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La vicenda di Calabria Etica arriva in Tribunale. 12 inquisiti ed un sistema sotto accusa

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Il sostituto procuratore Graziella Viscomi e il procuratore aggiunto Giovanni Bombardieri della Procura di Catanzaro hanno chiesto il processo per 12 persone accusate di svariate ipotesi di abuso d'ufficio e peculato.

Ecco i nomi

Pasqualino Ruberto, ex presidente della fondazione Calabria Etica, ente in house della Regione Calabria

Vincenzo Caserta già dirigente generale reggente del dipartimento "Sviluppo economico, Lavoro, Formazione e Politiche sociali;

Tadiana Gabriele, presidente della commissione selezionatrice dei progetti "Responsabilità sociale delle imprese in Calabria", "Potenziamento del servizio di accompagnamento per rendere accessibile l'informazione sociale nelle aree interne" e "Sostegno politiche integrate a favore della famiglia";

Sonia Libico componente della commissione selezionatrice di tali progetti

Ulisse Mancari, componente della commissione selezionatrice di tali progetti;

Michele Parise, presidente della commissione selezionatrice del progetto "Piano di comunicazione istituzionale";

Patrizia Nicolazzo componente della commissione selezionatrice del progetto "Piano di comunicazione istituzionale";

Maria Francesca Cosco, e componenti della commissione selezionatrice del progetto "Piano di comunicazione istituzionale";

Antonello Catanese, membro del collegio dei revisori dei conti della fondazione

Domenico Pisano, membro del collegio dei revisori dei conti della fondazione

Maurizio Scerra, membro del collegio dei revisori dei conti della fondazione;

Caterina Ferrante, amministratore unico e legale rappresentante della Crc Consulting.

Ma sotto accusa c'è tutto il sistema

Si parla di

Progetti generici e fumosi, ma molto costosi, per dare lavoro e stipendi a fini clientelari, e a ridosso delle elezioni regionali.

Di Procedure di selezione fittizie e discrezionali.

Di Finanziamenti prosciugati a danno delle politiche sociali per i Comuni.

Di Incarichi professionali affidati agli amici.

Secondo i magistrati, gli indagati, in particolare Ruberto, Caserta, Gabriele, Libico, Mancari, Parise, Nicolazzo, e Cosco, venendo meno al proprio dovere di pubblici ufficiali e trasgredendo all'articolo 97 della Costituzione che prescrive il dovere il dovere di imparzialità nella Pubblica Amministrazione, avrebbero illecitamente favorito l'assunzione di 251 collaboratori per quattro progetti «dal contenuto fumoso, privi di concretezza e di riferimenti alle modalità di attuazione nonché carenti di accordi con le autorità collegate cui i lavoratori erano destinati».

Pasqualino Ruberto, che si avviava a candidarsi a sindaco alle amministrative di maggio 2015 a Lamezia Terme (è stato poi eletto consigliere comunale) è accusato di avere assunto, intenzionalmente e a fini clientelari un numero abnorme di collaboratori a progetto (tra i quali persone a lui molto vicine: Daniela Cappelli, Floreana De Sarro, Tadiana Gabriele, Filomena Silvana Maglia, Carlo Marino, Miriana Paola, Simona Pizzonia, Bianca Maria Vitalone, Daniela Vitalone, Giuseppe Vitalone, Alessandro Cordiano, Antonio Cannone, Luca Gatto, Maria Pia Labate, Sonia Libico, Antonio Mazza, Giuseppe Vittorio Marino, Patrizia Nicolazzo, Pasquale Scaramuzzino, Monica Scicchitano, Licia Soreca, Antonella Torchia, Annamaria Tropea, Ivan Vavalà, Francesco Venuti, Carolina Caruso) per realizzare progetti «generici, fumosi e privi di riferimenti alle modalità operative».

Ultima modifica il Martedì, 14 Giugno 2016 09:03
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