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Giuseppe Marchese

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Amantea: La storia e le improvvisazioni degli storici

Lunedì, 03 Luglio 2017 21:43 Pubblicato in Primo Piano

Siamo andati sul sito web del comune( signori amministratori quando lo farete diventare un vero sito web?)

http://comuneamantea . gov.it/category/albo-pretorio/.

 

Sulla destra abbiamo trovato il link “Visita il centro storico” ed abbiamo klikkato su “Chiesa di San Francesco” “Percorso della conoscenza”.

Meno male che noi sappiamo che si tratta di San Francesco d’Assisi . Chiunque altri ad una prima lettura potrebbe pensare a San Francesco di Paola, od a San Francesco di Sales o agli altri San Francesco.

Nemmeno nella prima pagina dove troviamo scritto :” L 'intervento di valorizzazione della Chiesa di San Francesco di Amantea e dell'area di pertinenza costituisce un modello avanzato di fruizione, valorizzazione e gestione di un bene architettonico e culturale.

L'attenzione per questo ex luogo di culto e per l'area archeologica e gli edifici circostanti è una valida occasione di conoscenza del territorio e delle vicende che hanno caratterizzato la storia della cittadina tirrenica.”, si riesce a capire di quale san Francesco si tratti.

 

Ancor meno nella sezione “Il Progetto” dove leggiamo “L’intervento di recupero dell’intera area di San Francesco si inserisce nel più ampio progetto di Conservazione e Valorizzazione di tutta l’area del Castello di Amantea, articolato programma promosso dall’Amministrazione Provinciale di Cosenza che, nel 2004, ha affidato al Comune di Amantea un finanziamento stanziato dalla Regione Calabria per la realizzazione dei progetti PIS “Itinerari dei castelli e delle fortezze della Provincia di Cosenza” nell’ambito del POR Calabria - annualità 2000/2006 - Asse 2 Risorse Culturali - Misura 2.1.b. I lavori, completati nel 2008, con un primo lotto di intervento di consolidamento dell’esistente e la messa in luce di strutture sepolte e loro valorizzazione, non sono stati sufficienti a rendere fruibile la Chiesa di San Francesco ed il suo intorno. Oggi, grazie ai fondi POR FESR Calabria 2007/2013, si è potuto completare il progetto con il pieno recupero del bene e la messa in sicurezza del sito, per una piena accessibilità e fruibilità, in modo da far rivivere la memoria storica della città e valorizzare le sue potenzialità attrattive e garantire il convogliamento di flussi turistici (visite guidate, ecc.). In particolare, si è proceduto a: completare gli interventi di recupero strutturale e messa in sicurezza della chiesa di San Francesco, la messa in sicurezza delle aree antistanti la chiesa stessa e la Torre di Guardia, nonché la sistemazione degli accessi e dei percorsi per la piena fruibilità dell’area; realizzazione del “Percorso della conoscenza” che, attraverso diversi canali comunicativi, offre al visitatore un quadro esauriente delle informazioni relative al luogo; il percorso è reso disponibile ai turisti e alla popolazione locale attraverso sia sistemi informativi di tipo tradizionale (pannellistica), sia con applicazioni di realtà aumentata per dispositivi mobili (tablet) “ si comprende di qual San Francesco si tratti.

 

Ci viene allora il dubbio che i tratti di una scelta storica o tecnica.

Non troviamo risposta nemmeno nella sezione “Storia”

Andiamo allora nella sezione “Gli edifici” e leggiamo “Secondo lo storico francescano irlandese Luca Wadding (Tomo IX, p.243-244), il convento di S. Francesco fu fondato dal Frate Pierio, il quale lo costruì ”…in Custodia vallis Coenobium Amacheae, sive Amantheae, urbis maritimae, diocesis Tropejae, … intra civitate mpropearcem.”

Padre Francesco Russo (Castrovillari, 28 febbraio 1908 - Roma, 28 agosto 1991) sostiene, invece, che il convento venne costruito ex novo dal Beato Pietro Cathin, discepolo di S. Francesco, e dal suo confratello Pejero (Pierio, o Beato Pirro da Crotone) nel periodo che va dal 1221 (arrivo dei primi Francescani in Calabria) e il 1264, anno della morte di Pietro Cathin. Gli storici locali, pur attribuendo la fondazione ai due Padri Francescani, sostengono che essi restaurarono l‘antica Chiesa di S.Basilio e l’annesso cenobio, trasformandolo in cenobio francescano. Il preesistente edificio religioso di S.Basilio era la dimora di monaci greci insediati ad Amantea dopo la cacciata degli Arabi da parte dei Bizantini, avvenuta nel 1031-32 e, come avvenne poi nei secoli successivi per la chiesa di S.Francesco, era luogo di sepoltura della nobiltà locale.

La vita del complesso monastico si protrasse, con alterne vicende, fino a quando, prima con il terremoto del 1638, poi dopo l’assedio del 1806-7, che Amantea subì da parte dei Francesi, il manufatto subì danni tali da renderlo inagibile. Fu poi definitivamente chiuso per effetto della soppressione napoleonica dell’Ordine dei Minimi Conventuali, del 7 agosto 1809, diventando proprietà del Regio Demanio. Nel 1813 parte del complesso fu venduta dal Demanio a Pietro Perciavalle, cittadino di Amantea. Nel corso del XIX sec. venne utilizzato come lazzaretto a causa delle frequenti epidemie che colpirono l’intero Sud d’Italia. Ormai gravemente danneggiato, si avviò verso un inesorabile processo di abbandono e progressiva rovina”.

Ed è qui che restiamo sconvolti

Non solo per la pochezza di informazioni sulla chiesa trecentesca.

Ma soprattutto perchè ci viene fatto credere che “dopo l’assedio del 1806-7, che Amantea subì da parte dei Francesi, il manufatto subì danni tali da renderlo inagibile”.

Noi sappiamo per certo che non è così. Anzi ne abbiamo la prova.

La prova è nei due disegni di Amantea del 1812 realizzati dal pittore berlinese Franz Ludwig Catel. che, nel 1812, prese parte alla spedizione in Calabria intrapresa dal colto archeologo Albino Luigi Millin, direttore del Reale museo Antichità di Parigi, in uno al bellissimo disegno a penna e acquerello “Passage du Savuto entre Amantea et Nocera” ( in realtà la Marinella di oliva).

Nei due disegni si vede la Chiesa di San Francesco d’Assisi completamente intatta, segno che evidentemente durante l’assedio non aveva subito alcun danno.

Ci troviamo evidentemente in presenza di improvvisazioni che mostrano quanto poco si conosca la storia di Amantea.

Una carenza alla quale sarebbe ben utile porre rimedio.

Che poi siano “gli storici” od i ricercatori non importa.

Certo se questa nuova amministrazione volesse bandire un concorso in linea con questo assoluto bisogno non sarebbe male. Affatto! A proposito chiamatemi quando volete!

Giuseppe Marchese

PS. Ah, a proposito non sappiamo chi sia l'autore di quanto scritto sul sito web del comune.

(Spazzatura ne pressi di Coreca-oliva) - Quando arrivano i turisti, in particolare quelli stranieri, restano molto spesso meravigliati.

 

Qualcuno si incanta per il mare che, per nostra ( e loro) fortuna, da noi è ancora azzurro.

Qualcuno si incanta per i paesaggi che in parte sono incontaminati ed in parte violentemente dissacrati dalla mano dell’uomo, che ne abusa talvolta con la stessa complicità dello Stato e delle sue parti.

 

Qualcuno si incanta per i centri storici arroccati sulle zone collinari, in bella vista a chi passa sulle strade statali nella breve pianura costiera e come ad Amantea chiedendosi quanta storia abbia avuto la nostra cittadina e quanto poco futuro abbia chi si dimentica della propria cultura storica e civica.

 

Qualcuno si meraviglia dello stato di abbandono del paesaggio urbano, delle strade malmesse, delle buche, dei segnali stradali arrugginiti, delle canne che invadono le carreggiate e che facciamo finta di non vedere (prima o dopo qualche ciclista costretto ad invadere la carreggiata finirà sotto le auto!), dei marciapiedi terremotati dalle radici degli alberi che ne rendono impossibile l’uso.

 

Qualcuno inoltre si meraviglia dei “conati di civiltà” costituiti dai photored e dagli autovelox che, è vero, sono un po’ dappertutto in Italia e nel mondo, ma mai con la intensità della nostra cittadina, dove sono veri e propri bancomat per la tenuta delle amministrazioni comunali che poi nemmeno li usano per mantenere la segnaletica.

Ma la maggiore meraviglia” i turisti tedeschi commentano: “schrecklich”, “unglaublich” (orribile, incredibile)”è l’immagine della spazzatura gettata in mezzo alla strada da calabresi( e nel nostro caso da amanteani ed accedenti) che non sono soltanto incivili, ma peggio.

Come spiegare ai tedeschi od agli inglesi che Amantea ha il primato del 65 % della raccolta differenziata raggiunto (invero, con molti sforzi da parte del personale) ormai da 2 anni e che pertanto appare ingiustificato l’abbandono dei rifiuti su ciglio della strada

A meno che, noi pensiamo, non si tratti di gente che evade i tributi, che non ha i secchi dove conferire la spazzatura al mattino per mattino, oltre alla consapevolezza che ad Amantea non saranno contravvenzionati e comunque che il loro nome non sarà mai reso pubblico non, come dicono, per rispetto della privacy, ma perché potrebbe essere un politico, un politicante, un nome importante, un nostro parente, eccetera.

 

Ma davvero la Calabria potrà avere un vero, forte turismo internazionale?

A che serve avere in ogni comune un assessorato al turismo, se, poi, il turismo è soprattutto efficienza di tutte le altre parti della amministrazione, è un mare pulito, fiumi che non sversino colibatteri a mare, la fognatura che non sversi a mare, le strade senza rifiuti, segnaletica visibile od almeno non arrugginita, centri storici non abbandonati, castelli non cadenti sulle case sottostanti, eccetera

Cioè se il turismo è soprattutto immagine, e non certamente spettacolo, ed un po’ anche il sogno di un mondo che sia migliore di quello attuale, di un mondo che sia tutelato dalle dimenticanze anche di chi lo vive?

 

Non piacerebbe anche agli amanteani una Amantea più bella?

Io credo di si. Ad Amantea ed in Calabria c'è tanta civilissima, educata, piena di valori, e pochi incivili che purtroppo non vengono sanzionati nè ammistrativamente, nè socialmente( meglio fare contravvenzioni ai passanti sulla SS18 che a coloro ai quali poi chiediamo il voto.....!)

Ma per averla occorre amarla .Tutti

Sarebbe, e lo è, ipocrita delegare alla sola politica l’immagine della città, il turismo, il futuro….

Amantea: Prima che tutto crolli!

Venerdì, 09 Giugno 2017 20:33 Pubblicato in Economia - Ambiente - Eventi

Nei giorni scorsi Amantea ha avuto ospite il professor Robert Cirillo, Linguista della Università di Amsterdam.

 

Il professore ha avi amanteani.

Il bisnonno, infatti, si chiamava Gaetano Caruso ed era nato ad Amantea nel 1873.

Il 1930, il bisnonno raccontò una favola dal titolo “Le Sette Mele d’oro” al padre e questi la raccontò ai suoi figli ed ai nipoti.

Il professore Cirillo nello scrivere la bellissima favola, che a breve sarà data alle stampe con il suo straordinario corredo di immagini, ha avuto, così, “la sensazione di riportarla a casa dopo più di130 anni”.

Ci ha grandemente sorpreso questo amore per il luogo natio dei suoi avi che emigrarono e portarono nel mondo questa favola come se fosse il vestito buono, quello della festa.

Per questo amore per Amantea ed ovviamente anche per la sua cultura gli siamo stati vicino sia la prima che la seconda volta, nei giorni scorsi.

 

Insieme con Roberto Musì lo abbiamo accompagnato in giro per il centro storico e gli abbiamo fatto assaggiare la cucina del suo e nostro paese.

Nei giorni scorsi, infine, lo abbiamo accompagnato prima nella chiesa di Sant’Elia ( dove è rimasto incantato da quanto ha visto e soprattutto dalla straordinaria ricostruzione del centro storico fatta dal maestro Rocco Bonavita) e poi sulla rocca del castello dove abbiamo potuto visitare la Chiesa di San Francesco d’Assisi e la rocca civica, ma senza riuscire,come lui avrebbe voluto, a giungere fino al castello

Il pianoro era pieno di erba altissima che nascondeva ogni trappola possibile.

E’ lo stesso destino amaro di qualunque turista che si metta in testa di leggere e capire la storia di questa nostra Amantea.

E non diverso è per gli amanteani che volessero visitare i luoghi della nostra storia.

Ma la nostra e sua amarezza deriva dalla visione di una gravissima situazione di prossimo crollo della rocca civica.

D’altro canto siamo ad Amantea.

E se le finanze del comune sono in una condizione di gravissimo dissesto perché mai non dovrebbero esserlo i nostri monumenti, il nostro centro storico?

La domanda muta che ci siamo posti io, Roberto Musì e Gregorio Carratelli, suoi accompagnatori, e che forse avrebbe voluto rivolgerci il nostro amico linguista della Università di Amsterdam, “La storia della nostra città e della sua gente è straordinaria. Una antica favola può essere ricordata e ristampata ma i monumenti millenari come la rocca civica ed il castello devono essere salvati prima che tutto crolli e con essi crolli la memoria degli amanteani”.

 

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