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Redazione TirrenoNews

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“La storia del passato, ormai ce l’ha insegnato, che un popolo affamato, fa la rivoluzion”. Così cantava Rita Pavone inconsapevole, forse, della verità del messaggio contenuto nella canzone “Viva la pappa col pomodoro” che pochi sanno essere di Nino Rota e di Lina Wertmüller. Mai verità è sembrata così vera , per esempio in Venezuela l’inflazione del bolivar è irrefrenabile come irrefrenabile è la crisi valutaria del paese. Quel Venezuela dove il Bolivar è passato dal cambio fisso di 4,3 bolivar contro 11,36 di fine gennaio mentre sul mercato nero si scambiano oltre 110 bolivar contro un dollaro. Quel Venezuela dove la criminalità è dilagante se è vero che ci sono decine e decine di migliaia di delitti all’anno. Il tasso di omicidi è di 55,2 ogni 100mila abitanti, vale a dire uno dei più alti al mondo e secondo le Nazioni Unite il Venezuela si posizionerebbe al quinto posto in questo triste primato. La situazione è talmente critica che molti venezuelani si barricano in casa dopo il tramonto e benché il Paese sia afflitto da numerosi problemi, tra cui la povertà, per loro la preoccupazione più grande consiste proprio nel dilagare della violenza. Secondo un'associazione no profit, InSight Crime, il tasso di criminalità del Venezuela è addirittura più alto di quello della Colombia, un Paese dove si sta combattendo oltretutto una guerra civile. Secondo l'associazione, le cause di una tale violenza dipendono dall'elevata corruzione, dalla mancanza di investimenti sulle forze dell'ordine, da un debole controllo delle armi e da una politica di sicurezza poco coerente. Infine, benché Caracas non produca consistenti quantità di cocaina, è comunque diventato un luogo di transito per la droga che giunge dalla Bolivia, dal Perù e dalla Colombia ed è diretta verso gli Stati Uniti Questa situazione ha indotto il nuovo presidente, Nicolas Maduro, eletto nemmeno un anno fa, a lanciare un piano sicurezza intitolato "Patria Segura" che prevede di mobilitare l'esercito e di porlo a fianco delle forze di polizia, un piano destinato al fallimento se si considera che in precedenza ci sono stati almeno una ventina di simili tentativi. Intanto Caracas è sull’orlo della guerra civile con le due fazioni pronte a scontrarsi Non solo ma sono scesi in strada gli studenti che protestano il governo di fallimenti nella gestione dell’economia, nonché dell’aumento della criminalità e mancato rispetto dei diritti umani. Decine e decine gli arresti. Numerosi i morti( ieri 3) quando un piccolo gruppo di studenti ha dato fuoco a cassonetti della spazzatura e strappato frammenti di marciapiedi e ringhiere per lanciarli contro la polizia e gli agenti hanno risposto sparando in aria. La tv locale non ha trasmesso le scene di violenze, mentre giornalisti di media stranieri, tra cui Associated Press, sono stati fermati da poliziotti, che hanno distrutto e sequestrato le loro macchine fotografiche. Una situazione in forte evoluzione fino ad una possibile guerra civile da cui può uscire un colpo di Stato da molti invocato

Perviene e pubblichiamo il seguente comunicato stampa sella Polizia Provinciale di Cosenza.

Si è conclusa il 30 gennaio scorso la stagione venatoria 2013/2014. Il bilancio del lavoro svolto dalla Polizia Provinciale di Cosenza nei servizi miranti alla prevenzione e repressione dei reati in materia di caccia, è più che positivo.

Dal 1° settembre 2013, giornata di pre-apertura della stagione, sono state impiegate circa 1060 pattuglie per un totale di 2260 agenti.

Sono stati effettuati 1705 controlli sui cacciatori durante lo svolgimento dell’attività venatoria in tutto il territorio provinciale. Sono state elevate 104 sanzioni amministrative e denunciate all’Autorità Giudiziaria 18 bracconieri per violazioni della Legge 157/92 e del Calendario Venatorio Regionale 2013/2014.

Importanti sono state le operazioni che hanno portato alla denuncia a piede libero di molte persone provenienti da altre regioni, specie residenti nel nord, che qui vengono a praticare il cosiddetto “turismo venatorio” in maniera scorretta e, spesso purtroppo, illecita, abbattendo innumerevoli esemplari di fauna protetta e particolarmente protetta per i quali la caccia è vietata, oppure utilizzando mezzi non consentiti come, ad esempio, i richiami elettromagnetici riproducenti il canto degli uccelli.

A coadiuvare la Polizia Provinciale nel controllo del territorio, anche le Guardie Volontarie Venatorie, il cui lavoro è coordinato dalla stessa Polizia Provinciale ed è stato di aiuto per combattere i fenomeni criminosi legati alla caccia. I volontari hanno inflitto 25 sanzioni amministrative ed hanno collaborato alla denuncia di alcuni cacciatori.

Durante le operazioni portate a termine dagli ufficiali e dagli agenti della Polizia Provinciale, anche innumerevoli sequestri di armi, munizioni, fauna abbattuta e mezzi di caccia illeciti, tra i quali: 19 fucili, 1244 cartucce, 15 capi di volatili abbattuti e 24 richiami acustici elettromagnetici.

Particolare attenzione è stata dedicata, dal personale specializzato del Nucleo Ittico – Venatorio della Polizia Provinciale di Cosenza, coordinato dal Comandante, dott. Giuseppe Colaiacovo e, nello specifico, dal Responsabile della I Sez. Comando, Isp. Giuseppe Raimondi, a tutte quelle aree giudicate “sensibili”, come quelle ricadenti nei Parchi Nazionali della Sila e del Pollino, all’interno delle quali è vietato l’esercizio dell’attività venatoria ma, non di rado, sono stati commessi reati in tal senso.

La Polizia Provinciale di Cosenza continuerà ad essere presente in maniera capillare su tutto il territorio, al fine di monitorare, prevenire e combattere gli illeciti legati all’esercizio distorto dell’attività venatoria e, in generale, contribuirà costantemente, come fatto fin dalla sua istituzione, nel 2005, a porsi, quale obiettivo primario, la tutela dell’ambiente e di tutto il patrimonio faunistico.

Pieno di debiti si impicca

Giovedì, 13 Febbraio 2014 21:39 Pubblicato in Italia

L'azienda, in pochi anni era passata da 300 ad appena 110 dipendenti (la stragrande maggioranza dei quali oggi in cassa integrazione) e proprio pochi giorni fa, il 9 gennaio, aveva presentato richiesta di concordato.

La azienda   era specializzata nella produzione di libri particolarmente prestigiosi (edizioni limitate anche da 2.500 euro a copia), ma da tempo versava in condizioni particolarmente difficili.

La crisi ma anche qualche imprevisto, tra cui una liquidazione particolarmente dispendiosa di alcuni soci un paio di anni fa, sembravano infatti non lasciare molte alternative.

Non usa mezzi termini Mario Grillo, amministratore unico della Zanardi Editoriale di Padova, quando dice che la azienda aveva :«Una montagna di debiti che hanno fatto emergere anche degli errori di gestione. Ormai il rischio di dover chiudere era diventato veramente alto».

Una montagna di debiti che ha stritolato Giorgio Zanardi, 74anni, titolare e fondatore dell'azienda assieme al fratello Rodolfo.

Zanardi   è stato trovato giovedì mattina con una corda legata al collo, dentro la sua azienda, poco lontano dal suo ufficio.

Sul tavolo un biglietto che parlava di ragioni economico-finanziarie all'ordine del suo gesto.

Giorgio Zanardi lascia una moglie e due figlie, entrambe dipendenti dell'azienda di famiglia ed entrambe in cassa integrazione.

A trovare il 74enne privo di vita è stato questa mattina il capo reparto. Sul posto sono immediatamente intervenuti i sanitari del Suem, i carabinieri di Padova e i vigli del fuoco. Purtroppo per l'uomo non c'è stato nulla da fare.

Nei biglietti lasciati prima del suicidio dall'imprenditore, compaiono alcuni messaggi inequivocabili sui problemi finanziari dell'azienda e su alcuni problemi di salute.

In lacrime i dipendenti dell'azienda, quegli stessi che mesi addietro avevano accettato di non percepire lo stipendio pur di permettere il pagamento dei fornitori, e quindi la sopravvivenza dell'impresa.

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