Scrive Gigi El tarik:
“Oh mia Terra si bella e perduta! O membranza sì cara e fatal! Arpa d’or dei fatidici vati,
Perché muta dal salice pendi? Le memorie nel petto raccendi, Ci favella del tempo che fu!”
Le organizzazioni delinquenziali nel corso della storia italiana non hanno mai dimostrato alcuna riverenza nei riguardi delle Amministrazioni locali.
È grave e sembra immutabile in Calabria il rischio di infiltrazione mafiosa negli enti locali. È in questa nostra Terra infatti che si conta il maggior numero di comuni sciolti per mafia. Circa un anno fa lo rilevava la Dia nella relazione al Parlamento. “Ancora una volta, la pervasiva capacità della 'ndrangheta di infiltrarsi nel settore degli appalti pubblici condizionandone i meccanismi di regolazione”.Pericoloso, secondo la Dia, è il tessuto di relazioni e collusioni con ambienti politici e imprenditoriali che la 'ndrangheta è riuscita a creare con un “modus operandi che costituisce la più rilevante minaccia della matrice 'ndranghetista esportata anche in altre regioni”. Infine «le vulnerabilità che, ormai da tempo, affliggono il sistema amministrativo locale calabrese, sono sintomo di una emergenza che non accenna ad essere contenuta e che richiede costante vigilanza e sinergica coralità nelle risposte istituzionali”. La collettività amanteana venne tranquillizzata circa, 4 anni orsono con la pronuncia, del Consiglio di Stato che annullava lo scioglimento del Comune per infiltrazioni mafiose. A prescindere, qualche giornalista riportava alcuni passaggi dell’inchiesta “Nepetia”, della D.D.A. di Catanzaro, affinché, pur nella delicatezza della situazione, non ci fossero sbrigative assoluzioni morali per amministratori coinvolti. Fino ad ora i vertici della Giunta in gran parte imitati da quelli delle altre forze politiche, hanno cercato di nascondere la degenerazione del sistema politico di questo paese con delle trovate . (Itinerari del Centro Storico, marchio di qualità.. ecc.).Sembrava che con queste effimere formule salvifiche si fosse assicurata la volontà popolare e risolto ogni problema di assenza di qualsiasi forma di vitalità democratica all’interno del Consiglio comunale. Poi si è scoperto che questo modo di gestire un paese, così come in ogni amministrazione comunale e regionale non si è stati in grado di eliminare la piaga del malaffare provocato dagli interessi dei gruppi famelici e delle lobby prevaricatrici. La relazione annuale della Procura nazionale antimafia fotografa lo status della malavita calabrese. “Le nuove leve malavitose dialogano alla pari con politici e gruppi industriali” È una “presenza istituzionale strutturale nella società calabrese, interlocutore indefettibile di ogni potere politico ed amministrativo, partner necessario di ogni impresa nazionale o multinazionale che abbia ottenuto l’aggiudicazione di lavori pubblici sul territorio regionale”. Il concetto non sarà inedito, ma leggerlo nelle pagine della relazione annuale della Direzione nazionale antimafia fa comunque impressione. Perché l’idea restituisce, di anno in anno, la sensazione che il potere delle cosche non accenna a diminuire. “Qui la ‘ndrangheta non entra”: parola di istituzioni calabresi. Sarà vero? “Qui la ‘ndrangheta non entra”. Lo slogan è inciso anche su una targa fuori dal Municipio di Amantea. La targa, ieri mattina, faceva ridere due giovani che sostavano davanti ad essa. Devo confessare che ho avuto un attimo di turbamento che mi ha impedito di entrare in Comune a chiedere delle risposte che tutta la collettività aspetta da moltissimo tempo e che questa Amministrazione non si è mai degnata di dare. Le uniche “verità” sono sempre state diffuse dal solito Sparaballe istituzionale: “il mare di Amantea è da bere”; “la raccolta differenziata è ormai una realtà” ; “ Appuntamento con il marchio d’area Antica Temesa”; Eventi tra la Storia, la fede e la solidarietà”; ecc. Non una parola sulle appropriazioni indebite di beni demaniali; di concessioni di lotti a misura d’uomo; di cancelli che di fatto rendono privata una strada “pubblica”; di ponti fantasiosi sul fiume Colongi; “di scandalosi lavori a costo zero per il bene della Comunità”; etc. , etc. Il territorio calabrese è stato abitato da una serie vastissima di popoli antichi, tra questi i Bruzi che erano riconosciuti come una piccola potenza in rapida ascesa. La loro prerogativa era quella di continuare a svilupparsi come civiltà autonoma e conquistatrice e ciò li spinse all’ostilità verso Roma, dato che non si sottomisero mai del tutto. Per il loro comportamento , questi nostri antenati furono accompagnati da giudizi sprezzanti e poco lusinghieri. Da questi antichi eventi si è consolidata una memoria storica che ha rappresentato i calabresi con tratti pesantemente negativi e che grazie alla sua malavita continuano a portarsi addosso questo giudizio non del tutto infondato. Val la pena riflettere sul fatto che, se la decisione di sciogliere o meno un’Amministrazione Comunale spetta alla politica, l’eventualità che questi “scioglimenti” possano rispondere più a logiche e strategie partitiche è altamente probabile. Questa singolare situazione si rileva dal fatto che, a fronte di una endemica minaccia di infiltrazione cui sono sottoposti le amministrazioni locali, solo un numero relativamente ristretto di Comuni è stato finora sciolto.
“ Qui la ‘ndrangheta non esce! Con questo si intende dare un segnale forte e ribadire da quale parte stanno le istituzioni” ! Questo leggevo qualche tempo fa su di un cassonetto della spazzatura, prima dell’avvento della “differenziata”. Chissà com’era arrivato ad Amantea quel cassonetto sgangherato!? Beaumont sur Mer luglio 2015 Gigino A Pellegrini & G el Tarik