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Riceviamo dall’avvocato Antonio Iaconetti la seguente nota stampa su Coreca

 

Si è tenuta nell’aula consiliare del Comune di Amantea la riunione promossa dal Sindaco Monica Sabatino per incontrare i referenti della Regione Calabria – Uff. Lavori Pubblici e le Associazioni civiche ed ambientaliste che, ormai da tempo, sono contrari al Progetto finanziato dalla Regione Calabria di Difesa del litorale in Località Coreca.

Dall’incontro era presente FareAmbiente, che afferma <<l’attuale progetto più volte bocciato e rimandato al mittente prevede una difesa altamente impattante dello scoglio di Coreca, è prevista una barriera lunga 100 metri lineari, posta su fondali con profondità di 3,50 metri, il tutto di oltre due metri e mezzo sopra il pelo dell’acqua, prevede inoltre un pennello lungo circa 150 mt posto in maniera perpedicolare al moto ondoso.

Per gli ambientalisti, per la maggior parte dei cittadini residenti a Coreca e per l’intera Amministrazione Comunale (Maggioranza ed Opposizione). Anche il  Responsabile Unico del Procedimento Ing. Giuseppe Iritano ha ammesso l’evidente l’impatto ambientale che tale progetto andrebbe ad arrecare, il progetto ricordiamo al momento congelato dalla delibera Comunale del 18 settembre 2014>>.

<<Secondo FareAmbiente,  è necessario valutare proposte alternative meno impattanti e come lo stesso sindaco Sabatino chiede.>>

Anche lo stesso progettista ing. Alberto Borsani che ovviamente ha difeso il suo progetto, ma allo stesso tempo lo ha definito “non bello a vedersi”. Lo stesso Borsani, ha ricordato che già qualche anno fa la giunta del compianto Sindaco Franco Tonnara aveva bocciato l’opera.

Testimonianza toccante è stato l’intervento di un trentenne di Coreca che ha puntato il dito  prevista dal progetto di utilizzare per il ripascimento 43.000 metri cubi di sabbia prelevata nell’alveo del fiume Oliva, notoriamente inquinato da metalli pesanti come certificato dall’ISPRA, il giovane guardando negli occhi i tecnici ha urlato “io sono già stato operato di tumore, a Coreca non porterete proprio nulla! prima di progettare e conseguentemente realizzare altre opere a mare specie se strutturali e invasive occorre risalire alle cause dei mancati apporti solidi provenienti dall’interno dall’entroterra per effetto dell’azione costante e continua di fiumi, torrenti e “corsi d’acqua minori” che veicolano la materia solida. Secondo FareAmbiente è infatti ampiamente dimostrato che i risultati e gli effetti prodotti dalle opere di sistemazione del litorale costiero fino ad oggi purtroppo hanno spesso e volentieri disatteso gli sperati benefici.

Gli studi meteo-marini per tale tipologia di opere sono necessari e di fondamentale importanza, ma evidentemente non bastano da soli al giusto e corretto indirizzamento degli interventi.

E' necessario che i progetti abbiano un capitolo dedicato totalmente ad un’azione partecipata sul territorio da cui ricavare le informazioni del recente passato soprattutto attraverso testimonianze locali, valutandone ovviamente la veridicità, e su queste imperniare lo studio della valutazione ambientale per quelle porzioni di territorio di pregio storico-paesaggistico quale Coreca.

Garritano del Comitato di quartiere di Campora ha più volte ribadito il “no” dei corachesi a quest’opera.

Da quello che oggi ci viene proposto, ha detto Falsetti (WWF) penso di poter dire che questi tecnici non hanno brillato per parsimonia nello spendere il territorio, alzare una muraglia cinese d’avanti allo scoglio avrà protetto il sito dai marosi, ma Coreca come immagine simbolo di questo territorio non ci sarà più e questo per l’intera cittadinanza di Amantea non può essere accettabile. 

Credo giusto invece un intervento avente impatto visivo contenuto, riconoscendo le potenzialità di una Coreca tutelata in maniera consona e rispettosa delle attitudini turistiche del territorio amanteano, territorio che non può prescindere dalle molteplici dimensioni che ruotano intorno alla tutela del paesaggio, imbrattare Coreca equivale a compromettere l’identità di Amantea.

A chiedere la revisione del progetto oggi c’è un’intera città, il mondo associativo che noi rappresentiamo e l’Amministrazione comunale, tutti insieme chiediamo quindi una soluzione meno impattante che nel resto del paese è la normalità, perdere Coreca è, per tutti noi, un prezzo che non possiamo pagare.

Troppe volte ci siamo assoggettati a scelte calate dall’alto, scelte delle quali ogni giorno paghiamo il prezzo sotto forma di territorio che scompare o comunque compromesso.

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Un tempo gli scogli di Coreca erano totalmente immersi in quel mare che giungeva fino alla costa rocciosa di Oliva. Nelle stampe e mappe più vecchie e rare si vede il mare giungere fino alla “grutta du pecuraru” ed ai salti nella roccia e nel terreno che ancora oggi esistono alle spalle della piana di Oliva.

Non è difficile immaginare cosa fosse Coreca in quel tempo; un posto splendido, forse unico, nel quale il verde della roccia si miscelava con l’azzurro del mare ed il bianco delle sua spuma.

Poi le grandi piogge e lo “sfasciume pendulo” cominciò ad inviare misto, sabbia e fango verso il mare e man mano si formarono le brevi piane della nostra costa: quella del capoluogo, quella di Oliva e quella di Campora San Domenico.

Questi terreni restarono tali per molto tempo; secoli e secoli e divennero terreni agricoli altamente produttivi grazie all’acqua del fiume Oliva

Poi a fine 19° secolo venne realizzata la Ferrovia, molto prossima al mare, forse sperando che continuasse il fenomeno di accrescimento della spiaggia. Per realizzarla vennero rubati milioni di mc di misto dai fiumi, così che questo materiale non giunse più a mare e le mareggiate cominciarono a mangiarsi le spiagge, riducendole notevolmente

Poi le piogge continuarono ed i fiumi si riempirono al punto da esondare e creare malefiche lagune dove le anofele allignavano spargendo la malaria in ogni dove. Vennero così creati i grandi muri del Catocastro, del Santa Maria, del Calcato, del Colongi che spinsero più facilmente il materiale litoide verso i maree le spiagge si ricostituirono e la ferrovia non ebbe problemi

Ma poii venne realizzata la statale 18 e contestualmente il raddoppio delle ferrovie e tutto a danno ancora una volta dei fiumi.

Troppe asportazioni e così per anni , molti anni il materiale litoide non giunse alle spiagge ed il mare fece quello che sapeva fare : continuò a mangiare le spiagge.

Proprio Coreca va ricordata come emblema delle scelte più sbagliate .

Coreca è uno di quei pochi posti della costa tirrenica dove la statale 18 viaggia ad ovest del rilevato ferroviario. L’altro è la principessa e sappiamo come sta finendo

Pochi ricordano che a fine 19° secolo ed inizi del ventesimo, prima della costruzione della statale 18, quando imperversavano le mareggiate non era possibile andare da sud a nord dello scoglio di Coreca e viceversa se non passando da Stritturi

Anche per questo venne realizzato il grande muro che fa salire la statale per passare lo scoglio di Coreca, di cui resta ben poco dopo il dissacrante uso degli anni venti-trenta per asportare lo splendido marmo verde.

Un muro che oggi è a rischio di crollo.

Poi improvvisa, irriguardosa, speculativa, irrazionale, ambientalmente e naturalmente lesiva di un contesto bellissimo irrompe la urbanizzazione. Ed ancora una volta si rubò ai fiumi. Ed il mare fece quello che aveva sempre fatto: mangiò le ultime spiagge.

Non solo prime case anche per figli , nipoti e pronipoti, approfittando della mancanza di programmazioni e di controlli urbanistici, ma anche seconde case , case per il turismo

E violenza delle violenze si costruì vicino al mare, troppo vicino al mare, quel mare che era destinati ad avanzare: case ed alberghi.

Quelle case e quegli alberghi che oggi bisogna salvaguardare impedendo al mare di farle crollare e dando loro le spiagge che non ci sono più. Non solo lì, in verità.

Case ed alberghi che hanno spezzato l’incanto e la unicità ambientale e naturalistica di un luogo quale Coreca che oggi si ha la pretesa di assumer ad emblema della bellezza, mentre, al più, dovrebbe essere l’esempio emblematico della più becera dissacrazione. Ambientale e naturalistica

Oggi la pretesa di salvare il salvabile ma con la arroganza di salvare un unicum irripetibile ed in parte anche da parte di chi ha sfruttato questi luoghi macchiandoli irreversibilmente

E sembra inoltre che qualcuno stia tentando di lavarsi la coscienza.

Oggi , cioè, si parla di salvare lo scoglio di Coreca.

Da chi? Dalle mareggiate? Affatto. Le mareggiate anche le più potenti nulla possono contro gli scogli di Isca e contro gli scogli di Coreca.

Perché mentire? Perché nascondere che stiamo tentando di salvare i fabbricati che più o meno regolarmente, ma sicuramente in oltraggio alla bellezza ed unicità dei luoghi, sono stati realizzati per godere in modo privilegiato di un posto che solo a parole è di tutti.

Dove sono, infatti, i parcheggi , magari a pagamento, per godere di Coreca?

Ed allora la domanda se sia eticamente, moralmente, ambientalmente giusto far finta di tutelare gli scogli mentre in realtà si tutelano beni ed interessi privati

Se lo è non stiamo parlando di Coreca e delle sue bellezze, ma di beni ed interessi privati.

Pur rispettabili, ma soltanto privati . E lo dobbiamo fare pure con soldi pubblici?.

Fuori dai denti e zitti, in particolare quelli che nulla hanno fatto per Coreca

Il problema, quindi, non è se fare una barriera emergente od una barriera soffolta ma sapere che cosa intendiamo salvare e perché

Il problema vero è chiedersi se vale la pena intervenire su Coreca se se ne distrugge l’ immagine ambientale e naturalistica.

O se, piuttosto, è accettabile, al contrario, lasciare fare alla natura, convinti che solo essa esprime la giustezza in un mondo “sporcato” dalle scelte umane.

Dico questo perché ho sentito le cose più assurde.

Per esempio relativamente al ripascimento artificiale della spiaggia di Coreca.

Il progettista ha suggerito di prelevare il misto del fiume Oliva

Si è alzato un grido fortissimo :NO!!!! L’Oliva è inquinato!

Sempre lo stesso progettista ha ricordato che il fiume Oliva naturalmente porta a mare il misto. Non poco, almeno20 mila mc all’anno.

Ma se l’Oliva è inquinato allora tutto il misto che giunge a mare è inquinato ed inquina anche il mare. Ed allora come è possibile far mangiare i pesci di Campora GS e far fare i bagni a Campora SG?

E se è vero che l’Oliva è inquinato , allora nemmeno si può usare, come hanno suggerito gli ambientalisti, il misto che si deposita a nord del porto : quel misto viene proprio dall’Oliva!.

Secondo questa logica , altro che prelevare il misto dall’Oliva, qui occorrerebbe impedire che il misto giunga al mare!.

Secondo questa logica , bisognerà fare una grande diga che trattenga il misto. Poi ci vorranno tanti camion che prelevino il misto inquinato e lo portino in discarica, magari sui carri ferroviari che lo portino in Germania od in Olanda. Altro che a Coreca! Ed è una cosa semplicissima! Bastano 160 carri merci per trasportare 20 mila mc di misto.

Per l’acqua , se inquinata, esiste invece una soluzione semplicissima

Basterà impermeabilizzare il letto del fiume garantendo alle acque un percorso non inquinante.

Con totale e profonda onestà- che certamente darà fastidio agli ipocriti che alzeranno la voce che è l’unica cosa che resta loro - chiediamoci cosa stiamo facendo e perché; chiediamoci se non basta tutelare la statale 18 addossando al grande muro le pietre che già sono sul posto ed al più realizzando una piccola barriera soffolta antistante la zona in pericolo per spezzare la forza dei potenti marosi.

E poi fare una approfondita e continua riflessione sul futuro di TUTTA la nostra costa, sulla evoluzione della nostra costa , sugli errori fatti da ognuno di noi pretendendo di costruire quasi sul mare e poi lamentandoci se il mare fa quello che ha sempre fatto senza rispetto dei nostri beni individuali, se l’errore- come da sempre sostengo- sia stato di spogliare i fiumi, pur consapevoli ( se non ieri almeno da tempo) che se i fiumi non portano come fanno da millenni il materiale litoide a mare le spiagge finiranno ed il mare –barriere o non barriere- avanzerà irreversibilmente.

Giuseppe Marchese

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Ecco la nota stampa del comune di Amantea che pubblicizza l’ultimo incontro (il prossimo) per lo scoglio di Coreca, quello finale (o tombale), un incontro di “ascolto” conseguente al quale la politica, sentite le parti, adotterà “le decisioni più giuste per l’intera collettività“, “cercando una soluzione che sia la più condivisa possibile”.

 

Non efficacia della proposta progettuale, allora, non reale e duraturo ripascimento della spiaggia a nord ed a sud dello scoglio, senza lesione delle zone a sud dello scoglio stesso, non tutela della Statale che permette (ancora) di giungere a Coreca(nelle foto il grande muro messo a nudo) , ma condivisione, così che se poi il progetto non dovesse avere effetti positivi comunque sarebbe stata un responsabilità non ascrivibile ad una sola delle parti ( tecnici, politici, associazioni).

La vittoria della apparenza della democrazia non della assunzione di responsabilità

Lo strano è che la nota stampa anticipa la volontà dell’ente evidenziando che “ la costruzione di una scogliera di oltre cento metri di lunghezza, con una cresta sull’acqua di circa due metri, (è) “Una soluzione certamente efficace dal punto di vista tecnico”. Ecco

Si terra oggi venerdì 12 dicembre alle ore 10, presso la casa comunale di corso Umberto I, l’atteso incontro tra l’amministrazione presieduta dal sindaco Monica Sabatino ed i referenti delle associazioni che, nei mesi scorsi, si sono pronunciati in maniera contraria alla realizzazione di una barriera frangiflutti emersa in prossimità dello Scoglio Grande di Coreca.

Come si ricorderà il progetto realizzato dall’ingegnere Alberto Borsani, presentato dalla Regione Calabria e finalizzato al ripascimento costiero del litorale, prevede la costruzione di una scogliera di oltre cento metri di lunghezza, con una cresta sull’acqua di circa due metri. Una soluzione certamente efficace dal punto di vista tecnico, ma di forte impatto visivo. Gli ambientalisti, in primis il Wwf, sostengono che la protezione della costa, così come accaduto nella vicina Tropea, potrebbe essere garantita tramite il posizionamento di una barriera soffolta che preserverebbe l’immagine complessiva del sito. A supporto di tale tesi, nel corso della riunione, verranno presentate alcune relazioni che attestano l’efficacia di questo genere di soluzione. Secondo i progettisti nominati da Palazzo Campanella( ???????) , l’idea della barriera soffolta non sarebbe realizzabile a causa delle “particolari correnti presenti a Coreca”.

L’assemblea, fortemente voluta dal sindaco Monica Sabatino e dall’assessore ai lavori pubblici Sergio Tempo, vuole essere non soltanto un momento di confronto tra due diverse idee progettuali, ma anche un modo per trovare la giusta sintesi e consentire alla Scogliera di Coreca di tornare agli antichi e gloriosi fasti, reinterpretando il ruolo di regina del turismo balneare nepetino.

È bene ricordare che le valutazioni sui due modelli progettuali, da un lato la barriera emersa e dall’altro quella soffolta, sono state oggetto di un vertice che si è tenuto nei giorni scorsi a Catanzaro, presso gli uffici competenti della Regione Calabria, al quale ha partecipato non soltanto il primo cittadino, ma anche l’ingegnere Franco Lorello, dirigente dell’ufficio tecnico di corso Umberto I e lo stesso assessore Tempo.

«L’obiettivo dell’amministrazione comunale nella sua interezza – ha spiegato il sindaco – è restituire il futuro a Coreca. Per fare ciò abbiamo bisogno di conoscere il parere degli esperti che in questo caso devono essere di supporto alla politica. Faremo tesoro di quanto verrà detto nel corso dell’incontro e adotteremo poi le decisioni più giuste per l’intera collettività, cercando una soluzione che sia la più condivisa possibile».

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