Scrive Gigi:
“G, certamente non ha capito, non capisce e forse mai capirà ciò che dovrebbe capire. L’estate era agli sgoccioli e non se ne sarebbe accorto senza le luci accese della strada di Beaumont sur Mer.
In macchina con Toby portava con se il susseguirsi delle stagioni. Dalla sua valigia cercherà sicuramente di scaricare tutti i pesi inutili. tenersi solo ciò che ha di leggero, utile e importante. Ottimisticamente ha lasciato tanto posto alle novità che verranno: così dovrà fare con se stesso. E’ partito all’alba, con il cervello ardente,il cuore gonfio di rancore e desideri amari. Andava docile su quelle ali d’acciaio cullando l’infinito sul finito del cielo.
Il viaggio non finisce mai. Solo i viaggiatori finiscono.
E anche loro possono prolungarsi in memoria, in ricordi, in narrazione. Quando ci si siede sulla morbida erba di una foresta del nord-ovest canadese e si dice a se stesso: “Non c’è altro da vedere”, in quel momento si sa che non è vero. Bisogna scorgere a tutti i costi quel che non si è visto, vedere di nuovo quel che si è già visto, vedere in autunno quel che si era visto in primavera, vedere di giorno quel che si era visto di notte, con il sole dove la prima volta pioveva. Vedere l’ombra che non c’era. Una mattina si è svegliato, buttandosi giù dal letto. Trascinato da una spazzola fra i capelli e una gran voglia di andare.
Era riuscito a scendere giù per la scala della sicurezza, dal conformismo, dal tradizionalismo, tutte cose che sembravano assicurare la pace dello spirito, ma in realtà, per un’anima in pena non esiste nulla di più devastante di un futuro certo. La gioia di vivere, pensava, deriva dall’incontro con un orizzonte in costante cambiamento, del trovarsi un giorno sotto un sole nuovo e incontrare degli amici che lavorano su una strada di Edmonton, nell’Ovest canadese, dove si svolge un “social event”, interpretato e mescolato in un' atmosfera dal sapore caleidoscopico. Quel mattino sono successe due cose, luccichii da ricordare.
G era tornato con Daniela e Pasqualino su una strada della sua gioventù: la 118 St. Subito dopo aveva rivisto due fratelli che appartenevano a quello stesso periodo. Enrico e Mario, proprietari di un banco dei pegni (pawn shop) nel quale, in quel momento, un signore di mezza età, stava impegnando, per 30 $ ,due scatole di Viagra. All’improvviso si trovò catapultato di fronte a ricordi, ad eventi che portava con se e che sono relativi a periodi di vita belli e quasi spensierati. Un vero e proprio tuffo dentro la memoria. Un viaggio nella macchina del tempo.
Il vero viaggio di G è, in realtà, dentro una memoria a cui dava vita passo dopo passo e da cui gradualmente veniva risucchiato, come da un mulinello d’acqua sul mare di Ulisse. Conscio di questa sua condizione, decise di non arretrare. La curiosità non glielo consentiva. Non si trattava semplicemente rievocare momenti belli e brutti di un passato ormai alle spalle. Parte di vita vissuta, narrabile come un sogno inerte, incapace di intaccare la realtà attuale . G scopriva che non era così. Pasc, alla guida del pick up, gliene diede conferma: “ Andiamo a fare colazione con uova e bacon”! “Ottima idea”, rispose subito G, “con patatine fritte e Ketchup”.
Nessun commento da parte di Emilio, sempre presente nella mente dei due seduti in un coffee shop dell’autostrada 16 west che li avrebbe portati a contatto della natura autunnale che abbracciava la città di Edmonton capitale della Provincia dell’Alberta nel nord-ovest del Canada. Destinazione: Wabamun e Tomahawk, il paradiso delle “Cocò” , Falcipennis canadensis, il tetraone, uccello di medie dimensioni, appartenente alla famiglia dei Fagianidi, diffuso nel Nord America. Le spruce grouces.”
Gigi El tarik