
Una nuova infornata di incarichi assolutamente inutili e costosi a favore degli amici degli amici. Dice Gianluca Callipo.
Riceviamo e pubblichiamo:
“Il Direttore Generale dell’Azienda Regionale per lo Sviluppo dell’Agricoltura Calabrese (ARSAC), nei giorni scorsi ha pubblicato sul sito istituzionale dell’Azienda www.arsac.calabria.it un atto aziendale definitivo completo di dotazione organica, piano industriale, regolamento, ecc., per il quale ha avviato con le organizzazioni Sindacali la relativa concertazione in data 05/09/14. In data 18/09/14 scopriamo che prima ancora di concludere la concertazione, con delibera n. 85 del 18/09/14 adotta tali documenti e trasmette il tutto alla Giunta Regionale per la definitiva approvazione. L’atto aziendale dell’ARSAC, non essendo ordinaria amministrazione, può essere approvato dall’attuale giunta regionale?
Nella fretta di presentare questo atto aziendale alla giunta regionale, il Direttore Generale dell’ARSAC ha bypassato le più elementari regole sindacali ma, soprattutto, ha perso di vista i compiti istituzionali assegnati all’ARSAC con la legge regionale n.66/12 che sono i servizi ai quali hanno diritto ad accedervi gli imprenditori agricoli. Infatti, detto atto aziendale, come già riferito e verbalizzato dalle organizzazioni sindacali del pubblico impiego di CGIL, CISL e UIL, più che rispondere alle esigenze dei servizi in agricoltura sembra rispondere ad altre esigenze in quanto prevede 13 (tredici) nuovi dirigenti e uffici inutili, con un appesantimento burocratico anacronistico e fuori da ogni logica.
E’ possibile oggi immaginare un’azienda pubblica come l’ARSAC, che prevede 13 nuovi dirigenti? E pagati da chi?
I dipendenti del pubblico impiego dell’ARSAC che da oltre 20 anni si occupano di servizi in agricoltura, che conoscono in lungo e in largo il territorio Calabrese e le esigenze degli utenti di questi servizi in agricoltura, ritengono, al contrario di quanto previsto dal Direttore Generale dell’ARSAC nell’atto aziendale, che sia necessario prevedere una struttura molto più snella.
Pertanto, a fronte del diritto delle aziende a fruire dei servizi in agricoltura nella nostra regione, sarebbe logico predisporre un atto aziendale partendo dall’esistente, cioè dall’attuale organizzazione territoriale dei servizi che hanno dato degli ottimi risultati. Infatti, tali servizi che per legge (ex L. R. n.11/92 prima e L.R. n. 19/99 dopo) ha espletato l’ex ARSSA negli ultimi 20 anni rappresentano una delle poche cose che ha funzionato in Calabria ed i risultati relativi allo sviluppo dell’agricoltura in termini di integrazione del reddito agricolo e miglioramento della qualità dei prodotti, (promozione e affermazione di tecniche a basso impatto ambientale nei vari comparti: agrumicolo olivicolo, frutticolo, orticolo ecc., promozione e marchi di qualità per produzione tipiche, ecc.) sono sotto gli occhi di tutti.
Quindi, perché cancellare l’esistente che funziona per creare una struttura con 13 nuove postazioni dirigenziali che appesantiscono i servizi in agricoltura, cioè i compiti di istituto dell’ARSAC, aumentando a dismisura la spesa pubblica?
Questo atto aziendale, tra l’altro, prevede di chiudere 8 dei Centri di eccellenza che hanno dato i risultati citati - Centri di divulgazione Agricola (Ce.D.A.) - dislocati territorialmente, togliendo così servizi alle aziende agricole e concentrando il personale in altre postazioni inutili e meno funzionali.
Considerato che sono trascorsi circa 2 anni dalla L. R. n. 66 che istituisce l’ARSAC, a questo punto ci si chiede: perché non continuare il confronto avviato con le rappresentanze dei lavoratori? Allora forse, considerata la fretta degli ultimi giorni, l’obiettivo del direttore Generale dell’ARSAC non è quello di predisporre un atto aziendale che dia alla Calabria un sistema di servizi in agricoltura snello e funzionale ma, evidentemente, di fare approvare al più presto a questa giunta anche questo atto, per l’unico scopo di affidare il prima possibile altri 13 inutili incarichi dirigenziali.
Il coordinatore protempore della RSU ARSAC Carmelo Orlando
Si tratta dell’avvocato catanzarese Cono Cantelmi
La gara ha visto concorrere i 30 candidati alle regionali eletti dalla base dei grillini calabresi
Cantelmi risulta primo con 183 preferenze
Ma tutti i votanti sono stati poche centinaia. Salvo e&o si tratta di 1367 votanti!
Ecco tutti i voti candidati per candidato:
Cantelmi Cono, 183
Gambino Fabio, 131
Forciniti Francesco, 81
Auddino Giuseppe, 79
Salvaguardia Salvatore, 77
Caminiti Vincenzo, 71
Sergi Davide, 57
Morabito Daniele, 52
Orlando Enzo, 49
Calabretta Giulio, 41
Leone Luigia, 40
Di Bella Melania, 37
Calabrò Giorgia Maria, 37
Rinaldi Nicholas, 37
Belsito Massimo, 36
Bezzon Laura, 34
Coratto Stefano, 33
Cortese Giuseppe, 32
Scerbo Silvia, 31
D'africa Vincenzo, 26
Rombolà Fernanda, 23
Marinaro Espedito, 22
Ciappetta Francesco, 21
Morelli Massimo, 21
Turco Francesco, 20
Barbuto Natale Enrico, 13
Dalise Gemal Francesco, 11
Scarpino Domenico, 9
Donato Salvatore, 7
Piemontese Eugenio Francesco, 7
Sembra incredibile ma è vero.
È il risultato di tre elementi.
Il primo è l'articolo 55-quater della Riforma Brunetta, che prevede la sanzione disciplinare del licenziamento “comunque nei confronti dei dipendenti pubblici accusati di falsa attestazione della presenza in servizio mediante l'alterazione dei sistemi di rilevamento della presenza o con altre modalità fraudolente”. La Riforma Brunetta vuole che la Regione proceda più velocemente della Procura, ed ha imposto all'Ente di irrogare le sanzioni, che vanno dal rimprovero verbale al licenziamento senza preavviso, nei confronti dei dipendenti che non dovessero riuscire a dimostrare la regolarità del proprio operato in sede di audizione davanti all'ufficio di disciplina. E così è stato.
Il secondo è l’approfondita indagine effettuata dai finanzieri del Nucleo di polizia tributaria di Catanzaro, che, per un mese intero, non avevano perso d'occhio l'ingresso dell'edificio che ospita gli uffici regionali attenzionati, a delineare ruoli e responsabilità di ogni singolo presunto assenteista, facendone confluire i nomi in un corposo provvedimento di chiusura delle indagini.
Il terzo è la decisa azione condotta dalla procura di Catanzaro e portata al traguardo dal sostituto procuratore, Carlo Villani, ora nelle mani del GIP Fabiana Rapino, chiamata a procedere con una richiesta di rinvio a giudizio o di archiviazione. Il sostituto procuratore, Carlo Villani, nell'immediatezza dell'avviso di chiusura delle indagini, aveva scritto al direttore generale, Nucara, e al dirigente generale del Dipartimento Presidenza della Regione Calabria, Franco Zoccali, per sollecitarli ad applicare la legge Brunetta.
E la regione non aveva mancato al proprio ruolo ed aveva attivato l'apposito Ufficio, composto dai dirigenti, Sergio Tassone e Roberta Cardamone, e dal funzionario, Giovanni Murone, il quale ha emesso il suo “verdetto”:
-quattro provvedimenti di licenziamento,
-cinque di sospensione dal servizio per un periodo superiore a 11 giorni,
-quarantuno rimproveri, tra scritti e verbali,
-due sole archiviazioni emesse nei confronti degli unici due impiegati che hanno validamente motivato i minuti di assenza contestati.
In sostanza sono stati interessati ben 50 dipendenti regionali, dislocati tra gli uffici dei Dipartimenti Avvocatura, Attività produttive, Cultura, Politiche energetiche, Bilancio e Lavori pubblici, ubicati in viale Cassiodoro.
L’ufficio per i procedimenti disciplinari ha dovuto convocare per il contraddittorio i dipendenti “incriminati” i quali, affiancati da un proprio difensore di fiducia, hanno tentato di chiarire i rispettivi movimenti durante le ore prese in considerazione dall'indagine.
Ora agli stessi non resta che impugnare il provvedimento appena notificatogli davanti al giudice del Lavoro, nella speranza di ritornare dietro la scrivania occupata fino a ieri.