
Sembra una“storia” infinita quella del Consorzio di Bonifica dei bacini del Tirreno.
Una storia piena ricorsi al TAR.
Ma l'ultima decisione del Tar che ad una prima lettura distratta di alcuni aveva fatto cantare vittoria al precedente gruppo dirigenziale, sembra invece dar ragione al commissariamento dell'ente deciso dalla Regione Calabria.
“Il Tribunale amministrativo regionale per la Calabria, Sezione Seconda, si è pronunciato definitivamente sul ricorso e lo ha accolto parzialmente.
Ad appellarsi alla Giustizia amministrativa: Vincenzo Aloise, Ciriaco Campilongo, Antonio D'Angelo, Marcello Durante, Francesco Filippo, Agostino Fortunato, l'ex presidente Davide Gravina, Elisa Guzzo Bonifacio, Gennaro Licursi, Antonio Miceli, Francesco Perrone, Anselmo Sangiovanni, Michele Vadacchino, Ottavio Zicarelli, Pietro Santo Molinaro, contro la Regione Calabria.
Si chiedeva l'annullamento della deliberazione della Giunta Regionale della Calabria del 24 febbraio avente ad oggetto lo scioglimento degli organi amministrativi del Consorzio di Bonifica Integrale dei Bacini del Tirreno Cosentino; ed il decreto del Presidente della Giunta regionale del 29 marzo e del verbale di insediamento del Commissario Straordinario del 31 marzo.
Il Tar ha solo parzialmente annullato la delibera della Giunta regionale del 24 febbraio sullo scioglimento degli organi amministrativi.
Le delibere della deputazione sono state approvate senza il previsto visto di regolarità contabile del Responsabile di Ragioneria, nonché in assenza di un membro del Collegio dei Revisori dei Conti.
I ricorrenti ritengono che il prescritto visto di regolarità contabile è unicamente previsto per talune materie e che tutte le Deliberazioni oggetto di censura da parte della Regione Calabria non riguardano tali materie.
Per il Tar, il motivo è infondato stante il chiaro tenore della legge regionale: “Su ogni proposta di deliberazione deve essere chiesto il parere in ordine alla regolarità tecnica e contabile. I pareri, compreso quello del Collegio dei Revisori dei Conti, se ed in quanto richiesto dalle vigenti disposizioni di legge, sono inseriti nella deliberazione”.
Il piano di organizzazione variabile è divenuto pienamente operativo solo all'indomani della sentenza Tar del 13 gennaio 2016, e che quindi non sarebbe stato possibile per la nuova amministrazione fare luogo all'adozione del Piano di Organizzazione Variabile alla data del 9 dicembre 2015.
Per il Tar, la censura è infondata.
“E’ incontestato che a seguito dell’annullamento da parte della Regione del P.O.V. approvato dal Consorzio con la Deliberazione commissariale del 14 gennaio 2014 n.948, il Consorzio è rimasto privo del regolamento organizzativo degli uffici e del lavoro e, ciononostante, la nuova amministrazione consortile a tutt’oggi non ha provveduto alla redazione del nuovo piano, sebbene siano decorsi diversi mesi dal suo insediamento”.
Il Collegio ritiene che l’annullamento in autotutela, avvenuto dopo la sentenza del Tar del 5 dicembre 2014, di tutte le deliberazioni assunte con la presenza di soli due membri, non recide la grave irregolarità e illegittimità costituita dall’assunzione delle deliberazioni, dopo l’intervenuta sentenza del TAR che aveva invalidato le elezioni nella terza sezione di contribuenza, con la presenza di soli due membri rispetto ai cinque previsti e in violazione di quanto disposto dallo Statuto Consortile.
La censura, dunque, deve essere disattesa.
Il Tar si esprime sul rigetto delle dimissioni del Direttore Generale; tale rigetto ha consentito allo stesso di rimanere nella identica posizione e non ha prodotto alcun effetto sanante delle illegittimità contestate dalla Regione nella comunicazione dell’01 settembre 2015 ovvero la mancanza del requisito culturale per assumere e rivestire l’incarico.
La doglianza, pertanto, non ha alcun pregio. (MC Scalea)
Non si è ancora conclusa la vicenda della Smeco che parte quella della Emid.
L’impianto di depurazione di Belvedere Marittimo tra il 2013 e il 2015 è stato gestito dalla Emid di Cassano,
alla cui guida si sono succeduti Vincenzo e Carmelo Malomo.
Ora i due amministratori sono stati rinviati a giudizio dal gup di Paola per frode nella gestione dell’impianto di depurazione.
Secondo l'accusa avrebbero fatto sparire tonnellate di fanghi di depurazione.
Le indagini vennero condotte dalla polizia provinciale di Cosenza nonché dal nucleo Ambiente della Procura paolana con il coordinamento del procuratore capo Bruno Giordano
Gli investigatori avrebbero accertato che tra dicembre del 2013 e giugno scorso sarebbe svaniti nel nulla centinaia di tonnellate di fanghi di depurazione.
Stando a quanto appurato attraverso l'esame dei registri in questo lasso di tempo risulterebbero, infatti, smaltiti solo 71,92 tonnellate a fronte di 745 tonnellate stimate.
E tutto ciò nonostante la ditta avesse ottenuto circa 150 mila euro l'anno dal Comune tirrenico per smaltire correttamente i fanghi.
Ora la domanda da porsi è la stessa di sempre.
Dove sono finiti i fanghi non trattati?
Anche essi come in altri casi scaricati a mare?
Se così fosse stato, fosse e potrebbe essere per il futuro che senso ha parlare di inquinamento marino?
Come nel far west!
In pieno centro due, forse tre, malviventi, hanno effettuato una rapina a mano armata all'interno di una gioielleria.
E’ successo poco dopo le 19.30 lungo via Giustino Fortunato
L'ultimo di una serie di colpi.
Due ladri si sono introdotti all'interno dell'attività commerciale e con una pistola hanno minacciato il commerciante facendosi consegnare diversi oggetti preziosi.
Non è dato conoscere l'ammontare della cifra sottratta alla gioielleria.
I malviventi hanno agito con il volto travisato e le riprese delle telecamere di videosorveglianza sono al vaglio degli investigatori per cercare di recuperare eventuali particolari che possano condurre all'identificazione.
Una terza avrebbe potuto fare da palo.
Non si esclude che vi sia coinvolta una terza persona che abbia fatto da palo.
I banditi infatti sono poi fuggiti a bordo di una Fiat Uno bianca che è risultata essere rubata a Cetraro e che è stata poiritrovata a Belvedere Marittimo in una strada secondaria.
I banditi hanno quindi proseguito la fuga a bordo di una seconda auto “pulita”.
Sono in corso le indagini avviate dai carabinieri della Stazione di Belvedere Marittimo, coordinati dai colleghi della Compagnia di Scalea
Il sindaco Enrico Granata ha chiesto un incontro al Prefetto per valutare la situazione.