Nell’anno del Signore 2019 la città di Matera in Basilicata è stata proclamata la Capitale della Cultura Europea.
E’ la prima volta che una città del Meridione d’Italia può fregiarsi di questo titolo.
Dal 1948 ad oggi sono trascorsi 71 lunghissimi anni quando l’allora Segretario Nazionale del Partito Comunista Italiano, l’On. Palmiro Togliatti, visitò per la prima volta Matera totalmente isolata dal resto del mondo e rimase scioccato quando vide le condizioni disumane in cui gli abitanti dei Sassi erano costretti a vivere e non esitò a definirla: Vergogna nazionale.
Anche l’allora Presidente del Consiglio l’On. Alcide de Gasperi negli anni 50 visitò Matera e i Sassi e prese un solenne impegno: Dare una abitazione decente agli abitanti dei Sassi di Matera.
Anche oggi, 19 gennaio 2019, il Presidente della Repubblica On. Mattarella e il Presidente del Consiglio Dott. Conte hanno visitato Matera, però l’hanno trovata cambiata, molto accogliente, molto più bella, molto più vivibile, diversa dalla Matera vista da Togliatti e da De Gasperi.
Non hanno trovato più lo stato penoso in cui la gente era costretta a vivere nel degrado, nella sporcizia, con gli animali, senza acqua, senza luce, senza fognatura.
Ho conosciuto Matera e i Sassi quando ancora ero uno studentello dell’Istituto Magistrale di Cosenza.
Mi capitò fra le mani un libro scritto da un esiliato politico mandato al confino nel 1935 un certo Carlo Levi: Cristo si è fermato ad Eboli.
Lo scrittore e pittore venne mandato al confino in Basilicata dall’allora regime fascista.
Ignoravo dove fosse Eboli ed ignoravo i Sassi di Matera.
Sapevo soltanto che Matera era una delle due provincie della Basilicata o Lucania.
Lo scrittore torinese fu il primo, nell’immediato dopoguerra, a raccontare meglio di qualunque altro cosa erano davvero i Sassi, chi era costretto a vivere in quei luoghi e come vivevano gli abitanti in quei sotterranei scavati nella roccia.
In luoghi malsani, stretti e bui vivevano donne e uomini, vecchi e bambini, in compagnia delle galline, delle capre, delle pecore, dei maiali, degli asini.
Le stalle delle pecore e i porcili delle nostre campagne erano delle regge in confronto a quei tuguri scavati nella pietra.
Ora, 2019, tutto è cambiato.
Quei luoghi, quei sassi, da luogo di vergogna nazionale sono diventati luoghi di cultura, di creatività, di benessere, di turismo, di sviluppo economico.
Quei luoghi bui, sporchi, invivibili, malsani, sono diventati locali meravigliosi, Bed and Breackfast, ristoranti, pizzerie, negozi, luoghi di creatività, luoghi amati e ricercati dai turisti di tutto il mondo. In quei luoghi, tra i sassi, dove 50 anni fa scorazzavano gli animali gli abitanti di Matera ogni anno allestiscono un Presepe vivente che durante le festività natalizie viene visitato da migliaia di turisti provenienti da tutta Europa e si preparano ad inaugurare l’anno 2019 con ricchi eventi ed iniziative grazie al fascino dei Sassi non più considerati una vergogna nazionale.
Anche la Rai ci ha fatto conoscere la Matera di oggi e dalla sua Piazza principale per due anni consecutivi la notte di San Silvestro ha trasmesso lo spettacolo musicale “L’anno che verrà”.
Se ritornasse in vita Carlo Levi chissà cosa scriverebbe.
E se un altro Palmiro Togliatti visitasse Matera oggi chissà cosa direbbe.
Non direbbe certamente “ Matera, Vergogna nazionale, ma Matera Patrimonio Culturale dell’Umanità dell’Unesco”.
Ma ecco cosa scrisse Carlo Levi al suo arrivo a Matera:- Nelle grotte dei Sassi si cela la capitale dei contadini, il cuore nascosto della loro antica civiltà. Chiunque vede i Sassi di Matera non può restare colpito tanto è espressiva e toccante la sua dolce bellezza- . E poi continua:- Ogni famiglia ha in genere una sola di quelle grotte per abitazione. Dentro quei buchi neri dalle pareti di terra vedevo i letti, le misere suppellettili, i cenci stesi. Sul pavimento erano sdraiati i cani, le pecore, le capre, i maiali. Ogni famiglia ha in genere una sola di quelle grotte per abitazione e ci dormono tutti insieme, uomini, donne, bambini, bestie. Di bambini ce n’era un’infinità, nudi o coperti di stracci, seduti sull’uscio delle case, nella sporcizia, al sole che scottava e le mosche che si posavano sugli occhi, coi visini grinzosi come dei vecchi e scheletrici per la fame, i capelli pieni di pidocchi e di croste. Le donne magre con dei lattanti denutriti e sporchi attaccati a dei seni vizzi… sembrava di essere in mezzo ad una città colpita dalla peste -.