
Petilia Policastro. Un uomo di 39 anni, Alberto Luca Valentino, incensurato, residente a Caccuri e nato in provincia di Milano, è stato ucciso nella località Cavone Grande, nella frazione Pagliarelle di Petilia Policastro, con un colpo d'arma da fuoco in faccia.
Il corpo senza vita è stato rinvenuto dai carabinieri nella tarda serata di ieri in seguito all'allarme dei passanti.
Era poco distante dall'auto che peraltro intralciava la viabilità.
Sono in corso le indagini.
Sul luogo dell’omicidio sono intervenuti i carabinieri della Compagnia di Petilia Policastro e del Reparto operativo del Comando provinciale di Crotone che hanno avviato le indagini.
E’ stata usata con un’arma di piccolo calibro, verosimilmente una pistola, per uccidere Alberto Luca Valentino.
Il cadavere dell'uomo, che lavorava come bracciante agricolo alle dipendenze di un’azienda, è stato trovato dai carabinieri a seguito di una segnalazione giunta al 112 sulla presenza di un ferito a terra.
L’omicidio, secondo le prime ipotesi, sarebbe avvenuto nella tarda serata di ieri o nella notte su una stradina sterrata della località montana Cavone Grande che l’uomo ha raggiunto a bordo della sua utilitaria ritrovata a poca distanza dal cadavere. Valentino, molto probabilmente, aveva un appuntamento con qualcuno, la stessa persona che poi avrebbe fatto fuoco uccidendolo.
Gli investigatori dei carabinieri della Compagnia di Petilia Policastro e del Reparto operativo del Comando provinciale di Crotone che conducono le indagini con il coordinamento della Procura di Crotone sul movente non si sbilanciano e dicono di non escludere alcuna pista.
L’uomo era sposato e padre di due figli
ByIlquotidianodelsud
Crotone. I carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Crotone hanno tratto in arresto il 27enne extracomunitario JOBE Ebrima per tentata rapina aggravata, in danno di due meretrici.
In particolare i militari, a seguito della segnalazione di una aggressione, hanno accertato che due donne di nazionalità Bulgara, rispettivamente di 19 e 45 anni, sono state avvicinate dall’uomo con la scusa di richiedere una prestazione sessuale, quindi minacciate con una spranga metallica al fine di sottrarre loro le borsette.
Le due donne hanno opposto resistenza e allertato i carabinieri che, prontamente intervenuti hanno tratto in arresto il 27enne.
Terminate le formalità di rito, l’arrestato, su disposizione del PM di turno della Procura di Crotone, è stato tradotto presso la Casa Circondariale di Crotone.
Al termine dell’udienza, il Tribunale di Crotone ha condannato l’uomo alla pena di anni 1 e mesi 8 di reclusione.
7 luglio 2019
Isola Capo Rizzuto. Ammontano a 640 anni di carcere, a fronte di richieste per quasi un millennio avanzate dal pm Antimafia Domenico Guarascio, le pene inflitte dal gup distrettuale di Catanzaro Carmela Tedesco contro 65 imputati che hanno scelto il rito abbreviato nel processo scaturito dall'operazione interforze Jonny, con cui nel maggio 2017 fu inferto un duro colpo alla cosca Arena di Isola Capo Rizzuto e, in particolare, sarebbe stata fatta luce sui tentacoli sul Centro d'accoglienza S. Anna, tra le più grandi strutture per migranti in Europa.
Venti anni erano stati chiesti dal pm per Leonardo Sacco, l'ex governatore della Misericordia di Isola e vice di quella nazionale, personaggio chiave dell'inchiesta insieme all'ex parroco Edoardo Scordio (che però ha scelto il rito ordinario insieme ad altri 37): gliene sono stati inflitti 17, ed è stato condannato anche per associazione mafiosa, ma è stato assolto per dodici capi d'imputazione relativi a ipotesi di malversazione e frode in forniture pubbliche.
Per Sacco( vedi foto) era stata avanzata la pena più elevata, al pari di quelle proposte nei confronti dei pezzi da novanta di una cosca tra le più potenti della 'ndrangheta – come Giuseppe e Pasquale Arena e Paolo Lentini - che aveva anche una sua “filiale” nel Catanzarese, sia pure agli ordini della più importante, nella gerarchia mafiosa, “provincia” di Cutro.
La condanna più alta alla fine è stata quella per Pasquale Arena, a 20 anni e 2 mesi, ma spiccano quelle a 20 anni a testa per i cugini Antonio e Ferdinando Poerio, titolari della società di catering Quadrifoglio, servente il Cara, mentre a Giuseppe Arena e a Paolo Lentini sono stati inflitti 16 anni e 4 mesi ciascuno.
Sedici le assoluzioni.
I particolari nell’edizione in edicola domani.
ANTONIO ANASTASI by Quotidianodelsud