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Parliamo del processo denominato "Tela del ragno".

 

Nel processo è incardinato l’omicidio dell’amanteano Luigi Sicoli, avvenuto ad Amantea, per il quale furono accusati di averlo organizzato ed eseguito, Tommaso Gentile e Giacomino Guido, di Amantea, a carico dei quali venne emessa una ordinanza di custodia cautelare.

Contro questa ordinanza Gentile e Guido tramite i loro legali Sergio Rotundo e Giuseppe Bruno proposero ricorso al Tribunale della Libertà che la annullò.

Gli avvocati della parti posero in rilievo la genericità delle accuse mosse ai loro assistiti, accuse basate su notizie apprese solo de relato dai pentiti.

Secondo l'impianto accusatorio gli imputati sono accusati dei delitti di Salvatore Imbroinise; Luigi Sicoli; Pietro Serpa; Luciano Martello; Rolando Siciliano; Carmine Chianello e Giovanni Serpa.

 

Lo scorso luglio il PM Facciolla ha chiesto ben quattordici ergastoli e 3 assoluzioni di cui una per morte.

L’assoluzione è stata chiesta per Tommaso Gentile e Mario Matera.

L'ergastolo invece è stato chiesto per Giovanni Abbruzzese; Paolo Brillantino; Valerio Salvatore Crivello; Gennaro Ditto; Giancarlo Gravina, Giacomino Guido; Giuseppe Lo Piano; Mario Martello; Mario Mazza; Umile Micieli; Fabrizio Poddighe; Livio Serpa; Nella Serpa e Francesco Tundis.

Chiesti 12 anni di carcere per i pentiti Vincenzo Dedato e Ulisse Serpa, mentre ha chiesto15 anni per il collaboratore Giuliano Serpa.

La Corte ebbe a fissare il calendario delle arringhe difensive con inizio dal 19 settembre ed ultimazione il 22 settembre.

Nello stesso giorno potrebbe essere emessa la sentenza.

Pubblicato in Primo Piano

Ci sono due dirigenti di Calabria Verde, uno dei quali è Leandro Savio, l’ingegnere Caruso e l’imprenditore De Luca titolare della ditta De Luca Marino di San Giovanni in Fiore(Iacchitè).

Non sono avvisi di garanzia,ma semplici iscrizioni nel registro degli indagati.

L'indagine ha portato anche al sequestro di 1300 ettari di bosco per l'accertamento della legna prelevata.

Le indagini sono state condotte dal sostituto procuratore Angela Continisio e coordinate dal procuratore capo Eugenio Facciolla.

Le indagini hanno accertato alcune illegalità nelle concessioni date a varie ditte per la raccolta del materiale danneggiato dalle intemperie con costi nettamente al di sotto del valore reale del legname e in assenza delle autorizzazioni previste.

Il quantitativo stimato e concesso sembrerebbe irrisorio rispetto a quanto prelevato dalle ditte boschive.

Le indagini avviate nei mesi scorsi dal Corpo forestale dello Stato di Cava di Melis e poi condotte insieme al Nipaf, Nucleo investigativo di Polizia ambientale e forestale del Cfs di Cosenza, hanno accertato un valore quantificato del materiale venduto spropositato rispetto alla realtà, in alcuni casi anche 20 volte inferiore al valore reale del materiale presente e raccolto dalle ditte.

Questa mattina 50 uomini del Corpo forestale hanno operato il sequestro e acquisito atti presso gli uffici regionali di Cosenza e Catanzaro, mentre un aeromobile ha sorvolato la zona interessa al sequestro.

Pubblicato in Cosenza

Una udienza oggi 4 febbraio, una udienza domani 5 febbraio

Accelera il processo della "Tela del ragno".

Il processo tratta dei delitti di 'ndrangheta avvenuti nel Cosentino tra il 1979 e il 2008.

 

E riguarda presunti capi e gregari del clan Perna-Cicero di Cosenza, Gentile-Africano-Besaldo di Amantea, Scofano-Martello-Rosa-Serpa di Paola, Carbone di San Lucido.

 

Oggi presso la Corte d'Assise del Tribunale di Cosenza, sono stati ascoltati alcuni ufficiali di polizia giudiziaria che all'epoca dei fatti fecero le indagini e si occuparono di intercettazioni telefoniche e ambientali.

Ad interrogarli il pubblico ministero Eugenio Facciolla.

 

Gli ufficiali hannosostanzialmente confermato quanto già riferito nel processo che svoltosi a Paola.

Ed infatti, il presidente della Corte, Giovanni Garofalo, ha acquisito quei verbali in merito a diversi omicidi e alcuni tentati omicidi.

Domani, 5 febbraio si ritorna in aula.

Pubblicato in Cosenza

Ecco come conclude la Relazione sull’Attività e sui risultati conseguiti dalla Direzione Antimafia ( Primo semestre 2014) presentata dal Ministro dell’interno Alfano e trasmessa alla Presidenza il 13 gennaio 2015, a pagina 92, a fine del capitolo relativo alla Calabria .

Conclusioni. Gli elementi di analisi scaturenti dagli esiti investigativi e giudiziari sulla matrice mafiosa calabrese, relativi al semestre esaminato, consentono di confermare la capacità della 'ndrangheta di infiltrare settori della politica, della pubblica amministrazione e dell'imprenditoria, attraverso una consolidata rete di relazioni.

Il quadro della minaccia proveniente dalla criminalità calabrese si completa con il potenziale economico delle cosche che consente di orientare, con successo, i propri interessi verso i circuiti economici.

I significativi provvedimenti ablativi eseguiti su beni riconducibili ai sodalizi di calabresi, che hanno riguardato anche altre regioni d'Italia, costituiscono il riscontro oggettivo sugli ormai sperimentati meccanismi che conducono, attraverso la fase di accumulazione finanziaria, a sistematiche iniziative volte al riciclaggio e al reimpiego di capitali sui circuiti economico-imprenditoriali.

L'interesse imprenditoriale della 'ndrangheta costituisce, infatti, l'elemento caratterizzante che da tempo si è esteso dal territorio calabrese verso altre regioni, rendendo necessario acuire il livello di vigilanza.

Ed infatti a pagina 90 si legge che la DIA nel solo primo semestre 2014 nei confronti dei sodalizi calabresi ha iniziato 11 operazioni, ne ha concluso 9 ne ha in corso 52.

A dimostrare questo quadro secondo la DIA sono “ i numerosi episodi di condizionamento che affliggono gli enti locali calabresi che «sono diventati una ciclica emergenza che perdura da tempo e che pone, anche nel 2014, la Calabria quale regione interessata dal più alto numero di provvedimenti di scioglimento di Comuni per infiltrazione mafiosa: complessivamente 14”.

La affermazione che la DIA ha in corso almeno 52 indagini su sodalizi e loro relazioni con la politica offre la speranza che si possa porre fine alle collusioni tra politica e ‘ndrangheta.

Proprio oggi i quotidiani locali titolano che il PM Facciolla ha lanciato una dura reprimenda alla politica che “ si occupa di questi argomenti solo in periodi di campagna elettorale” ed alla stampa che avrebbe condotto “ attività di favoreggiamento” , evidenziando che in taluni casi il territorio è stato identificato con il boss , così che “ Cetraro e Muto sono la stessa cosa”.

Pubblicato in Alto Tirreno

Riceviamo e pubblichiamo:

“Sono Nando Dalla Chiesa, docente di sociologia della criminalità organizzata e figlio del generale Carlo Alberto Della Chiesa, l’ex sindaco di Rizziconi Antonino Bartuccio, il magistrato Eugenio Facciolla e Don Giacomo Panizza, sacerdote, scrittore e fondatore della comunità Progetto Sud, i protagonisti della quinta edizione del pacchero d’argento, riconoscimento assegnato dal Laboratorio Politico Culturale La Calabria che non c’è sotto gli auspici della presidenza della Commissione regionale contro la ‘ndrangheta guidata da Salvatore Magarò, ideatore dell’iniziativa.

Il pacchero d’argento è un premio che viene assegnato ogni anno a coloro che nell’ambito delle proprie attività professionali, si siano distinti nel contrasto alla criminalità organizzata e alla illegalità.

L’iniziativa è stata inaugurata nel 2010 e prende spunto dal significato metaforico della parola pacchero che, oltre a indicare un tradizionale tipo di pasta esprime anche concetto di schiaffo, di un ceffone con cui colpire il malaffare e la criminalità.

“Siamo felici - ha dichiarato Magarò - di assegnare quest’anno il premio a:

- Nando Dalla Chiesa, una vita spesa per il contrasto alla criminalità organizzata durante la sua lunga e feconda attività politica, ma anche in qualità di saggista e scrittore, di docente universitario e, da ultimo, di presidente del Comitato Antimafia del comune di Milano.

-Antonino Bartuccio, dottore commercialista e revisore contabile, dopo aver assunto la guida del comune di Rizziconi, ha sbarrato le porte del municipio ai tentativi di infiltrazione delle cosche locali che allora lo hanno estromesso, costringendo alle dimissioni di massa nove consiglieri del civico consesso. Bartuccio non ha esitato a sporgere denuncia consentendo alle forze dell’ordine di far scattare le manette nei confronti dei responsabili.

-Eugenio Facciolla è unintelligente e valido magistrato di trincea, artefice di numerose e delicate inchieste giudiziarie con cui ha assestato duri colpi alle ‘ndrine.

-Don Giacomo Panizza, bresciano d’origine ma calabrese d’adozione, da quasi quarant’anni conduce un lavoro straordinario al fianco delle persone disabili. Dal 2002 ha accettato di occupare con la sua associazione un immobile confiscato alla ‘ndrangheta. E’ autore di numerosi saggi ed è stato tra i protagonisti di “Vieni via con me” al fianco di Roberto Saviano”.

La consegna del riconoscimento si articolerà in due serate. La prima sarà ospitata a Paola, in Piazza del Popolo, il 19 settembre prossimo con inizio alle ore 20.30 con cerimonia di premiazione all’ex sindaco di Rizziconi Antonino Bartuccio, al magistrato Eugenio Facciolla e a Don Giacomo Panizza.

La assegnazione del pacchero d’argento a Nando Dalla Chiesa avverrà a fine settembre presso l’Università della Calabria.

Il pacchero d’argento è realizzato ed offerto dalla gioielleria Carillon di Castiglione Cosentino.

30 agosto 2014           Magarò

Pubblicato in Calabria

Eugenio Facciolla, procuratore capo di Rossano (CS), in riferimento al sequestro di 12 depuratori (dai 10 di ieri mattina sono passati a 12 di oggi) effettuato oggi dal Corpo forestale dello Stato e dalla Capitaneria di Porto di Corigliano Calabro lungo la fascia ionica cosentina, dice: "Ci sono due comuni che non hanno gli impianti di collettamento delle fogne verso i nuovi depuratori. Si tratta di Campana che avrebbe un vecchio depuratore ormai abbandonato e non ha pochi metri di condutture per collegarsi al nuovo, per cui i reflui vanno in un torrente, e di Bocchigliero, dove è stato costruito un vero bypass, prima del depuratore, che getta i reflui nelle acque di un fiume. E’ incredibile che nel 2013 ancora non si riesca a salvaguardare l’ambiente e per questo servono i presidi della giustizia sul territorio".

Ma insomma il territorio deve essere difeso SOLTANTO dalle Procure della repubblica?

Ben prima delle Procure non dovrebbero esserci altre istituzioni preposte a questi controlli?

A chi spetta, per esempio, il controllo dell’inquinamento degli alvei torrentizi e fluviali?

E se esiste un responsabile ( la provincia?) non siamo in presenza di una omissione di atti d’ufficio?

O il problema è così grave( come denuncia Legambiente) che nessuno vuole toccarlo per evitare( ma è solo un esempio) di denunciare i sindaci amici?

E poi è solo il coraggio di Facciolla che denunci due casi e tutto il resto va bene o piuttosto , sempre come dice Legambiente, sono centinaia e sugli altri SOLO SILENZIO?

Per esempio perché l’Arpacal controlla il mare e non gli escherichia coli dei fiumi? Ha paura della verità che noi supponiamo?

Pubblicato in Calabria
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