Mercoledì 11 ottobre, alle ore 22:30, fra lo strazio della famiglia ed il dolore degli amici, nella tarda età di anni 95, serenamente si spense in Roma la cara e venerata esistenza del Maestro Francesco Guzzo, da tutti amato e stimato per la gentilezza d’animo, la bontà del cuore e l’innata squisitezza dei modi.
Il funerale si celebrò alle ore 10:00 di sabato 14 ottobre nel piccolo comune di San Pietro in Amantea.
Sin dalle ore 9:00 le persone, prima nella piazza principale e poi sotto casa dell’estinto, attendevano l’illustre cittadino per rendergli l’ultimo tributo di riverente affetto.
Le esequie del compianto non potevano riuscire più grandiose.
Giunto il feretro nei pressi del bivio vicino alla via delle Rimembranze, la gente, con compostezza e in gran rispetto, unitamente al triste lamento delle campane che suonavano a morte, fu accompagnato nella Chiesa della Madonna delle Grazie.
È stata una dimostrazione di generale compianto, una unanimità di dolore che usciva dai cuori commossi dei presenti. Il carro funebre era trasformato in una serra di fiori.
Giunti innanzi alla Chiesa, la salma, rinchiusa in una cassa di noce massiccia, dagli amici, venne portata dal carro in Chiesa, e viceversa dopo la funzione religiosa egregiamente celebrata dal Parroco uscente P. Pio Marotti.
Ultimata la funzione e dopo la benedizione all’estinto, fragorosi applausi coronarono le parole di chi fece l’elogio funebre.
A seguire, con la stessa compostezza dimostrata in precedenza, il feretro fu accompagnato al Camposanto e posto nella cappella di famiglia dove c’erano la cara consorte e l’adorata madre.
Già, la madre, una donna che non ebbe il piacere di vederlo adulto per gioire con lui e di lui.
Ciccio Guzzo è stato amato da tutti perché, intrapresa la carriera scolastica quando la scuola era un martirio, fece nobili sforzi per rendersi degno di appartenere alla classe degli educatori primarî.
Pur essendo un uomo di scuola, è sempre stato assiduo a lavori di ogni genere senza mai lordarsi di qualcosa che non potesse essere lavato.
Si dedicò alla professione e alla famiglia come è dato solo agli uomini coscienti del mandato che la Società impone ad ogni cittadino modello.
Nella sua modestia ebbe grandi ideali in cui credere e per i quali combattere, quindi non seppe resistere al richiamo della politica, la politica locale.
Nacque col fascismo, nel 1923, ma non ne fu mai attratto o affascinato.
Anzi, la sua azione politica si collegava all’impegno volto a sensibilizzare l’opinione pubblica sull’epurazione di chi aveva radici nel fascismo.
Sceso in politica abbassò il capo spendendosi, con energia e zelo, nell’interesse del suo piccolo borgo senza guardare in faccia a sacrifici personali. Fu continuatamente eletto sindaco dal 1970 al 1995, uno tra i sindaci più longevi della Nazione.
25 anni senza aver mai preso una sola lira dalle casse comunali come stipendio.
Eletto sindaco e privo dell’affetto dei genitori, divenne il papà di tutti, più giovani e meno giovani di lui.
Durante i 25 anni di sua amministrazione, realizzò opere significative di civiltà e di progresso, tutte a beneficio della collettività, giammai del singolo, rendendo gradevole il borgo ed in particolare gli agglomerati rurali: viabilità interna, i collegamenti con le frazioni, l’acqua potabile nelle abitazioni del centro e delle frazioni, la casa comunale e via via molte altre opere.
Fu così che si rese Onorevole e benemerito del paese.
Calmo, sereno e modesto, mai si insuperbì per i trionfi; anzi da questi trasse maggior vigore per altre nobili lotte e nuove vittorie con la coscienza di sentirsi puro ed ottenendo che nessuno potrà mai distruggere la sua morale e il suo valore.
Non sarà mai dimenticato per la dignità della vita, per l’alto valore professionale, per la sua indipendenza e per il coraggio che mostrò in tempi difficili.
Vada fin oltre la tomba il mio saluto di rimpianto e di profonda riconoscenza per quanto di bene operò e per gli esempi fecondi che formano, oggi, il suo patrimonio spirituale.
Nella triste e dolorosa giornata delle esequie vi fu un solo neo: nel corteo funebre era assente il gonfalone del “suo” adorato comune e il tricolore sulla spalla del sindaco del momento, o suo delegato. Cosa che, invece, avvenne in quello stesso pomeriggio in occasione dell’insediamento del nuovo parroco.
Sia pace alla sua anima.