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Amici, il Governo sta per approvare alcune riforme che dovrebbero cambiare, secondo il M5S e la Lega, la vita di alcune famiglie italiane se decidessero di fare il terzo figlio.

Nell’ultima bozza di Bilancio circolata ieri, oltre alla conferma del reddito di cittadinanza e alla flat tax, è spuntata, a sorpresa, la cessione di terre da coltivare alle famiglie che decidessero di fare il terzo figlio tra il prossimo anno e il 2020.

Una misura adottata per favorire lo sviluppo socioeconomico delle aree rurali e la crescita demografica attraverso il sostegno alle famiglie.

Quali sarebbero i terreni da dare alle famiglie?

Quei terreni di proprietà dello Stato e quei terreni in stato di abbandono specialmente nelle Regioni del Sud.

Saranno concessi gratuitamente per un periodo non inferiore a 20 anni.

Ma c’è di più. Per i nuclei familiari è prevista anche una agevolazione per l’acquisto della prima casa nelle vicinanze dei terreni eventualmente assegnati, ossia mutui per 200 mila euro per la durata di 20 anni a tasso zero.

Terreni incolti da diversi anni e terreni abbandonati nei nostri paesi ce ne sono tantissimi e sarebbe davvero bella cosa se ci fossero famiglie disponibili a ritornare nei campi, a seminare come si faceva una volta grano e granturco, a coltivare patate, fagioli, melanzane, pomodori, cavoli e i vigneti, i ficheti, gli uliveti della Variante, di Cannavina, di Camoli, di Colongi, di Gallo, di Sant’Elia, etc.

I nostri vini erano rinomati e i nostri fichi erano richiesti da Marano e Colavolpe.

Non molto tempo addietro le numerose famiglie calabresi abitavano nelle turre di campagna e vivevano soltanto di agricoltura e le terre erano fiorenti.

Poi, vuoi per la scarsa natalità, per il calo dei matrimoni, per l’invecchiamento della popolazione, per l’emigrazione dei giovani in cerca di fortuna all’estero, i terreni sono stati abbandonati specialmente quelli collinari e al posto dei rigogliosi vigneti, ficheti, uliveti ci sono cresciute spine e calavruni.

Ora il Governo si è accorto che in Italia, specialmente nelle Regioni del Sud, ci sono moltissimi terreni incolti e abbandonati e che la popolazione di anno in anno sta decrescendo.

E allora per incrementare la demografia darà la terra gratis a chi ne farà richiesta ma alle famiglie con almeno tre figli a carico.

Le terre ci sono, purtroppo. Mancano, però, le famiglie con tre figli.

Dove sono le famiglie oggi disposte ad avere un terzo figlio se a malapena riescono a sbarcare il lunario con uno o due figli a carico?

E dove sono le famiglie che desiderano ritornare alla terra?

I giovani hanno lasciato la loro terra e non sono più disposti, facendo enormi sacrifici, a ritornare alle origini.

Non dovevano partire. Non li dovevamo fare partire. Purtroppo sono partiti.

E ogni anno 16 mila giovani calabresi vanno via, partono. Lasciano casa e famiglia alla ricerca di opportunità che qui non trovano e forse di una vita migliore.

Altri giovani sono rimasti, studiano, si laureano. E poi?

Alla fine, come hanno fatto i loro coetanei, partono anche loro e non hanno nessuna voglia di ritornare.

Ma ritorniamo alle reali intenzioni del Governo adottate per la crescita demografica attraverso il sostegno alle famiglie.

Mi è venuto alla mente un famoso slogan di Benito Mussolini:- Un popolo ascende in quanto sia numeroso -.

Per questo motivo il fascismo ha incoraggiato in tutti i modi l’aumento della popolazione tassando i celibi e premiando chi faceva figli. E così istituì i premi di natalità.

Molte famiglie del mio paese beneficiarono di questi premi.

E ora, a distanza di 90 anni, essendo l’Italia in fase di decrescenza demografica, oltre che di crisi economica, il Governo in carica tenta di rivisitare il premio di natalità di Mussoliniano memoria con dei provvedimenti che non porteranno nessun beneficio perché non ci sono in Italia coppie che vogliono più figli.

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Il fenomeno della emigrazione è un fenomeno iniziato secoli fa e che ancora perdura.

La emigrazione verso paesi europei ed americani ha interessato molti italiani, in particolare Veneti, Calabresi, Siciliani, Campani.

Erano tutti emigranti il cui accesso era autorizzato dai paesi che li avrebbero ospitati.

Uno di essi è stato recentemente ricordato a Lago.

Si tratta di Carmine Arlia emigrato agli inizi del novecento per gli USA.

Li Carmine fece tutti i lavori, come avveniva per la quasi totalità degli emigrati, specialmente calabresi.

Ma non riuscì a dimenticare il suo paese natio e soprattutto il borgo di Vasci nel quale abitava con la sua famiglia.

Li a Vasci era in costruzione una piccola cappella che poi venne intitolata a san Francesco d’Assisi.

Gli era impossibile dimenticare quella chiesetta che era l’unico punto di incontro e di socializzazione di tutti gli abitanti del borgo.

Sicuramente sperava di rientrare in Italia, nel suo paesello di Lago e nel suo borgo di Vasci.

E con questo pensiero Carmine Arlia riuscì a mettere da parte la somma di 195 lire del 1912.

Una somma rilevante per quegli anni quando un bracciante che riusciva a lavorare guadagnava per 10 ore di duro lavoro circa 2 lire al giorno.

Inviò la somma al parroco di Lago che tre anni dopo nel 1915 gliene rilasciò dovuta ricevuta e la destinò alla realizzazione della sagrestia.

Un secolo dopo gli eredi hanno pensato di ricordarlo con questo scritto:.

“In memoria di Carmine Arlia

Agli inizi del ventesimo secolo partirono per gli USA milioni di persone alla ricerca di un lavoro, così da dare risposta alle esigenze economiche delle proprie famiglie.

Tra questi Carmine Arlia di Lago.

Carmine Arlia, partendo, aveva lasciato a Lago la propria famiglia e nel luogo dove era nato, i Vasci, una chiesetta incompleta.

Lavorò duramente e nel mentre continuava a soddisfare le esigenze della sua famiglia, riuscì a mettere da parte un discreta somma ben 195 lire che inviò al parroco di Lago per completare la cappella dei Vasci, intitolata a San Francesco d’Assisi.

Gli era impossibile dimenticare quella chiesetta che era l’unico punto di incontro e di socializzazione di tutti gli abitanti del borgo.

Forse sperava di rientrare in Italia, nel suo paesello di Lago e nel suo borgo di Vasci.

La somma inviata era equivalente a quasi tre mesi di lavoro di un bracciante.

Di questo dono ne ha fatto attestazione il parroco di Lago il 5 gennaio 1915.

Oggi i discendenti di Carmine Arlia, Vita Carino, Francescano, Campora e Morelli, vogliono ricordare questo nobile gesto, il loro avo e donante Carmine Arlia, la moglie Porco Caterina, i figli Arlia Angelo, Carlo, Benio, Teresina e Vincenzina

Amantea/Vasci Ottobre 2018

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Riceviamo e pubblichiamo il seguente comunicato stampa:

“Domenica 30 settembre alle ore 18.00 ,accolto da tutta la comunità parrocchiale e dalle autorità civili e militari belmontesi , il nuovo Pastore Don Sergio Locane ha iniziato il suo apostolato con una solenne celebrazione eucaristica in chiesa Madre.

Purtroppo, però, la giornata di festa e di gioia è stata macchiata da un grave lutto che ha colpito la nostra comunità ed il primo pensiero Don Sergio lo ha rivolto a tutta la famiglia   condividendo il loro profondo dolore per la prematura tragica scomparsa, unitamente a tutte le famiglie che, colpite da gravi tragedie luttuose, vivono nel ricordo e nella rassegnazione ,invocando sempre la misericordia divina.

Dopo il saluto del Sindaco , alla presenza della autorità militari e civili e con la gradita presenza del Sindaco di Fiumefreddo Bruzio, paese dove Don Sergio ha esercitato fino ad oggi la sua missione pastorale e dove era ben voluto e stimato, nella sua prima omelia il nuovo Parroco ha tracciato il suo programma di apostolato e di preghiera definendosi” non un prete da ritrovare in sacrestia bensì un prete di strada”, cioè in comunione con la gente ,vicino alle esigenze ed ai problemi dei parrocchiani e, soprattutto con amore fraterno nei confronti del prossimo.

L’amore è il bene che vince sul male e proietta la comunità verso orizzonti di pace e di fraternità condivisa.

Scriveva San Paolo nella lettera ai Corinti” se anche parlassi le lingue degli uomini e degli angeli ma non avessi l’Amore ,sono come un bronzo che risuona ed un cembalo che tintinna, Perché l’amore è paziente, non si vanta, non si gonfia, non manca di rispetto, non si adira, non tiene conto del male ricevuto ,non gode dell’ingiustizia ma si compiace della verità. L’amore tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta e, soprattutto , non avrà mai fine”.

Alla fine della cerimonia Eucaristica Don Sergio ha abbracciato uno per uno tutti i presenti ,per una conoscenza più diretta ed ha augurato ,per l’intercessione di Maria , madre del Cristo, un buon inizio e una santa e ricca raccolta di anime.

La comunità belmontese ringrazia di cuore Sua Eccellenza Reverendissima   il padre Arcivescovo   Francesco Nolè ,per la grazia ed il grande dono ricevuto e si stringe attorno a don Sergio iniziando il cammino di una fede convinta e sincera alla continua ricerca dell’AMORE in Cristo.

Belmonte Calabro li 01/10/2018

La comunità Parrocchiale di Belmonte Calabro

Ndr Don Sergio Locane è nato a Cosenza il 19 settembre 1974 ed è stato ordinato sacerdote il 9 settembre 2000.

Don Sergio è stato sacerdote nella parrocchia San Michele Arcangelo di località Cariglio a Fuscaldo e poi a Fiumefreddo Bruzio.

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