E’ stato domenica 20 aprile 2014 l’ultima volta che ad Amantea si sono viste le Vulelle, cioè le Velelle velelle o barchette di san Pietro.
Per tanti, ed anche per noi amanteani, spregiativamente chiamati “Mangiavulelle”, e da sempre, la loro presenza è indice di un mare buono.
Si ritiene che questo fenomeno che porta le velelle sulla riva , e che prende il nome di bloom (fioritura), avvenga soprattutto in primavera e in autunno e sia probabilmente innescato da variazioni di temperatura e da un aumento della concentrazione di plancton.
In effetti il target alimentare di questi organismi è rappresentato da uova e larve di pesci e crostacei, e la presenza delle Velelle starebbe a significare soltanto la maggiore presenza di essi nelle acque antistanti Amantea.
E peraltro proprio oggi è calata la temperatura e nei giorni scorsi c’è stata una buona pesca di gamberetti.
Tutte condizioni, che hanno fatto riprendere il ciclo vitale delle colonie adulte che sono sciamate sulla riva grazie al vento dal mare.
Comunque la presenza di velelle non è stata massiva come due anni fa e questo significa sempre che il mare sia in uno stato buono, ma soprattutto che non dovrebbe essersi verificato una eccessiva diminuzione degli stock ittici con le conseguenti importanti ripercussioni ecosistemiche ed economiche.
Delle velelle si sa che arrivano sulla spiaggia ma in realtà non si sa dove siano i punti di origine dei bloom degli organismi gelatinosi.
Si sa che le Vulelle sono cibo per le tartarughe.
Le Vulelle , lo ricordiamo, sono dotate di camere d’aria e di un’alta cresta triangolare a forma di “vela”; “queste strutture ne consentono il galleggiamento e il movimento passivo ad opera di correnti e vento. Le velelle si pongono nella direzione del vento e veleggiano a circa 40° gradi sottovento e se rovesciate riacquistano rapidamente la posizione originale”.
Ed ancora si sa che come le altre meduse le Vulelle possiedono gli organelli urticanti ma la loro tossicità è blanda e non rappresenta un problema per gli esseri umani, per cui la possibilità di mangiarle.
E si sa anche che il caratteristico colore blu che le contraddistingue è dovuto alla presenza di pigmenti carotenoidi (astaxantine), utilizzati come fotoprotettori.