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Redazione TirrenoNews

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Camorra Casalese, imprenditori legati a Cosa nostra, un boss della 'ndrangheta, prestanome vari, professionisti locali. L'inchiesta "Rischiatutto" coordinata dal pm Antonello Ardituro della Procura antimafia di Napoli ha portato tre giorni fa a 57 arresti, 165 indagati e al sequestro di 450 milioni di euro. Un patrimonio enorme sottratto al clan dei Casalesi e alle sue cellule modenesi.

 

Questo romanzo criminale racconta di alleanze tra camorristi di Casal di Principe, imprenditori legati alle famiglie Santapaola e Madonia e di Cosa nostra e boss della 'ndrangheta, diventati in Emilia padroni del settore gioco d'azzardo legale.

C'è Nicola Schiavone, il figlio di "Sandokan", padrone di Gomorra. C'è Antonio Padovani, imprenditore delle slot e delle sale bingo vicino alla mafia siciliana che fino al 2011 tramite i figli gestiva la Gari Srl nella zona indutriale dei Torrazzi di Modena. C'è Renato Grasso e i suoi fratelli, impresari diventati milionari con il gioco legale e appoggiati dal gotha dei Casalesi. C'è Nicola Femia, "Rocco", che ai circoli modenesi del Clan piazzava le ricariche per il poker online e a un certo punto diventa socio occulto di Antonio Noviello (punto di riferimento dei Casalesi a Modena) a cui fornisce la connessione dei siti per giocare online. Portali sul web registrati all'estero, in Romania, dove sia Femia che Schiavone hanno diversi interessi economici, e a Malta, l'isola diventata il paradiso per chi vuole investire nel settore delle scommesse e del poker.

Tra gli indagati compaiono anche i romani Luigi e Antonio Tancredi, figure di primo piano del settore con forti agganci nelle lobby politiche del gioco, coinvolti insieme a Femia nell'indagine "Black Monkeys"dell'Antimafia bolognese del gennaio scorso.

SISTEMA GIOCO. Gli inquirenti hanno scoperto che i circoli modenesi del Clan guidato da Schiavone venivano riforniti dalle aziende legate alla 'ndrangheta che fanno capo a Nicola Femia e per un periodo dalla società Gari, con sede a Modena di proprietà della famiglia Padovani (colpito nel 2011 da un sequestro di 40milioni di euro da parte della Finanza di Caltanissetta). «Si assiste a una vera e propria marcia di conquista, da parte dello Schiavone e dei suoi che, nel solco già tracciato da consorterie siciliane e calabresi e, talvolta, in parallelo ad esse, invadono letteralmente intere province del nord, soprattutto dell'Emilia Romagna installando "circoli privati"».

A Castelfranco Emilia, Carpi, Cavezzo, nel Bolognese, si trovavano questi "circoli". E qui pensionati, operai, giovani e meno giovani, hanno sperperato centinaia di migliaia di euro. Ogni circolo, a detta degli indagati fruttava almeno 4mila euro al giorno. A incassare era il Clan dei Casalesi, le aziende di Padovani e quelle di Femia che mettevano a disposizione macchinette e postazioni per giocare a poker online.

«Emerge, poi, con chiarezza, il rapporto che legava i campani al siciliano Padovani, il quale utilizzava i locali del Matrix (circolo di Castelfranco) quale luogo in cui installare gli apparecchi a lui riferibili e da lui appositamente taroccati, dividendo con i gestori del circolo i relativi introiti», scrive il gip di Napoli che ha firmato l'ordinanza di arresto. «Abbiamo tutto... due piani sono, abbiamo una quarantina di slotmachine e computer collegati con il casinò». Intercettato è Carmine Sola, tra gli arrestati e ritenuto il prestanome del super boss Nicola Schiavone. Sola in una telefonata si autodefinisce "socio" del circolo di Castelfranco. «C'ho il circolo che va molto bene un po’ la Isolantetti (la ditta di Sola), il Circolo (di Castelfranco, ndr) guadagna 4mila euro al giorno». Denari che, secondo gli investigatori, finivano nei libri mastri del grande capo Schiavone. Carmine Sola è una figura centrale nell'indagine e pedina strategica in provincia di Modena. È l'uomo dei reinvestimenti dei soldi nell'economia legale, nel settore delle costruzioni.

L'AVVOCATO. Agli atti dell'inchiesta spuntano anche professionisti modenesi che parlano di affari con gli uomini di Schiavone. C'è un'avvocatessa modenese indagata. B. P., per cui il gip ha rigettato la richiesta di arresto della Procura. Ma nell'ordinanza emergono i suoi rapporti con uno degli indagati più importanti, Carmine Sola che secondo l'accusa è il prestanome emiliano del boss Schiavone. P. «prestava la sua opera professionale relazionandosi con Carmine Sola, diretto referente di Schiavone Nicola». E inoltre avrebbe fissato "incontri "de visu «finalizzati esclusivamente ad aggiornare lo stesso Schiavone sull'evoluzione delle vicende per le quali era stata incaricata».

«Qualsiasi ora, qualsiasi momento o Carmine o Nicola Schiavone chiedono qualche cosa… la pregherei di riferirgli tutto quello che c'è da riferire», uno degli imprenditori legati a Sola sollecita l'avvocato P., che risponde: «Come ho fatto fino adesso…». Sono telefonata registrate tra il 2004 e il 2005, finite agli atti dell'indagine "Rischiatutto" in cui si descrive ampiamente il rapporto tra Sola e P..

Gli accertamenti svolti dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Modena consentivano di individuare il cantiere edile relativo agli investimenti immobiliari del clan e al quale si faceva riferimento nel corso delle conversazioni. Un sopralluogo ha permesso di verificare l'esatta posizione del complesso residenziale: via Bertelli, frazione San Martino Secchia del Comune di San Prospero. Qui il Clan ha realizzato cinque immobili. «Gli appartamenti, come si vedrà sarebbero stati poi rivenduti, in modo da realizzare, sempre in forma sotterranea, ulteriori utili».

Non solo riciclaggio dunque, ma il clan riesce a creare profitti dalla vendita degli immobili costruiti per ripulire il denaro sporco. Un soggetto economico attivo a tutti gli effetti. La prima fase dell'investimento immobiliare è del 2001, anno in cui ottengono regolare concessione edilizia (la numero 27 del 2001) intestata a Giuseppe Corvino, detto "Peppe l'evangelista", un imprenditore orginario di Casal di Principe e trapiantato in Emilia Romagna, che risultava, anche per altri versi, vicino al giovane padrino Nicola Schiavone. Tre anni più tardi comunicano l'inizio lavori e una variante. E forse parlano proprio di questo Sola e l'avvocato quando l'imprenditore accusato di essere prestanome del boss dice all'avvocato P.: «Io devo pagare 8.000 euro al Comune per la concessione edilizia… per San Prospero».

I TESSERATI PDL. Tra gli indagati ecco spuntare nuovamente tesserati al Pdl. Iscritti al partito di Silvio Berlusconi almeno fino al caos scoppiato in seguito alle denunce di Isabella Bertolini e dall'inchiesta della Gazzetta di Modena in cui si davano i primi nomi dei tesserati legati al Clan.

Nell'indagine compare il nome di Gianfranco Dessi, di Castelfranco, inserito nell'elenco dei tesserati Pdl. A cui si aggiunge Giovanni Corvino, di Cavezzo, altro indagato nell'inchiesta "Rischiatutto", che dagli atti risulta coinvolto nella gestione di un circolo bisca in via Rua Muro a Modena. Prima del congresso erano state sospese in via cautelativa 180 tessere, tra queste quella di Renato Corvino, ritenuto elemento di spicco del clan in provincia. Tra i 180 però non c'era né Gianfranco Dessi, né Luigi Melucci, indagato con Corvino dalla procura antimafia di Bologna.

BANCARI INDAGATI. Al centro dell'indagine sono finiti anche due dipendenti di banca. Sergio Pittalà, dipendente della Cassa di Risparmio di Carpi nell'agenzia di Formigine, nel periodo incriminato(il 2005), e Cristian Giusti della Unicredit Banca Impresa: «Nelle loro qualità favorivano l'organizzazione criminale, permettendo a Carmine Sola e a Antonio Noviello di operare sul conto corrente di Dell'Aversano Massimo» per eludere e aggirare le norme antiriciclaggio. Denaro, secondo gli inquirenti, che proveniva dalla gestione del gioco d'azzardo. Benvenuti a Modena, tra Gomorra e 'ndranghetopoli. Gazzetta di Modena di Giovanni Tizian  

Alcuni agenti della polizia constatata la presenza dell'ordigno nei pressi di un ex sansificio in via Indipendenza, hanno atteso che qualcuno venisse a recuperarlo.

Intorno alle 22 è giunta un'autovettura con a bordo Francesco Rocca e Angelo Anzalone, entrambi già noti alle forze dell'ordine.

I due stavano caricando l'ordigno nel bagagliaio della vettura quando sono stati fermati dagli agenti della polizia.

Sul posto sono intervenuti gli artificieri per mettere in sicurezza la bomba.

Secondo quanto reso noto dagli inquirenti, l'ordigno artigianale era composto da un contenitore di acciaio con miccia contenente circa 7 chili di polvere pirica e 71 bulloni di ferro. Sequestrati anche due timer e una batteria.

Due uomini, già noti alle forze dell'ordine, sono stati sorpresi nei pressi di un capannone con un ordigno ad alto potenziale. Si indaga per capire chi fosse l'obiettivo, ma se fosse esploso avrebbe avuto effetti devastanti.

Si indaga sui due arrestati che pur noti da tempo alle Forze non sarebbero organici a nessuna delle tradizionali cosche che operano sul territorio lametino.

Sul posto sono giunti anche gli artificieri della polizia che hanno eseguito la messa in sicurezza dell’ordigno

In attesa della convalida i due sono stati condotti presso il carcere di Lamezia Terme a disposizione del sostituto procuratore, Santo Melidona.

Riceviamo e pubblichiamo:

Carissimo Peppe , ho letto dell'iniziativa dei Consiglieri comunali Miraglia e Pugliano sul tuo sito, i quali hanno proposto di regolamentare le riprese video del consiglio comunale in modo da fare avvicinare la popolazione alla gestione della propria città.

L'iniziativa sicuramente lodevole e meritoria della massima attenzione proprio nell'ottica della trasparenza che l'azione amministrativa della città deve avere.

Io non ritengo però che si possa risolvere attraverso le riprese video la scarsa partecipazione della cittadinanza ai consigli comunali.

Ritengo che la popolazione non partecipa ai consigli comunali perché nei consigli comunali non si discutono più i problemi della città.

La gestione della città avviene esclusivamente attraverso riunioni di giunta e i consigli comunali sono limitati solo a ratificare quello che obbligatoriamente per statuto deve passare per il consiglio, ci si limita esclusivamente a quello.

Di sicuro non e' un luogo di confronto dove ci si prendono decisioni ma ci si arriva con decisioni già assunte.

Basta leggere la maggior parte gli ordini del giorno dei consigli comunali (storno di fondi , rettifiche di bilanci , anticipi di cassa , tariffe tutto già deciso per delibera di giunta ).

Qualche persona e qualche giornalista si presenta al consiglio solo quando c'è qualche lite nella maggioranza e si spera che ci sia qualche colpo di scena in consiglio.

Nell'ultimo consiglio ad esempio la grande attenzione non era per sapere come mai si perdono finanziamenti come quelli per la differenziata (se non erro su richiesta dell'opposizione)ma si attendeva la presenza del Dott. Cappelli al primo consiglio da assessore dimissionario.

Purtroppo non si assiste da tempo ad un consiglio comunale su scelte amministrative strategiche fatte o programmate (es. dimensionamento scolastico) , nessuno sulle opere pubbliche fatte o programmate ( es. Palazzetto dello Sport , Project Porto Turistico, Scuola, Demolizione vecchia chiesa Campora ), nessun consiglio con proposte e progetti per lo sviluppo del turismo ad Amantea , nessuno con proposte o progetti per ridurre le

Tasse ai cittadini di Amantea, nessuno con proposte o progetti per aiutare i commercianti e imprenditori di Amantea ad essere maggiormente produttivi e competitivi .

Qualcuno dell'opposizione fa sapere che non se ne parla nemmeno nelle commissioni.

Credo che se si discutesse di queste cose invece che di bilanci , tariffe, storni , anticipi, surrogherei ecc ecc la gente e le associazioni parteciperebbero maggiormente alla vita della città.

Detto questo un'ultima cosa la vorrei dire sulle polemiche che stanno investendo il sindaco

Tonnara nell'ultimo periodo.

Discutere le capacità amministrative di un uomo che ha dimostrato negli anni , in molteplici ruoli la propria caratura (credo che sia la persona che è stata più volte sindaco,non so quante volte assessore nonchè consigliere provinciale) sempre super votato dalla gente, significa cercare di buttare fumo negli occhi alla gente ed è sbagliato.

A mio parere Franco Tonnara e' un grandissimo direttore d'orchestra ma un mediocre solista, purtroppo ritengo che questa volta si è formato un orchestra con tanti bravissimi solisti che però non essendo abituati a suonare insieme producono frastuono e non melodia. Forse l'errore primordiale parte dalla composizione dell'orchestra !!!!

La nostra città merita un amministrazione che produca dolci melodie !!!

Dott. Ianni Palarchio Andrea

Nella foto i camporesi in Consiglio comunale

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