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Redazione TirrenoNews

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L’Ufficio regionale per la Calabria ha pubblicato l’allegato c rettificato contenente l’elenco delle scuole calabresi sottodimensionate. Sono ben 67, di cui

1 in provincia di Vibo valentia

4 in provincia di Crotone

6 in provincia di Catanzaro

9 in provincia di Reggio Calabria

A fare la parte da leone con ben 47 scuole la provincia di Cosenza.

Una situazione difficile per le scuole cosentine

Una breve sintesi delle scuole o riferimento alla nostra zona.

1)Aiello calabro: risulterebbe sottodimensionato l’IC di Aiello Calabro ( meno di 300 alunni)

2,3,4)Amantea: risulterebbero sottodimensionati:

-l’IIS Amantea ITCommerciale –ITIndustriale;

-l’IC Campora SG ( per effetto della sentenza del TAR Calabria 661/2013 )

-la D.D Manzoni ( per effetto della sentenza del TAR Calabria 661/2013 )

5,6)Paola: risulterebbero sottodimensionati

-l’IIS Paola ITCommerciale-Ipsia-ITT

L’ITCG Paola G Pizzini

7)Cetraro: risulterebbe sottodimensionato l’IIS Cetraro”Lc.Isa.Ita”

8,9)Diamante: risulterebbero sottodimensionati:

-          L’IC Diamante

-          -l’IIS Diamante “ ItCommercialeG-Ipa”

10)Bonifati: risulterebbe sottodimensionato l’IC Bonifati

11)Grisolia : risulterebbe sottodimensionato : l’IC Grisolia

12)Santa Maria del Cedro: risulterebbe sottodimensionato: l’IC Santa Maria del Cedro “Borsellino”

13)Verbicaro: risulterebbe sottodimensionato: l’IC Verbicaro

Ben 28 le scuole di Cosenza, rende, Cassano, Corigliano ed altre località dell’interno e dello Ionio.

Molti dubbi comunque sulla iscrizione in tale novero alla luce della delibera regionale n 48/2010.

Inchiesta sullo IOR: Arrestato monsignor Scarano .

Venerdì, 28 Giugno 2013 09:45 Pubblicato in Mondo

Il monsignore di Salerno Nunzio Scarano, un funzionario dei Servizi segreti - e un broker finanziario sono stati arrestati nell' ambito di un filone di indagine sullo Ior in corso alla procura della Repubblica di Roma.

L'alto prelato, l'agente dell'Aisi Maria Zito e il broker finanziario Giovanni Carenzio sono stati bloccati questa mattina da militari del Nucleo speciale di polizia valutaria della Guardia di finanza, con le accuse di corruzione e truffa. Tra i reati contestati, anche la calunnia. L'indagine nasce come filone autonomo della più ampia inchiesta sullo Ior.

Le ordinanze di custodia cautelare sono state firmate del gip Barbara Callari su richiesta del procuratore aggiunto Nello Rossi e dei sostituti Stefano Rocco Fava e Stefano Pesci.

La vicenda giudiziaria ruota intorno ad un accordo tra Scarano e Zito finalizzata a far rientrare dalla Svizzera 20 milioni cash di proprietà di alcuni amici del monsignore a bordo di un jet privato. Per questo «servizio», Zito avrebbe ricevuto 400 mila euro.

Scarano, tra l'altro, è coinvolto a Salerno in un'altra indagine per ricettazione, era già stato sospeso dal Vaticano.

Nel Palazzo Apostolico dove ha sede l’Apsa, l’amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica, praticamente il forziere d’Oltretevere, da diversi giorni la scrivania del responsabile del servizio addetto alla contabilità analitica è vuota.

La luce spenta, l’ufficio chiuso. Monsignor Nunzio Scarano è stato sospeso cautelativamente dal lavoro dopo che la Procura della Repubblica di Salerno lo ha iscritto nel registro degli indagati assieme ad altre 56 persone per il reato di riciclaggio. Una accusa pesantissima che ha suggerito ai suoi superiori di agire senza indugio. «La sospensione dal servizio in via cautelativa scatta automatica, da regolamento, quando un dipendente, laico o consacrato, risulta soggetto a provvedimenti giudiziari sia da parte della magistratura vaticana che di quella italiana» spiegano al di là del

Tevere aggiungendo che nonostante la sospensione al monsignore verrà garantito lo stipendio in attesa del verdetto definitivo. Solo se sarà giudicato colpevole e responsabile dei fatti a lui contestati scatterà il licenziamento e l’allontanamento dalla Santa Sede.

Provvedimenti simili sono stati presi recentemente anche per Paoletto, il maggiordomo che aveva trafugato le carte dall’appartamento pontificio, per Claudio Sciarpelletti, il tecnico dei computer e per un gendarme anch’esso coinvolto nell’affaire Vatileaks. Il caso Scarano e l’ombra del riciclaggio stanno causando notevole imbarazzo in Vaticano perché ancora una volta il comportamento di un singolo prelato rischia di gettare una luce sinistra sull’immagine complessiva della Curia e dello Ior, la banca sulla quale si sta concentrando l’attenzione di Papa Francesco deciso più che mai a vederci chiaro e capire se si tratta veramente di una specie di porto delle nebbie come spesso viene descritto. Anche la neonata commissione d’indagine appena istituita è frutto di un orientamento teso a garantire un piano di riforma all’insegna della pulizia e della trasparenza.

L’inchiesta relativa a Scarano, coordinata dal pm Elena Guarino, riguarda un giro di assegni che passando sotto forma di donazioni sarebbero rientrati in una operazione di riciclaggio.

Secondo l’ipotesi accusatoria, il prelato riceveva assegni ufficialmente per ripianare i debiti di un’immobiliare a Salerno. Il denaro - sempre secondo l’ipotesi al vaglio degli investigatori - veniva restituito in contante agli imprenditori che avevano effettuato le donazioni. Spetterà ora agli inquirenti appurare se la società immobiliare è in qualche modo collegata allo Ior e al conto di cui era titolare il monsignore. Scarano, originario di Salerno, vive da tempo a Roma, in un appartamento in via della Scrofa con la madre, anche se ha mantenuto profonde radici nel salernitano dove attualmente possiede alcuni immobili di pregio.

In Vaticano c’è chi ricorda le origini piuttosto modeste della sua famiglia, la vocazione al sacerdozio arrivata in età adulta quando era impiegato alla Banca d’America e d’Italia, la sua intraprendenza. Dopo l’ordinazione venne portato a Roma dal cardinale Martino che per lungo tempo lo ha considerato suo pupillo. Poi ad un tratto i rapporti si sono interrotti.

Continua su “Il Mattino” di oggi 28 giugno

La querelle tra maggioranza e minoranza sulla perdita del finanziamento regionale di 349.200,00 euro per l’avvio della raccolta porta a porta , e che ha visto anche un consiglio comunale intenso e partecipato, ha trovato risposta definitiva.

Amantea ha perso il contributo ma non è il solo.

Amantea risulta tra i progetti mai avviati insieme ad Acquappesa, alla Comunità montana Alto Ionio, alla Comunità montana Alto Mesima-Mopnte Poro, al consorzio Locride ambiente enti locali, a Fertoleto Antico, ad isola capo Rizzuto, a Longobardi, a Mottafollone, a Motta san Giovanni, a Petilia Policastro, a Varapodio, ad 8 Unioni dei comuni, comprendenti ben 32 comuni, tra i quali Rossano e Corigliano calabro.

Non solo.

Ma sono stati anche revocati i cofinanziamenti di altri 30 comuni tra cui Crotone e Reggio Calabria che devono restituire ognuno 300.000,00 euro che erano stati anticipati della regione.

Insomma un grande flop.

Un flop iniziato forse con lo stesso bando che chiedeva risultati irraggiungibili.

O forse si tratta di querelle tra assessori regionali. Dice infatti Pugliano che il prof Greco( precedente assessore all’ambiente che ha denunciato incompetenze varie) “sia come quel guidatore che va contro mano e chiama la Polizia per denunciare tutti gli altri che vanno contro senso”

La triste verità è che i fondi europei potevano costituire un impulso per raggiungere risultati di raccolta più europei togliendo la Calabria( ed ovviamente i suoi comuni) dal ruolo di Cenerentola della Raccolta differenziata con percentuali di poco più del 10 %.

Ora per quanto riguarda Amantea la parola passerà sicuramente al TAR, come assicurato dal sindaco Tonnara nella riunione consiliare del 25 giugno, atteso che secondo i legali del nostro comune sussisterebbero evidenti ragioni a favore del nostro ente.

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