Gigi con la sua poetica riesce a rendere leggeri argomenti di grave importanza e, perfino, a colorare panorami di un grigiore mortale.
Usa la fantasia del regista per adattare ad ogni contesto l’evento storico più confacente
Ha avuto la ventura di percorrere ( forse il verbo non è adattissimo tanto più se lo leggiamo nel suo etimo per …correre ) una strada periferica di Amantea e vi ha trovato una buca ogni 2,5 metri.
E così la sua fantasia lo ha portato nel passato a quando tutte le strade erano piene di buche e la gente non aveva nemmeno le auto e tantomeno le macchine fotografiche
Anzi le strade erano poche e per arrivare alle cas si utilizzavano i tratturi e le mulattiere.
Ma oggi è diverso; oggi le strade sono tante, anche se tante, se non tutte, nelle condizioni descritte e fotografate dal buon Gigi.
Ma non solo in campagna. Anche in tante parti del centro abitato.
E pur tuttavia –su questo avrei voluto che Gigi scrivesse- invece di spendere le poche risorse che il comune ancora ha( seppur sottratte al lungomare) per manutenzionarle si inventano passerelle, ponti e nuove strade per amici, sodali e compari. Ma di questo ne riparleremo a breve. Intanto eccovi iìun nuovo , pregevole e romantico documento di El tarik:
“BUCA… BUCA… BUCA CON ACQUA!
Oltre 480 buche e crateri in meno di 1200 metri. Questa è via Marano, una strada comunale di Campora San Giovanni (Amantea). Qui il vento mormora e va/ Non è una selva oscura/ Neanche una strada incantata!/Oh, viandante stai attento alla caviglia!
Lasciata la statale SS 18 ho imboccato la provinciale che porta, dopo aver attraversato Campora San Giovanni, a Serra d’Ajello. Ho parcheggiato la macchina sulla strada maestra all’incrocio con Via Marano. Il mio itinerario del giorno era cambiato. Non più foto da scattare a Serra.
Con la macchina fotografica mi sono avviato a piedi per percorrere i 1200 metri che mi separavano dalla casa di due anziani contadini a me molto cari: la signora Ortensia e il marito Mario Guido. Fatti saltellando i primi 200 metri, decido di tornare indietro e ricominciare da capo la corsa a ostacoli. Non per una strana mania, ma per contare buche e crateri disseminati su questa strada nel Comune di Amantea. Sono bastati pochi passi, all’improvviso mi sono trovato proiettato nel passato. Al tempo della Seconda Guerra Mondiale. A contribuire a questo viaggio indietro nel tempo sono state le fosse e una canzone: “La strada nel bosco” di Cesare Bixio. La cantava Renato Salvatori nei panni di un camionista nel film “La Ciociara” di Vittorio De Sica. Dopo aver dato un passaggio a una madre (Sophia Loren) e a sua figlia, violentate poco prima da militari marocchini nel Frosinate, l’ignaro autista si rivolge alla giovane. Mentre le canta “vieni c'è una strada nel bosco, il suo nome conosco, vuoi conoscerlo tu?”, cerca di farsi strada tra le buche e i crateri prodotti da bombe e cannonate.
Le fosse di via Marano non sono state causate da una guerra, ma dalla negligenza delle Amministrazioni che si sono susseguite negli ultimi 35 anni. Dopo essere stata costruita e asfaltata, questa strada è stata abbandonata a se stessa. Era il 1980, l’anno della strage alla stazione di Bologna, dell’omicidio di Piersanti Mattarella, presidente della Regione Sicilia e fratello dell’attuale Presidente della Repubblica.
Ortensia e Mario vivevano già in via Marano, ma oggi, a differenza di allora, non possono concedersi il lusso di farsi una passeggiata. Camminando tra le buche corrono il rischio di rompersi il femore. Se dovesse succedere, di chi sarebbe la responsabilità? Dell’amministrazione comunale, stando al codice civile. Il Comune è obbligato a custodire le strade, con la conseguenza che è responsabile dei danni cagionati a persone e cose. A meno che non vi sia l’impossibilità di governo del territorio, come in caso di guerra.
Al giocatore di golf Otto Hennie sono bastati 185 colpi per “coprire” 72 buche e vincere l’Open d’Italia 2014. Al Comune di Amantea suggeriamo di indire un open di Golf su Via Marano per porre fine all’annoso problema e smuovere il turismo fermo da decenni.
Gigino A. Pellegrini & G el Tarik”