La Commissione per il conferimento degli incarichi direttivi del Consiglio superiore della magistratura ha indicato all'unanimità Pierpaolo Bruni per la nomina a Procuratore della Repubblica di Paola.
La quinta commissione che ha promosso il magistrato è composta dal presidente Valerio Fracassi, dal vicepresidente Paola Balducci e dai componenti Pierantonio Zanettin, Francesco Cananzi, Massimo Forciniti e Luca Forteleoni.
Bruni, attualmente in forza come sostituto alla Procura della Repubblica di Catanzaro, subentrerà a Paola a Bruno Giordano, che domani s'insedierà come Procuratore a Vibo Valentia.
Pierpaolo Bruni si è occupato per la Dda di Catanzaro di territori ad alta densità mafiosa come Crotone, Vibo Valentia e Cosenza.
Sarà adesso il plenum del Csm a deliberare la nomina di Bruni.
In attesa della ratifica del plenum del Consiglio superiore della Magistratura, il pm Pierpaolo Bruni continuerà a seguire i processi antimafia che lo vedono impegnato ogni settimana tra Catanzaro e Cosenza.
“La sua più importante inchiesta è certamente quella contro il presunto clan “Rango-zingari”.
Sia “Nuova Famiglia” sia “Doomsday” hanno permesso alla Dda di Catanzaro di ottenere in primo grado tantissime condanne, a cominciare dall’omicidio di Luca Bruni fino alla conferma dell’esistenza della cosca stessa.
D’altronde, il pentito Ernesto Foggetti in uno dei tanti verbali resi agli inquirenti illustrò il progetto delle cosche cosentine di ammazzare il magistrato di Crotone che in questo periodo ha sempre avuto al suo fianco gli uomini della Guardia di Finanza.
La storia mafiosa di Cosenza e dintorni ha fatto registrare due momenti decisivi: il primo riguarda l’omicidio di Francesco Messinetti e il secondo l’avvio della collaborazione con la giustizia di Adolfo Foggetti.
Nel primo caso, la procura di Cosenza – d’intesa con la Squadra Mobile – decide di mettere le cimici a casa di Maurizio Rango: sulla scrivania del pm Tridico arriva l’informativa “Thurium”, parte integrante di “Nuova Famiglia”.
Le intercettazioni ambientali dimostrano come Rango sia al vertice di un’associazione che intimidisce imprenditori e commercianti per ottenere illecitamente somme di denaro.
Nel secondo caso, invece, l’ex reggente nel Tirreno cosentino della presunta cosca “Rango-zingari” lascia il crimine e passa dalla parte della giustizia.
E’ il 17 dicembre del 2014 quando Foggetti, rinchiuso nel carcere di Cosenza, chiama gli agenti penitenziari e chiede di poter parlare con il pm Bruni e i suoi collaboratori.
Le dichiarazioni del “Biondo”, unitamente a quelle di Giuseppe Montemurro, Marco Massaro, Franco Bruzzese e Daniele Lamanna, producono due effetti: l’apertura di nuovi scenari investigativi e mettono spalle al muro soprattutto il mandante e l’esecutore materiale del delitto dell’ultimo boss della famiglia “Bella bella”.
Dalla politica ai fiumi di droga il discorso non cambia: al centro delle sue attività finiscono sia gli “zingari” di via Popilia che Marco Perna, figlio del boss Franco Perna.
Quel che sarà di “Apocalisse” lo scopriremo nel corso del processo, mentre la capacità degli Abbruzzese (e non solo) nell’organizzare un fiorente traffico di sostanze stupefacenti, è stata cristallizzata nella sentenza di primo grado emessa circa un anno fa a Catanzaro.
Quel “metodo d’indagine” che a Cosenza e dintorni ha prodotto risultati – tante condanne e poche assoluzioni – da domani sarà trasferito nel Tirreno cosentino.
Un territorio molto ostico e ricco di fenomeni criminali che da decenni tengono sotto scacco l’economia locale. Le inchieste contro il clan Muto di Cetraro vanno in questa direzione.”