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Riceviamo e pubblichiamo:

“Egr. Direttore, lo scrivente spera vivamente che la nota allegata, riguardante un mancato pagamento assegnato da una sentenza del Giudice di Pace di Paola, nei confronti del sottoscritto, da parte del comune di S. Pietro in Amantea, possa trovare spazio nel suo giornale.

 

La richiesta di rendere pubblica la nota nasce dal fatto che ciò, inutilmente, fu chiesto agli amministratori mentre essa è stata soddisfatta il 4.9.2018 con mandato di pagamento n. 551 reso pubblico in albo on-line il 6.9.2018 sotto il n. 295/2018.

Anticipo i ringraziamenti per l'ospitalità e porgo distinti saluti”.

Questa la nota allegata:

“Al sig. sindaco Comune di S. Pietro in Amantea (Cs) (Rif. nota n. 2989 del 19.12.2017)

Al responsabile Settore AA. GG./Amm. Dr Fedele VENA Comune di S. Pietro in Amantea (Cs) (Rif. nota n.1706 del 10.7.2018)

Oggetto: Richiesta liquidazione spesa derivante da sentenza n. 660/2016 del Giudice di Paola (Paola Canino). Procedimento n. 939/2016.

Lo scrivente, in data 17 dicembre 2017, al responsabile del settore AA. GG./Amministrativi, per la quinta volta chiedeva la liquidazione della sentenza n. 660/2016 emessa dal Giudice di Pace di Paola conseguente a una presunta infrazione al codice della strada.

Il giorno seguente il sindaco, passando dalla sua alla scrivania del responsabile del settore e, servendosi della penna di questi, a mezzo della nota citata a riferimento, così rispondeva:

(…) Le comunico che la somma liquidata a suo nome nella sentenza in oggetto è stata liquidata con determina n. 13 del 29.3.2016 ed è stato emesso mandato di pagamento n. 503 del 28.8.2016. Il mandato risulta essere quietanzato da parte della tesoreria comunale a mezzo di emissione di assegno circolare inviato al suo domicilio (come allegati). (…).

Il 18 giugno 2018, allo stesso funzionario responsabile del settore veniva inoltrata nuova istanza-diffida, il quale, allineandosi allo scritto del sindaco, aggiunse:

(.) La somma di cui chiede il pagamento è stata liquidata alla S.V. con tempistica e modalità viste. Ad ogni buon conto si allegano i documenti del tesoriere a conferma dell’avvenuto pagamento. (.).

Nulla da eccepire sulla determina n. 13 del 29 marzo 2016.

Sul pagamento che detta determina scaturiva, invece, c’è da dire che la somma non fu correttamente liquidata. Fortuna-tamente, si provvide a coletta tra i dipendenti per sanare l’errore.

In merito alla “tempistica” segnalata dal responsabile del settore, pur sapendo dei super poteri riservati da madre natura alle SS. LL. ILL., domanda come fanno i suddetti provvedimenti (determina n. 13 del 29.3.2016 e pagamento n. 503 del 28.8.2016) a sanare una sentenza emessa mesi dopo, ossia il 18 novembre 2016, quando, con la determinazione n. 13/2016, il funzionario responsabile al punto 1)dichiarò: (…) di prendere atto della Sentenza del Giudice di Paola n. 6/2016 con la quale viene accolto il ricorso del sig. Policicchio Ferruccio avverso un verbale di infrazione al codice della strada.

Ma ci siete e ci fate?

Viene spontaneo considerare che: o lo scrivente è un cretino truffaldino; oppure le SS. LL. ILL, essendo insanabilmente miopi da radicata arroganza, non riescono a discernere la realtà. (È una forma elegante per non dire esser C ….ni al quadrato).

Per capirlo, ma soprattutto per evitare ulteriori aggravi a codesto Ente, al solo responsabile del settore, allega copia della sentenza originale pronta per essere presentata al Giudice dell’esecuzione.

Alle SS. LL. ILL. la scelta! Ma in un tempo assai ristretto!

Non è superfluo ricordare che, a scanso di evitare ridicole e misere collette fra i dipendenti, l’agio dovuto alla banca sull’importo riconosciuto dal Giudice non è a carico dello scrivente.

Non rivestendo il presente carteggio carattere interpersonale/privato domanda altresì che la presente nota venga pubblicata nell’albo on-line di codesto Ente.

Grazie.

San Pietro in Amantea 30 agosto 2018. (Ferruccio Policicchio)

Pubblicato in Belmonte Calabro

Tra i luoghi culturali tenuti in poco conto ad Amantea figura quell’antica Chiesetta che chiamiamo di S. Giuseppe e sappiamo che si trova, guardando dal mare l’antica città, sul lato nord della stessa, con la prospettiva rivolta a sud (cosa non di poco conto), dominante e quasi custode dell’antico porto in un paesaggio suggestivo e pregno di significati storico-antropologici.

Non a caso si è detto “quella antica Chiesetta che oggi chiamiamo di S. Giuseppe”.

Essa, verosimilmente, nasce come grotta, ossia eremo – essendo la Chiesa in punto di difficile accesso – perché nella tradizione di molteplici religioni, la grotta era il luogo dove, di preferenza, l’uomo si ritirava e diventava eremita ed in genere, dopo la frequentazione di un personaggio ritenuto “santo” o “illuminato”, l’ipogeo si tramutava in luogo di culto dove potevano edificarsi anche particolari strutture.

Sappiamo che l’insediamento eremitico spesso nasceva per iniziativa di un singolo anacoreta (è il caso, in tempi postumi, di Francesco da Paola) che poi attirava il modus vivendi cenobitico potendosi presentare una iniziativa comunitaria di un gruppo di monaci osservanti di una stessa regola religiosa che sceglieva uno specifico punto per l’isolamento ascetico.

Ed è il caso dell’insediamento, nel rione Catocastro, dei basiliani che, in linea di diretto collegamento tra l’abitato e la grotta (oggi Chiesetta), avevano individuato in essa il punto di riferimento dell’esperienza monastica di isolamento dove i monaci potevano condurre vita anacoretica in solitudine, penitenza e preghiera per un certo periodo recuperando l’ispirazione religiosa originaria, dalla quale lo stesso monachesimo era sorto.

La conferma di quanto asserito viene offerta da un atto di morte, quello di tale Giuseppe Launi, figlio di Gennaro e di Antonia Bonavita, deceduto ad Amantea il 9 gennaio 1848, all’età di anni 70, «in contrada S. Giuseppe» di professione «romito».

Purtroppo il monachesimo orientale e la civiltà bizantina, ad Amantea, è stata relativamente studiata a fondo, anche se sappiamo – oltre ciò che ci è dato cogliere attraverso toponimi ed il culto di alcuni santi che venne a insediarsi nella città – che in conseguenza della lotta iconoclastica fu eletta sede di emirato e, ancor prima, sede vescovile.

L’Eremo è oggi, ancora, meta di pellegrinaggio ogni 19 di marzo, giorno in cui i devoti amanteoti, affollano la processione con fervida devozione.

Buon onomastico, quindi, a tutti i Giuseppe, con particolare riguardo a coloro che parteciperanno alla imminente processione in partenza da «quella antica Chiesetta che oggi chiamiamo di S. Giuseppe».

Riceviamo e pubblichiamo:

“Plauso all’ottima iniziativa di costituire una Commissione Consiliare Mista per il recupero e la riqualificazione delle case “sciollate” di Amantea, anche se, in politica, si usa dire che quando una cosa la si vuole affossare basta darla in mano a una Commissione.

Recuperare memoria vuol dire recuperare cultura, fondamento dell’amor proprio e patrio perché il passato non è passato, è la nostra ombra che ovunque ci segue.

Una volta recuperato il sito, però, ciò non dovrà essere fine a sé stesso,

Qualche associazione, che potrebbe crearsi anche per lo scopo (l’accaduto, per la sua vicinanza temporale, può ancora essere definito un avvenimento personale o di famiglia), dovrebbe “adottare” il posto e recuperare quegli «eventi storici» (bombardamenti anglo-americani) lungo tutta la linea ferroviaria da Reggio Calabria a Salerno o Napoli.

Obbiettivo degli anglo-americani fu quello di mettere in fuga i tedeschi dal sud ed evitare che, attraverso il loro ritiro verso il nord, occupassero Napoli. Da qui la necessità di bombardare piazzali, porti, incroci stradali, posizioni difensive e soprattutto la linea ferroviaria su cui viaggiavano merci: viveri e carburante in modo particolare.

Oltre Amantea, bombardata nel febbraio del 1943 – presumibilmente dall’aviazione inglese poiché il grosso della linea fu interessata dal 320° stormo bombardieri americano, attivato il 23 giugno 1943 e dismesso il 14 dicembre 1945, il quale mosse le sue basi dall’Algeria alla Tunisia, in Sardegna e in Corsica a sostegno delle diverse armate nord-americane – furono bombardati:

il 17 luglio 1943 Napoli;

il 20 luglio 1943 Vibo Valentia;

il 22 luglio 1943 Salerno

il 24 e 26 luglio 1943 Paola;

il 7 e 8 agosto 1943 il viadotto ferroviario sull’Angitola;

il 15 agosto 1943, il 7 e 8 settembre 1943 Sapri;

il 17 agosto 1943 Battipaglia;

il 22 agosto 1943 ancora Salerno, per aprire la strada alla 5ª armata.

il 15 settembre 1943 Eboli e ancora Battipaglia.

L’Italia si arrese l’otto settembre e il giorno dopo gli americani sbarcarono a Salerno mentre i bombardamenti americani seguirono, via via, nei mesi successivi a salire verso nord.

Amantea fu colpita per errore di traiettoria dell’ordigno, la città di Paola non subì danni (una bomba che si dice inesplosa è conservata nel Santuario Francescano), mentre Sapri, per essersi allungato il paese verso la stazione ferroviaria prima di Amantea e Paola, ebbe danni notevoli dove ancora si riscontrano ruderi.

Sapri in quei tre bombardamenti ebbe anche un alto numero di morti: 94, tra cui un neonato di un mese e il più anziano di 96 anni.

Una associazione, a sue spese, nei pressi della stazione, ha eretto il cippo della foto.

Se dovesse essere accolta l’idea-invito, già fin d’ora, offro il personale contributo affinché le due associazioni, di Sapri e di Amantea, si collegassero per lavorare congiuntamente oltre che per organizzare eventi cultural-commemorativi.

Buon lavoro alla Commissione di Amantea. Ferruccio Policicchio”

Pubblicato in Cronaca

Lunedì, 03 Luglio 2017 postavamo sul nostro sito l’articolo “Amantea: La storia e le improvvisazioni degli storici”.

Parlavamo di alcune improvvisazioni trovate sul sito del comune di Amantea che “ mostrano quanto poco si conosca la storia di Amantea. Una carenza alla quale sarebbe ben utile porre rimedio.

Che poi siano “gli storici” od i ricercatori non importa. Certo se questa nuova amministrazione volesse bandire un concorso in linea con questo assoluto bisogno non sarebbe male. Affatto!

Concludevamo così:”PS. Ah, a proposito non sappiamo chi sia l'autore di quanto scritto sul sito web del comune”.

Questo bisogno di dare certezze a chi vuole conoscere la storia di Amantea ha trovato un favorevole apporto nel seguente articolo di Ferruccio Policicchio, che ringraziamo.

“Egr. Sig. Direttore, faccio seguito al suo articolo dal titolo: “Amantea: la storia e le improvvisazioni degli storici”, del 3 luglio 2017, per esprimerLe sostegno.

Se vuol sapere l’autore del sito di cui parla, (se ne vale la pena) o di qualche brochure od opuscolo pubblicato per quel lavoro, deve andare a vedere nell’incarto del finanziamento POR Calabria annualità 2000/2006 asse 2 risorse culturali Misure 2.1.b. sito nell’archivio del Comune.

Al suo interno dovrebbe trovare un appalto vinto da una società, magari una società creata ad hoc, e quindi non dovrà meravigliarsi se dovesse scoprire che ha sede in una via e n. civico dove, di fatto, si trova un asilo infantile.

Questi non sono né studiosi né storici, ma per usare un termine nobile, una specie di moderni amanuensi.

In realtà sono dei scopiazzatori rapinatori, truffaldini, in quanto non hanno la delicatezza di citare le fonti.

Ma la cosa peggiore in ciò, è che, rimanendo anonimo il “mariulo”, impettendosi, il politico ne assume la paternità ed è per questo motivo che ci troviamo nel punto in cui siamo.

Mi inserisco nell’aspetto storico, più precisamente nel periodo che mi è più familiare: il decennio 1806-1815.

A seguito del noto assedio, il monastero dei Minori Conventuali non subì alcun danno anche se nel 1812 fu dichiarato «quasi diruto con terreni inculti attaccati ad esso inadatti alla semina».

Sebbene «quasi diruto» sopravvisse al terremoto del 27.3.1638 (sabato prima della Palme) e a quello del febbraio-marzo 1783.

Il 1° settembre 1808, alle ore 13:00, gli incaricati Giulio Mileti (sindaco) G.B. Cavallo (arciprete), Vincenzo Perciavalle (parroco), Raffaele Meliarca, Pietro Perciavalle e Giovanni Mirabelli (decurioni) si recarono sul posto per procedere alla soppressione e ad inventariare il contenuto del Monastero.

Incontrarono la Chiesa ben arredata di suppellettili liturgiche (argenti, altaristica e paramenti) e ricco il convento.

I frati presenti esibirono la platea dei censi in denaro per un valore di 4.225,65 ducati, e la platea dei censi in generi i quali annualmente davano: 60 tomoli di grano, 23 di granone e 1 di avena.

Era abitato da 4 religiosi che, al momento della soppressione erano Ignazio Damiano, sacerdote di 71 anni nativo di Reggio C.; il sacerdote Bartolomeo Fava di anni 55 di Amantea (figlio del barone Daniele e di Candida Ferrari deceduto il 6 gennaio 1825) ed il laico Raffaele Buffone di anni 78 anch’egli nativo di Amantea, figlio di Antonio e Anna di Rosa, deceduto il 18 novembre 1814 e dichiarato di anni 74.

(E qui c’è da denunciare una incongruenza tra età dichiarata al momento della soppressione e quella scritta nell’atto di morte).

Al momento era assente il P. Guardiano, Ignazio Battaglia, nativo di Reggio Calabria il quale morì sessantenne ad Amantea, il 18 gennaio 1811, avendo scelto di fissare, insieme agli altri fratelli, dopo la soppressione, la propria residenza nella città.

In conclusione, come Lei afferma, il monastero dopo l’assedio era abitato.

Ferruccio Policicchio”

Riceviamo e pubblichiamo la seguente nota dello storico Ferruccio Policicchio

Egr. Sig. Direttore,

spero che questo scritto possa trovare spazio nel suo Blog e perciò La ringrazio in anticipo.

La presente per dare seguito, augurando di aggiungere una pietruzza, ai suoi articoli dal titolo: “Amantea e gli antichi miracoli di S. Vito” e al successivo: “Papa Francesco ha eletto Vescovo della sede titolare di Amantea il Reverendo Mons. Alfred Xuereb”.

Perché Amantea, anticamente, fu sede vescovile e successivamente sede di emirato arabo?

Perché la sede del sedile dei nobili di Amantea aveva sede nell’ex cenobio di S. Basile e da qui il nome del sedile?

Come arriva ad Amantea il culto di S. Elia il giovane essendovi una Chiesa all’interno della città, ed avendo una frazione con lo stesso nome dove si pratica il suo culto?

Perché nella frazione limitrofa a S. Elia (Gallo) nacque e si sviluppò il culto dell’Arcangelo Michele?

Perché la toponomastica orale ad Amantea, ancora oggi, conserva l’appellativo «Pantalia» ch’è la deformazione di Pantaleo?

Perché fino alla metà del secolo XIX Amantea ha conservato un Eremo che era abitato?

Sciogliendo questi interrogativi si capirebbero la motivazione per cui le reliquie di S. Vito, da quel religioso, furono portate e donate alla città.

Agli studiosi si rivolge l’invito di occuparsi maggiormente del monachesimo orientale e della Calabria bizantina (nel nostro caso Amantea) nel periodo anteriore alla conquista araba della Sicilia. Periodo che, per la verità, le notizie sono scarse; ma che, invece, per il X e XI secolo esiste una documentazione abbastanza ricca.

Uno studio simile lo stava portando avanti, ed era quasi alla fine, il compianto Enzo Fera, attraverso fonti bibliografiche ed esplorazioni dei luoghi dell’entroterra amanteota.

Peccato che non ne abbiamo visto la luce.

Saluti.                         Ferruccio Policicchio”

Carissimo Ferruccio , senza anticipare nulla ritengo però utile evidenziarti che qualcosa si muove e tra breve vedrà la luce.

Per esempio grazie ai Lyons sarà presentato il bellissimo libro su Gli arabi in Calabria al quale sei già invitato.

Con altre associazioni amanteane stiamo concordando ricerche su San Nicola di Myra.

Con l’amministrazione comunale stiamo definendo un programma di ricerche e studi talmente ardito da sorprendere anche chi ci sta lavorando.

Le tue domande , ti assicuro, non cadranno nel vuoto. Stanne tranquillo.

Peppe Marchese.

Mercoledì 11 ottobre, alle ore 22:30, fra lo strazio della famiglia ed il dolore degli amici, nella tarda età di anni 95, serenamente si spense in Roma la cara e venerata esistenza del Maestro Francesco Guzzo, da tutti amato e stimato per la gentilezza d’animo, la bontà del cuore e l’innata squisitezza dei modi.

Il funerale si celebrò alle ore 10:00 di sabato 14 ottobre nel piccolo comune di San Pietro in Amantea.

Sin dalle ore 9:00 le persone, prima nella piazza principale e poi sotto casa dell’estinto, attendevano l’illustre cittadino per rendergli l’ultimo tributo di riverente affetto.

Le esequie del compianto non potevano riuscire più grandiose.

Giunto il feretro nei pressi del bivio vicino alla via delle Rimembranze, la gente, con compostezza e in gran rispetto, unitamente al triste lamento delle campane che suonavano a morte, fu accompagnato nella Chiesa della Madonna delle Grazie.

È stata una dimostrazione di generale compianto, una unanimità di dolore che usciva dai cuori commossi dei presenti. Il carro funebre era trasformato in una serra di fiori.

Giunti innanzi alla Chiesa, la salma, rinchiusa in una cassa di noce massiccia, dagli amici, venne portata dal carro in Chiesa, e viceversa dopo la funzione religiosa egregiamente celebrata dal Parroco uscente P. Pio Marotti.

Ultimata la funzione e dopo la benedizione all’estinto, fragorosi applausi coronarono le parole di chi fece l’elogio funebre.

A seguire, con la stessa compostezza dimostrata in precedenza, il feretro fu accompagnato al Camposanto e posto nella cappella di famiglia dove c’erano la cara consorte e l’adorata madre.

Già, la madre, una donna che non ebbe il piacere di vederlo adulto per gioire con lui e di lui.

Ciccio Guzzo è stato amato da tutti perché, intrapresa la carriera scolastica quando la scuola era un martirio, fece nobili sforzi per rendersi degno di appartenere alla classe degli educatori primarî.

Pur essendo un uomo di scuola, è sempre stato assiduo a lavori di ogni genere senza mai lordarsi di qualcosa che non potesse essere lavato.

Si dedicò alla professione e alla famiglia come è dato solo agli uomini coscienti del mandato che la Società impone ad ogni cittadino modello.

Nella sua modestia ebbe grandi ideali in cui credere e per i quali combattere, quindi non seppe resistere al richiamo della politica, la politica locale.

Nacque col fascismo, nel 1923, ma non ne fu mai attratto o affascinato.

Anzi, la sua azione politica si collegava all’impegno volto a sensibilizzare l’opinione pubblica sull’epurazione di chi aveva radici nel fascismo.

Sceso in politica abbassò il capo spendendosi, con energia e zelo, nell’interesse del suo piccolo borgo senza guardare in faccia a sacrifici personali. Fu continuatamente eletto sindaco dal 1970 al 1995, uno tra i sindaci più longevi della Nazione.

25 anni senza aver mai preso una sola lira dalle casse comunali come stipendio.

Eletto sindaco e privo dell’affetto dei genitori, divenne il papà di tutti, più giovani e meno giovani di lui.

Durante i 25 anni di sua amministrazione, realizzò opere significative di civiltà e di progresso, tutte a beneficio della collettività, giammai del singolo, rendendo gradevole il borgo ed in particolare gli agglomerati rurali: viabilità interna, i collegamenti con le frazioni, l’acqua potabile nelle abitazioni del centro e delle frazioni, la casa comunale e via via molte altre opere.

Fu così che si rese Onorevole e benemerito del paese.

Calmo, sereno e modesto, mai si insuperbì per i trionfi; anzi da questi trasse maggior vigore per altre nobili lotte e nuove vittorie con la coscienza di sentirsi puro ed ottenendo che nessuno potrà mai distruggere la sua morale e il suo valore.

Non sarà mai dimenticato per la dignità della vita, per l’alto valore professionale, per la sua indipendenza e per il coraggio che mostrò in tempi difficili.

Vada fin oltre la tomba il mio saluto di rimpianto e di profonda riconoscenza per quanto di bene operò e per gli esempi fecondi che formano, oggi, il suo patrimonio spirituale.

Nella triste e dolorosa giornata delle esequie vi fu un solo neo: nel corteo funebre era assente il gonfalone del “suo” adorato comune e il tricolore sulla spalla del sindaco del momento, o suo delegato. Cosa che, invece, avvenne in quello stesso pomeriggio in occasione dell’insediamento del nuovo parroco.

Sia pace alla sua anima.

Pubblicato in Belmonte Calabro

Si terrà in San Pietro in Amantea , venerdì 2 giugno, nella Sala Polifunzionale Museo dell’arte Orafa la manifestazione culturale: «La Repubblica è donna».

Ce ne da notizia Ferruccio Policicchio con la seguente nota:

“Egr. Sig. Direttore, sarebbe davvero cosa gradita, a me e all’intera Associazione«Uniti per San Pietro “Non solum nobis”», se pubblicasse la seguente nota con annessa locandina di invito a partecipare.

Il prossimo due giugno, 71° anniversario della Repubblica, nel piccolo borgo di San Pietro in Amantea si terrà una manifestazione storico-culturale dal titolo «La Repubblica è donna».

Già dallo scorso gennaio l’Associazione culturale «Uniti per San Pietro “Non solum nobis”» mise in programma il ricordo di questa ricorrenza anche se l’iniziativa presa dall’Onorevole Laura Boldrini, Presidente della Camera dei Deputati, ha risvegliato un lembo della Storia di San Pietro e rinvigorito il Campanile dei suoi abitanti.

In essa manifestazione, uno spazio è stato riservato alla Sindaca Ines Nervi in Carratelli, eletta Consigliera Comunale il 24.3.1946 e la domenica seguente, 31.3.1946, nominata prima cittadina.

Su una parete esterna della casa in cui visse verrà apposta una lapide commemorativa in suo onore. Successivamente si passerà al programma come diffuso e che il lettore potrà leggere da sé su locandina allegata”.

Interverranno Il magistrato Giselda Stella con una reazione sul tema “ Antigone al contrario. Dalle prime elettrici italiane alle donne in magistratura”, lo stesso Ferruccio Policicchio, con una relazione sul tema “Il voto del 1946 a San Pietro in Amantea e nel suo comprensorio”.

Modererà Argia Socievole presidente della associazione.

Pubblicato in Basso Tirreno

Ferruccio Policicchio socio della Deputazione di Storia Patria per la Calabria e dell'Accademia Cosentina vive ed opera tra San Pietro in Amantea (CS) e Sapri (SA). Tra le sue pubblicazioni:

 

San Pietro in Amantea e dintorni nell'800.

Il Decennio francese nel golfo di Policastro, Gutemberg , Lancusi (Sa) 2001, vol. I e II, pp. 736.

Vibonati nel secolo Decimonono, Gutemberg, Penta di Fisciano (Sa) 2003, vol. I e II, pp. 736.

Amantea e dintorni nel Decennio 1806-1815.

Riceviamo e pubblichiamo la seguente nota dell’amico Ferruccio Policicchio

Egr. sig. Direttore,

prendo spunto dal Suo articolo pubblicato il 21 febbraio u. s. dal titolo: “Conoscere la storia significa riuscire ad amare la terra nella quale ci si trova”.

Aggiungo: è mia ferma convinzione che recuperare memoria è uguale a recuperare cultura, fondamento dell’amor proprio e patrio.

Perché mi presento a distanza di oltre due mesi?

Per lasciare spazio agli storici Amanteoti e per non essere considerato un intruso.

Fatta questa breve premessa, mi piace interloquire per segnalare che ad Amantea la toponomastica orale tramanda una località denominata «a Mina» (la Mina).

Potrebbe sembrare un termine a caso, invece l’appellativo è appropriato ed ha un suo importante significato.

Quanti Amanteoti conoscono questo posto?

Esso era noto tra le generazioni precedenti, i ragazzi di oggi lo ignorano e certamente lo sapranno gli anziani che da ragazzi vissero nel centro storico.

Posizionandosi sul marciapiedi di fronte alla ex Pretura, ai piedi si avrà il luogo detto «a Mina».

È il punto dove, durante il noto assedio, dopo aver costruito un cunicolo che andava dalla casa Sacchi (oggi del compianto Enzo Fera) fin sotto il muro di cinta della città, il 6 febbraio 1807, i francesi, creando una breccia, fecero brillare «a Mina», complessivamente 1.300 libre di polvere, e presero la città.

Qualora dovesse ritenere utile e opportuno pubblicare questo scritto, son convinto che verrà detto di non aver recuperato memoria, ma che ho scoperto l’uovo di Colombo.

S. Pietro in Amantea maggio.2017

amantea1

Pubblicato in Cronaca
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