
Redazione TirrenoNews
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Amantea è una città strana.
Anzi strana è dire poco, quasi niente.
Una città dove i naturali non amano, ma, anzi e spesso, disistimano se non odiano.
Ed al più sono spesso proni al potere da cui ritengono dipenda tutto.
Una città che elegge i propri amministratori ed immediatamente li disistima, se non di più.
Amministratori, però, che, spesso, non sanno difendere se stessi, la città, la verità e la propria dignità!
Amministratori anche essi proni agli elettori ed ai loro umori spesso balzani.
Gi alloggi popolari sono la dimostrazione di quanto sosteniamo.
Amantea è il paese dove con estrema dignità un cittadino ha vissuto in una tenda a mare ed al quale è stato assegnato un alloggio popolare poco prima di morire!
Ad Amantea c’è gente che ha dormito e forse ancora dorme in un’auto e che, pur essendo in posizione utile nella graduatoria formata in via provvisoria del comune, per un alloggio popolare, non ha voce.
Aspetta con pazienza infinita che si formi la graduatoria definitiva, da cui dipende la possibilità di assegnazione di un alloggio popolare.
Ma se anche queste persone potranno avere un alloggio dovranno dire grazie alle tre o quattro persone/famiglie che quasi quotidianamente si recano al comune a gridare le loro ragioni.
In questi giorni qualcosa si è mosso
Sappiamo per certo che sono stati notificati i primi inviti a lasciare liberi gli alloggi detenuti abusivamente
Se non ottempereranno all’invito gli alloggi saranno sgomberati con la forza
Se lo faranno. Come sarebbe bene, i primi alloggi potranno essere assegnati anche provvisoriamente a qualcuno degli aventi diritto.
Stante poi la forte richiesta abbiamo contezza che l’amministrazione comunale sta per chiedere la assegnazione di nuovi finanziamenti per la realizzazione di nuovi alloggi popolari.
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Falcone e Borsellino: Amantea come Palermo.
Si è svolta in una atmosfera rarefatta la manifestazione organizzata dall’ amministrazione comunale per ricordare la strage di Capaci e l’esplosione nella quale persero la vita Giovanni Falcone, sua moglie Francesca Morvillo e gli agenti Rocco Di Cillo, Vito Schifani e Antonio Montinaro.
Arriva ai pochi astanti la vigilessa (vedi foto)che porta i fiori che saranno posti sotto la targa a memoria dal sindaco Pizzino.
Si può cominciare.
Nella mattinata anche la piazzola era stata ripulita e abbellita con piante e fiori (vedi fiori).
I presenti osservano un minuto di silenzio( vedi foto), occasione per ricordare un eroe che taluni vogliono sia dimenticato forse per non dover ricordare la mafia che lo ha ucciso, trincerandosi dietro , aberranti ed insulse giustificazioni.
Segue un appassionato intervento del sindaco Pizzino che ricorda Falcone, Borsellino, Chinnici e diversi altri che hanno con coraggio proseguito nel loro lavoro di magistrati, di Forze dell’ordine di giornalisti, eccetera.
Anche il successivo intervento di Enzo Giacco segue la linea del sindaco Pizzino.
Ambedue gli interventi sono chiusi da applausi degli astanti.
Intanto su via Dogana passano decine e decine di auto, ma nessuna si ferma.
La breve ma sentita cerimonia si chiude con la posa del mazzo di fiori alla memoria di Giovanni Falcone, della moglie Francesca Morvillo e degli agenti Rocco Di Cillo, Vito Schifani e Antonio Montinaro.
Impossibile non segnalare ai nostri lettori la incredibile assenza di amanteani.
Una cerimonia ,quella di quest’anno, ben diversa da quella del 2017 e non solo in termini di partecipazione.
Erano presenti sono 8 agenti della FF.OO.( 3 finanzieri, 3 marinai d’Italia, 2 vigili), 3 politici, diventati 5 dopo la conclusione della cerimonia ( il sindaco Pizzino, Enzo Giacco, Emma Pati), 6 cittadini tra cui la presidente della Fidapa ( poi diventati 8).
Troppo pochi per non porsi la domanda: perché?.
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Operaio licenziato. Al suo posto un robot di Francesco Gagliardi
Venerdì, 25 Maggio 2018 13:37 Pubblicato in ItaliaAmici carissimi, sappiamo tutti come si può perdere da un momento all’altro il posto di lavoro: per fallimento della ditta, per mancanze di commesse, per crollo dei capannoni
causa terremoto, per malattie prolungate, per assenteismo, etc., ma mai avrei pensato che un dipendente di una ditta in cui lavorava da oltre trenta anni venisse licenziato senza neppure un preavviso e il suo posto venisse preso da un robot.
Avete letto bene, amici, un robot, una macchina che svolge esattamente il lavoro che aveva svolto fino ad ieri un operaio.
L’operaio non serve più, le sue braccia non servono più, se ne può stare tranquillamente a casa.
Al suo posto una macchina che non parla, che non si lamenta, che non prende stipendio, che non va in ferie o in malattia, che non rischia infortuni , che non ha famiglia da mantenere e così la ditta risparmia perché non paga stipendio e contributi.
E’ una notizia vera, non è una fake news.
L’uomo è un operaio di 61 anni ancora giovane per percepire la pensione, vecchio per trovare un altro posto di lavoro, anche perché è un invalido.
E’ privo della mano destra che ha perso trenta anni fa sotto una pressa mentre lavorava nella stessa ditta.
L’azienda dalla quale ora viene licenziato si trova a Melzo ed è la Grief Italia s.r.l. e produce taniche e contenitori.
L’operaio era addetto all’attività di posa di tappi sui recipienti, una mansione semplicissima adatta soprattutto alle sue condizioni fisiche.
Ma ora l’azienda, per risparmiare, non ci ha pensato due volte, lo ha mandato a casa.
Lo ha sostituito con un robot di ultima generazione.
E’ giusto tutto questo?
L’operaio si è rivolto ai Sindacati e agli avvocati.
Attende risposta dall’azienda.
Non chiede molto:che gli siano pagati almeno quello che è giusto: i contributi per arrivare alla pensione.
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