccogliendo in recipienti di latta- quasi sempre quelli che han servito a contenere il petrolio- le materie fecali, le quali, poi, al mattino presto od alla sera tardi vengono trasportate in apposite fogne…”

Continuava aggiungendo che “queste fogne, poste non sempre a 100 metri dall’abitato, stanno a dimostrare tutta l’incuria, la negligenza, la trascuratezza dei nostri amministratori”

Poi il dr Florio si chiedeva” ..come può il comune disinteressarsi di questo deplorevole stato di cose?”

 

Ed invocava la costruzione di latrine pubbliche ricordando che al tempo dei romani esisteva la carica di Magister cloacarum.

Inoltre offriva un quadro vivissimo della situazione civica scrivendo, dopo aver ricordato che il comune aveva un solo spazzino,:“Quante volte ho cercato di spronare gli abitanti tutti a spazzare per proprio conto quel tratto di strada che prospetta la propria abitazione; quante volte ho rivolto preghiere ai signori perché non buttassero dalla finestre il luridume delle proprie camere! Ma no, essi non hanno colpa. Sono le serve ch trasgrediscono gli ordini, sono i bambini che pisciano dai balconi, alla perfino, sono le signore che lanciano le brocche d’acqua!”

La prima rete fognante cittadina.

Ci volle il Fascismo, il 14 febbraio nel 1931, perché il comune sottoscrivesse, con la ditta Gallo Narciso fu Francesco, il contratto per avere la prima fognatura che prevedeva un unico grande impianto di epurazione che sfociava a mare.

Ma, poi sotto il podestà avvocato Vincenzo Mirabelli il 1936 questo grande impianto venne trasformato in quattro impianti plurilocalizzati (i merdari).

Il primo depuratore.

 

E ci volle la Cassa per il Mezzogiorno per avere il primo impianto di depurazione.

Venne però commesso un gravissimo doppio errore. Fu localizzato a nord ed il vento erogava miasmi e materiale organico

Non si tenne, infatti, sufficientemente conto del Decreto Ministeriale del 4/2/1977 “Norme tecniche generali per la regolamentazione dell'installazione e dell'esercizio degli impianti di fognatura e depurazione” il quale stabiliva che in ogni caso l'ubicazione dell'impianto di depurazione deve essere ( lettera c) compatibile con i venti dominanti. In particolare, onde evitare che microrganismi patogeni o sostanze particolarmente pericolose raggiungano (per trasporto di aerosol) zone abitate, residenziali o commerciali, o di traffico notevole, è necessario che gli impianti che trattano liquami di provenienza domestica o che comunque possano contenere microrganismi patogeni o sostanze pericolose siano costruiti ad una distanza dagli insediamenti tale che sia evitata la possibilità di diffusione su tali zone.

Tale prescrizione deve essere in particolare osservata nel caso che le zone abitate si trovino o sotto.

vento rispetto ai venti dominanti. La diffusione di microrganismi patogeni o sostanze pericolose può essere evitata anche progettando l'impianto con accorgimenti tecnici particolari e/o creando barriere.

per esempio di alberi a fogliame persistente e a grande sviluppo.

La scelta della localizzazione dell'impianto deve essere effettuata in modo da proteggere i centri abitati da rumori ed odori molesti.

Per gli impianti di depurazione esistenti devono essere adottati idonei accorgimenti sostitutivi quali barriere di alberi, pannelli di sbarramento o, al limite, ricovero degli impianti in spazi chiusi.

Il problema era gravissimo considerato che si trattava di un vecchio tipo di depuratore con percolatori per il trattamento biologico aerobico (ossidazione biologica) degli effluenti urbani( I letti percolatori furono impiegati per la prima volta nel 1868).

Il risultato fu che le lenzuola della zona nord di Amantea esposte per asciugare diventavano gialle e puzzavano.

Solo più tardi il depuratore venne trasformato nel tipo a fanghi attivi.

La cattiva gestione

La gestione del depuratore dopo un periodo di sufficienza passò ad uno di sostanziale inefficienza. Indimenticabile la occupazione del municipio da parte dei villeggianti che lamentavano che il mare era inquinato( bontà loro lo chiamavano sporco).

Parliamo del tempo in cui le fogne sversavano direttamente nel Catocastro!!!

Il depuratore di Nocera terinese

Non parve vera così la opportunità offerta dal commissario per la emergenza ambientale che realizzo un impianto di depurazione consortile d localizzando le fogne di Belmonte Calabro ed Amantea fino a Nocera Terinese

Dovettero essere realizzate 14 stazioni di sollevamento.

Il costo dell’energia elettrica è stato ed è rilevante.

Il costo di manutenzione è altrettanto rilevante.

Purtroppo gli inconvenienti igienici sono all’ordine del giorno e talvolta la fogna arriva al mare.

Il prossimo impianto di depurazione

E’ allo studio ed ha già una linea di finanziamento un altro impianto di depurazione che prevede una nuova localizzazione nell’alveo del Catocastro.

Scopriremo a nostre spese se funzionerà o meno.

Se ci saranno problemi nel funzionamento il Catocastro risulterà inquinato come lo era al tempo del primo depuratore .

Tra i punti dolenti il nord ed il sud del lungomare.

A nord c’è l’irrazionale ed illogico e pericoloso scarico delle acque piovane.

Acque sicuramente inquinate e che nessuno si azzarda a far controllare, probabilmente ( ?) per paura dei risultati.

Nessuno dei trattamenti previsti dalla legge di grigliatura, dissabbiatura e disoleatura viene fatto per le acque di prima pioggia che vengono immesse a mare inquinandolo.

Anche qui siamo all’anno zero.

Ma parlarne significa davvero ferire una città che si avvia a morire. Certo non siamo i soli, ma siamo così imbecilli e stupidi da chiederci, poi perché il mare è sporco!

E non esiste nessuno studio in merito.

Così la risposta è quella di infilare le acque piovane se possibile nella fogna e di scaricarle a mare , sia a nord che a sud del lungomare.

Od addirittura fino a Nocera!

E non finisce qui!

A Via Garibaldi c’è una grande vasca dove confluisce sia la fogna di Belmonte Calabro che quella di Amantea.

Le pompe la spingono nella tubazione che arriva a Nocera.

Ma ogni tanto le pompe si bloccano.

La vasca, allora, si riempie e quando è colma la fogna travasa da alcune finestrelle e finisce nella vasca gemella che dovrebbe contenere solo acqua piovana.

Quando il livello sale le idrovore scattano e spingono la fogna a mare, come è successo anche l’altro giorno.

Ma esiste soluzione a questo problema?

Certo ma qualcuno la vuole. Ci sono amanteani che vogliono sapere la verità? Molti dicono che si tratta di fatti ordinari, quasi naturali, che è meglio guardare il bello.

Eccovi la soluzione

Innanzitutto occorre attuare un sistema , semplicissimo di grigliatura che elimini stracci, pannolini pannoloni ed altro, per evitare che le pompe si blocchino.

Basterebbe questo. Ma intanto basta un allarme di troppo pieno per determinare un intervento immediato prima cioè che la fogna arrivi al mare.

E comunque basterebbe un by pass che immetta i reflui della seconda fogna nella rete adduttrice che porta a Nocera.

Perché nessuna di queste misure viene applicata?

fognaCiò che vedete è il risultato della TAC del “colon- retto” della città di Amantea, alla fine di una delle strade che portano al mare, la famigerata Via Garibaldi.

 

Lì da quell’enorme buco che attraversa la ferrovia, fuoriesce un vero e proprio fiume di escrementi.

 

Basta farsi una passeggiata sul lungomare nord e un tantino oltre per scoprire il meraviglioso spettacolo di merda che gioiosa si lascia trasportare dalle dense urine per poi tuffarsi nel mare di Ulisse. Un paio di giorni fa, il corposo fiume era proprio lì, alla luce del sole. Amantea e la Giunta comunale non sembra essere scossa più di tanto nel veder partire i clienti dagli alberghi cittadini.

 

I fondali di questo mitico Mare si ritrovano invasi da un immenso strato di merda, putrescente, che interessa la fascia costiera (circa 12 km) di pertinenza dell’Amministrazione comunale.

Oggi è il 3 agosto 2016 e come tutte le passate estati l'Omerico mare, che bagna Amantea, affoga nelle feci che una ingrata cittadina le somministra ormai da oltre 50 anni.

Questo Mare Nostrum risorsa per i residenti, per i quali sarebbe assurdo andarsene in vacanza in altre località marine, lo è anche per una città, come la nostra, che vuol fare del turismo il settore trainante delle propria economia.

La cittadinanza e gli addetti al settore commerciale, artigianale, alberghiero e balneare dovrebbero indignarsi e ribellarsi.

Un’azione che dovrebbe essere finalizzata nel mandare a casa un’“Amministrazione” indegna e inetta, preoccupata solo di presenziare a qualche stupido evento. Chiaramente vanno ritenuti equamente responsabili tutti gli organi di Stato deputati al controllo del territorio.

In modo duro e risoluto, i cittadini dovrebbero ribellarsi a questa “classe dirigente” che continua a mandare in giro “Sparaballe” a divulgare il verbo del tutto OK!

 

Ciò che segue è quanto venne divulgato dallo stesso portavoce l’anno scorso di questi tempi, oggetto: spazzatura e fogne spruzzanti: “ Si tratta di stupide leggende metropolitane. Non si può parlare per sentito dire. Non possiamo più tollerare interventi di un folle che parla di cose che non sa.

Abbiamo tanti di quei problemi reali in questo nostro amato paese che non dobbiamo inventarcene di falsi”. Fare l’usignolo (Sparaballe) dell’imperatore (Amministratore) è un inferno, un abisso d’iniquità, di menzogne, di tradimenti, che non si può scavalcare e dal quale non si può uscire puri a meno di essere protetti, “come Dante, dal divino alloro di Virgilio”.

 

Così parlava a metà del XIX secolo, Honoré de Balzac nelle sue Illusioni perdute.

Chiaramente, sia la Giunta capeggiata dal Sindaco, il loro portavoce Sparaballe e le altre autorità competenti non daranno nessuna rilevanza a quello che è successo un paio di giorni fa e si guarderanno bene dall’ annusare e respirare profondamente, senza mascherina protettiva, ciò che succede alla fine di Via Garibaldi, alle persone che frequentano la spiaggia e il lungomare e ai cittadini che vivono in questa da sempre maledetta strada. Senza alcun dubbio per gli Amanteani ciò che succede al Paese è inevitabile e naturale. Sembrerebbe che Amantea è una di quelle città che di “cambiare” proprio non vuole saperne. Io stesso l’ho scritto spesso con rabbia. Ma ora mi assale il dubbio che possa trattarsi di saggezza e non stoltezza. La saggezza coincidente con l’intuizione di un certo nascosto valore del “non cambiare”. Valore che impedisce di volere, ma soprattutto di potere, cambiare.
Gigino A Pellegrini & G el Tarik

La puzza di per sé non è piacevole.

E quella di fogna ancora meno delle altre.

Ancora meno quando la fogna sversa nelle acque del mare dove siamo soliti fare il bagno.

 

E certamente occorre evitare che succeda.

Ma il reale pericolo viene dalle alghe tossiche.

Parliamo, per esempio, della Ostreopsis Ovata che si vede nella prima foto.

Da noi non è stata mai vista!

Recentemente è stata trovata ,invece, davanti ad alcuni stabilimenti balneari della costa apuana.

Dopo numerosi casi di malessere, come febbre, difficoltà respiratorie e pruriti, registrati tra i bagnanti, l'Arpat (Agenzia regionale per l'ambiente della Toscana) ha effettuato, domenica scorsa, un sopralluogo davanti ad alcuni stabilimenti balneari della costa apuana, assieme alla Capitaneria di porto.

L'indagine, sollecitata dalla Protezione civile e dai Vigili urbani di Massa, ha consentito di riscontrare il proliferare dell'alga 'Ostreopsis Ovata'.

Il personale Arpat ha effettuato i campionamenti all'interno di tre vasche delimitate da scogliere.

In due casi sono stati rilevati valori particolarmente elevati che, come scrive Arpat nel suo report, "sembrano suggerire l'opportunità da parte delle autorità sanitarie, di adottare le azioni preventive previste dalle linee guida del ministero della Salute.

Sulla base di queste considerazioni - scrive Arpat - la balneazione dovrebbe essere sconsigliata o vietata.

Le persone che, trovandosi in prossimità di un'area balneare, manifestino i sintomi riconducibili alla presenza della fioritura dell'alga sono pregate di fare una segnalazione alle aziende sanitarie".

Il sindaco Alessandro Volpi non ha imposto alcun divieto ma ha invitato i bagnanti a non restare in acqua in modo prolungato.

Sempre in questi giorni la presenza di Ostreopsis Ovata è stata accertata su gran parte della costa pugliese.

Le concentrazioni maggiori a Santo Spirito e San Giorgio, e in provincia a Giovinazzo

In particolare, per quanto riguarda Bari città, è segnalata una presenza "molto abbondante" nei campioni prelevati a Santo Spirito (200 metri a sud di Lido Lucciola) e San Giorgio (Lido Trullo). Valori simili, in provincia, a Giovinazzo (punto di rilevazione Hotel Riva del Sole). "Abbondante" la quantità di Ostreopsis rilevata a Molfetta (prima cala) e Mola (ditta IOM-Ex Sansolive). Valori "modesti", invece, per Monopoli (Castello Santo Stefano).

Ogni anno, i monitoraggi dell'Arpa vengono effettuati, nei mesi estivi, con cadenza quindicinale. In caso di alta concentrazione nelle acque e sui fondali, l'alga tossica può provocare disturbi per i bagnanti (di carattere temporaneo come riniti, faringiti, laringiti, bronchiti, febbre, dermatiti, congiuntiviti) soprattutto nei giorni di forte vento e dopo le mareggiate, che favoriscono la formazione di aerosol marino, che può diffondere la tossina nell’aria. Per questa ragione, in caso di accertata presenza di Ostreopsis, è opportuno evitare di stazionare lungo le coste rocciose durante le mareggiate e limitare il consumo alimentare di organismi quali, ad esempio, i ricci di mare, che potrebbero potenzialmente accumulare la tossina.

Le prime segnalazioni di Ostreopsis Ovata lungo le coste pugliesi risalgono agli anni 2000-2001.

Il fenomeno si intensifica d'estate poiché si verificano quei fattori ambientali che ne facilitano la proliferazione, ovvero alte temperature, alta pressione atmosferica, condizioni di irraggiamento favorevoli, mare calmo per un periodo di tempo superiore a 10-15 giorni.

Secondo le linee guida del Ministero della Salute il limite per l'insorgenza di un eventuale rischio è di 10.000 cellule/litro in colonna d'acqua.

Guardate un po’ i valori nella tabella sottostante

Pubblicato in Politica

Per quanto ancora non siano stati certificati ufficialmente i risultati dei sondaggi effettuati per capire da dove derivi no le gravi condizioni di instabilità degli abitati di Corso Umberto Primo, pur tuttavia i primi dubbi cominciano ad emergere.

 

Il sottofondo di via Sopportico Piazza è terroso ed è completamente bagnato.

Ma la cosa stranissima è che dal foro e dai cilindri estratti si avverte un intenso fetore che lascia sospettare la presenza di una sorgente di acqua sulfurea , nel qual caso si potrebbe pensare ad una nuova stazione termale che creerebbe lavoro, sviluppo, servizi e turismo.

A meno che non si tratti di fogna!.

 

Appare possibile, come già successo, che la rete fognante di Corso Umberto Primo perda e che l’acqua e la fogna scendano verso il basso creando la instabilità delle masse di sostegno delle case.

 

Si era proposta la realizzazione di un canale ispezionabile che radunasse tutte le reti (acqua, fogna, acqua piovana) ma anche questa come tante altre idee positive non ha avuto fortuna.

Né può escludersi che si tratti della stessa rete fognante dei fabbricati a rischio di ribaltamento e crollo.

Ed è pertanto evidente che prima di pensare a qualsivoglia intervento di stabilizzazione occorre porre rimedio alla infiltrazione delle acque ( quali esse siano) e poi espungere le acque ma in modo molto più lento di quanto avvenne in altre parti della Piazza.

Non si può infatti escludere che l’abbassamento della casa Parise sia stato dovuto proprio alla espunzione delle acque da Via Nazionale.

Un conto però è l’intervento sottostante ad un manufatto di 3 piani, bel altra cosa quello sotto un manufatto di 5 piani!

Vi faremo sapere.

Pubblicato in Primo Piano

cheSempre “LUI”. Anche se non soltanto “LUI”.( Altri lo hanno fatto e lo faranno finchè le cose non andranno-non dico bene- almeno meglio). Osserva, contesta, scrive. Su tutti i temi quotidiani del nostro( e del suo) paese.

Oggi parla dello scarico di Via Garibaldi, la mitica invenzione degli anni sessanta, di quando cioè, grazie alla Casmez( la cassa per il mezzogiorno) riuscimmo ad avere il primo impianto di depurazione, ahimè, localizzato a nord del paese( cioè, sopravento con effetti mefitici per la popolazione che stava a sud) e la prima rete delle acque bianche il cui scarico, ahimè, localizzato a nord del paese con la certezza quanto da esso portato a mare sarebbe poi stato distribuito sulle spiagge a sud.

Si tratta di quelle scelte approssimate ( od indotte dalla politica), fatte da tecnici approssimati, approvate da politici approssimati ( difficile che Amantea abbia la fortuna di averne di buoni) e che restano sulle spalle della città che ove mai riuscisse a capire di che cosa stiamo parlando dice che “ tanto così fan tutti”

Ma ecco cosa scrive Gigi El Tarik, il “provocatore” per eccellenza, o, meglio, una delle poche vici libere in un paese di omertà anche intellettuale:

“La Calabria ha circa 730 km di costa.

Su questa costa Legambiente monitora 24 punti e ne trova 17 “inquinati” con una carica batterica più alta di quella consentita dalla legge.

Anzi 14 su 24 sono “fortemente inquinati”perché hanno evidentemente cariche batteriche “fortemente “ più alte.

Contrariamente a quanto fatto nel 1982, quando l'Italia scelse la strada della severità e del rigore, costruendo una delle reti di monitoraggio migliori in Europa, stavolta il nostro Paese ha approfittato dell'opportunità concessa dalla direttiva comunitaria per allargare le maglie.

Un passo indietro normativo che ha fatto classificare come 'eccellenti' alcuni tratti di costa che lo scorso anno venivano dichiarati non balneabili, rimanendo tuttora inquinati.

Per citare qualche caso, solo in Calabria a fine giugno scorso, ossia con i nuovi limiti, sono stati classificati come balneabili 18 dei 22chilometri interdetti alla balneazione fino allo scorso maggio, quando la normativa di rifermento era ancora la ben più severa legge del 1982. Riaperte per decreto, queste spiagge sono state distribuite più o meno equamente in tutte le province.

Mi trovo, davanti al “colon- retto ” della città, alla fine di una delle strade che portano al mare, la famigerata Via Garibaldi.

Lì da quell’enorme buco che attraversa la ferrovia, fuoriesce un vero e proprio fiume-fogna .

Basta farsi una passeggiata sul lungomare nord e un tantino oltre per scoprire il meraviglioso spettacolo di merda che gioiosa si lascia trasportare dalle dense urine per poi tuffarsi nel mare di Ulisse.

Il denso fiume è proprio lì, alla luce del sole. Amantea e la Giunta comunale sembrano quindi aver dimenticato le origini del paese come “città d'acqua”, prima ricoprendo i suoi torrenti, ora riversando gli scarichi fognari nel proprio mare. Questo mitico Mare si ritrova invaso da una immensa "chiazza", marrone, putrescente, che interessa larga parte della spiaggia. Oggi è il giorno di San Valentino 14 febbraio 2015 l'Omerico mare, che bagna Amantea, oltre che una risorsa per i residenti, per i quali sarebbe assurdo andarsene in vacanza in altre località marine, lo è anche per una città, come la nostra, che vuol fare del turismo il settore trainante delle propria economia La cittadinanza e gli addetti al settore commerciale, artigianale, alberghiero e balneare dovrebbero indignarsi e ribellarsi. Un’azione che dovrebbe essere finalizzata a scuotere questa “Amministrazione” e gli organi deputati al controllo del territorio. In modo duro e risoluto, i cittadini dovrebbero ribellarsi a questa “classe dirigente” che continua a mandare in giro “Sparaballe” a divulgare il verbo del tutto OK! : “ Si tratta di stupide leggende metropolitane. Non si può parlare per sentito dire. Non possiamo più tollerare interventi di un folle che parla di cose che non sa. Abbiamo tanti di quei problemi reali in questo nostro amato paese che non dobbiamo inventarcene di falsi”. Intanto, sia la Giunta capeggiata dal Sindaco che il loro portavoce Sparaballe, non daranno nessuna rilevanza a questo video e si guarderanno bene dall’ annusare e respirare profondamente, senza mascherina protettiva, ciò che succede alla fine di Via Garibaldi e ai cittadini che vivono in questa maledetta strada. Gigino Adriano Pellegrini 6 G el Tarik”.

Pubblicato in Cronaca

scarico mini“Ciao, Tirrenonews stamane nella spiaggia di Amantea c'era una situazione vergognosa, un fiumiciattolo di cacca liquida che scendeva a mare, come si può vedere (ma non sentire) dalle foto. A mare c'erano pure le bolle e il lezzo era insostenibile”.

Comincia così la nota rimessa al ns sito.

Poi continua:

“Ho chiamati i vigili, nessuna risposta;

Ho chiamato il 1530 hanno risposto da Vibo, poi sono arrivati 2 "ragazzi".

Poi è arrivato pure l’ingegnere e tecnico del comune di Amantea .

Eravamo in due ed uno di noi era un avvocato.

Siamo stati rassicurati e ci è stato detto che “erano acque bianche”.

Ho proposto loro di berne un bicchiere con me e di stare lì a fare il bagno sempre insieme con me.

Ci è stato detto che lì c’era il cartello che vietava la balneazione ma che è stato illecitamente rimosso.

Poi è arrivato l’addetto alle pompe ( anche lui incazzato) perchè non lo pagano.

Quelli della Capitaneria volevano i nostri nomi.

Si sono anche avvicinate due persone che con fare minaccioso ci hanno detto ("venite solo d'estate a lamentarvi (?) . . . è tutto a posto ....."). di fatto una vera e propria minaccia.

Non so che cosa pensare”

In verità nemmeno noi.

Quello che possiamo dire al nostro lettore è quanto segue:

- Ha piovuto. La vasca di raccolta delle acque bianche si è riempita e l’acqua è defluita verso mare costituendo un vero e proprio fiume.

- Abbiamo sentito anche noi la puzza ma non era fogna. Piuttosto dobbiamo sospettare che nelle acque bianche qualcuno scarichi la propria fogna. Sarebbe bene fare attenti controlli.

- La schiuma che si vedeva a mare e che abbiamo anche fotografato era anche lontano dal luogo di cui stiamo parlando, il che significa che poteva anche essere indipendente dalle immissione di acque bianche o nere che fossero.

- Il mare è malato. Ti compiego a piè dell’articolo una foto di Fiumicino del 10 luglio la cui spiaggia è stata letteralmente invasa di schiuma. Anche in questo caso “è tutto a posto” E lo ha detto nientemeno che Giandomenico Ardizzone, biologo marino e professore de La Sapienza il quale ha spiegato che :” si tratta di un fenomeno naturale” e che “La produzione di schiuma è dovuta ad un fattore molto semplice. Nel periodo estivo quando le acque sono molto ricche di nutrienti si crea una grande produzione di piccole alghe unicellulari chiamate fitoplancton che possono morire facilmente, anche per via del caldo. Queste alghe hanno una parte proteica che andando in circolo crea schiuma. Assolutamente nulla di inquinante. Tutto ciò che è presenza di protenine, se sbattuto, può produrre schiume".

- Altri, invece, ( e noi da tempo tra questi) , come Legambiente sospettiamo che alla base

di questi fenomeni ci siano gli scarichi di tensioattivi contenuti nei saponi riversati dai fiumi e dagli scarichi di “acque bianche”.

Cosa vi suggeriamo: 


- Speriamo che non piova più e che questo “fenomeno” non capiti più, ma la prossima volta:

- Chiamate l’assessore all’ambiente; il ns assessore sa bene che è suo compito scongiurare qualsiasi rischio per la salute e garantire l'incolumità di bagnanti e dei cittadini di Amantea , oltre che fenomeni di inquinamento che danneggino l'ambiente

- Pretendete che sia prelevato un campione delle acque ed attendete i risultati. E se non lo fa nessuno, fatelo voi, prendendo contenitori sterili di farmacia, mettendovi i guanti, filmando il tutto ed inviando il campione alla Procura della repubblica.

Il ns attuale procuratore è fortemente attento all’ambiente.



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SPIAGGIA FIUMICINO

schiuma fiumicino

 

 

Pubblicato in Cronaca

Esiste un popolo di persone civili che segnala le vicende di questo comune. Non con intenti dissacratori e penalizzanti , verso nessuno, tantomeno verso l’amministrazione( sarebbe come sparare sulla Croce Rossa!) , ma con il semplice intento di comunicare quello che avviene e che spesso non porta né un nome, né un cognome , ma è certamente espressione di una disattenzione se non di una inefficienza, fatti che non dovrebbero capitare, fatti che se non segnalati scomparirebbero dalla memoria collettiva di una città

Siamo nella bellissima Coreca, il posto sicuramente più bello di tutto il basso Tirreno cosentino e del Tirreno lametino.

E proprio qui nella amata Coreca questi fatti non dovrebbero accadere( nemmeno altrove in verità)

Ecco nasce un ruscelletto che cammina sulla sabbia e tenta di arrivare a mare.

Niente di grave se questa acqua non fosse accompagnata da una puzza di fogna che lascia sospettare non una pioggia che non c’è stata, ma una immissione illecita.

C i dicono che sono intervenuti la locale Guardia costiera ed il personale comunale che avrebbero impedito alle “acqua” di arrivare a mare.

Non è dato sapere se siano stati sanzionati comportamenti illeciti né se siano stati accertati responsabili del fatto .

“Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi”. La famosa frase è tratta da “Il Gattopardo” in quel dialogo essenziale che spiega, come pochi romanzi, il senso della Sicilia e della sicilianità. E perchè no della Calabria e della calabresità.

Ieri come oggi

Ed ecco che ricomincia l’estate ad Amantea e tutto cambia perché nulla cambi.

Tutti ciechi, con le palpebre socchiuse non come i miopi che si sforzano di mettere a fuoco per vedere meglio: affatto. Semmai per non vedere : troppa la responsabilità. Meglio non vedere, meglio non sentire, meglio non parlare; tantomeno scrivere. E per aiutarci a non vedere, a non sentire ci distraggono, ci fanno parlare di Berlusconi e del bunga, bunga, e noi popolo , come “ciavucchi” lì a ripetere pappagallescamente per avere il 5 e mezzo che poi diventa il sospirato 6 che ci permette di passare alla classe superiore fino al auspicato diploma di imbecilli civili.

Ecco arriva l’estate e ricomincia la vergognosa storiella del montaggio e smontaggio di lidi che si preparano a ricevere i turisti che poi non verranno.

Poi si pulisce la parte principale della spiaggia togliendo non solo “gli orfanielli”( cioè i legnetti portati dai fiumi e sparsi dalle onde delle mareggiate fin dentro i massi a difesa del rilevato ferroviario), le bottiglie di plastica, ma anche le poche pietre esistenti e se non si scansano anche le poche piante che crescono sulla sabbia e che aiutano nella difesa della spiaggia dai marosi.

Poi si scaricano i depositi acqua piovana( che tali non sono) facendo arrivare al mare l’acqua piovana( che tale non è). Lo si avverte dalla puzza che si diffonde nell’aria proprio ora che non si sente più il profumo di zagara. Danno l’allarme gli abitanti del posto.

E guarda caso il mare mostra tutto il suo dolore. Un risultato vergognoso. Terribili macchie di schiuma perfino spesse che si avvicinano al bagnasciuga e che le piccole onde piano, piano distruggono riversando il tutto sulla sabbia. Dove resta pronto ad essere ripresa dalla prima mareggiata per ridiventare ancora una volta la porcheria che alberga sul mare.

Un infinito. Un continuum.

Già , perché cambiare? Se lo facessimo non sarebbe più il nostro mare. Che mare sarebbe se non fosse sporco?

 

Pubblicato in Politica
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