Le telecamere della trasmissione Mediaset hanno seguito per alcuni giorni gli operai di Africo e Samo, due centri della Locride. Bene, nelle immagini si vedono i lavoratori intenti a organizzare lunghi pranzi, leggere giornali e giocare a carte. Insomma, tutto fuorché lavorare.
Sul luogo di lavoro si presentano ogni mattina. E pure in perfetto orario. Peccato, però, che una volta arrivati lì, tutto fanno tranne che dedicarsi alle mansioni per le quali sono stipendiati. Un servizio delle Iene di ieri sera ha messo a nudo tutte le “pecularietà” dei dipendenti dell'Afor. Ufficialmente questi operai dovrebbero occuparsi delle montagne calabresi e prevenire il dissesto idrogeologico. Ma, come dimostrato del servizio firmato da Luigi Pelazza, non avviene niente di tutto ciò..
Ma il peggio arriva quando l'inviato delle Iene arriva negli uffici dell'Afor di Reggio Calabria per chiedere spiegazioni. Il dirigente, visibilmente colto di sorpresa, prima prende tempo e poi si dilegua. Nessuno, tra i suoi collaboratori, sa dire dove sia andato a finire, né fornisce spiegazioni utili alla questione.
A Pelazza non resta che partire alla volta di Catanzaro, dove ha sede la sede regionale dell'Afor. Ma anche il tentativo di parlare con il dirigente regionale Alfredo Allevato va a vuoto: è in ferie. Tocca ai dirigenti presenti in sede provare a fornire qualche chiarimento. Dice una donna che lavora in quell'ufficio: «Avete monitorato una zona pessima.
Quella è una zona un po' particolare». Pelazza coglie la palla al balzo: «Mafia?». Lapidaria la risposta: «Qui lo dico e qui lo nego! Quella è la zona che ha creato grossissimi problemi». Sotto la lente di ingrandimento sono finiti pure i soldi per i rimborsi carburante previsti per gli operai che da casa dovevano raggiungere il luogo di lavoro. In nome della razionalizzazione dei costi, questi rimborsi sono stati eliminati. Per il trasporto dei lavoratori l'Afor ha messo a disposizione dei pullman. «Questi – dice sempre la funzionaria in servizio a Catanzaro – non l'hanno mai voluto prendere». Guai ad alzare la voce. La dirigente racconta con preoccupazione: «Nel 2009 c'è stato un attacco a questa sede. Sono arrivati 300 lavoratori del contingente di Africo che hanno fatto qui dentro l'iradiddio. Il commissario che c'era allora è stato sequestrato! Hanno preso a schiaffi il direttore generale».
Prevale la rassegnazione, insomma. E l'altro suo collega aggiunge sconsolato: «Se ci tagliano le spese relative ai controlli non possiamo fare niente».
Tutto questo mentre il consiglio regionale si appresta a votare la riforma dell'ente che è stato posto in liquidazione nel 2007.
Si sente dire che ci sarà una forte presa di posizione da parte della regione perché l’Italia non creda che TUTTI i lavoratori dell’AFOR siano come quelli del servizio.
Nessuna notizia invece su possibili interessamenti da parte delle competenti procure penali e dei conti.
Sperabile che il resto della Calabria non scappi come avvenuto ai dirigenti della regione per i quali sembra si stia interessando “Chi l’ha visto”