Le liti tra fratelli per l’eredità sono diffusissime, “all’ordine del giorno” secondo il consiglio nazionale del notariato. La cronaca ne è piena, il patrimonio può scatenare dissidi irrimediabili in ogni famiglia.
Le liti per l’eredità più famose finite in tribunale
Se quando pensiamo alle liti per l’asse ereditario ci viene in mente Grand Budapest Hotel, il film capolavoro di Wes Anderson e speriamo che in modo grottesco ma positivo possano concludersi le controversie familiari anche nella realtà quotidiana, beh la cronaca ci insegna che non è sempre così.
Altro errore comune è pensare che “i ricchi” non abbiano di questi problemi, e che siano molto più elastici sul contenuto dell’eredità e sulla sua spartizione, in funzione dei loro già corposi averi. Non è così. Ne sono esemplificativi i casi di Luciano Pavarotti e dell’avvocato Agnelli, Alberto Sordi e Lucio Dalla, per citarne alcuni. Ville, case, tenute, opere d’arte, conti correnti e altri patrimoni che anche in presenza di un testamento mettono uno contro l’altro i parenti serpenti. Grandi patrimoni che scatenano grandi appetiti tra coloro che hanno accompagnato la vita del defunto.
Le figure chiave nella risoluzione di queste controversie
Lo psicoterapeuta familiare
Una figura chiave, troppo spesso sottovalutata, in episodi di liti familiari per motivi ereditari è lo psicoterapeuta. Pensare alla psicoterapia fa venire subito in mente la “paura” di malattie mentali o forme gravi di depressione. Non è così. La psicoanalisi, soprattutto di coppia o familiare, è un modo per affrontare i dissidi interni guardandoli con un occhio esterno.
“Chi va via ha grandi responsabilità nei confronti di chi resta” afferma in una intervista sul tema, il professor Luigi Cancrini, psichiatra e psicoterapeuta, fondatore del Centro Studi di Terapia Familiare, uno dei primi in Italia. Premiato nel 2004 a Berlino dalla European Family Therapy Association, è un esperto autorevole di dissidi tra parenti.
I beni, mobili e immobili, sono oggetti, ma veicolano affetti, cioè sono carichi di significato affettivo e simbolico. Quando scompare un familiare, ci si confronta con tempeste emozionali legate al valore affettivo oltre che a quello materiale. La soluzione sarebbe che il genitore, o il de cuius in generale, lasci espresse le sue chiare intenzioni ben prima dell’ultimo mese di vita. Ma spesso non è così, sia per paura del solo pensiero della morte, sia per le scomparse premature ed inaspettate.
Così se per affrontare il riscontro legale del problema basta un avvocato ed un tribunale, per un percorso di affiancamento psicologico che possa essere anche preventivo, sarebbe auspicabile far ricorso alla terapia familiare.
Il Mediatore Civile
In caso di lite per l’eredità, non è solo consigliabile, ma pure obbligatorio rivolgersi a un mediatore per risolvere i contrasti, prima di fare causa a un parente. Questa figura si è resa obbligatoria con la riforma della mediazione civile obbligatoria, voluta dal ministro Angelino Alfano per snellire gli oneri dei tribunali e i tempi di conciliazione. Il mediatore civile incaricato avrà 15 giorni di tempo per convocare le parti e 4 mesi per chiudere la vertenza. Nel caso in cui le parti non giungano ad un accordo sarà il mediatore a trovare una soluzione da sottoporre agli interessati. Solo se una delle parti rifiuta la proposta si andrà davanti al giudice Ma nel caso in cui il giudice arrivi alla stessa decisione già proposta dal mediatore civile, a pagare le spese processuali sarà la parte che ha rifiutato la proposta dell'intermediario.
Il Notaio
Il Notaio, mediatore ante litteram, ben si innesta nel campo della conciliazione ove primaria è l’esigenza di porre le parti in lite di fronte ad un soggetto terzo ed imparziale. Se con l'accordo le parti concludono uno dei contratti o compiono uno degli atti previsti dall'art. 2643 c.c., per procedere alla trascrizione dello stesso, la sottoscrizione del processo verbale deve essere autenticata da un pubblico ufficiale a ciò autorizzato (art. 11, terzo comma, D.L.). La scelta del legislatore risulta pienamente coerente con il sistema di pubblicità immobiliare del nostro ordinamento giuridico, che si pone il precipuo scopo di garantire un controllo di legalità e di dare certezza a tutti i dati immessi nei pubblici registri in ossequio al principio di autenticità del titolo. In tal senso, viene in rilievo l'art. 2657 c.c., che considera unici titoli validi per la trascrizione le sentenze, gli atti pubblici o le scritture private autenticate o la cui sottoscrizione sia stata accertata giudizialmente. In questo scenario, il Notaio è l'unico pubblico ufficiale che ha tra i suoi compiti specifici quello di ricevere o autenticare contratti soggetti a trascrizione.
Come scegliere il notaio migliore?
In questo ci viene in aiuto il web. Con il servizio di notaio online è molto facile richiedere preventivi e consulenze a distanza, selezionando regione e tipologia di consulenza più utile per il nostro caso.
C’è chi lo vive come un semplice svago, chi lavora nel settore e chi ha riscontrato come sia un settore dell’economia nostrana in ottima salute, fonte di numerosi introiti per l’erario. È il mondo del gioco d’azzardo, un universo non privo di criticità, prima tra tutte quella relativa al rischio di sviluppare una dipendenza. Ultimamente è stato al centro del dibattito pubblico e politico: da un lato c’è chi vorrebbe estendere i limiti già piuttosto severi introdotti dal Decreto Dignità, dall’altro ci sono i gestori, gli impiegati del settore e le società sportive.
Gli appassionati del gioco in Italia
Per capire meglio questo fenomeno, occorre avere una visione più approfondita della questione. Ad aiutare in tal senso ci pensa il report estremamente dettagliato diffuso a maggio dal Cnr. Questo studio, compilato dall’Istituto di fisiologia clinica della città di Pisa sulla base delle informazioni raccolte da IPSAD ed ESPAD, evidenziava come nel corso del 2017 il 42,8% della popolazione avesse tentato almeno una volta la sorte puntando, scommettendo o partecipando a un gioco a premi.
L’aumento dei giocatori è un fatto ben testimoniato dai dati: nel 2014 a giocare almeno una volta in 12 mesi erano stati 14 milioni di persone contro i 17 del 2017, di cui occorre specificare che 1,4 milioni ha utilizzato piattaforme online.
Tra il 2010 e il 2017, i volumi delle scommesse nel mondo dello sport sono aumentate di 10 punti percentuali, tenendosi comunque a debita distanza dai giochi che dominano il settore: l’inscalfibile Gratta&Vinci, preferito da ben il 74% degli amanti del gioco, e il Lotto e Superenalotto che, sebbene in calo, vengono apprezzati da più della metà degli appassionati.
Si evidenzia invece un complessivo calo d’interesse da parte delle generazioni più giovane: nel 2017 ha giocato almeno una volta nel corso di 12 mesi 1 milione di studenti rispetto agli 1,4 milioni del 2010.
I rischi connessi alle scommesse e la loro percezione da parte dei giocatori
È ambigua la percezione del gioco da parte di una fetta consistente degli appassionati. Il 39,1% sostiene che sia possibile arricchirsi giocando, mentre tra i ragazzi della fascia d’età che va dai 15 ai 19 anni (16,7%), trovano terreno fertile idee avulse dalla realtà, come quella secondo cui l’esito dei giochi aleatori come il bingo dipenda dalle capacità della persona e non dal caso.
Le iniziative promosse dai gestori in possesso della concessione AAMS volte a promuovere e a far conoscere un tipo di gioco responsabile, hanno contribuito al diffondersi di numerose informazioni utili e corrette, tanto che solamente 1 studente su 10 è all’oscuro del divieto al gioco che vige per i minorenni. Del resto, l’accesso al gioco online è impedito dai gestori: per aprire un conto gioco virtuale è indispensabile inviare un documento di identità che attesti il compimento del diciottesimo anno di età. Di contro, solamente uno studente su quattro ha riscontrato delle difficoltà nelle tabaccherie o negli altri esercizi pubblici; un segno, questo, che testimonia la scarsa e blanda attività di monitoraggio messa a punto nelle ricevitorie e simili.
La dipendenza dal gioco vista da vicino: tutti i numeri
E coloro che sono affetti dalla dipendenza dal gioco? Parallelamente all’incremento e al notevole successo delle scommesse e dei giochi basati sulla fortuna, si riscontra un aumento del fenomeno della ludopatia. Se nel 2010 ad esserne affetti erano 100mila individui, nel 2014 c’è stato un incremento pari al 2,4% che ha portato la somma a sfiorare le 400mila persone.
Ma quanto spende un giocatore? Nel corso di un mese, la cifra investita da una persona con un approccio sano al gioco non oltrepassa i 10 euro mensili. Coloro che manifestano un principio di disturbo toccano le 50 euro mensili in un caso su due, ma ben il 14,9% della popolazione arriva a spendere nel vizio del gioco anche più di 200 euro al mese.
Il diffondersi della ludopatia è un problema rilevante nella popolazione adulta, ma fortunatamente risulta in calo tra le giovani generazioni: qui si riscontra un calo soprattutto per quanto riguarda le regioni centrosettentrionali.
Prevenire i disturbi legati al gioco: tutti gli strumenti
Sin dal loro esordio nel mercato dell’Italia, i giochi di fortuna e le scommesse online sono stati sottoposti a numerosi controlli e verifiche da parte dell’ex AAMS, volti a impedire l’accesso al gioco da parte dei minorenni e a favorire e diffondere la cultura del gioco responsabile e legale tramite una serie di strumenti di autoregolazione, tra cui:
• Durante l’iscrizione, i portali di gambling e betting online attivi sul territorio italiano richiedono a ogni nuovo utente di impostare un limite di versamento settimanale massimo.
• Il giocatore ha la possibilità di indicare un tetto di spesa quotidiana e relativo alla singola puntata.
• È possibile escludersi dal gioco in via temporanea o definitiva. Tale misura blocca in automatico la possibilità di creare ulteriori conti gioco e inibisce l’utilizzo anche di quelli registrati presso eventuali altri gestori.
•Ogni portale certificato AAMS indica a chiare lettere come occorre approcciarsi al gioco e suggerisce all’utente di non spendere più di quanto possiede, ricorda che giocare equivale a spendere, rammenta che non bisogna scommettere o puntare per rifarsi delle perdite e ammonisce dal trascurare la vita professionale e affettiva a favore del gioco.
Queste indicate sono solamente alcune delle raccomandazioni su cui insistono i concessionari.
Prevenire la ludopatia: le misure del Decreto Dignità
Come abbiamo visto, il gioco virtuale ha sviluppato numerosi accorgimenti e suggerimenti per tutelare al meglio i suoi utenti, a differenza del circuito tradizionale, che continua a presentare numerose criticità. Per ovviare a questo problema, il Decreto Dignità ha stabilito che i nuovi apparati di gioco, tra cui anche le slot machine, a partire dal 1 gennaio del 2020 dovranno consentire obbligatoriamente una verifica della maggiore età. In che modo? Inserendo la tessera sanitaria, così come già avviene per gli articoli da fumatori.
Le slot machine fisiche rimangono infatti uno dei principali magneti per i giocatori patologici, con ripercussioni sulla vita del singolo, su quella familiare e, di conseguenza, sull'intera società.
Il convegno intitolato “Banche e mercato del credito: tendenze e prospettive” organizzato presso l’Università di Palermo dal Dipartimento delle Scienze Economiche, ha posto l’attenzione sulla difficoltà che stanno riscontrando le piccole e medie imprese nel farsi riconoscere dei finanziamenti. Dai dati raccolti emerge come a febbraio 2018, i prestiti erogati alle aziende che annoverano meno di 20 addetti hanno registrato un decremento significativo del 3,6% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
Situazione ancora più critica per quello che riguarda il settore dell’artigianato, dove il credito a tali imprese ha registrato una flessione del 9,3% su base annuale, una situazione davvero complessa che va risolta con un efficace intervento governativo che permetta alle piccole e medie imprese di accedere in modo più semplice al credito. A fare da contrappeso a questo immobilismo a livello Istituzionale c’è la discesa in campo di colossi del settore finanziario quali ING Direct, che fornisce un sostegno efficace alle PMI attraverso la messa a disposizione di prestiti veloci per aziende in grado di garantire un sostegno efficace per le ambizioni di sviluppo di queste aziende. Tra gli esempi di questo impegno è da annoverare sicuramente il Prestito Arancio Business, soluzione che permette di ottenere dai 3 ai 100 mila euro, rimborsabili in 12 mesi, con l’importo che viene erogato entro pochi giorni dalla richiesta previo l’espletamento delle opportune verifiche.
Velocità, digitalizzazione e assenza di burocrazia, queste sono le caratteristiche di tali nuove forme di prestito, in grado di garantire un’elevata flessibilità e un tasso personalizzato costruito in base alla storia creditizia dell’azienda. Una soluzione di estrema trasparenza, con commissioni applicate pari all’1% e senza nessun ulteriore aggravio specifico nel caso di rimborso totale e anticipato del prestito.
Soluzione come i prestiti veloci si stanno dimostrando come delle vere boccate di ossigeno per le piccole e medie imprese, esempi fattivi di aiuto per cercare di superare le difficoltà che tali aziende incontrano affrontando l’accesso al credito. L’importanza di tali iniziative è stata sottolineata anche dai relatori che hanno partecipato al convegno dell’Università di Palermo. Parliamo di fonti autorevoli come Francesco Faraci ed Enzo Scannella dell’Università di Palermo, Franco Tutino e Paolo Mottura dell’Università Bocconi di Milano, i quali sono tutti unanimi nel definire il prestito veloce un importante passo in avanti nell’erogare del credito alle imprese.
Queste iniziative devono essere sorrette da un’azione a livello strutturale governativo e istituzionale, che garantiscano un accesso facilitato al credito alle aziende, in modo da garantire alle stesse denaro liquido importante per la loro crescita e per mettere in campo investimenti e innovazione essenziali per garantire la loro permanenza nel settore. In questa direzione si deve muovere il nuovo Governo, che avrà l’importante compito di non abbandonare i provvedimenti fatti in precedenza, rinsaldando e al contempo sviluppando per garantire un supporto costante e solido alle piccole e medie imprese, una parte importante del nostro prodotto interno lordo e che deve rimanere tale anche nei futuri scenari dell’economia globale.