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Ecco l’ultima fatica di Gigi:

Lavorando con attrezzi simili si potrebbe dire con una certa sicurezza che si è allenati a riconoscere le “sane” dalle “mezze”; a volte ci si stupisce di scoprire albergare questo elemento in persone che mai ci saremmo immaginato.

Di cosa si sta parlando?

Delle mezze seghe ovviamente!

È quella categoria di persone che evolvendosi dal ruolo di merdaccia si trasformano in personcine che qualsiasi cosa compiano la riducano ad una frescaccia infinita.

Ma la MS, la chiameremo così per convenzione internazionale, spesso non capisce nemmeno perché l’interlocutore che ha di fronte diventa paonazzo, perde le staffe, sbarra gli occhi e alla fine, vomita ogni tipo di insulto; ci si sfianca a cercar di far capire concetti apparentemente elementari che nel cervello della MS nemmeno riescono ad attecchire e lasciare segno.

Siamo circondati da questi esseri, come un virus s’insidiano in ogni ambiente, riescono a rovinare ogni momento della giornata, creano dei casini incredibili.

Non si sa con certezza quanti sono.

Nessuno ha notizie sicure, ma ognuno di noi ne conosce almeno uno, e a volte la MS si nasconde nel posto più vicino per esprimere la propria “genialità” nel momento più inaspettato.

Alcuni teorici affermano che essendo ormai radicati nel territorio di Amantea la presenza di detti elementi, è difficilissimo riuscire a liberarsene; altri pensano che si è ancora in tempo per poter risolvere la questione all’origine.

Alcuni pensano che, a volte, la MS alberga ciclicamente in ognuno di noi e per combatterla sul serio basterebbe riuscire a riconoscerla in tempo, riconoscendo che non è un male irreversibile (o almeno così si spera).

Calgary 28 nov. 2018 Gigino A Pellegrini & G el Tarik

Pubblicato in Primo Piano

Gigi da Calgary, la città più grande della provincia canadese dell'Alberta, osserva la “sua “Amantea e forte della serenità di chi è lontano dai “nostri” problemi, emette i suoi giudizi profondi ma duri. Ecco l’ultimo che ci ha inviato. Provate a leggerlo con attenzione ci troverete non solo uomini quali descritti ma anche la intera società amanteana:

 

“Non è semplice avere a che fare con una Amministrazione pubblica disturbata mentalmente. Spesso le persone malate tendono a isolarsi, si chiudono in un mondo tutto loro di cui non conosciamo né logiche né regole.

Così è per i piccoli politici amanteani, i pubblicitari, i manipolatori, i quali hanno imparato che parlare con un’intonazione e un ritmoflebile, artatamente pacato, come se ci si rivolgesse a un bambino piccolo o a un debole mentale con difficoltà di comprensione, induca uno stato di suggestionabilità regressiva.

Basta osservare la maggior parte della pubblicità a cui noi tutti siamo esposti: vengono usati discorsi, argomenti, personaggi e una comunicazione verbale con un’intonazione particolarmente infantile.

Questo perché a livello psicologico, rivolgersi agli altri come se essi avessero meno di 9-10 anni, attiva uno stato regressivo e rassicurante, che inibisce le facoltà di analisi, valutazione e decisione, in cui il senso critico viene sabotato, inducendo nell’interlocutore una risposta accomodante, arrendevole, compiacente, accondiscendente, una risposta a cui è stata tolta la libertà!

Quelli della Junta comunale di Amantea, forte dei suggerimenti del loro capo spirituale, hanno capito che, per far accettare una regola inaccettabile, basta applicarla gradualmente, col contagocce, per anni consecutivi.

In questo modo vengono imposti vincoli, regole e “sacrifici” che se venissero proposti e conosciuti dall’inizio, farebbero scappare chiunque. …invece, dopo un approccio estremamente accogliente, rassicurante e lassista, con coloro che hanno conflitti col potere, e rigido, con coloro che vengono rassicurati dal controllo e dalle limitazioni della propria libertà, piano piano, man mano che si è conquistata la fiducia degli adepti, si possono introdurre tutte quelle condizioni che alla fine determinano una sudditanza psicologica sufficiente a mantenerlo vincolato e disposto a (quasi) qualsiasi sacrificio per il maestro, per il gruppo o per “la causa”.

E’, infatti, più facilmente accettabile un sacrificio differito al futuro piuttosto che uno richiesto immediatamente, sia perché immediatamente non viene richiesto alcuno sforzo, sia perché, in generale, la massa tende superficialmente a sperare che “domani le cose andranno meglio ” e che forse il sacrificio richiesto non sarà più necessario.

L’elemento primordiale del controllo sociale è la strategia della distrazione che consiste nel deviare l’attenzione dei cittadini dai problemi importanti e dei cambiamenti decisi dai potenti “politici” ed economici, attraverso la tecnica del diluvio o catastrofi o di intrattenimento giocoso di continue distrazioni e di informazioni insignificanti.

Ed ecco le parate carnevalesche che coinvolgono i cittadini, come quella che attualmente si svolge in occasione della Fiera dei Morti.

La ripetizione continua, ridondante, effettuata da fonti diverse, con mezzi diversi, (gli Sparaballe o le macchine mandate in giro per la città ad annunciare la lieta novella) farà in modo che la gente reputi vero anche l'impossibile e ritenga falso anche ciò che ha sotto gli occhi da anni.

«Si può creare l'influenza voluta in masse di persone per mezzo di messaggi ripetuti centinaia di volte», diceva Edward Louis Bernays, autore di “Propaganda” e nipote di Freud.

In questo modo la confusione e la falsificazione della realtà domineranno. In parole povere, la sua convinzione era che una manipolazione consapevole e intelligente delle opinioni e delle abitudini delle masse, svolge un ruolo importante in una società democratica.

Nasceva così il concetto – caro appunto alla propaganda in chiave politica – secondo cui chi è in grado di padroneggiare questo dispositivo sociale può costituire un potere invisibile capace di dirigere una nazione

Le masse, le folle, il popolo… chi studia questi fenomeni sa anche come manipolarli e se poi questa conoscenza cade in mano alla politica, la manipolazione psicologica sociale diventa di fondamentale importanza per distrarre l’opinione pubblica dai veri problemi che affliggono il paese, e anzi vengono indirizzati vero obiettivi più banali, obiettivi che i cittadini riescono a metabolizzare meglio.

Nel 1933 il nazista Joseph Goebbels rivelò a un giornalista americano che lo stava intervistando, come il libro “Crystallizing Public Opinion” che Bernays aveva pubblicato nel 1923 fosse stato utilizzato per le campagne politiche dei nazional-socialisti.

Buona Fiera dei Morti da

Gigino A Pellegrini & G el Tarik in trasferta nel Far West. Calgary 28 Oct. 2018

Pubblicato in Cronaca

Scrive Gigi El Tarik:

“Un giorno, mi sono posto una domanda: “Se fossi sindaco, quali sarebbero le priorità del mio programma?

Partirei da una convinzione di fondo: il Sindaco e i suoi più stretti collaboratori dovrebbero essere anzitutto i rappresentanti, i tutori, i fautori del bene comune.

Già pensare a questo fa venire un po’ i brividi.

Il Bene Comune comporterebbe la consapevolezza che si tratta di un bene che riguarda ogni cittadino, inteso in quanto persona come soggetto di diritti; e dal fatto che naturalmente è soggetto anche di doveri deriva che il bene si fa comune perché ogni cittadino fa parte di una comunità, la quale appunto è un insieme, si spera armonico, di diritti e di doveri.

In sintesi, il bene comune dovrebbe riguardare il bene della comunità, che è composta di soggetti con diritti e doveri.

Il bene comune non riguarda solo i diritti e i doveri dei cittadini, ma anche e anzitutto il contesto ambientale.

Qui un sindaco dovrebbe avere convinzioni chiare e coraggiose.

Non dovrebbe scendere a compromessi.

Non dovrebbe assolutamente mettere il contesto ambientale al servizio di un vantaggio economico, con l’assurdo o il grottesco che con i proventi di uno scempio ambientale potrebbe costruire servizi ai cittadini: strade, scuole, fognature ecc.

Assurdo, grottesco!

Il bene comune dovrebbe essere anzitutto il rispetto dell’ambiente, perché l’ambiente è la prima casa di ogni cittadino.

Trovo paradossale che un’amministrazione comunale ponga il contesto ambientale al servizio dei diritti fasulli dei cittadini.

Forse sarebbe il caso che come Sindaco sentisse come primo dovere il bisogno o, meglio, l’urgenza di istituire scuole ecologiche, allo scopo di educare i cittadini, a partire dai più piccoli, al rispetto del contesto ambientale.

Se un Sindaco non lo capisce bisognerebbe farglielo capire con le buone o con le cattive.

Non può scendere ad alcun compromesso!

“E’ bello occuparsi del “bene comune” !

Così si esprimeva il neo eletto sindaco di Amantea, subito dopo le elezioni.-

Detto da Lui è senz’altro una boutade, una battuta di spirito, che però non fa ridere.

Perché il Bene Comune che ha in testa il sindaco di Amantea non coincide con quello dei cittadini. Si sta veramente occupando, insieme alla sua junta” del Bene Comune, da conservare ed ampliare, perché esso si traduca nel “benessere” di tutti i cittadini?

Ne dubito fortemente.

Carissimi Amministratori, il bene comune lo si deve prima amare, farlo proprio, lasciarlo palpitare dentro, farlo pulsare con i battiti del proprio cuore. Utopia?

Certo, per i mestieranti.

Ma dei mestieranti gli Amanteani dovrebbero farne a meno.

Toglierli dalle liste elettorali.

Bandirli da ogni campo educativo.

E’ ora di smetterla di dire che sono parte necessaria di una società imperfetta.

La società è imperfetta proprio perché permettiamo ai mestieranti di assumere incarichi che comportano grandi responsabilità nel campo degli ideali.

Il bene comune va gestito da mani sicure, affidato alle coscienze prima che ai titolari di uffici burocratici.

E non va assolutamente consegnato a gente che si prende gioco dei diritti dei cittadini per fare il proprio sporco interesse.

Sarebbe bene ricordare al Sindaco di Amantea che il bene comune non ha partito, e non ha religione. Si inserisce in quei valori umani e sociali che fanno parte dell’Umanità.

E l’Umanità non è soggetta a spartizioni di potere né politico né religioso.

L’Umanità è un patrimonio di tutti, accessibile a tutti, prerogativa di tutti, purché ciascuno se ne senta responsabile, fortemente responsabile.

Responsabile di essere Uomo o Donna: il sesso non conta, conta la dignità che è insita nell’essere “umano”.

Il bene comune purtroppo, sia per lui che per quelli che lo hanno preceduto, è rimasto solo una parola di convenienza in occasione di programmi elettorali.

Del bene comune ne è piena la bocca di politici mestieranti e degli imbonitori accalappia-allocchi.

Né lui né la sua junta si sentono a disagio quando parlano di bene comune, e non tremano di paura al solo pensarci.

Non capiscono che il bene comune è un bene così prezioso che non può essere “comune” nel senso peggiore del termine.

Quando si parla di bene comune, lui e la sua giunta pensano: “Ecco: questo è nostro!”.

Il bene comune dovrebbe essere l’amore totale al proprio paese, così totale che lo si dovrebbe dividere tutto per ciascuno degli abitanti.

Non solo un pezzo per ciascuno, ma ogni pezzo dovrebbe far parte del tutto.

Forse tutti noi Amanteani ci siamo distratti e non abbiamo notato come siano migliorate le condizioni di vita, come si sia riaccesa la speranza, come siano diminuite la disoccupazione e la precarietà, come tanti piccoli imprenditori abbiano chiuso le loro botteghe per andare a divertirsi.- Insomma, tutto va bene Madama la Marchesa.-

Siamo abitanti di una cittadina, governata da persone di grande intelligenza politica, di grande generosità , di grande umanità, di grande saggezza e lungimiranza, di grande sobrietà ed umiltà !!.- Siamo veramente fortunati !! Evviva!

Roma 24 agosto 2018                                               Gigino A. Pellegrini & G el Tarik

Difficile non leggere il presente saggio di Gigi El Tarik e non riflettere!

“Lo scrittore Robert Musil scriveva: “Se la stupidità non somigliasse così tanto al progresso, al talento, alla speranza o al miglioramento, nessuno vorrebbe essere stupido”.

Esistono mediocri di talento.

 

Un tecnico delle luci di una tv commerciale può essere bravo e dedito quanto uno del teatro Piccolo di Milano.

Anzi, spesso serve ancor più impegno, dedizione.

La Mediocrazia riconosce alcuni meriti, ma solo alcuni.

Tantissimi anni fa, un filosofo visigoto scriveva che la liberal-democrazia sarebbe arrivata all'assurdo rimettendo la decisione intorno alle cose più grandi ai più incapaci.

Sarà la punizione del suo principio astratto dell’Uguaglianza, che dispenserà l’ignorante di istruirsi, l’imbecille di giudicarsi, il bambino di essere uomo e il delinquente di correggersi.

Il diritto pubblico fondato sulla cosiddetta uguaglianza andrà in pezzi a causa delle sue conseguenze.

Per tale ragione non riconoscerà la Disuguaglianza di Valore, di merito, di esperienza, cioè la fatica individuale: raggiungerà l'apice nel trionfo della feccia e dell’appiattimento. L’adorazione delle apparenze si pagherà.

Una «rivoluzione anestetizzante» si è compiuta silenziosamente sotto i nostri occhi ma noi non ce ne siamo quasi accorti: la “mediocrazia” ci ha travolti.

I mediocri sono entrati nella stanza dei bottoni e ci spingono a essere come loro, un po’ come gli alieni del film di Don Siegel “L’invasione degli ultracorpi”.

Roma. Gigino A Pellegrini & G el Tarik

Pubblicato in Amantea Futura

Riceviamo e pubblichiamo:

Quando si pensa alla pubblica Amministrazione si è soliti pensare a una macchina organizzativa molto complessa e con svariate articolazioni.

Questo disincentiva molte volte dall’intraprendere iniziative per segnalare situazioni di illegittimità o di arbitrarietà in quanto, semplicemente, non si sa concretamente come denunciare la pubblica amministrazione.

A tal fine, il cittadino dovrebbe avere il diritto di rivolgersi a diversi soggetti, quali per esempio il “difensore civico”,(?) che dovrebbe essere una figura di garanzia, istituita presso la maggior parte delle pubbliche amministrazioni, con il compito di accogliere i reclami non accolti in prima istanza dall’ufficio reclami del soggetto che eroga un servizio.

Ogni amministrazione, per gestire al meglio la città e renderla più abitabile, dovrebbe tenere in seria considerazione gli esposti dei cittadini.

Tali esposti certamente darebbero agli amministratori la possibilità di porre rimedio alle carenze gestionali in vari settori, siano essi quelli della viabilità, dei servizi di prima necessità, ricreativi, ecc. .

L'esposto è uno strumento che la legge mette a disposizione del cittadino per dargli la possibilità di chiedere l'intervento degli organi di Polizia Giudiziaria come la Polizia Municipale, i Carabinieri, la Polizia di Stato e il Corpo Forestale.

Il cittadino può avvalersi dell'esposto per segnalare la violazione di diritti o quando ritiene necessario l'intervento dell'autorità.

L'esposizione dei fatti avviene in forma scritta da parte di uno o entrambi i soggetti coinvolti.

L'esposto si presenta quando c'è la necessità di un intervento immediato, o quando si ritiene che l'autorità debba indagare su fatti in cui si riscontrano elementi d'illiceità.

Negli ultimi 3 anni ho scritto tanto sulla demanialità dello Stato e sul diritto di ogni cittadino a usufruirne.

Penso che, la procedura di segnalazione sia stata corretta, nel rispettare alcuni parametri.

Il primo è stato senza dubbio quello della forma: è importante utilizzare un linguaggio sobrio ma comprensibile, articolando al meglio le proprie considerazioni in virtù delle problematiche in oggetto relative ad un area sita nel Comune di Amantea ed antistante l'albergo "La Scogliera".

Per chiarezza, appare opportuno rammentare che l'area in esame “insiste sulla particella catastale n.44 del foglio 24 del Comune di Amantea, che risulta in testa al Demanio Pubblico dello Stato sin dall'origine e che è individuata come area Demaniale Marittima dal SID”.

Così si legge in un Testo divulgato dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti del 26 di Aprile 2018. Protocollo 8522.

A questo punto, credo sia necessario avere delle risposte chiare e definitive da parte della Giunta Amanteana capitanata dal Sindaco Pizzino, sul perché non si è proceduto a togliere dalle mani private un bene pubblico che da anni viene sfruttato impedendo ai cittadini di Amantea di poterlo utilizzare.

Come al solito, questa Amministrazione, come quelle che l’hanno preceduta, proverà ad assumere l'atteggiamento di chi, per proprio comodo, finge di non sentire o di non capire quello che gli viene detto.

Dunque, ci vedremo costretti a rivolgerci all’ Ispettorato per la funzione pubblica, che ha il compito di vigilare sul buon andamento della pubblica amministrazione, in concreto: assicurando che nell’ambito dei rapporti tra cittadini, imprese e le amministrazioni pubbliche, siano osservati i termini e le modalità di conclusione dei procedimenti; monitorando il corretto sviluppo dei procedimenti disciplinari; programmando e svolgendo verifiche, in collaborazione con i servizi ispettivi della Ragioneria Generale dello Stato, sulle Amministrazioni.

Dev’essere peraltro segnalato che è di imminente entrata in vigore anche in Italia la legge sul cosiddetto whistleblowing (fischiettare) vale a dire la disciplina volta a tutelare i cittadini che segnalano irregolarità ed abusi di cui siano venuti a conoscenza.

Beaumont sur Mer 9 Agosto, 18       Gigino A Pellegrini & G el Tarik

Pubblicato in Campora San Giovanni

Riceviamo e pubblichiamo:

“Il documento, a cui si fa riferimento nell’articolo “L’Oltraggio” è stato ricevuto dal Comune di Amantea il 22/23 Marzo 2018 e viene precisato che, ‘per quanto attiene la natura giuridica, la perdita di demanialità pubblica’, dello spazio antistante l’hotel La Scogliera, ‘..debba essere decretata in forma espressa mediante uno specifico provvedimento di carattere costitutivo da parte dei competenti ministeri che evidenzi in maniera inequivocabile la volontà della pubblica Amministrazione di sottrarre un bene alla destinazione pubblica, previa apposita procedura di sdemanializzazione indetta ai sensi dell’art. 35 del C.d.N. dalla competente Amministrazione Marina’.

Il mancato intervento dell’Amministrazione nel tutelare i diritti di tutti i cittadini, permette ad alcuni privati di ritenersi legittimi proprietari di beni demaniali come risultano essere i circa 2000 metri quadri antistanti l’hotel ‘La Scogliera’.

Considerata la natura demaniale dell’area in argomento, il Comune di Amantea, a cui compete la gestione delle aree demaniali in questione, avrebbe dovuto attivare le procedure necessarie e dunque tutelare gli aspetti erariali e padronali ed evitare eventuali aspetti di danno tributario.

“ A tal fine, ove l'organo gestore non abbia già provveduto, si richiama la necessità di procedere alla riscossione delle entrate demaniali dovute a titolo di canone e/o indennizzo, previo le dovute verifiche finalizzate all'accertamento dell'effettivo utilizzo e dei relativi soggetti utilizzatori nonché l'attivazione delle azioni necessarie in ottemperanza all'art. 35 del DPR 300 del 2001 oltre all'adozione di eventuali ulteriori provvedimenti di propria competenza”.

E’ dovuto sottolineare come, per quanto attiene la natura giuridica, la perdita di demanialità pubblica di un'area debba essere decretata in forma espressa mediante uno specifico provvedimento di carattere costitutivo da parte dei competenti ministeri che “evidenzi in maniera inequivocabile la volontà della pubblica Amministrazione di sottrarre un bene alla destinazione pubblica, previa apposita procedura di sdemanializzazione indetta ai sensi dell’art. 35 del C.d.N. dalla competente Amministrazione Marittima”.

Inoltre, val la pena ricordare che per sdemanializzazione “si intende il procedimento amministrativo per mezzo del quale i beni dello Stato sono trasferiti dal demanio pubblico al patrimonio disponibile, con conseguente valenza pubblica di eventuali procedure di vendita ad esse connesse e previa acquisizione gratuita sulle pertinenze demaniali delle eventuali opere inamovibili ivi realizzate”.

Beaumont sur Mer 14 Luglio 2018               Gigino A Pellegrini & G el Tarik

Pubblicato in Cronaca

Quando l'uomo mente a sé stesso, lo fa, avendo gli altri in vista sia consciamente che inconsciamente.

Il menzognero recita, prima davanti a sé stesso, in modo da farlo poi davanti agli altri.

E' un inguaribile ambizioso, introverso, un incorreggibile.

 

 

Questo suo mentire definisce il suo ruolo nel mondo. I suoi atteggiamenti sociali sono mascherati dalla menzogna, e dal suo desiderio di potere a tutti i costi.

La menzogna lo porta ad essere sempre misurato ed educato anche di fronte a persone che disprezza immensamente.

La menzogna è il suo strumento per operare socialmente. Ogni menzogna è un duplice processo: occulta la verità sostituendone un racconto falso, distrugge e costruisce. Ha al suo centro una discrepanza tra ciò che viene pronunciato e le intenzioni reali di chi parla. Le parole menzognere esibiscono l’essere nell’apparire, non invertono il mondo, ma ne inventano un altro. 

Un fatto è certo, la menzogna è sempre stata l’arma prediletta dalla politica. Sembra che tutto sia cominciato con Paul Joseph Goebbels , Ministro della propaganda del Terzo Reich, al quale viene attribuita la frase: “Ripetete una bugia cento, mille, un milione di volte e diventerà una verità.”
Anche George Orwell scrisse: “Il linguaggio politico è concepito in modo da far sembrare vere le bugie e rispettabile l’omicidio, e per dare parvenza di solidità all’aria che esce dal culo.”

Chi mente crea speranze infondate e lo sa. Mario Monicelli lo spiegò lucidamente prima di togliersi la vita: "La speranza di cui si parla è una trappola, una brutta parola, non si deve usare. La speranza è una menzogna inventata dai padroni.

La speranza è quella di quelli che ti dicono che Dio…state buoni, state zitti, pregate che avrete il vostro riscatto, la vostra ricompensa nell’aldilà. Intanto, perciò, adesso, state buoni: ci sarà un aldilà.

Così dice questo: state buoni, tornate a casa.

Sì siete dei precari, ma tanto fra 2 o 3 mesi vi riassumiamo ancora, vi daremo il posto. State buoni, andate a casa e…stanno tutti buoni.

Mai avere speranza ! la speranza è una trappola, una cosa infame inventata da chi comanda.  Io auspico che finisca in una specie di…quello che in Italia non c’è mai stato: una bella botta, una rivoluzione che non c’è mai stata in Italia.

C’è stata in Inghilterra, c’è stata in Francia, c’è stata in Russia, c’è stata in Germania, dappertutto, meno che in Italia.

Quindi ci vuole qualche cosa che riscatti veramente questo popolo che è sempre stato sottoposto.

Sono 300 anni che è schiavo di tutti e, quindi, se vuole riscattarsi…il riscatto non è una cosa semplice: è doloroso, esige anche dei sacrifici, sennò vadano in malora, come già stanno andando da tre generazioni”

13 gen 2018 Gigino A Pellegrini & G el Tarik

Pubblicato in Primo Piano

“Sono giovani e meno giovani, ci sono chi studia e chi lavora, molti che si arrangiano.

Sono un pezzo di questo paese, quelli che producono la ricchezza che altri si dividono, quelli che fanno andare avanti le cose, quelli che si mantengono onesti mentre pochi arraffano tutto. 

Sono quelli che non sono mai ascoltati, che non hanno amicizie importanti, che non hanno un partito.

E che però credono nell’impegno e nella collettività, e per questo ogni giorno militano in centri sociali, associazioni, comitati di base, collettivi, sindacati, portando avanti attività sociali, doposcuola gratuiti, ambulatori e palestre popolari, mettendo su reti contro la povertà, cercando di difendere i territori e i centri storici dalle devastazioni, attivandosi quando c’è un terremoto o un’emergenza… 

Appartengono a quell’Italia che la televisione e i mass-media in genere non raccontano, perché fa più comodo rappresentare un paese di individui isolati, depressi e arrabbiati che si fanno la guerra fra di loro, piuttosto che il paese solidale, che nella crisi sta imparando l’aiuto reciproco, a rispondere insieme ai bisogni, a denunciare gli speculatori, i politici corrotti, le inefficienze, gli sprechi. 
Non sono famosi, non fanno comodo a nessuno.

Anzi chi li governa, dall’Europa al più piccolo paese, vorrebbero farli sparire.

Ma esistono, sono vivi e attivi su tanti territori, si fanno e si faranno sentire, diventeranno sempre di più il riferimento che le persone non trovano e non troveranno nelle istituzioni. 

Hanno deciso di mettersi al servizio del popolo, degli ultimi.

E lo fanno con dedizione, come persone che sanno di stare combattendo una battaglia lunga e dura. Una battaglia contro l’arroganza del potere, il ricatto della fame, l’egoismo e l’ignoranza.

Purtroppo sono stati, fino ad oggi, senza un esercito, senza un piano di battaglia generale, troppo spesso divisi, chiusi ognuno nella propria resistenza… 

E’ una umanità stanca di subire questa politica.

Ogni giorno riescono a strappare sul territorio tante piccole vittorie, prendono sempre più atto che non è vero quello che gli hanno insegnato, che non cambia mai niente…

Sono convinti che vincere si può, se si lavora con tenacia, rendendo protagoniste le persone.

Loro sentono addosso l’entusiasmo, ma non riescono a portarlo su una dimensione nazionale, farlo sentire a larghe masse.

Per questo chiedono di unirsi, per far arrivare più lontano la loro azione, per incidere sulla politica ai livelli più alti. 

Tutte le forze politiche usano lo stesso spartito musicale.

Ormai gli italiani si trovano di fronte tre destre: quella del PD, quella della Lega e Berlusconi, quella del Movimento 5 Stelle.

Nessuna di queste forze offre una risposta ai bisogni veri dei lavoratori, dei disoccupati, dei pensionati, delle giovani generazioni.

Nessuna di queste forze può dare una mano alle comunità, perché nessuna vuole fare le uniche cose che potrebbero davvero cambiare la vita dei cittadini: prendere la ricchezza dalle tasche dei ricchi, fare politiche sociali, investimenti pubblici, messa in sicurezza dei territori, fermare abusi e speculazioni. 

Mentre la condizione di vita degli inascoltati è in continuo peggioramento, sfiorando livelli drammatici nel Mezzogiorno, si preparano mesi spaventosi di campagna elettorale, in cui ognuna di queste forze farà a gara per affermarsi come la più intollerante, la più razzista, la più repressiva.

Ci sono cittadini che non vogliono essere spettatori di questo teatrino.

Vogliono aggregarsi, agire, e imporre i loro temi.

Con l’informazione, con le lotte, con una presenza viva sui territori che tolga consenso a chi ancora ha la faccia tosta di volerli ingannare ancora una volta.

Far West 9 gennaio 2018       Gigino A Pellegrini & G el Tarik

Pubblicato in Basso Tirreno

Gigi ritorna con una domanda difficile: Perché agli uomini piacciono le gambe della donne?”

Questo tema è in realtà un po’ complesso, credo, perché entrambi i fattori biologici e culturali sono coinvolti.

Sì, dal punto di vista della biologia evoluzionistica, potremmo sicuramente puntare alle gambe ben tornite come indicatore di idoneità, e fuor di dubbio, le gambe umane si sono evolute in termini di lunghezza e forma a causa della selezione naturale e sessuale.

Tuttavia, si può pensare che i vari fattori culturali sovrapposti a tutto questo, sono probabilmente ancora più importanti per gli “uomini gamba".

Le coincidenze di esperienza personale svolgono un ruolo molto significativo.

Se si è associato le gambe delle donne con il sesso durante la pubertà, probabilmente questo rimarrà con voi per tutta la vita.

E potrebbe essere per vari motivi: vedere spots pubblicitari di sexy collant in tv, notando le gambe di una particolare ragazza a scuola (per come veste), parlando delle gambe delle donne con gli amici, al momento, allora forse questa associazione diventa ancor più rafforzata, immaginando e sognando le gambe delle donne.

La nostra cultura tende sicuramente a trattare le gambe delle donne come sexy, quindi c'è anche una forte dinamica culturale trans-personale che entra in funzione.

Basta vedere, per esempio, una danza fatta dalle "gambe di una dea moderna", come Cyd Charisse, in un vecchio musical, per far si che tale immagine rimanga impressa a vita nella mente di un uomo.

Una cultura non dovrebbe concedere alle gambe delle donne questa particolare enfasi sessuale, e non tutti lo fanno, ma è un’associazione non arbitraria, perché le gambe delle donne portano direttamente, per usare un eufemismo, “in paradiso”.

E questa associazione è arricchita da norme culturali in vari modi. In primo luogo, nella nostra cultura, le donne radono le gambe, rendendole lisce e ancora più sexy e ancora più diverse dalle gambe degli uomini. (Sono già naturalmente molto meno pelose, più arrotondate e più formose.) Anche le donne spesso si esercitano specificamente al fine di migliorare il loro tono e la loro forma. Senza dimenticare l’effetto, che le gambe femminili abbronzate, hanno sugli uomini.

In aggiunta l’uso di creme da parte delle donne per renderle morbide e seducenti.

Inoltre, le donne indossano calze o collant, che donano ad esse un ancora più liscia, una chiara consistenza, nascondendo difetti minori, suggerendo una perfezione fisiologica. Indossano anche scarpe col tacco alto, che fanno flettere i muscoli delle gambe ad ogni passo, sottolineando la loro forma e fitness.

E, a volte, indossano gonne corte o abiti con lo spacco o qualsiasi altra cosa che attiri gli occhi sulle gambe enfatizzandole.

Un ragazzo che cresce circondato da tutto questo può essere perdonato per avere una piccola ossessione con le gambe delle donne. Un esempio su tutti, il film di Francois Truffaut “L’uomo che amava le donne”.

E che cosa c'è che non va?

Le gambe si appellano a molteplici sensi: in particolare vista e tatto.

Alla vista delle gambe di una donna, un uomo potrebbe anche sognare di fare scorrere le proprie mani su di esse, ecc..

Questa loro “scorrevolezza”, a sua volta suggerisce ed evoca cosa?

Ebbene, l’origine del mondo...

Quindi non è un caso che gambe ben rasate con indosso calze di nylon, sono miglioramenti culturali che consentono, ancora più marcatamente, alle gambe, l’evocare la sessualità femminile e migliorandone la forza seducente.

Gigino A Pellegrini & G el Tarik

Pubblicato in Belmonte Calabro

Scrive Gigi El Tarik

“Ieri notte, uno strano sogno si è impossessato della mia dormiente persona.

Mi trovavo all’interno di un palazzo arabeggiante. In una stanza piena di luce e tappezzata da veli multicolori.

All’improvviso una voce femminile alle mie spalle si presentava come Clelia dicendomi che era una patrizia romana data in ostaggio al re etrusco Porsenna insieme ad altre sue compagne.

Subito dopo questo breve ma intenso incontro, Clelia riusciva a fuggire dal palazzo.

All’alba ricordai la storia di Clelia. Roma aveva appena trattato la pace con Porsenna, re di Chiusi che pretese come ostaggi nove fanciulle romane.

Fra queste vi era Clelia, giovane donna dallo spirito indomabile.

Riuscì a convincere le altre ragazze a non accettare la sottomissione al dominio etrusco e a fuggire.

Durante la notte scappò dal campo etrusco.

Incoraggiate da Clelia le ragazze si gettarono nelle acque gelide del Tevere e lo attraversarono.

Una sentinella le scorse, arrivò un ufficiale, che presa una tromba lanciò l'allarme.

La sponda romana si riempì di soldati pronti ad accogliere il nemico con le spade, quando tutti rimasero stupiti nel vedere emergere dalle acque del Tevere le fanciulle.

Il re etrusco ne chiese la restituzione ai Romani e l'ottenne, ma poi, ammirato dell'eroismo della fanciulla, l'onorò e la rimandò a Roma.

Per le sue gesta vennero tributati a Clelia molti onori e nel Foro venne innalzata una statua equestre dell'eroina.

Sotto la pioggia silenziosa e il ruggito dell’Ulisse ho provato a dare un senso al sogno, senza riuscirci!

Beaumont sur Mer 11/9/17 Gigino A Pellegrini & G el Tarik”

Pubblicato in Cronaca
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