Palermo, 1 lug. - (Adnkronos/Ign) - Il boss mafioso Totò Riina avrebbe confermato l'esistenza della trattativa Stato-mafia. La rivelazione sarebbe avvenuta lo scorso 31 maggio durante un trasferimento dalla sua cella alla saletta delle videoconferenze per un collegamento con la Corte d'Assise di Palermo. “Io non cercavo nessuno, erano loro che cercavano me”. E poi: "Mi hanno fatto arrestare Provenzano e Ciancimino", avrebbe infatti detto alle due guardie penitenziarie del carcere Opera di Milano che lo accompagnavano.
Frasi sibilline che potrebbero alludere al tentativo di dialogo che nel giugno del 1992 venne avviato dal Ros con il capomafia attraverso l'ex sindaco di Palermo (che avrebbe segnato l’avvio della trattativa), e che confermerebbero la tesi da sempre sostenuta dal figlio di Ciancimino, Massimo, che ha descritto gli incontri riservati del padre Vito con l'ex comandante del Ros Mario Mori.
Sono due le occasioni in cui Riina ha parlato con i Gom, la prima volta il 21 maggio e la seconda il 31 maggio. Le sue confidenze sono finite adesso agli atti del processo per la trattativa che si svolge nell'aula bunker dell'Ucciardone di Palermo. Le relazioni delle due guardie del Gom e le relazioni di servizio sono state depositate oggi.
Secondo quanto riportato, Riina ha parlato anche del 'papello', cioè la lista con le richieste di Cosa nostra allo Stato per la trattativa, negando di conoscerne l'esistenza. “Non so niente, non l'ho mai visto” avrebbe infatti detto all'agente di custodia cautelare. Quindi ha tirato in ballo servizi segreti sostenendo che erano a Capaci e in via D’Amelio per gli attentati a Falcone e Borsellino e che avrebbero avviato dei colloqui con Provenzano e Ciancimino, fungendo così da intermediari. "Brusca non aveva fatto tutto da solo, c'è la mano dei servizi segreti. La stessa cosa vale anche per l'agenda del giudice Paolo Borsellino. Perché non vanno da quello che aveva in mano la borsa e non si fanno dire a chi ha consegnato l'agenda? In via D'Amelio c'entrano i servizi che si trovano a Castello Utveggio e che dopo cinque minuti dall'attentato sono scomparsi, ma subito si sono andati a prendere la borsa''.
Poi, rispondendo a una guardia carceraria che gli ricorda di trovarsi in carcere perché ritenuto colpevole "nei vari processi che si sono svolti davanti alle varie autorità giudiziarie", il boss ha rilanciato: "Io sono stato 25 anni latitante in campagna senza che nessuno mi cercasse. Com'è possibile che sono responsabile di tutte queste cose? Nella strage di Capaci - avrebbe detto ancora - mi hanno condannato con la motivazione che essendo io il capo di Cosa nostra non potevo non sapere come è stato ucciso il giudice Falcone. Lei mi vede a me a confezionare la bomba di Falcone?". E ha aggiunto: "La vera mafia sono i magistrati e i politici che si sono coperti tra di loro. Loro scaricano ogni responsabilità sui mafiosi. La mafia quando inizia una cosa la porta a termine. Io sto bene. Mi sento carico e riesco a vedere oltre queste mura".
A seguire, un agente gli avrebbe chiesto: "E' vero che ha lei ha dato un bacio ad Andreotti?". Una domanda alla quale il capomafia avrebbe risposto: "Appuntato, lei mi vede che possa baciare Andreotti? Le posso dire che era un galantuomo e che io sono stato dell'area andreottiana da sempre". In quella stessa occasione, avrebbe anche aggiunto: "Appuntato, ha visto? Sono ancora un orologio svizzero, anche se mi sono fatto vecchio".
I magistrati hanno deciso per il momento di non interrogare Riina, che è imputato nel processo della trattativa. Sono stati invece ascoltati gli agenti della penitenziaria a cui il capomafia ha rivolto quelle frasi. Uno dei due agenti carcerari ha spiegato: "Riina era assolutamente lucido, cosciente, padrone di se e ha scandito quelle frasi perché noi le sentissimo chiaramente". E' ancora l'agente del Gom a spiegare al pm che lo ha interrogato che il capomafia, ogni volta che deve assistere al processo per la trattativa si innervosisce molto: "In tutti gli anni in cui ho prestato servizio presso il carcere di Opera con il detenuto Riina, le due occasioni sono le uniche nelle quali lo stesso si è lasciato andare a commenti relativi ai suoi processi".