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Redazione TirrenoNews

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Un ulteriore “strumento” della politica sarà certamente la TARES, la tassa sui servizi comunali. Diversamente dalla TARSU, cioè dalla Tassa sui rifiuti( come era facilmente intesa dalla cittadinanza) o dalla TIA (che era l’altra modalità di esazione del servizio rifiuti, oggi la TARES comprenderà anche la pubblica illuminazione , la manutenzione delle strade.

E’ l’ennesimo regalo del Governo che peraltro accogliendo la stupida richiesta di taluni italiani arrabbiati perché tutte le tasse arrivavano a dicembre e spolpavano la tredicesima( con la quale si era per un anno pensato di are soluzione ai tanti debiti e problemi familiari), accogliendo( si fa per dire) la richiesta ne esige il pagamento in 4 rate

Gennaio

Aprile

Giugno

Dicembre

(la rata di gennaio non può essere pagata perché tra l’altro il comune non ha approvato il regolamento della TARES e viene rinviata ad Aprile)

Non solo quindi la tassa sarà chiesta ANTICIPATAMENTE

Ma si presentano altri due aspetti rilevanti:

Il primo è che l’ingiustizia sarà continuata: la tassa, infatti, sarà correlata alla grandezza dell’immobile e non alla quantità di rifiuti prodotta. Si tratta di una vergogna ulteriore che peraltro contrasta con la norma europea della diretta relazione tra produzione di rifiuti e tassa da pagare ( CHI INQUINA PAGA!) e che pertanto induce a produrre vista la indifferenza della tassa.

E così potrete sentire chi dichiara “Chi me lo fa fare di perdere tempo a differenziare i rifiuti se poi, anche nelle città più virtuose MONTI farà pagare in modo indifferenziato!”. Come dargli torto?

Il secondo è che la tassa sarà aumentata di 30 centesimi a metro quadrato( che potrà essere innalzato dai Comuni fino a 40 centesimi) per il pagamento dell’illuminazione pubblica e della manutenzione delle strade pubbliche. Sono effettivamente servizi di cui beneficiamo tutti, ma per i quali non si può quantificare il maggiore o minore beneficio tra un cittadino ed un altro e pertanto è palesemente illegittimo che sia pagata in relazione ai metri quadrati di immobile

Tutta l'inchiesta sul clan Mancuso è inscritta nel cerchio della “zona grigia”, abitato da insospettabili colletti bianchi. Al centro di un reticolo di interessi che mescola rituali mafiosi e massonici c'è “Zio Luni”, al secolo Pantaleone Mancuso, potente boss 66enne del clan di Limbadi. La rete su cui può contare il capoclan sarebbe vastissima. Nel corso delle intercettazioni effettuate dal Ros di Catanzaro sono emerse alcune conversazioni che coinvolgevano anche magistrati in servizio nel distretto calabrese: da qui l'invio degli atti a Salerno. Ad agosto gli inquirenti campani hanno chiesto l'interdizione per il giudice Giancarlo Bianchi e i pm Paolo Petrolo e Giampaolo Boninsegna con le ipotesi di rivelazione di segreti d'ufficio e abuso d'ufficio. Accuse che il gup di Salerno ha ritenuto insussistenti, rigettando la richiesta della Procura. Il provvedimento vergato dai pm salernitani ha però portato a una parziale discovery dell'indagine in corso a Catanzaro nei confronti della 'ndrina di Limbadi. Si è così scoperto che il fascicolo aperto nel capoluogo calabrese ha già tra gli indagati alcuni nomi eccellenti che avrebbero fatto parte di quello che viene definito l'“ingranaggio”. Negli atti di “Purgatorio” è finito anche il nome dell'ex vicesindaco di Vibo Valentia, l'esponente dell'Udc Antonino Daffinà che, secondo il Ros, sarebbe il commercialista dell'azienda agricola di Pantaleone Mancuso. E poi ci sono gli uomini delle forze dell'ordine: due dirigenti di polizia, un finanziere, un funzionario della Prefettura.

Il clan dei Mancuso, d'altra parte, brigava anche per liberarsi di chi si opponeva alla sua ascesa senza freni. È il caso di Angela Napoli, ex parlamentare del Pdl e di Fli, da sempre impegnata sul fronte dell'antimafia. È sempre Mancuso a dire ciò che pensa del deputato in una conversazione con Francesco Barbieri, imprenditore calabrese trapiantato a Milano. Il “casus belli” è un'interrogazione parlamentare presentata sul provvedimento del Tribunale di Vibo Valentia che dispose il trasferimento in ospedale di Pantaleone Mancuso detenuto all'epoca nel carcere di Tolmezzo. Sei giorni dopo l'intervento della deputata l'autorità giudiziaria revocò l'ordinanza di ricovero provvisorio. Mancuso lo ricorda bene: «La puttana della Napoli voleva mandargli l'ispezione... perché a me mi aveva mandato all'ospedale senza... a ruota libera! Potevo fare quello che volevo. Dopo la Napoli l'ha saputo, ha fatto un'interpellanza parlamentare e gli stavano mandando l'ispezione». E l'amico lo rassicura: «Si... si sta lavorando anche per togliere di mezzo questa scema qua...».

I servizi integrali, a firma di Gaetano Mazzuca, sono sul numero 82 del Corriere della Calabria, in edicola fino a giovedì 17 gennaio

Paola, tre anni per estorsione e lesioni .

Venerdì, 11 Gennaio 2013 22:03 Pubblicato in Paola

La Corte d’appello di Catanzaro ha condannato a tre anni di reclusione con l’accusa di estorsione e lesioni personali un paolano trentatreenne di Paola, il sig P.E. .

La vicenda giudiziaria nasce da una relazione che P.E. aveva avuto con una ragazza della zona,la vittima, troncata nel 2007.

In primo grado l’uomo che si era avvalso del rito abbreviato era stato condannato dal Gup del Tribunale di Paola a quattro anni.

La Procura generale aveva chiesto la conferma della condanna di Primo grado, ovvero la pena di quattro anni di reclusione.

Ma in Appello è venuto meno un capo d’imputazione, la violenza sessuale, per cui P.E. ha beneficiato di uno sconto di pena.

La storia tra i due giovani finisce nel settembre 2007.

P.E., secondo la ricostruzione della pubblica accusa, intima alla ex di consegnargli 1000 euro cioè il valore dell’orologio che le aveva regalato

Per ottenere i soldi aveva danneggiato l’automobile della ragazza e alcuni oggetti che quest’ultima custodiva nella sua casa, tra cui un cellulare e un televisore,

La ragazza gli da 500 euro

Nonostante ciò ’imputato ha continuato ad insistere fino ad ottenere l’intero pagamento.

Ma PE non demorse ed in un’occasione impugnando un coltello la morte per un sguardo che avrebbe rivolto ad altro ragazzo.

Poi continuò ad estorcere denaro alla vittima

“A gennaio del 2008 forse l’episodio più grave. L’imputato avrebbe colpito con pugni la compagna, dopo averla raggiunta tutto contrariato perché “si era rifiutata di dormire a casa sua”. La ragazza era sfuggita, come si legge negli atti, “all’ennesima aggressione dell’imputato”. Dopo averla presa a pugni in testa “le ha sbattuto ripetutamente il viso su un muretto sito in Via del Cannone e le cagionava lesioni personali consistite in ferita lacero contusa ad un’arcata sopraccigliare”.”

La vittima è stata assistita legalmente dall’avvocato Graziano Di Natale

La giovane dopo un incubo durato diversi mesi, ha denunciato la intera vicenda alle forze dell’ordine, dando inizio all’inchiesta e al processo.

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