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Redazione TirrenoNews

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Non era una bomba ma semplicemente la sua carcassa. (Il proiettile nella foto del Quotidiano della Calabria).C’era anche la spoletta di accensione, ma mancavano i quattro, forse cinque chilogrammi di tritolo che la bomba originariamente conteneva. Una mano esperta la aveva evidentemente “svuotata”. Chi? Perché ? Per usarla dove? Domande alle quali è difficile dare risposta. Ma la si può ben ipotizzare considerando che il suo possesso da parte della “mala” poteva permettere tantissimi attentati.

Quella dell’impossessamento da parte delle cosche crotonesi e una ipotesi alla quale lavorano gli investigatori della Squadra Mobile di Crotone, diretti dal vicequestore Cataldo Pignataro.

Peraltro a metà 2008 gli investigatori della Mobile, a seguito delle intense indagini successive alla sanguinosa faida che nel giro di cinque giorni seminò tre morti tra Papanice (due) e Isola (uno),rinvennero , rudimentale ma potente bomba, in grado di mandare in frantumi anche un’auto blindata, nascosta tra copertoni e rottami, insieme ad altre tre bombe in via di fabbricazione e a un chilo e 200 grammi di esplosivo, presumibilmente derivante dallo scarico di ordigni bellici, contenente tracce di tritolo.

Insomma la Polizia è sulle tracce di due esperti( potrebbe anche essere lo stesso) capaci di estrarre il tritolo da una bomba senza farsela esplodere addosso e da ricavarne potenti bombe per attentati.

Non si tratta di un gioco da poco quello di passare da 50 consiglieri ( uno ogni 40 mila abitanti) a 30 ( cioè uno ogni 66 mila abitanti).

Ma è previsto dalla legge. E da un lato è la giusta punizione per una politica inetta ed incapace. Come giudicare, infatti, la politica calabrese quando la Calabria perde decine di migliaia di calabresi che sono costretti ad emigrare per trovare lavoro e con il lavoro la dignità?

E per fortuna che in Calabria negli ultimi 10 anni hanno assunte la propria residenza decine di migliaia di europei ed extra europei: diversamente la perdita sarebbe stata di un centinaio di m migliaia di residenti.

Solo che questi politici nella prima fase sembra non si siano accorti di aver adottato una legge contraria alla legge di Stato; visto che avevano ridotto il numero dei consiglieri come se la Calabria avesse più di 2 milioni di abitanti!

ma ora il gruppo del Partito democratico, in seno al consiglio regionale della Calabria, primo firmatario Sandro Principe, ha presentato una proposta di legge di modifica dello Statuto per ridurre a 30 il numero dei consiglieri regionali ed a 6, oltre, naturalmente, il presidente, il numero degli assessori. «Nella prossima conferenza dei capigruppo, prevista per lunedì 8 aprile 2013, Sandro Principe chiederà che la suddetta proposta di Legge venga discussa ed approvata in prima lettura nella seduta consiliare fissata per le ore 15.30 dello stesso lunedì 8 aprile 2013».

Sulla stessa lunghezza d’onda anche Rosario Mirabelli esponente del gruppo Misto il quale dichiara che «La riduzione a 30 del numero dei consiglieri regionali è un fatto ineludibile, la Calabria deve adeguarsi alla normativa nazionale, ma nello stesso tempo bisogna rivedere tutta l'architettura istituzionale dell'assemblea legislativa. La riduzione degli eletti avrà un impatto sulla rappresentanza della maggioranza e dell'opposizione in consiglio regionale, per questo è necessario ridurre di pari passo anche il numero delle commissioni da sei a quattro e dei membri da dieci a sei. Nello stesso tempo sarebbe il caso di prevedere l'incompatibilità tra la carica di consigliere regionale e assessore, così come avviene per i consigli provinciali e comunali, questo per garantire alla maggioranza di avere, al netto degli assessori, un numero congruo di membri in consiglio regionale». Mirabelli presenterà anche lui un progetto di legge di riforma su questi temi nelle prossime settimane.

CATANZARO Tre condanne ad un anno di reclusione ciascuno per il reato di abuso d'ufficio sono state chieste dal pubblico ministero, Alberto Cianfarini, nel processo con rito abbreviato nei confronti dell'ex dirigente del dipartimento politiche dell'ambiente della Regione Calabria, Giuseppe Graziano; l'ex consulente tecnico esterno dell'assessorato, Angelo Gangi, e di Sonia Cosentini, componente del Nucleo operativo Ippc. Le richieste di condanna sono state avanzate al giudice per le udienze preliminari, Giovanna Mastroianni, davanti al quale è in corso il processo con rito abbreviato. Nella vicenda è coinvolto anche l'ex assessore regionale all'ambiente della Giunta regionale di centrosinistra, Diego Tommasi, per il quale è in corso l'udienza preliminare ed il Pm ha ribadito la richiesta di rinvio a giudizio. Le indagini nei confronti dei quattro indagati sono state condotte dal sostituto procuratore della Repubblica Carlo Villani ed hanno avuto inizio nell'ambito di un troncone dell'inchiesta sulle presunte irregolarità nella realizzazione dei parchi eolici. Il processo con rito abbreviato e l'udienza preliminare proseguirà il 27 maggio prossimo. I quattro indagati sono accusati di abuso in atti d'ufficio relativamente alla selezione, compiuta nel 2007, di sette esperti come componenti del Nucleo operativo Ippc.
Secondo l'accusa, il Dipartimento regionale alle politiche dell'Ambiente avrebbe nominato Sonia Cosentini nel Nucleo operativo Ippc pur essendo quest'ultima in possesso di un diploma di laurea in architettura, mentre era previsto che i candidati dovessero essere in possesso di un diploma di laurea in giurisprudenza o in economia o in ingegneria ambientale o in scienze biologiche o in fisica o chimica.

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