Quando la corruzione è frutto di un caso isolato, una necessità, un’irrefrenabile sete di potere o di denaro, essa è deprecabile, ma non è un problema.
Basta individuare quanto accaduto, isolarlo e cercare di fare il possibile per impedire che si ripeta.
Il problema vero comincia quando la corruzione diventa sistemica, quando lo scambio di favori, di cariche e di potere diventa il collante, il lubrificante che fluidifica l’intera macchina amministrativa.
Sto per tornare ad Amantea dopo 10 giorni di assenza.
La sensazione più immediata e malinconica è quella di una previsione sul prossimo futuro.
Sulle elezioni Comunali.
Un possibile disastro annunciato?
Per ora, mi limito a dire che tutti gli Amanteani, diciamo così, di strada e di piazza, dai contadini ai baristi, dai commercianti ai giovani con lavoro o senza e ai vecchi disincantati, ironizzeranno e imprecheranno sul fatto che si perderà, come sempre è accaduto in passato, una favolosa occasione di riscossa, comunque sarà un’operazione estranea a noi e alla città, sappiamo di essere pessimisti e peggio ancora indifferenti.
Ancora più demoralizzanti saranno le battute di alti personaggi che incontrerò, al livello sociale ed economico, sulle prossime elezioni.
Qualche anno fa lo scrittore Italo Calvino scriveva: “C’era un paese che si reggeva sull’illecito. Non che mancassero le leggi, né che il sistema politico non fosse basato su principi che tutti più o meno dicevano di condividere. Ma questo sistema, articolato su un gran numero di centri di potere, aveva bisogno di mezzi finanziari smisurati (ne aveva bisogno perché quando ci si abitua a disporre di molti soldi non si è più capaci di concepire la vita in altro modo) e questi mezzi si potevano avere solo illecitamente cioè chiedendoli a chi li aveva, in cambio di favori illeciti. Ossia, chi poteva dar soldi in cambio di favori in genere già aveva fatto questi soldi mediante favori ottenuti in precedenza; per cui ne risultava un sistema economico in qualche modo circolare e non privo d’una sua armonia”.
Al mio ritorno da Roma sentirò solo battute umoristiche tipo: “E’ previsto anche uno stand in piazza Commercio per illustrare la corruzione e il malaffare!”
Se le persone che amano Amantea e la rispettano decideranno di starsene al balcone a guardare, uscendo di scena, senza vigilanze e indirizzo morale, le elezioni future serviranno, come ci hanno raccontato le cronache degli ultimi anni – esclusivamente, a dare non solo pane ma anche formaggio alle solite corruttele, a intrallazzatori di ogni risma.
Amantea, gli Amanteani vorranno rispettare la tradizione mandando ad amministrare il paese persone, con tutte le forme d’illecito, da quelle più subdole a quelle più selvagge che si salderanno in un sistema avente una sua stabilità e compattezza e coerenza e nel quale moltissime persone potranno trovare il loro vantaggio pratico, senza perdere il vantaggio morale di sentirsi con la coscienza a posto?
Potranno, ancora una volta dirsi unanimemente felici molti Amanteani, non fosse per una pur sempre numerosa categoria di cittadini onesti ai quali non si saprà quale ruolo attribuire?
Al termine del racconto di Calvino un’insospettabile classe di individui conquista piano piano il proprio spazio, è quella della “controsocietà degli onesti” coloro che “non per qualche speciale ragione…. erano onesti per abitudine mentale, condizionamento caratteriale, tic nervoso.
Insomma non potevano farci niente se erano così, se le cose che stavano loro a cuore non erano direttamente valutabili in denaro, se la loro testa funzionava sempre in base a quei vieti meccanismi che collegano il guadagno col lavoro, la stima al merito, la soddisfazione propria alla soddisfazione d’altre persone”.
Gli Amanteani come me da oltre vent’anni, sono alla ricerca di questa controsocietà.
Roma 9 mar 2017 Gigino A Pellegrini & G el Tarik