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Il fenomeno della emigrazione è un fenomeno iniziato secoli fa e che ancora perdura.

La emigrazione verso paesi europei ed americani ha interessato molti italiani, in particolare Veneti, Calabresi, Siciliani, Campani.

Erano tutti emigranti il cui accesso era autorizzato dai paesi che li avrebbero ospitati.

Uno di essi è stato recentemente ricordato a Lago.

Si tratta di Carmine Arlia emigrato agli inizi del novecento per gli USA.

Li Carmine fece tutti i lavori, come avveniva per la quasi totalità degli emigrati, specialmente calabresi.

Ma non riuscì a dimenticare il suo paese natio e soprattutto il borgo di Vasci nel quale abitava con la sua famiglia.

Li a Vasci era in costruzione una piccola cappella che poi venne intitolata a san Francesco d’Assisi.

Gli era impossibile dimenticare quella chiesetta che era l’unico punto di incontro e di socializzazione di tutti gli abitanti del borgo.

Sicuramente sperava di rientrare in Italia, nel suo paesello di Lago e nel suo borgo di Vasci.

E con questo pensiero Carmine Arlia riuscì a mettere da parte la somma di 195 lire del 1912.

Una somma rilevante per quegli anni quando un bracciante che riusciva a lavorare guadagnava per 10 ore di duro lavoro circa 2 lire al giorno.

Inviò la somma al parroco di Lago che tre anni dopo nel 1915 gliene rilasciò dovuta ricevuta e la destinò alla realizzazione della sagrestia.

Un secolo dopo gli eredi hanno pensato di ricordarlo con questo scritto:.

“In memoria di Carmine Arlia

Agli inizi del ventesimo secolo partirono per gli USA milioni di persone alla ricerca di un lavoro, così da dare risposta alle esigenze economiche delle proprie famiglie.

Tra questi Carmine Arlia di Lago.

Carmine Arlia, partendo, aveva lasciato a Lago la propria famiglia e nel luogo dove era nato, i Vasci, una chiesetta incompleta.

Lavorò duramente e nel mentre continuava a soddisfare le esigenze della sua famiglia, riuscì a mettere da parte un discreta somma ben 195 lire che inviò al parroco di Lago per completare la cappella dei Vasci, intitolata a San Francesco d’Assisi.

Gli era impossibile dimenticare quella chiesetta che era l’unico punto di incontro e di socializzazione di tutti gli abitanti del borgo.

Forse sperava di rientrare in Italia, nel suo paesello di Lago e nel suo borgo di Vasci.

La somma inviata era equivalente a quasi tre mesi di lavoro di un bracciante.

Di questo dono ne ha fatto attestazione il parroco di Lago il 5 gennaio 1915.

Oggi i discendenti di Carmine Arlia, Vita Carino, Francescano, Campora e Morelli, vogliono ricordare questo nobile gesto, il loro avo e donante Carmine Arlia, la moglie Porco Caterina, i figli Arlia Angelo, Carlo, Benio, Teresina e Vincenzina

Amantea/Vasci Ottobre 2018

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Riceviamo e pubblichiamo il seguente comunicato stampa:

“Domenica 30 settembre alle ore 18.00 ,accolto da tutta la comunità parrocchiale e dalle autorità civili e militari belmontesi , il nuovo Pastore Don Sergio Locane ha iniziato il suo apostolato con una solenne celebrazione eucaristica in chiesa Madre.

Purtroppo, però, la giornata di festa e di gioia è stata macchiata da un grave lutto che ha colpito la nostra comunità ed il primo pensiero Don Sergio lo ha rivolto a tutta la famiglia   condividendo il loro profondo dolore per la prematura tragica scomparsa, unitamente a tutte le famiglie che, colpite da gravi tragedie luttuose, vivono nel ricordo e nella rassegnazione ,invocando sempre la misericordia divina.

Dopo il saluto del Sindaco , alla presenza della autorità militari e civili e con la gradita presenza del Sindaco di Fiumefreddo Bruzio, paese dove Don Sergio ha esercitato fino ad oggi la sua missione pastorale e dove era ben voluto e stimato, nella sua prima omelia il nuovo Parroco ha tracciato il suo programma di apostolato e di preghiera definendosi” non un prete da ritrovare in sacrestia bensì un prete di strada”, cioè in comunione con la gente ,vicino alle esigenze ed ai problemi dei parrocchiani e, soprattutto con amore fraterno nei confronti del prossimo.

L’amore è il bene che vince sul male e proietta la comunità verso orizzonti di pace e di fraternità condivisa.

Scriveva San Paolo nella lettera ai Corinti” se anche parlassi le lingue degli uomini e degli angeli ma non avessi l’Amore ,sono come un bronzo che risuona ed un cembalo che tintinna, Perché l’amore è paziente, non si vanta, non si gonfia, non manca di rispetto, non si adira, non tiene conto del male ricevuto ,non gode dell’ingiustizia ma si compiace della verità. L’amore tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta e, soprattutto , non avrà mai fine”.

Alla fine della cerimonia Eucaristica Don Sergio ha abbracciato uno per uno tutti i presenti ,per una conoscenza più diretta ed ha augurato ,per l’intercessione di Maria , madre del Cristo, un buon inizio e una santa e ricca raccolta di anime.

La comunità belmontese ringrazia di cuore Sua Eccellenza Reverendissima   il padre Arcivescovo   Francesco Nolè ,per la grazia ed il grande dono ricevuto e si stringe attorno a don Sergio iniziando il cammino di una fede convinta e sincera alla continua ricerca dell’AMORE in Cristo.

Belmonte Calabro li 01/10/2018

La comunità Parrocchiale di Belmonte Calabro

Ndr Don Sergio Locane è nato a Cosenza il 19 settembre 1974 ed è stato ordinato sacerdote il 9 settembre 2000.

Don Sergio è stato sacerdote nella parrocchia San Michele Arcangelo di località Cariglio a Fuscaldo e poi a Fiumefreddo Bruzio.

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Riceviamo e pubblichiamo la seguente nota:

“Egr. Sig. Direttore, torno a Lei con la solita richiesta di ospitalità perché tra le attese deluse del sindaco di San Pietro in Amantea vi fu la richiesta di rispetto a chi chiede dei diritti, nello specifico il diritto a sapere e, non rendendosi conto del peso delle parole espresse, tentò di rispondere senza rispondere.

Ero partito dalla convinzione che, più che parlare forte e lanciare anatemi, fosse stato necessario parlare chiaro e perciò avevo posto a pilastro del mio atteggiamento la dignità della persona, indipendentemente dal suo orientamento politico. Poiché ciò è stato ritenuto minimale; della nota allegata, depositata il 17.9 2018 al n. 2281 del protocollo del comune di S. Pietro in Amantea, avrei preferito non parlarne né, tanto meno, renderla pubblica.

Un primo cittadino, anche se vince con il 71,2% dei voti non può negarsi, né comportarsi elargendo “edulcorate” valutazioni, come fece. Ciò potrà capirsi, credo, attraverso la lettura della nota allegata che spero avrà la bontà di pubblicare”.

         Ferruccio Policicchio         Vico Bellavista, 4 87030 S. Pietro in Amantea (Cs)

Al sig. sindaco Comune di S. Pietro in Amantea (Cs)

(Rif. nota n. 1572 del 22.08.2016)

Oggetto: Per saperne di più, ma anche per ridere un po’ in un giorno di mezza estate tra canti,  

             mangiate e ballate.

Con ritardo, e me ne scuso, riscontro alla nota citata a margine, a sua volta risposta alla lettera aperta dello scrivente, datata 15.8.2016, avente il medesimo oggetto.

Lei, in detta nota, asserendo “che il ridere fa bene alla salute”, senza soddisfare alcuna delle domande poste ha usato espressioni quali:

  1. 1)(…) legge con rassegnazione e poco gusto le cose che scrive, tant’è che, in merito alla nota ultima, non intende rispondere (…). Infatti, non ha dato alcuna risposta agli interrogativi.
  2. 2)(…) Avrebbe, però, argomenti e capacità per rispondere alle basse volgari insinuazioni che solo in una mente piena di perfidia e cattiveria possono albergare … Non ti curar di loro (…).

Devo riconoscere che ha chiuso, con una metafora ottima, anche se in modo incompleto.

Sulla porta – prima di entrare «ne la città dolente, tra la perduta gente» – il Sommo notò, non capendone il significato, la scritta: «Lasciate ogne speranza, voi ch’intrate» e il Maestro così spiegò: «Qui si convien lasciare ogne sospetto;ogne viltà convien che qui sia morta» e solo più avanti dice: «non ragioniam di loro ma guarda e passa».

Infatti, pur avendo “argomenti” e “capacità” non ha dato alcuna risposta ai quesiti posti, né tantomeno ha intrapreso altre vie per difendersi dalle basse volgari insinuazioni che solo in una mente piena di perfidia e cattiveria possono albergare.

  1. 3)(…) Quanto al contenuto degli atti la Sua nota intelligenza è tale che ogni risposta è superflua (…).

Potrebbe spiegarsi meglio?

  1. 4)(…) Le do un consiglio (non richiesto): si legga bene gli atti troverà risposta alle sue domande che, verosimilmente La tengono sveglia la notte e si faccia quattro risate, anzi otto sedici … (…).

Dio, quanto è buono! Ho accolto il consiglio, questo il motivo del ritardo, ma lei non deve dare consigli non richiesti deve dare risposte alle istanze poste dai cittadini.

  1. 5)(…) Tanto rispondere a Lei è inutile, anche perché il Popolo, i Cittadini quelli che devono (dovevano) capire, cioè quelli che né Lei né qualche accolito, avete capito ne capirete mai, hanno capito e capito bene e la valanga di voti, confluiti sulla persona di che le scrive e dei suoi collaboratori, bastano e avanzano a capire tutte le risate che da qui all’eternità può farsi in beata solitudine.

Potrebbe essere più chiaro sulla dizione “qualche accolito”? Quanti e chi sarebbero?

In queste sue parole c’è il botto finale che a me danno il sapore di un puerile entusiasmo. Considerandosi un Unto dal Signore grazie alla valanga di voti ricevuti, di essi se ne fa scudo autorizzando sé stesso a non rispondere. Sono rabbrividito perché mi ha fatto tornare alla mente un altro politico miracolato, il quale, per la valanga di voti confluiti sulla sua persona, non intendeva rispondere alla Giustizia. E ciò, secondo il suo pensiero, l’ha autorizzata ad esimersi – anche se legge con rassegnazione e poco gusto le cose che scrivo – dal dare risposte ad un cittadino (che sa di non sapere) ritenendo lei che: rispondergli è inutile.

La sua elezione, avvenuta in modo bulgaro, non fu messa in dubbio, il suo operato si !

S’è scappato dalle domande significa che c’è qualcosa da cui scappare.

Insomma, si è sforzato ad esporre nulla di che andare fiero se non avrà dato risposta:

  1. Alla determinazione n. 1 del 12.01.2016, del segretario comunale di S. Pietro in Amantea, mal posta in albo on-line e da lei definita “pagliuzza”;
  2. Alla determinazione n. 31 del 22.07.2016, del segretario comunale di Falconara Albanese (Cs), dove viene trattato l’acquisto delle corone “rubate” alla scultura della Madonna delle Grazie del nostro paese;
  3. Alla sua denuncia circa i danni arrecati alla suddetta scultura della Madonna delle Grazie.

Resto in attesa di risposta agli interrogativi già posti e a quelli che qui si pongono.

Se vuole può esporre la presente nota in albo on-line del Comune; da parte mia verrà inviata al blog Tirreno news.

Per brevità e una più spedita e facile comprensione, allego copia della nota posta a riferimento.

San Pietro in Amantea 16.9.2018.                                        (Ferruccio Policicchio)

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