“I'll stand by you in wear or well Daisy, Daisy
You'll be the bell we'll try to rip you know
Sweet little daisy bell, You'll take the lead in each trip we take.”
La quarta rivoluzione industriale sta cambiando non solo quello che facciamo, ma anche chi siamo. Influenzerà la nostra identità e tutti i quesiti ad essa associati: il nostro senso della privacy, le nostre nozioni di proprietà, le nostre abitudini consumistiche, il tempo che dedichiamo al lavoro e al tempo libero, e il modo di progettare le carriere, coltivare le nostre capacità, incontrare persone, e nutrire i rapporti interpersonali. Sta già cambiando la nostra salute conducendoci verso un sé "quantistico", e fra non molto produrrà una nuova fase evolutiva. La lista è infinita e a porre i confini sembra esserci al momento solo la fantasia umana. Insieme a tanti altri, utilizzo la nuova tecnologia già da molti anni, ma a volte mi chiedo se l'integrazione della tecnologia nella nostra vita possa in qualche modo diminuire la quintessenza delle nostre capacità umane, come la compassione e la cooperazione. Il nostro rapporto con lo smartphone è un esempio calzante. Essere collegati costantemente può privarci di uno dei beni più importanti della vita: la pausa, la riflessione, e la capacità di avere una conversazione piena di significato. Una delle più grandi sfide individuali poste dalle nuove tecnologie dell'informazione è la privacy, che istintivamente riusciamo a percepire. Inoltre, sembra essere importante il monitoraggio e la condivisione di informazioni su noi stessi, come parte cruciale della nuova connettività. Certamente vi saranno molti dibattiti su questioni fondamentali come l'impatto sulla nostra vita interiore e sulla perdita del controllo sui nostri dati che si intensificheranno negli anni a venire. Allo stesso modo, la rivoluzione che si sta attuando nel campo delle biotecnologie e l Intelligenza Artificiale, che stanno ridefinendo il significato dell’essere “umano” spingendo indietro le soglie attuali della durata della vita, la salute, la cognizione e capacità, costringendoci a ridefinire i nostri confini morali ed etici. Né la tecnologia né la rottura causata da essa è una forza esogena sulla quale gli esseri umani non hanno alcun controllo. Tutti noi dovremmo essere responsabili della sua evoluzione, nelle decisioni che prendiamo ogni giorno, come cittadini, consumatori e investitori. Chiaramente questo il Sistema di potere decisionale cercherà di non permetterlo. Dovremmo, quindi, essere in grado di cogliere l'opportunità ed assumere il potere di modellare e condurre la Quarta Rivoluzione Industriale, indirizzandola verso un futuro che rifletta i nostri obiettivi e valori comuni. Per poter raggiungere tale obiettivo, dovremmo essere in grado di sviluppare una visione completa, condivisa e globalizzata su come la tecnologia stia influenzando la nostra vita e come potremmo rimodellare una nuova economia, gli ambienti sociali, culturali, e umani. Non c'è mai stato un momento così nella storia umana; una così grande possibilità di rivoluzionare il sistema in cui viviamo o subire uno dei momenti potenzialmente più pericolosi per l’intera umanità. Oggi il sistema del potere decisionale, tuttavia, continua ad essere volutamente fermo nel proprio pensiero tradizionale, lineare, e molto impegnato nel creare molteplici crisi nelle zone periferiche del sistema e trovare allo stesso tempo una propria continuità futura legata indissolubilmente al suo plasmare il nostro futuro, togliendo ancora una volta la possibilità all’autodeterminazione dei popoli. Per impedire tutto ciò avremmo bisogno di costruire un futuro che funziona per tutti e non per pochi. Ponendo le persone nelle condizioni di gestire la propria esistenza. Al contrario, nella sua forma più pessimistica e disumanizzante , la quarta rivoluzione tecnologia, potrebbe effettivamente avere il potenziale di "robotizzare" l’umanità e, quindi, privarla del cuore e dell’anima.
Gigino A Pellegrini & G el Tarik