E’questo il senso delle dichiarazioni della deputata del M5S Dalila Nesci traibile dal suo intervento alla Camera dopo la notizia pubblicata dal Corriere della Calabria: «Occorre intervenire sulle elezioni regionali»
Opportuno il fatto che il Movimento Cinquestelle abbia portato alla attenzione della Camera la vicenda dei voti di 'ndrangheta che un esponente di spicco del Pdl, finora ignoto, avrebbe a Cosenza pagato fino a 200mila euro per essere eletto nel 2010 consigliere regionale della Calabria.
La deputata M5S Dalila Nesci è intervenuta nell'aula di Montecitorio, precisando che dal testo della notizia, data ieri dal Corriere della Calabria, ciascuno si è fatto «un'idea precisa su chi potrebbe essere il personaggio indagato per la gravissima ipotesi di reato».
E poi la parlamentare M5S ha aggiunto «Il punto non è di giocare al toto-indagato. Occorre intervenire sul serio sulle elezioni regionali in Calabria, senza ignorare, senza mantenere il silenzio o distrarre l'attenzione».
Come non ricordare e la deputata cinque stellina lo ha fatto che «nel consiglio regionale uscente ci furono tre arrestati per 'ndrangheta e durante quello precedente si consumò l'assassinio del vicepresidente Francesco Fortugno, legato ad appetiti criminali e interessi di potere».
E come non ricordare che «Il presidente del Consiglio Matteo Renzi andò a Scalea, lo scorso 26 marzo, come segno di riguardo per le istituzioni, spesso infiltrate dalla 'ndrangheta».
Poi la Nesci ha concluso: «La 'ndrangheta gestisce pezzi di elettorato. Pertanto, è necessario che il governo esca allo scoperto e dica se e come vuole garantire le elezioni in Calabria».
I calabresi la ringraziano ma le ricordano che i voti mafiosi non si comprano solo alle regionali!
Lo sforzo, allora, dello Stato e dei suoi organi deve essere diretto ad ogni livello, cominciando dalle elezioni comunali.
Che senso avrebbe arrestare un consigliere regionale e lasciarne 500-1000 nei comuni pronti ad ubbidire alle esigenze del potere mafioso, alle lobby, ai poteri della massoneria deviata, ai poteri economici, urbanistici, eccetera ?
Nei comuni calabresi offende molto di più vedere la ubbidienza dei consiglieri comunali che quella lontana e spesso inavvertibile dei consiglieri regionali.
Non solo. Ma sembra che nessuno pensi anche al fatto che i rapporti tra mafia e politica sono determinati, indotti, garantiti, dai politici locali e dai colletti bianchi che viaggiano “border line” nei loro comportamenti forse( o proprio?) perché sanno di essere intoccabili.
Loro sanno che gli investigatori non sono numericamente sufficienti per condurre accertamenti precisi e costanti sugli atti deliberativi, sulle determine, sulle spese e sui pagamenti.
E sanno forse( o proprio) di essere intoccabili per la insufficiente preparazione degli investigatori e per la difficile se non impossibile attenzione della DDA ai loro comportamenti.
Terribile è infine il fatto che con la scusa della mafia spesso la politica diventa onnipotente e suggerisce al cittadino di farvi ricorso!
Ed ancora più terribile è il fatto che il popolo calabrese si illuda quando vengono effettuate indagini preludenti a possibili momenti giudiziari rilevanti e poi su esse scende un ingiustificabile silenzio che lascia supporre scenari inaccettabili!
Ed ancora più terribile quando poi nella rete restano i pesci piccoli e scappano i pescecani, quelli che fanno politica da una vita vestiti da angeli e protetti dai politici diavoli
La lotta alla mafia, al malaffare, agli abusi deve essere condotta ogni giorno e dappertutto anche contro le inaccettabili disparità di trattamento che si sussurra siano alla base della piramide dello stesso male!