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Amantea: La storia e le improvvisazioni degli storici

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Siamo andati sul sito web del comune( signori amministratori quando lo farete diventare un vero sito web?)

http://comuneamantea . gov.it/category/albo-pretorio/.

 

Sulla destra abbiamo trovato il link “Visita il centro storico” ed abbiamo klikkato su “Chiesa di San Francesco” “Percorso della conoscenza”.

Meno male che noi sappiamo che si tratta di San Francesco d’Assisi . Chiunque altri ad una prima lettura potrebbe pensare a San Francesco di Paola, od a San Francesco di Sales o agli altri San Francesco.

Nemmeno nella prima pagina dove troviamo scritto :” L 'intervento di valorizzazione della Chiesa di San Francesco di Amantea e dell'area di pertinenza costituisce un modello avanzato di fruizione, valorizzazione e gestione di un bene architettonico e culturale.

L'attenzione per questo ex luogo di culto e per l'area archeologica e gli edifici circostanti è una valida occasione di conoscenza del territorio e delle vicende che hanno caratterizzato la storia della cittadina tirrenica.”, si riesce a capire di quale san Francesco si tratti.

 

Ancor meno nella sezione “Il Progetto” dove leggiamo “L’intervento di recupero dell’intera area di San Francesco si inserisce nel più ampio progetto di Conservazione e Valorizzazione di tutta l’area del Castello di Amantea, articolato programma promosso dall’Amministrazione Provinciale di Cosenza che, nel 2004, ha affidato al Comune di Amantea un finanziamento stanziato dalla Regione Calabria per la realizzazione dei progetti PIS “Itinerari dei castelli e delle fortezze della Provincia di Cosenza” nell’ambito del POR Calabria - annualità 2000/2006 - Asse 2 Risorse Culturali - Misura 2.1.b. I lavori, completati nel 2008, con un primo lotto di intervento di consolidamento dell’esistente e la messa in luce di strutture sepolte e loro valorizzazione, non sono stati sufficienti a rendere fruibile la Chiesa di San Francesco ed il suo intorno. Oggi, grazie ai fondi POR FESR Calabria 2007/2013, si è potuto completare il progetto con il pieno recupero del bene e la messa in sicurezza del sito, per una piena accessibilità e fruibilità, in modo da far rivivere la memoria storica della città e valorizzare le sue potenzialità attrattive e garantire il convogliamento di flussi turistici (visite guidate, ecc.). In particolare, si è proceduto a: completare gli interventi di recupero strutturale e messa in sicurezza della chiesa di San Francesco, la messa in sicurezza delle aree antistanti la chiesa stessa e la Torre di Guardia, nonché la sistemazione degli accessi e dei percorsi per la piena fruibilità dell’area; realizzazione del “Percorso della conoscenza” che, attraverso diversi canali comunicativi, offre al visitatore un quadro esauriente delle informazioni relative al luogo; il percorso è reso disponibile ai turisti e alla popolazione locale attraverso sia sistemi informativi di tipo tradizionale (pannellistica), sia con applicazioni di realtà aumentata per dispositivi mobili (tablet) “ si comprende di qual San Francesco si tratti.

 

Ci viene allora il dubbio che i tratti di una scelta storica o tecnica.

Non troviamo risposta nemmeno nella sezione “Storia”

Andiamo allora nella sezione “Gli edifici” e leggiamo “Secondo lo storico francescano irlandese Luca Wadding (Tomo IX, p.243-244), il convento di S. Francesco fu fondato dal Frate Pierio, il quale lo costruì ”…in Custodia vallis Coenobium Amacheae, sive Amantheae, urbis maritimae, diocesis Tropejae, … intra civitate mpropearcem.”

Padre Francesco Russo (Castrovillari, 28 febbraio 1908 - Roma, 28 agosto 1991) sostiene, invece, che il convento venne costruito ex novo dal Beato Pietro Cathin, discepolo di S. Francesco, e dal suo confratello Pejero (Pierio, o Beato Pirro da Crotone) nel periodo che va dal 1221 (arrivo dei primi Francescani in Calabria) e il 1264, anno della morte di Pietro Cathin. Gli storici locali, pur attribuendo la fondazione ai due Padri Francescani, sostengono che essi restaurarono l‘antica Chiesa di S.Basilio e l’annesso cenobio, trasformandolo in cenobio francescano. Il preesistente edificio religioso di S.Basilio era la dimora di monaci greci insediati ad Amantea dopo la cacciata degli Arabi da parte dei Bizantini, avvenuta nel 1031-32 e, come avvenne poi nei secoli successivi per la chiesa di S.Francesco, era luogo di sepoltura della nobiltà locale.

La vita del complesso monastico si protrasse, con alterne vicende, fino a quando, prima con il terremoto del 1638, poi dopo l’assedio del 1806-7, che Amantea subì da parte dei Francesi, il manufatto subì danni tali da renderlo inagibile. Fu poi definitivamente chiuso per effetto della soppressione napoleonica dell’Ordine dei Minimi Conventuali, del 7 agosto 1809, diventando proprietà del Regio Demanio. Nel 1813 parte del complesso fu venduta dal Demanio a Pietro Perciavalle, cittadino di Amantea. Nel corso del XIX sec. venne utilizzato come lazzaretto a causa delle frequenti epidemie che colpirono l’intero Sud d’Italia. Ormai gravemente danneggiato, si avviò verso un inesorabile processo di abbandono e progressiva rovina”.

Ed è qui che restiamo sconvolti

Non solo per la pochezza di informazioni sulla chiesa trecentesca.

Ma soprattutto perchè ci viene fatto credere che “dopo l’assedio del 1806-7, che Amantea subì da parte dei Francesi, il manufatto subì danni tali da renderlo inagibile”.

Noi sappiamo per certo che non è così. Anzi ne abbiamo la prova.

La prova è nei due disegni di Amantea del 1812 realizzati dal pittore berlinese Franz Ludwig Catel. che, nel 1812, prese parte alla spedizione in Calabria intrapresa dal colto archeologo Albino Luigi Millin, direttore del Reale museo Antichità di Parigi, in uno al bellissimo disegno a penna e acquerello “Passage du Savuto entre Amantea et Nocera” ( in realtà la Marinella di oliva).

Nei due disegni si vede la Chiesa di San Francesco d’Assisi completamente intatta, segno che evidentemente durante l’assedio non aveva subito alcun danno.

Ci troviamo evidentemente in presenza di improvvisazioni che mostrano quanto poco si conosca la storia di Amantea.

Una carenza alla quale sarebbe ben utile porre rimedio.

Che poi siano “gli storici” od i ricercatori non importa.

Certo se questa nuova amministrazione volesse bandire un concorso in linea con questo assoluto bisogno non sarebbe male. Affatto! A proposito chiamatemi quando volete!

Giuseppe Marchese

PS. Ah, a proposito non sappiamo chi sia l'autore di quanto scritto sul sito web del comune.

Ultima modifica il Mercoledì, 05 Luglio 2017 16:17

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