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La società di riscossione non ha corrisposto ai Comuni di Cariati, Nicotera, Castrolibero, Lago, Morano, Casole e Marano i soldi incassati. Aperte inchieste dalle procure bruzia e vibonese. La compagine è coinvolta pure nell’indagine sull’eolico.

I soldi spariti. Denari incassati per conto di vari municipi calabresi, finiti nelle casse della società “Sogefil” e, poi, incredibilmente svaniti nel nulla. Un buco colossale che ha mandato a gambe per aria le casse di una decina di enti pubblici territoriali nostrani. La “Sogefil Riscossione spa”, negli anni scorsi era stata incaricata della riscossione dei tributi da vari centri: Casole Bruzio, Morano, Cariati, Civita, Zumpano, Paola, San Lucido, Amantea, Belvedere, Malito e Nicotera. Tutto sembrava filare liscio fino a quando non sono emerse gravi insolvenze. I soldi incassati, infatti, non erano mai stati trasferiti nei forzieri bancari dei municipi, così come prevedevano gli accordi contrattuali. La società per azioni, ritualmente contattata dalle varie amministrazioni, ha tentato di prendere tempo, accampando scuse legate alla mancanza temporanea di liquidità. Una assenza di disponibilità finanziaria protrattasi nel tempo che ha ineluttabilmente determinato l’avvio di una procedura di fallimento. Ai “fastidi” cagionati alla “S o g efil” dall’intervento della magistratura civile si sono ben presto aggiunti pure i guai provocati dai giudici penali. Due le inchieste aperte. GdS

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E’ il senso del comunicato del Comandante della PM di Amantea. Eccolo : “In concomitanza alle festività natalizie, con la messa in funzione delle postazioni “isola ecologica” e “via Adda”, sono stati completati i lavori fortemente voluti dall’Amministrazione Comunale( e da chi altri?), relativi alla realizzazione dell’impianto di videosorveglianza del territorio di Amantea. Grazie agli ultimi interventi effettuati dalla “Ivitel”, affidataria dei lavori, si può ben dire che tutti i punti nevralgici della città, Campora compresa, sono sotto l’occhio vigile delle telecamere collegate h24 con questo Comando. Tale capillare copertura del territorio, oltre a garantire una maggiore tranquillità e sicurezza per la comunità, consentirà alla Polizia Municipale di mantenere un controllo costante non solo sul centro urbano ma anche sulle zone periferiche spesso oggetto di attività illecite quali ad esempio il conferimento abusivo di rifiuti o la creazione di discariche abusive di rifiuti speciali e pericolosi. Si precisa altresì che l’intero impianto sarà munito di sistema di avviso per eventuali malfunzionamenti o danneggiamenti. Ora, sempre in ottica sicurezza, i prossimi obiettivi di questo Comando, saranno da un lato il completamento della centrale operativa che, con l’auspicabile e prevedibile incremento degli operatori a tempo indeterminato perseguito dall’Amministrazione, consentirà un costante collegamento tra la struttura ed il personale impegnato in esterno, con ricadute positive in termini di operatività e, dall’altro, la stipula di protocolli d’intesa con la Prefettura e le altre Forze dell’Ordine. Il Comandante dr Emilio Caruso
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Era stato accusato di falso materiale in atti pubblici e di contraffazione di impronte di pubblica certificazione, ma i giudici del Tribunale di Paola lo hanno assolto perché il fatto non sussiste. La Rupa è stato difeso dall’avvocato Guido Siciliano il quale ha commentato la sentenza affermando che “Vince la giustizia e viene ristabilita la verità dei fatti”. Una storia era iniziata il 2007, cinque anni fa. Tutto era partito da un ricorso ad una sentenza. Un ricorso che aveva come presupposto un parere legale emanato da un legale e consegnato all’ente locale. Ma la Procura di Paola sospettò che il documento fosse falso e procedette al sequestro del registro di protocollo. La Procura riteneva,infatti, che il documento non fosse stato prodotto e presentato contestualmente agli altri. Poi i numerosi testi della difesa hanno confermato, al contrario, che il parere era stato da loro letto già agli inizi del 2005. Anzi il vicesindaco GB Morelli, che aveva sostituito la Rupa candidato alle regionali, dichiarò che il documento aveva perfino orientato la sua funzione amministrativa. La questione veniva così affidata al parere di un perito calligrafo di parte che riconobbe la calligrafia del protocollista chiarendo i suoi dubbi. Ed analogo risultato fu quello della perita calligrafa del tribunale. A fronte di tali testimonianze e di tali risultati periziali ai giudici non è rimasto che assolvere l’ex sindaco e dichiarare appunto la inesistenza del fatto contestato dal PM nel 2007.
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