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Tommasì, te piace ‘o presebbio? di Francesco Gagliardi

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Natale è alle porte.

Non ce lo dice soltanto il calendario appeso in cucina, ma ce lo dicono le cataste dei panettoni nei supermercati e le sfavillanti luci multicolori dei negozi e delle strade.

In varie città italiane hanno aperto da diversi giorni i mercatini di Natale.

(nella foto il presepe di San Bernardino)

Anche Cosenza, secondo la tradizione, ha il suo mercatino.

Quest’anno è in Piazza Bilotti ex Piazza Fera. Pastori, stelle filanti, alberi di Natale artificiali, palline colorate, oggetti in ceramica artistica calabrese e poi anche frittelle e cullurielli.

Non potevano mancare i fichi e le crocette della famosa ditta a noi molto cara e vicina, la ditta Colavolpe.

E come ogni anno puntualmente arriva la querelle:- Il presepe o l’albero di Natale?-

Io mi schiero per la tradizione e scelgo il presepe e ricordo con piacere la storica battuta della commedia “Natale in casa Cupiello” di Eduardo De Filippo:- Tommasì, te piace ‘o presebbio?-

In alcuni negozi del Nord non si trovano più i pastori di un tempo: Non si trova più la Madonna e San Giuseppe, e la capanna col bue e l’asinello.

Il loro posto è stato preso dall’albero di Natale. E’ di moda. E’ più chick. Con i suoi addobbi, con le stelle filanti, con le luci colorate, con la natività di Nostro Signore non c’entra un tubo.

Ma dato che è di moda l’albero di Natale anche quest’anno i pastori, la capanna, le casette, gli zampognari,

Gesù Bambino sono stati dimenticati nel più angolo remoto della soffitta. Io, però, a scanso di equivoci, preferisco il presepe.

Perché mi ricorda tempi lontani quando si era felici anche se nella miseria.

Il presepe che ho impresso nella mente e che porto nel mio cuore è quello costruito con scatole di cartone, con tronchi di sughero, con carta di imballaggio per le montagne, con l’ovatta per la neve, con gli specchietti di vetro per i laghetti, con il muschio che andavo a raccogliere nei boschi, con i pastori di creta fatti a mano che ci portava nelle nostre case “U capillaru” Giorgio che abitava alle Rote in Amantea in cambio dei capelli della mamma e di mia sorella Anna.

Era bello il mio presepe anche se i risultati a volte erano goffi e commoventi. I pastori erano più grandi delle casette.

Gli odierni presepi che si vendono in un unico blocco nel mercatino di Natale a Cosenza ed in alcuni negozi di Amantea sono bellissimi e perfetti, ma non danno nessuna soddisfazione a chi li compra.

Dov’è finita l’attesa, la preparazione del tavolo e dei cartoni, la gioia nello srotolare i pastori avvolti nella carta di giornali, la messa in opera delle casette, la raccolta del muschio, il posizionamento dei pastori.

La costruzione del presepe era un gioco bellissimo ed impegnativo, ne sanno qualcosa alcuni amici di Amantea che ogni anno preparano i presepi nelle case e nelle chiese.

Occupava parecchio tempo e serviva ad unire tra loro le persone: insegnanti ed alunni, nonni e nipotini, uomini e donne, vecchi e bambini, ricchi e poveri, eruditi ed analfabeti.

Esso descriveva e descrive tuttora un evento storico inconfutabile: la venuta di Gesù sulla terra. In ogni vero presepe sia piccolo o grande, semplice o sfarzoso, fatto di cartapesta o di sughero, con pastori di creta fatti a mano o comprati a Napoli a San Gregorio Armeno,, ci riconosciamo un poco di noi stessi.

Il presepe, sia piccolo che grande, bello o goffo, ci ricorda la dolcezza della nostra infanzia spensierata, ci ricorda la nostra cara mamma che con le vicine di casa friggeva “turdilli e cullurielli” nelle grandi cucine piene di fumo e di fuliggine, ci ricorda la nonna che cullava il nipotino e gli raccontava le rumanze, ci ricorda tutta la famiglia riunita per Natale intorno ad una lunga tavola apparecchiata con tredici pietanze.

Lasciamo dunque la preparazione dell’albero di Natale agli abitanti del Nord.

Noi del Sud preferiamo il presepe perché non solo i nostri gusti personali e le nostre preferenze sono diverse, ma sono diversi la visione della vita, della casa, della famiglia, dell’amore, della gioia, dello stare insieme, di essere, almeno a Natale, un cuore ed un’anima sola. Noi del Sud sin da piccoli abbiamo costruito il presepe e, quindi, siamo cresciuti con esso. Lasciamo a quelli del Nord l’albero.

A noi ci piace di più il presepe. I miei amici di Tirreno News sono d’accordo?

E Luca "Ottenuto il sospirato sì, disperde lo sguardo lontano come per inseguire una visione incantevole: un Presepe grande come il mondo, sul quale scorge un brulichio festoso di uomini veri, ma piccoli piccoli, che si danno un da fare incredibile per giungere in fretta alla capanna, dove un vero asinello e una vera mucca, piccoli anch'essi come gli uomini, stanno riscaldando con i loro fiati un Gesù Bambino grande grande che palpita e piange, come piangerebbe un qualunque neonato piccolo piccolo..."

Redazione TirrenoNews

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