La Procura ipotizza il reato di abuso d'ufficio e falso in atto pubblico in relazione al dissesto finanziario dell'ente.
I bilanci sarebbero stati taroccati per nascondere il disavanzo.
Sotto inchiesta l'ex sindaco, amministratori in carica e passati, burocrati e revisori dei conti
E’ successo a Scilla.
La Procura di Reggio Calabria ha emesso 24 avvisi di garanzia nei confronti dell'ex sindaco Gaetano Ciccone, di assessori e consiglieri comunali attuali e passati, dei dirigenti e dei revisori dei conti.
Sono tutti accusati di abuso d'ufficio e falso in atto pubblico in relazione al buco di bilancio che ha poi portato, nel 2012, al dissesto del Comune.
La Procura nei giorni scorsi ha notificato la conclusione delle indagini e ora chiederà il rinvio a giudizio dei politici e burocrati coinvolti.
L'inchiesta condotta dal pm Antonio Cristillo riguarda, in particolare, gli anni che vanno dal 2004 al 2011, quando alla guida del Comune c'era Ciccone Pasqualino, fratello dell'attuale sindaco.
I bilanci dell'ente, secondo l'ipotesi della Procura, sarebbero stati taroccati per nascondere il disavanzo di amministrazione, procurando «intenzionalmente danno ingiusto al Comune consistente nel determinare lo stato di dissesto e il suo progressivo aggravamento».
Tra gli indagati figurano anche amministratori in carica, come Girolamo Paladino (vicesindaco), Filippo Cotroneo, Domenico Mollica, Francesco Santacroce, Giuseppe Federico e Pietro Mangeruca (consiglieri). Sotto inchiesta anche gli ex amministratori: Nino Vita, Francesco Bellantoni, Pasquale Arbitrio, Domenico Cambareri, Domenico Diano, Francesco Fava, Giuseppe Bova, Mariano Como e Rocco Giordano.
Nel mirino anche gli ex revisori dei conti Giovanni Aricò, Antonio Calarco e Daniele Palumbo, l'ex responsabile dell'area tecnica Antonio Caratozzolo, l'attuale capo dell'area economica Rodolfo Fontana, l'ex titolare dell'area amministrativa Giovanna Bellantoni e quello del settore vigilanza Giuseppe Facciolà.