Riceviamo e pubblichiamo la seguente lettera aperta.
“In questi ultimi giorni, mio malgrado, sono stato indicato dal Movimento 5 Stelle quasi come il pericolo pubblico numero uno, sottoposto alla gogna mediatica perché – fatto d’estrema gravità – nel mio articolo non sono apparse le dichiarazioni di solidarietà di Dalila Nesci e Nicola Morra a Francesca Menichino e Carlo Diana, protagonisti, unitamente al funzionario del dirigente del settore ragioneria del comune di Amantea Giuseppe Sabatino, di uno scontro indicato da quest’ultimo come verbale e dai primi come fisico. Chiariamo subito che non ho preso alcuna posizione – come deontologia, che conosco perfettamente, impone e come non sono abituato a fare – né a favore del primo, né dei secondi e questa non rappresenta una mia opinione ma un fatto oggettivo. Detto ciò mi lascia francamente perplesso l’esser stato indicato per questo, su un sito di rilevanza come quello di una deputata, come una persona che giustifica la violenza. La mia storia personale e le mie posizioni a sostegno del rispetto verso tutti, specie verso le donne, parla da sé: che si parta da una propria aspettativa sulla presenza di un virgolettato all’interno di un articolo per trarre conclusioni tanto generali ed espresse sul piano personale mi pare quantomeno azzardato, nonché scorretto. In questa storia sono stati travalicati i principi del buon senso e della buona fede che dovrebbero ispirare l’agire umano in genere ed in modo particolare quello politico perché ha riflessi diretti su tutta la comunità e sul ruolo che ogni cittadino svolge al suo interno.
Subito dopo il verificarsi della lite in comune – sulla quale toccherà ai giudici fare chiarezza e non certamente a noi giornalisti che riportiamo puramente fatti o ai rappresentanti di partito che dicono la loro – ho cercato di ricostruire la dinamica delle cose, partendo dal post che Carlo Diana, attivista del Movimento 5 Stelle, ha pubblicato sulla sua pagina Facebook personale. Post che, citando la fonte, è stato pubblicato integralmente. Nello stesso pezzo ho riportato la dichiarazione del sindaco Monica Sabatino e degli altri componenti della maggioranza. Come possono dimostrare i tabulati telefonici, ho cercato di mettermi in contatto con i referenti locali del Movimento 5 Stelle per avere la loro versione dei fatti ma non ho avuto risposta. La posizione dei pentastellati è stata riportata, dunque non è stata omessa alcuna informazione utile a capire le diverse versioni dei fatti: non è mia abitudine censurare o manipolare e mi spiace che alcuni non lo sappiano o, non volendo saperlo, tentano di utilizzare dati inesistenti per i propri fini. Davvero il fatto che nell’articolo non siano apparse le parole di solidarietà di Nesci e Morra può essere considerato una giustificazione della violenza?
Eppure la mattina dopo, ovvero l’8 agosto, sul sito della parlamentare Dalila Nesci e sulla sua pagina Facebook vengo apostrofato – con tanto di fotomontaggio creato ad arte in grilliana maniera – come l’ennesimo giornalista complottista che vuole censurare un tormentatissimo Movimento 5 Stelle per chissà quali oscure macchinazioni del dietro le quinte. Invece la realtà è cristallina e semplice: non tutti agiscono nel torbido. Non sta ad altri decidere il come e il quando: le dichiarazioni di solidarietà sono state pubblicate oggi senza alcun tipo di problema. E allora di quale censura si sta parlando? Mi pare invece che, nel lanciare strali, ci si basi non tanto sul tecnicamente e deontologicamente corretto, quanto su ciò che si sarebbe preteso.
Sarebbe stato più corretto confrontarsi ed è sulla base di questo presupposto che ho provveduto ad inviare alla Nesci il mio numero di cellulare invitandola a telefonarmi appena possibile. Nulla. Poteva essere l’occasione per entrare nel merito delle cose, che il Movimento sottolinea di fare “sempre”.
Questa non è la mia verità, ma la sola verità. E rivolgo alla Nesci e a Morra una semplice domanda che vuole rappresentare un motivo di riflessione e non di scontro: qual è la differenza tra la violenza che avete condannato nei confronti della Menichino e di Diana e quella con la quale mi avete descritto sulle vostre pagine senza la benché minima richiesta di confronto, senza sentire una parola? Qual è la differenza tra l’offesa personale lanciata nelle stanze di un comune e quella che subisco sulla rete universale, luogo sovrano di democrazia?
A Dalila Nesci e Nicola Morra che attendo ad Amantea per un caffè chiedo serenamente, prima di emettere sentenze, di confrontarsi e di informarsi sulle persone che da sempre lavorano con onestà, nel rispetto delle regole che chi è giornalista come me conosce benissimo, senza guardare al rendiconto personale e che da quattordici anni descrive questo territorio, magari bypassando il giudizio di servi e vassalli.
Mi auguro che mettiate lo stesso impegno per la risoluzione delle emergenze del territorio, come la chiusura del Centro diurno disabili di San Pietro in Amantea che da tre anni soffre in silenzio nella speranza che la politica faccia qualcosa; oppure per la bonifica del fiume Oliva che attende fondi e finanziamenti per tornare alla dignità che merita. Amantea e la Calabria non hanno bisogno di chiacchiere da bar, né di crociate ad personam.Ernesto Pastore