Ieri l’altro in un noto ristorante amanteano (Hotel la Tonnara di Gabriele Perri), è stato festeggiato il centenario della Famiglia Campaiola di Amantea, dove giunse giusto 100 anni fa, nell’estate del 1916.
A tenere le fila delle molte famiglie, originatesi da quel ceppo e qui convenute, il signor Gaetano Campaiola, impareggiabile commerciante della nostra città.
Gaetano ha voluto che tutto si svolgesse in una atmosfera di totale solidarietà fra i partecipanti, riuscendovi pienamente, non foss’altro per il fatto che lui stesso può inoltre vantare una vita ottuagenaria della sua attività attuale, in quanto detentore di una delle più antiche rivendite della nostra città.
Coadiuvato dai cugini Tonino Morelli e Roberto Musì, Gaetano ha messo in moto un’organizzazione che ha coinvolto un grandissimo numero di persone, grandi e piccoli, finanche molti componenti delle famiglie Bonavita-Aloe, provenienti dalla lontana America, precisamente da Ambridge (Pennsylvania).
L’intero evento è stato punteggiato da alcuni momenti che hanno dato colore e significato alla cosa. Nella locale Chiesa Matrice, la celebrazione di una S. Messa in memoria dei nostri genitori, officiata da padre Andrea del convento di S. Bernardino, ha segnato la prima fase di una giornata indimenticabile.
L’ottimo padre, informato per bene da chi di dovere, ha più volte sottolineato il valore profondo della storia centenaria della famiglia che, nella sua lunga vicenda, ha sempre offerto di sé esempi pregnanti di sana religiosità e di devozione alla Chiesa Cattolica.
Insomma l’intera omelia ha avuto quasi per oggetto, senza esagerare, il nome della famiglia Campaiola.
Non era mai accaduto che in una chiesa della nostra città, fosse risuonato reiterate volte il nome di una famiglia del luogo, per giunta di origine squisitamente popolare, per dire quanto di religioso ci sia in un episodio del genere che fino a quasi il secolo scorso, poteva dirsi appannaggio delle classi nobiliari.
A padre Andrea e a padre Francesco Celestino, suo diretto superiore che lo ha sottilmente ispirato, va il nostro plauso e il nostro più sentito ringraziamento.
Una volta giunti in Hotel è seguita, in una saletta apposita, la proiezione di un filmato che, a grandi linee, ha cercato di raccontare una “Storia lunga un secolo” come recita il titolo del video stesso e che ha snocciolato, attraverso una serie di immagini significative, i momenti-clou dell’intera famiglia nelle diverse fasi della sua esistenza centenaria.
Un saluto ai presenti nella saletta, da parte degli organizzatori, ha, subito dopo, sancito un incontro così caloroso da produrre ondate di commozione per tutti.
Infine un ricco pranzo, servito da un’efficientissima equipe di camerieri, ha coronato un momento di serena convivialità, per grandi e piccini.
Il taglio della torta realizzato simbolicamente da Gaetano e da Costanza Bonavita-Aloe, la più anziana tra i cugini, presenti in sala, ha segnato il gran finale della festa con la consegna di un ricordino, quadretto raffigurante i nostri genitori, su cavalletto e le numerosissime foto di gruppo, per sottolineare ancora una volta quanto importante sia il valore sacrosanto della partecipazione, dell’identità e dell’appartenenza familiare.
Il Comitato organizzatore Gaetano Campaiola Tonino MorelliRoberto Musì
Amantea lunedi 6 giugno 2016
BREVE DISCORSO PER IL CENTENARIO
Eccoci qui riuniti a festeggiare il centesimo anniversario della famiglia Campaiola giunta in Amantea nel lontano 1916, in quella che doveva essere l’ultima tappa del nostro progenitore, quando, da poco promosso Maresciallo della locale caserma della Guardia di Finanza, sita, allora in Vittorio Emanuele (quartiere Cappuccini), vi era arrivato con moglie e tre figli.
Ho detto ultima tappa perché qui in Amantea, nel giro di pochi anni, in poco più che un decennio, doveva vedere accresciuta la famiglia di altri tre figli, conseguire la pensione, aprire un’attività commerciale, approvare il fidanzamento della primogenita e poi morire così all’improvviso senza cogliere quei frutti che danno il giusto sapore alla vita, come fa ogni buon padre di famiglia che coltiva con amore e dedizione i sogni e le attese della prole che gli è toccato in sorte.
Purtroppo per lui non fu così.
Il nonno muore all’età di cinquantaquattro anni lasciando dietro di sé una lunga serie d’impegni e di responsabilità per la vedova, con il mare agitato della vita che le sta di fronte: sei figli, quattro femmine e due maschi, alcuni in età impubere.
Ma è proprio qui che si misura la forza di una donna. Quando tutto sembra crollare, la nonna prende la barra del timone e naviga per acque non sempre tranquille.
Sono anni difficili, un dopoguerra segnato da una quasi guerra civile per il paese, il passaggio da un regime parlamentare a uno eminentemente dittatoriale con l’avvento del fascismo, poi la tregua, anche con un po’ di benessere, fino all’altra guerra, quella del 40-45.
Sono anni in cui la famiglia cresce entro questo quadro, ora calmo, ora fosco. Poi d’un tratto con l’esplosione della guerra tutto è messo a repentaglio, quando la vita non vale più niente e tutto va alla deriva senza nessuna speranza di potere rinascere.
Per fortuna anche in questi momenti assai tristi delle vicende belliche attraversate, la famiglia rimane coesa, unita, pur nelle ristrettezze che è giocoforza sopportare.
La famiglia è tutta raccolta intorno alla matriarca che è la nonna, tutto fa capo a lei, nonostante lo scorrere degli anni: matrimoni, poi famiglie già avviate e altri in preparazione, proprio nel cuore degli ultimi anni della guerra.
Poi la fine di tutto, il paese che risorge, una vita nuova che si apre verso prospettive più vaste. Quante esperienze si sono consumate intanto!
Gioie e dolori che si sommano, nascite e morti che si alternano, in questo groviglio di eventi, ora lieti, ora tristi, diventano la trama ininterrotta di una vicenda che si colora di tanti momenti vissuti insieme che abbiamo il dovere di ricordare e di trasmettere, se possibile, alle generazioni a venire. Poi, come in tutte le cose del mondo, il protagonista assoluto della vita di ognuno di noi che è il Tempo, cioè quel dio, sicuramente l’unico, nell’intero universo, che non ha devoti, ci prende e ci mette davanti agli occhi il conto.
All’età di novanta anni muore la nonna, un pezzo fondamentale di noi che sparisce, poi man mano, se ne vanno i figli, le figlie, anche loro piene di anni che ci lasciano e che sembrano fare il vuoto attorno.
Guardando dunque all’indietro vediamo che è passato un secolo, un secolo di presenza su questo territorio, fatto di gente che ha sempre svolto il proprio dovere, che ha lavorato onestamente, che si è distinto nei mestieri, nelle professioni e nelle diverse attività lavorative intraprese.
Nel compiersi di questo centesimo anno, facciamo voti che i valori di cui ci siamo nutriti, incontrandosi dialetticamente con i nuovi di cui intravediamo i segni, possano produrre condizioni di sviluppo per tutti, concrete speranze di rinascita per i nostri figli.
Questa in sintesi, la storia centenaria della famiglia Campaiola, il cui festeggiamento, oggi, ci vede qui tutti riuniti, o meglio, ad onor del vero, una cospicua parte, nella quale hanno la preponderanza, nonostante la distanza che da noi li separa, gli Americani, i nostri parenti, i cugini, residenti oltre oceano.
A loro tutti va il nostro più sentito ringraziamento per avere affrontato un lungo viaggio, spese e sacrifici, sicuramente ripagati dal piacere di volere stare insieme e condividere con noi questo particolare magnifico momento che ricorda i nostri cari Genitori.
Grazie di cuore, grazie per averci onorato della vostra presenza, grazie.
Ma altrettanto grazie a chi non è presente. Molto probabilmente altri impegni non hanno consentito la loro partecipazione. Con questi ci auguriamo di festeggiare, almeno, il secondo centenario! Grazie a tutti da parte degli organizzatori. (RM)
Gaetano, Roberto ed Antonio