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Nel mezzo di un continuo afflusso di migranti irregolari dalla Turchia, le autorità locali sulle isole del Mar Egeo stanno aumentando le loro proteste.

Allo stesso tempo, la polizia ha distrutto un racket che vendeva falsi certificati medici ai richiedenti asilo in cerca di un rapido trasferimento verso la terraferma.

Più di 1.000 migranti sono sbarcati sulle isole negli ultimi quattro giorni, secondo i dati ufficiali, esercitando una maggiore pressione sui campi statali già sovraffollati.

Nel frattempo, i sindaci di Lesbo, Samo e Chio stanno pianificando proteste per la prossima settimana – coordinati dal governatore regionale Konstantinos Moutzouris – sui piani del governo di creare nuove strutture di accoglienza su quelle isole.

La tolleranza si sta generalmente esaurendo.

Giovedì un gruppo di residenti di Leros, guidato dal sindaco Michalis Kollias, ha impedito l’attracco di un traghetto che trasportava migranti da altre isole, costringendolo a dirottare verso il Pireo.

La struttura di accoglienza di Leros ospita 2.280 persone, al di sopra della capacità effettiva, ma non affollate come il centro Moria di Lesbo, dove 17.000 persone sono in uno spazio progettato per contenerne 2.840.

La polizia ha annunciato giovedì l’arresto di tre sospetti membri di un racket che si ritiene abbia fornito a centinaia di migranti documenti falsi che li attestano come affetti da disturbo post-traumatico da stress (migratorio) in modo da poter garantire un trasferimento verso la Grecia continentale dove i centri di accoglienza sono meno affollati .

È stato scoperto che sono stati rilasciati 538 documenti del genere, secondo la polizia che ha affermato che i tre sospettati – due avvocati e uno psicologo – hanno realizzato tra 550 e 950 euro ciascuno per ogni certificato falso che hanno prodotto.

EUROPA UE, NEWS venerdì, 6, dicembre, 2019

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Grecia – I migranti in rivolta hanno appiccato incendi all’interno e all’esterno del campo di Moria, sull’isola di Lesbo, chiedendo il trasferimento nella terraferma.

I migranti si sono scontrati con le forze di polizia, come riporta www.ekathimerini.com.

I vigili del fuoco hanno raggiunto il luogo, cercando di spegnere gli incendi.

 

 

La polizia e le autorità locali dicono che ci sono notizie di vittime, ma non ci sono conferme.

UNHCR Grecia ha invece twittato che “abbiamo appreso con profonda tristezza che la vita di una donna e un bambino sono andati perse in un incendio a Lesbo oggi”.

Il campo sovraffollato, costruito per ospitare 3.000, ne ospita 12.000 in condizioni disagevoli.

I flussi di migranti che arrivano in Grecia sono aumentati sostanzialmente di recente, sebbene non siano ancora ai massimi livelli del 2015, quando oltre 800.000 clandestini sono entrati nel paese.

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Troika e UE hanno ucciso la Grecia: +40% di suicidi, Hiv, tubercolosi, malattie mentali. Sanità distrutta

La crisi greca esplode nel 2009: all’epoca come primo ministro si è appena insediato George Papandreou del Pasok, figlio di Andreas che risulta capo dell’esecutivo tra gli anni Ottanta e Novanta e protagonista della vita politica successiva alla caduta dei colonnelli. In quei drammatici mesi dell’autunno del 2009, scoppia la “bolla”.

Il governo dichiara di aver trovato bilanci falsificati, di conseguenza il debito appare molto più grave di quanto fino a quel momento si pensa.

E già, come dimostrano le due elezioni anticipate in tre anni vissute dal paese e le tensioni sociali scoppiate ad Atene nel dicembre 2008, la situazione in Grecia non sembra rosea di suo prima degli annunci sul deficit da parte di Papandreou.

A quel punto scattano i piani della cosiddetta “troika”: Ue, Fmi e Bce impongono riforme radicali alla Grecia, in cambio di prestiti per un valore di miliardi di Euro.

È l’inizio del caos.

Il rapporto del Consiglio d’Europa

Quello che avviene da allora è sotto gli occhi di tutti.

Vengono imposti piani di austerità che prevedono tagli enormi nella spesa pubblica.

Per un paese già in recessione è una mazzata micidiale.

Crolla il potere d’acquisto, crolla il commercio, ad Atene molti negozi sono costretti alla chiusura, la Grecia va subito in ginocchio.

Vengono licenziati diversi impiegati pubblici, viene tagliato lo stipendio a chi rimane, anche nel privato i salari crollano.

Per non parlare poi delle privatizzazioni dei servizi e dei settori più importanti dell’economia ancora in mano allo Stato.

A livello politico questo comporta il crollo dei due principali partiti, ossia Pasok di centro sinistra e Nuova Democrazia di centro destra, e la vittoria nel 2015 della sinistra radicale con Tsipras.

Nel luglio di quell’anno un referendum boccia l’ennesimo piano di austerità, migliaia di greci festeggiano in piazza il risultato e sembra preludio dell’uscita di Atene dall’Euro.

Ma in realtà un nuovo piano, molto simile a quello bocciato, viene poi approvato ed il paese continua con le sue sofferenze.

La domanda di tanti in Europa in questi anni è: qual è la situazione reale in Grecia?

Il paese è per davvero così disastrato oppure ci sono alcuni segnali positivi?

Per rispondere, nei primi mesi del 2018 viene attivata la commissione diritti umani del Consiglio d’Europa.

L’Ente, nonostante il nome, nulla ha a che vedere con Bruxelles e le istituzioni comunitarie: si tratta di un organismo che valuta il rispetto dei valori e dei diritti umani nel vecchio continente.

A capo di questa commissione vi è Dunja Mijatović, la quale fino allo scorso 4 giugno assieme ai suoi colleghi gira la Grecia in lungo ed in largo per vedere in che situazione vive la popolazione. 

Pochi giorni fa vi è la pubblicazione del rapporto. 

I dati che emergono sono allarmanti: sanità al collasso, istruzione non più garantita, tasso di suicidi aumentato del 40%, numero dei senzatetto quadruplicato dal 2008 al 2016. 

È lo specchio di un paese devastato, colpito, con una società che vive un momento paragonabile a quello del periodo bellico. In poche parole, la risposta alle domande sopra poste è drammaticamente semplice: la Grecia è in ginocchio.

Sanità ed istruzione elementi non garantiti

Il popolo greco viene descritto come estremamente depresso, insicuro e sotto stress.

Gente che prima del 2008 non ha mai manifestato segni di squilibrio mentale, si ritrova a convivere con patologie tali da costringere spesso le autorità al trattamento obbligatorio.

Ci sono giovani che non hanno nemmeno i soldi per emigrare, padri di famiglia passati in pochi anni dalla classe media a non avere più nulla, nemmeno cibo per i propri figli.

Ci sono anche donne costrette a prostituirsi per poter sopravvivere, quartieri nelle grandi città diventati estremamente degradati.

Ma ci sono poi altri dati che rendono la situazione ancora più agghiacciante.

Il consiglio d’Europa riscontra infatti casi di Hiv e tubercolosi in grande aumento. Sembra quasi essenziale a questo punto specificare che tale reportage della commissione non proviene da un paese del terzo mondo, bensì da uno appartenente all’Eurozona.

La Grecia fino al 2004 ospita le Olimpiadi, costruisce centri commerciali, si illude di essere a pieno titolo tra i paesi più avanzati. Ma adesso si riscopre terribilmente surclassata dalle imposizioni della troika.

Ed impossibilitata a guardare al futuro con ottimismo.

Questo perché la stessa istruzione appare non garantita. I fondi destinati a questo settore sono quelli che risultano tra i più colpiti dall’ascia e dalla scure dei piani di austerità.

Molti insegnanti sono stati licenziati o messi in pre pensionamento, chi è riuscito a rimanere all’interno del mondo della scuola deve fare turni più lunghi con paghe molto più misere.

La qualità dell’istruzione, si legge nel rapporto, appare incredibilmente compromessa. E la stessa cosa si può dire della sanità. I fondi destinati al servizio sanitario nazionale sono diminuiti almeno del 50% dal 2009. 

Molti ospedali sono chiusi, in tanti mancano le medicine.

Diversi pazienti affetti da tipologie gravi rischiano di non potersi curare perchè non più coperti dal sistema sanitario oppure perché impossibilitati a raggiungere gli unici centri di eccellenza rimasti nelle grandi città.

In Grecia il senso di umanità e solidarietà tanto propagandato dall’Europa, quella di Bruxelles e Francoforte, si è perso da tempo.

I piani di austerità sono finiti, ma non c’è un elemento da cui poter ricominciare.

Tabula rasa, deserto economico: ecco la Grecia post troika.

E non è un caso che ad attivarsi sia proprio la commissione sui diritti umani del Consiglio d’Europa.

Quel che è stato compiuto in questi anni non è solo una questione economica ma, per l’appunto, coinvolge i basilari principi dei diritti dell’uomo.

di Mauro Indelicato

Ndr Riflettete gente, riflettete! Questa è l’Europa. Questo è Juncker e Moscovici!

E Non è tutto!

Segue nei prossimi giorni.

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Un report del Consiglio d’Europa, commentato da EU Observer, mostra come l’accesso a servizi essenziali in Grecia sia stato compromesso in modo devastante da otto anni di programmi di “salvataggio” europei. L’austerità ha inciso in modo pesantissimo anche sui servizi sanitari di base

e sull’istruzione, oltre ovviamente ad avere ridotto drasticamente il reddito e i posti di lavoro. L’unica domanda è quanto ci vorrà prima che questo lampante fallimento delle politiche europee - e dell’intera struttura di potere UE -inizierà ad avere conseguenze politiche proporzionate al disastro causato.

di Nikolaj Nielsen – Bruxelles, 6 novembre 2018

Anni di austerità spinta dalla Ue in Grecia continuano ad avere effetti devastanti su una popolazione alle prese con una povertà devastante e carenza di accesso alle cure mediche di base e all’istruzione. Così afferma un nuovo report del Consiglio d’Europa.

Dunja Mijatovic, commissaria del Consiglio d’Europa per i diritti umani, ha dichiarato a EU Observer che i greci stanno tuttora soffrendo per le conseguenze dei salvataggi internazionali e per l’imposizione delle riforme strutturali.

“È molto difficile dire che va tutto bene, al momento. La gente sta ancora soffrendo” ha affermato questo lunedì (5 novembre).

I suoi commenti seguono la pubblicazione di un report di 30 pagine sull’impatto delle misure di austerità in Grecia, secondo il quale gli strascichi dell’austerità avrebbero violato i diritti delle persone sulla salute, diritti sanciti dalla Carta Sociale Europea, e avrebbero eroso la qualità dell’istruzione.

Tutto questo fa seguito anche alle dichiarazioni fatte dalla Commissione Europea in agosto, dichiarazioni secondo le quale la Grecia sarebbe tornata a essere un membro “normale” della moneta unica dopo essere uscita dal programma di salvataggio durato otto anni.

Ma la Mijatovic, che nel corso dell’estate ha visitato la Grecia, ha detto di essere stata colpita dalla profondità dei tagli compiuti perfino in ambiti come i servizi per la salute materna e infantile.

“Le conseguenze sono gravi”, ha detto, notando che queste hanno avuto un impatto ben visibile sulla popolazione.

Il suo report sottolinea in particolare come i servizi per la salute materna e infantile siano stati tagliati del 73 percento tra il 2009 e il 2012. Il governo ha inoltre ridotto di un quinto i finanziamenti pubblici per i servizi di salute mentale tra il 2010 e il 2011, e ulteriormente di più della metà tra il 2011 e il 2012.

“Il personale sanitario Greco ha avuto il salario ridotto due volte nel 2012. I finanziamenti agli ospedali pubblici, i servizi di cura, diagnosi e prevenzione delle malattie, tutto questo è stato ridotto del 20 per cento”, ha detto la Mijatovic.

I suicidi sono aumentati del 40 percento nel periodo tra il 2010 e il 2015. Le scarse condizioni igienico-sanitarie – a causa della carenza di prodotti per la pulizia – hanno determinato la morte di circa 3.000 pazienti a causa di infezioni ospedaliere.

L’aumento della povertà ha anche determinato il mancato accesso alle cure sanitarie per un maggior numero di persone, e la Grecia in quanto a copertura dell’assicurazione sanitaria è molto indietro rispetto a quasi tutti gli altri paesi europei.

La Mijatovic descrive la legge greca sulle cure sanitarie di base, approvata lo scorso anno, come “una caduta” in termini di ciò che sarebbe necessario per riportare la Grecia alla normalità.

“Ora abbiamo una dichiarazione politica secondo la quale tutto andrebbe bene, ma sono certa che tutti siano consapevoli del fatto che c’è ancora moltissimo da fare”, ha dichiarato.

La Grecia ha ricevuto qualcosa come 288,7 miliardi di euro nel corso di tre programmi di salvataggio, e in cambio ha dovuto imporre un’ampia gamma di tagli a tutti i servizi sociali rivolti alle persone in difficoltà.

Circa un terzo dell’intera popolazione vive nella povertà estrema. Il numero dei senzatetto è aumentato di quattro volte.

Il terzo salvataggio, avvenuto nel 2015, ha imposto tagli ancora più severi, costringendo il parlamento Greco ad approvare ben sette pacchetti di misure di austerità. Sono state tagliate pesantemente le pensioni e aumentate le tasse, tra le altre cose.

La disoccupazione in Grecia è diminuita, attestandosi un po’ sopra il 19 per cento, ma rimane il valore più alto di tutta la Ue – seguita dalla Spagna col 14,9 per cento e dall’Italia con il 10,1 per cento.

Un giovane in Grecia è quello che ha la minore speranza in tutta la Ue di trovare un lavoro, a causa del tasso di disoccupazione giovanile al 37,9 per cento. La disoccupazione giovanile in Spagna invece è al 34,3 per cento, seguita dall’Italia col 31,6 per cento.

EU Observer – Henry Tougha | novembre 9, 2018 alle 6:57 am | URL: https://wp.me/p56cLj-4gv

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CounterPunch ci ricorda che in Grecia il governo di Syriza, obbediente all'Unione Europea, sta portando avanti la distruzione dei diritti dei lavoratori.

Leggete:

“Seguendo le istruzioni della Commissione Europea, della Banca Centrale Europea e del Fondo Monetario Internazionale, lunedì 15 gennaio il governo greco è riuscito a fare approvare la legislazione più antisindacale d'Europa.

La mossa è stata richiesta, assieme ad altre misure draconiane, come condizione per l'ultima tranche di quello che viene definito il "salvataggio" [bailout, NdT] della Grecia, ma che in realtà è solo il salvataggio delle istituzioni finanziarie europee, che hanno incautamente spinto i greci a indebitarsi.

Il punto fondamentale richiesto dal governo di Syriza era che le azioni sindacali dovessero essere approvate con il voto favorevole di almeno la metà più uno del numero totale dei membri dei sindacati nel luogo di lavoro [mentre prima la soglia era di un terzo, NdT], e a prescindere dall'effettiva partecipazione al voto. Questo provvedimento è ancora peggiore di quelli previsti dall'accordo sindacale Trade Union Act entrato in vigore nel Regno Unito nel marzo 2016.

Sorprendentemente (o forse no) il Trade Union Congress [la federazione sindacale britannica, NdT] non ha speso una sola parola su tutto questo, mentre continua a spargere allarmismo sugli effetti che la Brexit dovrebbe avere sui diritti dei lavoratori. Mentre il Trade Union Congress continua con le sue chiacchiere, l'Unione Europea sta stringendo le viti sul più basilare di tutti i diritti dei lavoratori, il diritto di sciopero, e sta usando la Grecia come banco di prova per le politiche che vorrebbe attuare in tutti i paesi membri.

Senza il diritto di intraprendere azioni di sciopero, i lavoratori non hanno alcuna protezione tranne quella del tribunale, e i tribunali dei capitalisti tendono decisamente a favorire gli imprenditori.

La Corte Europea di Giustizia ha decretato (nel caso Laval, 18 dicembre 2007) che gli imprenditori hanno il diritto di importare lavoratori da paesi UE a basso salario verso paesi UE ad alto salario, pagandogli il salario del più economico dei due paesi, indipendentemente da qualsiasi accordo di contrattazione collettiva presente nel paese a salari maggiori. Ha decretato inoltre (nel caso Viking, 11 dicembre 2007) l'illegalità di qualsiasi politica industriale tesa a impedire l'esternalizzazione verso i paesi a basso costo.

Nel caso Alamo-Herron (18 luglio 2013), in cui alcuni membri del sindacato Unison erano stati trasferiti fuori dalle amministrazioni locali, ha decretato che indipendentemente da ciò che dicesse il loro contratto, i benefici contrattati collettivamente a favore dei lavoratori degli enti locali potevano essere ignorati dai loro nuovi datori di lavoro. "Questo caso è un attacco spaventoso alla contrattazione collettiva ed è almeno altrettanto grave dei casi Laval e Viking", ha scritto John Hendy, il celebre avvocato del lavoro britannico.

Hendy ha poi aggiunto che "la UE è diventata un disastro per i diritti collettivi dei lavoratori e dei loro sindacati".

Come abbiamo già detto, organizzazioni sindacali forti sostenute da efficaci politiche industriali quando necessarie sono l'unico modo per garantire e difendere i progressi sui posti di lavoro. La UE si limita a mormorare sui "diritti", e nel frattempo aggredisce alla base e con determinazione le organizzazioni dei lavoratori.

Non una sola riga del Trade Union Act introdotto dal governo Cameron, o ancora peggio della White Paper che l'ha preceduta, era contraria alla legge della UE. Prima la Gran Bretagna esce dalla UE, meglio sarà per i membri delle organizzazioni sindacali (sebbene alcuni cosiddetti leader dispiaccia essere cacciati fuori dal ricco treno di Bruxelles). Almeno poi potremmo vedercela direttamente coi nostri imprenditori. di Will Podmore, 02 febbraio 2018”

Ndr.Vorremmo sapere cosa ne pensano i sindacati, magari da Maurizio Landini. E cose ne pensano i difensori della UE, magari i costituzionalisti della L.e U. .

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Aumentare il numero dituristi siciliani in Greciae il numero di turisti greci in Sicilia: è questo lo scopo dell'accordo che è stato raggiunto tra la Kede, l'Unione centrale dei comuni greci, e l'Anci Sicilia, vale a dire la sezione regionale dell'associazione nazionale che raggruppa i comuni italiani. Per raggiungere l'obiettivo auspicato, il primo passo dovrà essere quello di abbassare i prezzi dei biglietti aerei tra l'isola e il Paese ellenico, in modo tale da favorire un maggiore afflusso turistico in entrambe le direzioni.

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La bozza di accordo

La prima bozza di accordo che è stata sottoscritta dai rappresentanti delle due associazioni dovrebbe condurre alla firma di un vero e proprio protocollo di intesa che si baserà sulla fruizione di finanziamenti attivati dalla Comunità Europea: anche laFondazione Federico II dovrebbe essere partner dell'iniziativa. Giovanni Ardizzone, il presidente dell'Ars, ha voluto mettere in evidenza che in virtù di tale accordo si intende chiedere un abbattimento delle tariffe aeree alle istituzioni, in modo tale da poter beneficiare di nuovi voli diretti per tratte aeree inedite. Ardizzone, in particolare, si è lamentato non solo della scarsità dei collegamenti (offerti solo durante la stagione estiva e con poche destinazioni raggiunte, tra cui Santorini), ma anche del costo dei biglietti (con prezzi che possono arrivare a superare i mille euro).

Non solo turismo

Insomma, lo scopo è quello di non limitarsi a pensare ai greci che vogliono venire in vacanza in Sicilia per apprezzare i villaggi turistici in costa Iblea, il mare di Messina, il mercato di Palermo, gli arancini e la pasta con le sarde: occorre un punto di vista più completo e uno sguardo più generale, come ha avuto modo di spiegare Leoluca Orlando, il presidente dell'Anci Sicilia, secondo il quale è effimero pensare al collegamento unicamente in un'ottica turistica. Ecco perché da ambo le parti - quella greca e quella siciliana - si è sentita la necessità di favorire unapresenza costanteche non coinvolga solo i turisti ma anche, per esempio, l'organizzazione di meeting e congressi.

Sì agli scambi culturali

Scambi commerciali, allora, ma anche scambi culturali e, più in generale, incontri bilaterali, come è stato previsto dalla bozza di protocollo che è stata definita da Anci Sicilia con l'ente omologo greco. Giorgos Patoulis, il presidente della Kede, ha voluto far notare che in un contesto politico ed economico come quello europeo che sta affrontando una situazione di crisi il compito delle amministrazioni locali deve essere quello di unirsi. I legami tra realtà differenti al di là dei confini nazionali, insomma, sono in grado di consolidare gli scambi e di renderli più solidi. In un momento in cui i movimenti anti-europeisti sembrano sempre più forti, ecco che dalla Sicilia arriva un richiamo a cercare la collaborazione degli altri Paesi e delle altre realtà per sopravvivere più facilmente.

Pubblicato in Viaggi e Tempo Libero

Il mondo è governato dai soldi ed i soldi sono posseduti esclusivamente da chi sfrutta i lavoratori ed i beni da loro prodotti, e inoltre- come avviene in Italia- da chi usa- a proprio piacimento- i soldi che lo Sato “ strazza”ai propri cittadini onesti.

 

A tutto quanto si aggiunge che chi fa “finta” di governare gli Stati del mondo, in realtà li indebita e da qualche tempo indebita anche le future generazioni e, peraltro, mente spudoratamente “rimpallando” le colpe alle passate gestioni di governo.

 

In sostanza, questo mondo porta più rispetto ai beni che agli uomini, la schiavitù è all’ordine del giorno ed è praticata anche da coloro che hanno, finora, fatto finta di voler bene ai lavoratori.

In questo paradigma soldi/uomini, da mesi si parla della Grecia, cioè di un nazione che ha vissuto al di sopra delle proprie possibilità( come l’Italia) e che, fortemente indebitata ( come l’Italia),per sopravvivere è entrata nella UE, assoggettandosi alle sue regole.

Ma i padroni ( i soldi) dell’Europa pretendono il rispetto degli impegni, cioè la restituzione dei debiti, oltre che degli interessi, anche se -per farlo- occorre impoverire sempre più i Greci.

Ai Greci è rimasta solo la reazione democratica del voto e così hanno reagito votando chi ha loro promesso i loro diritti.

Una promessa difficile da mantenere perché i mali della Grecia erano- e sono- gli stessi del passato.

Una promessa difficile da mantenere perché fino a quando la Grecia è obbligata dall’uso della moneta europea al rispetto delle regole europee.

Per questo si parla – estrema ratio-di uscita dall’Euro

Una uscita facile da fare se si considera che la Grecia ha poco più di 10 milioni di abitanti che sono praticamente un cinquantesimo degli oltre 500 milioni di abitanti della U.E.

 

Se, cioè, la Grecia uscisse dall’EURO non succederebbe nulla o quasi.

E la Grecia, praticamente, non pagherebbe i propri grandi debiti con la UE , BCE e FMI.

In sostanza la Grecia ( stime) è esposta per 322 miliardi di euro: cioè quasi 30 mila euro per ogni abitante!

Di questi il 17% è con i privati, il 62% è in capo ai governi dell'Eurozona, il 10% all'Fmi e l'8% alla Bce mentre il restante 3% è custodito nella Banca centrale greca.

Degli oltre 195 miliardi di debiti con la UE, i crediti maggiori sono Germania 60 miliardi, Francia 46, Italia 40, Spagna 26, Iolanda 12.

Dice il Ministro delle Finanze ellenico Yanis Varoufakis :“Da 5 anni a questa parte l’Europa e 3 diversi governi ellenici hanno preso in giro i cittadini greci e tedeschi.

Abbiamo fatto finta, e parlo dei governi, che avremmo risolto la crisi spalmandola sul futuro. Abbiamo fatto finta che le nazioni avrebbero potuto risolvere la bancarotta ellenica con prestiti sempre crescenti a condizione d’attuare politiche d’austerità che hanno invece minato la capacità di ripagare il proprio debito da parte dello Stato”.

Un circolo vizioso dal quale si esce solo con uno strappo quale potrebbe essere l’uscita dall’euro, accompagnata dall’aiuto economico che Putin ha loro promesso.

Ma non tutti sono disponibili a favorire questa uscita. Per esempio l’Italia ci perderebbe 40 miliardi di Euro, una cifra incredibilmente alta, pari a quasi 700 euro per ogni italiano, aumentando così il debito pubblico italiano, con il rischio reale che anche l’Italia possa andare in default.

Non lo vuole l’Italia che si trova fortemente indebitata come la Grecia e che insieme a Portogallo e Spagna( e forse altre nazioni) e che troverebbe da tale passo gli stessi benefici della Grecia, ma forse ponendo fine alla UE.

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"Il vento della Grecia, il vento della Spagna, il vento della Polonia non soffiano nella stessa direzione, soffiano in direzione opposta, ma tutti questi venti dicono che l'Europa deve cambiare e io spero che l'Italia potrà portare forte la voce per il cambiamento dell'Europa nelle prossime settimane e nei prossimi mesi".Lo dice Renzi.

La Polonia viaggia verso un governo di centro Destra.

La Grecia non ha soldi in tasca per pagare i rimborsi al FMI del 5 giugno e probabilmente nemmeno i soldi per pensioni e stipendi. E così la Troika tenta di destabilizzare il governo di Syriza, facendo uscire le componenti più radicali. La Grecia diventerebbe a questo modo un esempio da dare agli altri potenziali "ribelli" nel Sud Europa.

Un esempio diretto in particolare alla Spagna nella quale dopo le ultimissime elezioni il Pp di Mariano Rajoy coinvolto in scandali ma anche artefice delle misure di austerità che stanno risollevando il Paese, è ancora al primo posto con il 27,02% ma ha perso oltre 10 punti rispetto alle precedenti elezioni. Il Pp ha vinto dodici delle tredici votazioni per i governi regionali ma ha perso le maggioranze assolute.

Male anche i socialisti del Psoe, al 25,02%, che ottengono due punti in meno rispetto al 2011, che in molti comuni potrà essere coprotagonista per formare coalizioni con Podemos. A Siviglia governeranno i socialisti, a discapito del Pp, mentre a Valencia i popolari, dove erano al potere da soli, dovranno aprire ad altre formazioni. Il voto ha anche sancito la sconfitta della sinistra di Izquierda Unida.

Gli spagnoli hanno impresso al paese una svolta a sinistra, dice la stampa di Madrid. Infatti la Borsa di Madrid la lasciato sul terreno oltre 2 punti percentuali.

Per la prima volta nella storia del paese i voti di Pp e Psoe insieme rappresentano solo metà dell' elettorato, davanti all' affermazione dei due movimenti del 'nuovo', Podemos e Ciudadanos, e a Valencia del locale Compromis che arriva secondo.

Podemos non ha chiuso le porte a eventuali alleanze con altri partiti. «Abbiamo la mano tesa per negoziare con tutto il mondo, ma avremo tolleranza zero contro la corruzione e ci batteremo per limitare le politiche dei tagli. Chi vuole governare con noi ed ha finora imposto politiche di tagli e sacrifici dovrà compiere un cambiamento di 180 gradi”.

Salvini dice che il voto spagnolo “Sono una bella mazzata per i difensori dell'Europa delle banche e per i servi di Bruxelles”

Che cosa faranno gli Italiani? Quale segnale lanceranno alle prossime elezioni?

Difficile da dire ma vi segnaliamo l’analisi più interessante emersa che è quella di fausto Bertinotti il quale dice: “ E’nato in Spagna il conflitto tra l’alto e il basso della società, che sormonta lo scontro tra destra e sinistra”.

Poi spiega: “Questa è un’Europa autoritaria e oligarchica in cui il meccanismo di governo è totalmente privo di sovranità popolare. Ora su questo si è aperto lo scontro…”

La foto mostra esattamente quanto detto da Bertinotti :” Podemos: es l’hora de la gent”

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Per un attimo tutti avevamo sperato che Syriza facesse sul serio. E invece venerdì sera ha ceduto: il nuovo governo greco ha concordato con la troika (ribattezzata "le Istituzioni") un programma in totale continuità col precedente. Il Word Socialist Web Site legge e commenta l'accordo: un atto di resa e un tradimento politico.

Questo venerdì il governo greco ha rinnegato le sue promesse elettorali, acconsentendo ad un'estensione per quattro mesi dei prestiti esistenti e del programma di austerità dettato dalla "troika" (Commissione Europea, Banca Centrale Europea e Fondo Monetario Internazionale).

Dopo circa un mese di trattative con i rappresentanti politici delle banche europee, Syriza ha accettato le condizioni richieste dalla troika. La dichiarazione dell'Eurogruppo sottolinea che l'accordo rimane condizionato alla presentazione entro lunedì di "una prima lista di provvedimenti di riforme, basati sugli accordi attuali" da parte della Grecia.

Le proposte di Syriza dovranno essere approvate il giorno seguente dall'Eurogruppo e dalla troika, i quali "forniranno un primo parere se tali proposte risultino sufficientemente ampie da costituire un valido punto di partenza per una conclusione positiva della revisione degli accordi".

La scadenza fissata affinché la Grecia completi la lista finale delle misure di austerità è aprile; questa lista sarà poi "ulteriormente dettagliata e infine accettata" dalla troika.

La dichiarazione afferma che:

   "Le autorità greche si impegnano ad astenersi da qualsiasi riduzione delle misure e da modifiche unilaterali delle politiche e delle riforme strutturali che possano avere un impatto negativo sugli obiettivi fiscali, la ripresa economica o la stabilità finanziaria, secondo la valutazione delle istituzioni".

Se la Grecia non accondiscende a queste disposizioni non riceverà i miliardi di euro di ulteriori prestiti che sono necessari per evitare il default sul suo debito di 320 miliardi di euro.

Il presidente dell'Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem, ha aperto la conferenza stampa seguita alle cinque ore di dibattiti, dicendo che la Grecia ha assicurato "il suo impegno inequivocabile nell'onorare i suoi obblighi finanziari" verso i creditori. Ha sottolineato che "la ripresa economica non può essere messa in pericolo, la stabilità fiscale non può essere messa in pericolo, la stabilità del settore finanziario non può essere messa in pericolo".

Prima che iniziasse l'incontro dell'Eurogruppo, la cancelliera tedesca Angela Merkel ha tenuto una conferenza stampa con il presidente francese François Hollande. La cancelliera ha insistito che il governo greco non si era ancora spinto ad accettare i tagli brutali che erano stati concordati con il precedente governo guidato da Nuova Democrazia.

La Merkel ha ammonito: "Sono necessari miglioramenti significativi nella sostanza di ciò di cui stiamo discutendo, in modo che lo possiamo votare nel Bundestag tedesco, per esempio la prossima settimana".

Mentre le trattative erano in corso, almeno un miliardo di euro è stato ritirato dalle banche greche per paura che un accordo non fosse raggiunto. Un giornalista della TV greca SKAI ha commentato: "Sono venuti con la determinazione di raggiungere una soluzione politica, altrimenti da martedì sarebbe stato necessario introdurre controlli sui movimenti di capitali".

L'accordo di Syriza di continuare a far rispettare le misure di austerità sotto i dettami delle banche europee è la conclusione inevitabile della sua posizione di classe e dei suoi interessi sociali.

Pavlos Tzimas, un commentatore politico greco, ha commentato le ripercussioni sociali e politiche che Syriza dovrà affrontare, dicendo: "Sono state fatte concessioni molto pesanti, concessioni che saranno politicamente velenose per il governo. Ci sarà un crash test per il governo sul fronte interno".

Subito dopo la conferenza stampa il ministro delle finanze tedesco, Wolfgang Schäuble, ha usato parole simili: "I greci avranno certamente delle difficoltà a spiegare l'accordo al loro elettorato. Fino a che il programma non sarà completato positivamente, non se ne vedranno i benefici".

Il ministro delle finanze greco, Yanis Varoufakis, aveva precedentemente dato segnali che Syriza era pronta ad accettare praticamente qualsiasi cosa. Atene "era andata non un chilometro oltre, ma dieci chilometri oltre" nelle sue proposte per un'estensione, ha detto. Gli altri paesi dell'eurozona incontreranno la Grecia "non a metà strada, ma a un quinto della strada" per il raggiungimento di un accordo.

L'annuncio fatto venerdì ha seguito di un solo giorno l'enfatizzato rifiuto, da parte del governo tedesco, delle proposte fatte giovedì dal governo greco per un'estensione dei precedenti accordi sui prestiti stabiliti con l'UE.

In quella proposta, che era stata presentata da Varoufakis, la Grecia insisteva che "il nuovo governo si impegna ad un ampio e profondo processo di riforme orientato a migliorare le prospettive di crescita e occupazione, raggiungendo la sostenibilità del debito e la stabilità finanziaria". Coi termini più vaghi possibile sollecitava "un miglioramento dell'equità sociale e una mitigazione dei significativi costi sociali della crisi in corso".

Appena il testo della proposta di Varoufakis è stato reso pubblico, il ministro delle finanze tedesco lo ha respinto. Peter Spiegel, che scrive per il Financial Times, ha rilevato che la Germania ha avuto particolarmente da obiettare sulla formulazione che "sembra lasciare molti punti aperti alle trattative" quando afferma che "la finalità dell'estensione di sei mesi richiesta per la durata dell'accordo" è "concordare termini finanziari e amministrativi che siano mutuamente accettabili".

Per la classe dirigente europea non esistono "termini finanziari e amministrativi che siano mutuamente accettabili": esiste solo la resa incondizionata.

Reuters ha pubblicato un documento che a sua detta "descrive la posizione della Germania" in risposta alla lettera di Varoufakis. Il documento sostiene che la richiesta della Grecia "apre immensi spazi di interpretazione" e "non include alcun chiaro impegno per il positivo completamento del programma attuale, ed è poco meno che un palese congelamento delle misure adottate dalla Grecia".

Il documento dice a chiare lettere la precisa formulazione che risulterebbe accettabile. Afferma:

   "Abbiamo bisogno di un chiaro e convincente impegno da parte della Grecia, che dovrebbe contenere solo tre frasi brevi e ben comprensibili: 'Richiediamo un'estensione dell'attuale programma incorporando la flessibilità. Concorderemo con le istituzioni qualsiasi cambiamento delle misure dell'attuale memorandum d'intesa. Ci proponiamo a concludere positivamente il programma.'"

Alla fine è stato questo che Syriza ha accettato. Si è solo rifiutata di ritornare con un accordo che richiamasse esplicitamente l'imposizione dell'odiato "Memorandum d'Intesa"—l'elenco delle misure di austerità inizialmente concordate come parte dell'accordo di finanziamento. Syriza ha avuto il permesso che la "troika" fosse ribattezzata "Istituzioni" e che il "Memorandum d'Intesa" fosse rilanciato col nome di “Master Financial Assistance Facility Agreement” (MFAFA).

Ad ogni modo, il MFAFA, il nome ufficiale dell'accordo di finanziamento, include la richiesta che la Grecia "si attenga alle misure sancite con il Memorandum d'Intesa", vale a dire con le misure di austerità prescritte dalle banche europee.

La miserabile resa del governo di Syriza mette a nudo la totale bancarotta politica della miriade di organizzazioni piccolo-borghesi di pseudo-sinistra di tutto il mondo, che solo poche settimane fa salutavano la vittoria elettorale di Tsipras come un evento clamoroso. Ben lungi dal denunciare il tradimento da parte di Syriza, ora questi gruppi faranno gli straordinari per tirare fuori scuse e giustificazioni. Ma ampi strati della classe lavoratrice greca vedranno l'accordo per quello che è: un atto cinico e codardo di tradimento politico. Henry Tougha | febbraio 22, 2015 alle 2:40 pm

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La Grecia sembra fare il battistrada. Incredibile, in Grecia, patria della democrazia diretta nata ad Atene nel 508 con la riforma politica promossa da Clistene e successivamente consolidata con le riforme di Efialte e Pericle, il primo ministro Samaras durante una "intervista" alla TV di stato, rilanciata tante volte come una vera e propria propaganda allarmista in vista del 'voto di fiducia' finale di lunedì, si è scatenato nella serie di commenti più insani e disgustosi di cui sia mai stato capace.

 

"Non è questione di ciò che sia bene per me o per Nuova Democrazia. E' meglio per il paese che non ci siano elezioni anticipate."

Tyler Durden, 27 Dicembre 2014 per Zero Hedge così la traduce : non avete bisogno di nessuna fetente democrazia, abbiate fiducia in noi – i vostri governanti benevoli – perché noi faremo ciò che è meglio per il popolo greco.

* LE ELEZIONI ANTICIPATE GETTERANNO LA GRECIA NEL CAOS, DICE SAMARAS (e la BCE)

* SAMARAS: IL PIU' GRANDE PROBLEMA DELLA GRECIA E' L'INCERTEZZA POLITICA: (lasciate perdere la disoccupazione giovanile, la povertà, e i tassi di suicidio, e l'emigrazione giovanile alle stelle)

* SAMARAS DICE CHE QUESTO E' IL MOMENTO DI LASCIAR LAVORARE IL PARLAMENTO (ignorate le grida di dolore del popolo, votate per i burocrati dell'Unione Europea)

E con il partito greco (anti-UE) Syriza ora in vantaggio di 2.5 punti percentuali negli ultimi sondaggi, non c'è da stupirsi che Samaras stia tirando fuori le minacce sul "caos" che ne seguirebbe. "Il popolo greco non vuole le elezioni", rimprovera.

Per "popolo greco", si suppone che egli intenda i “burocrati europei non eletti”.

Ci chiediamo se la Grecia non stia semplicemente facendo il battistrada per quanti altre nazioni sia sulla strada di rendersi autonome rispetto alla burocrazia euro tedesca

Parliamo di quella burocrazia allargata anche al FMI di Lagarde che pretende di imporre le sue amare medicine

In Grecia lo stipendio base è di 400 euro eppure nessuno ha investito e si sono avute solo privatizzazioni di industrie pubbliche : questa è la verità!

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