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I figli devono avere un padre. E quando non lo hanno sono “orfani” o “figli abbandonati”.

 

Diversamente sarebbero figli di nessuno, il che non è un bella cosa.

Ma il problema è ancora più grave quando i figli hanno un padre che non ha la capacità di garantire i loro diritti, di soddisfare i loro fabbisogni primari e elementari.

Uno di quelli che lo trovi magari in cantina a giocare a carte mentre beve un bicchiere di vino e parla e poi ritorna a casa tardi nella speranza che la moglie “ o qualcun’altro” abbia sfamato anche i propri figli.

Uno di quelli che se ha la fortuna di avere una moglie onesta ha anche la sfortuna di avere i figli “ncamati”

“Non è colpa mia. Può capitare” lo sentirete dire agli amici di cantina” di aver un momento no, nella vita. Di non trovare un punto giusto dove calare le reti, di non avere fortuna e di pescare poco” osservato da chi gli sta intorno che sa che lui non calafata la barca, non la scende in acqua, non rema nè voga, non cala le reti e quand’anche le calasse non prenderebbe niente perché non le ripara mai…

 

Un uomo incapace ed ingrato che non merita né la bella moglie, la cui bellezza appare anche con i vestiti lisi ma puliti, né i figli dai visi dolci e tristi che passano tra i banchetti della cantina senza salutarlo.

Hanno fame e si vede.

La sola madre grazie a qualche buon parente ed ai suoi sacrificio quotidiani riesce a garantire loro un po’ di pane ed olio ed un piatto di pasta.

La mattina scende a mare quando arrivano le barche, mentre il marito “dorme” e trova sempre un pescatore caritatevole che le regala parte del proprio pescato: “E’ la madre dei figli senza padre e che per questo sono figli di coloro che li adottano”

Anche quando va in campagna a vendere quel poco che le hanno donato i pescatori trova contadini che sanno la verità e barattano, con avveduta munificenza, farina, olio ed altri prodotti agricoli. Anche per loro: “E’ la madre dei figli senza padre e che per questo sono figli di coloro che li adottano”

E se è maltempo o il mare è mosso aiuta i contadini nei campi, va al fiume a lavare i panni della gente.

Tanta madre ed un padre incapace che diventa anche ingrato quando alla moglie disse “ Vai dal bottegaio e fai segnare sulla libretta”

E quando lei rispose dicendo “ Lo sai che non ci fa più credito perché sono mesi e mesi che non lo paghiamo…. “ ribattè “ Digli che io sono una persona per bene   Prima o poi pagherò..”.

“Gliel’ho detto ma mi ha mortificato rispondendo “ Tuo marito trova i soldi per il vino e lo spezzatino e non trova una lira per me che gli ho sfamato la famiglia.. Mi dispiace ma non posso più farti credito. Quando i tuoi figli non hanno un pezzo di pane chiedilo a mia moglie . Le dirò di dartelo sempre!”

E lui a tal punto disse ad alta voce, sentito dalle attente vicine di casa, “ Portati i figli e digli che se non ti da quello che serve per sfamarli loro muoiono di fame!”

Lei tentò disperatamente di dimenticare la violenza di questa frase che continuava frullarle nella testa e nel cuore e quando le vicine di casa, spesso prodighe di aiuti, diffusero la cosa nel quartiere , lei per qualche tempo negò decisamente.

Poi osservata con commiserazione da tutti gli abitanti che sapevano la tristezza della sua storia decise di andare ad inginocchiarsi di fronte alla madonna miracolosa e di chiedere consiglio:

“Che devo fare madonnella mia, che devo fare?

Le sembrò che la madonnella la guardasse negli occhi e con il cuore le indicasse la strada

Usci dalla chiesa rinfrancata pensando che “I figli so piezz’e core”, che per loro ogni sacrificio è dovuto e che un marito che non li ama non li merita. Ed allora è bene che se ne vada via. Subito!

Amantea aveva lo sguardo di chi sa che strada percorrere.

E così sarà!

Dopo la tessera annonaria del periodo della seconda guerra mondiale che fu l’unico modo per assicurarsi un minimo di alimentazione ( insufficiente in verità), si ebbe la tessera dei poveri( quella che ad Amantea si aveva se si era iscritti nella cd “lingua di poveri”). Anche questa assicurava ai meno abbienti un minino di assistenza. Poi negli anni cinquanta e sessanta si diffuse il credito alimentare, cioè quella forma che garantiva l’acquisto di pochissimi prodotti come il pane, la pasta, la “conserva”, e pochi altri alimenti. E gli acquisti venivano registrati giornalmente su di un quadernino chiamato “ a libretta”.

Le trascrizioni erano fatte sui due libretti del quale uno restava al creditore ed uno al debitore. E quando il credito diventava eccessivo non era certo raro che il commerciante “ u putigaru” sbottasse e talvolta rifiutasse ulteriore credito.

Ma poi, od iniziava il cantiere di lavoro del Piano Marshall, o cominciavano i lavori del raddoppio ferroviario, o quelli della Statale 18, o quelli dell’Ente Sila, o si emigrava( in Italia ed all’estero) o l’Inps erogava gli assegni familiari e si riusciva a spegnere il debito o quantomeno ad abbassarlo.

Ci vollero gli anni settanta quando cominciarono ad arrivare le rimesse degli emigranti dalla Francia , dalla Germania, dal Venezuela( soprattutto) ed iniziò un fortissimo processo costruttivo che diede lavoro a chi era rimasto ad Amantea , perché le “librette” sparissero del tutto.

Il welfare, poi, fece il resto. Il turismo ci mise una grossa mano. Il Papa Giovanni, il comune e l’Asl il resto.

Ora si rivedono. Oh, non più come libretti veri e propri, come negli anni 50-60, ma se guardate nei cassetti di molti commercianti troverete mazzi di foglietti con trascritto di tutto.

Ne ho visti alcuni con scritto la data , il nome, e poi la quantità ed il prezzo del prodotto somministrato e non pagato.

E non parlo del vestiti del matrimonio ma della carne, della frutta, dei prodotti alimentari

Più o meno come negli anni 50-60.

Solo che al tempo la gente si faceva punto di pagare i debiti ora non più.

Salvo emigrare!

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