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Tutti contro il Papa Bergoglio e le sue condanne.

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Una storia paradossale

Tutto inizia con il Papa Francesco che in visita in Calabria lancia la sua scomunica contro i mafiosi.

Ricordate il suo forte messaggio: "Quando non si adora il Signore si diventa adoratori del male, come lo sono coloro che vivono di malaffare, di violenza, la vostra terra, tanto bella, conosce le conseguenze di questo peccato. La 'ndrangheta è questo: adorazione del male e disprezzo del bene comune. Questo male va combattuto, va allontanato, bisogna dirgli di no. La Chiesa che so tanto impegnata nell'educare le coscienze, deve sempre più spendersi perché il bene possa prevalere. Ce lo chiedono i nostri ragazzi. Quelli che non sono in questa strada di bene, come i mafiosi, questi non sono in comunione con Dio, sono scomunicati".

Una prima reazione è quella di 200 detenuti del carcere di massima sicurezza di Larino, in provincia di Campobasso, che hanno rifiutato la messa domenicale per protesta contro la scomunica pronunciata dal papa Bergoglio nei confronti dei mafiosi durante la visita pastorale a Cassano.

Questo almeno secondo quanto diffuso dal GR1.

Ma il direttore, Rosa La Ginestra, ha detto a Repubblica che "Non sono presente in istituto ma dopo le segnalazioni mi sono informata. Questa è una giornata come tutte le altre. Sono in corso colloqui, molti detenuti sono andati a messa". Ma ci sono state defezioni rispetto alla normale partecipazione alla cerimonia? "Il dato è fisiologico", è la risposta.

Una seconda è che la processione della Madonna delle Grazie della frazione Tresilico di Oppido Mamertina si è fermata davanti all'abitazione del presunto boss della 'ndrangheta Peppe Mazzagatti, di 82 anni, ai domiciliari per motivi di salute.

La processione, giunta nei pressi dell'abitazione di Peppe Mazzagatti, condannato all'ergastolo per omicidio e associazione per delinquere, si è fermata per circa trenta secondi. La statua della Madonna delle Grazie, portata da numerose persone, era preceduta da alcuni sacerdoti e da un gruppo di amministratori locali. (ANSA)

Altro che scomunica, quindi.

Leggiamo che l’associazione che ha organizzato la processione aveva preso accordi con l’Arma dei Carabinieri di non fare nessuna sosta sul percorso, ma le cose sono andate diversamente. Sacerdoti, mezzo Consiglio comunale e carabinieri in testa alla processione, tutti fermi per circa un minuto a “salutare” boss Mazzagatti.

Il maresciallo Andrea Marino, comandante della stazione di Oppido, però non ci sta e dopo aver assistito a questa scena ordina ai carabinieri che affiancavano la statua di allontanarsi con lui voltando le spalle alla processione ed al boss così come la divisa che indossa gli impone.

Nessuno delle autorità civili e religiose, però, pare abbia seguito il suo gesto netto di rottura, nonostante il maresciallo avesse spiegato loro le motivazioni.

Ora spetta alle autorità religiose ricordare ai calabresi tutti che la madonna non fa inchini ai mafiosi

Redazione TirrenoNews

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