di Ferruccio Policicchio
In piena prima guerra mondiale la “rivoluzione di ottobre” solcò profondamento il partito socialista, non solo nella speranza di una prossima vittoria socialista ma anche perché, sul piano della ideologia e dell’organizzazione, indicava nuove forme di lotta e di organizzazione. Su queste posizioni si collocò la rivista “Ordine nuovo”, pubblicata a Torino, e diretta dal giovane Antonio Gramsci.
Nell’agosto 1920, rivendicando aumenti salariali, le agitazioni promosse dal sindacato dei metalmeccanici incontrarono l’opposizione degli industriali e, a settembre, sfociarono nell’occupazione delle fabbriche della Lombardia, del Piemonte e della Liguria emergendo, in seno alle fabbriche occupate, diverse posizioni nel portare avanti la lotta.
La borghesia italiana, intanto, per il timore provocato della formazione dei consigli di fabbrica – prime cellule dell'organizzazione del nuovo proletariato che dovevano svolgere la funzione di strumenti politici per la conquista del potere – cominciò a guardare favorevolmente al fascismo. I Fasci si moltiplicarono rapidamente, e così pure le azioni squadristiche contro le organizzazioni dei lavoratori, le cooperative, le sedi e gli esponenti del movimento socialista.
Le diverse posizioni si scontrarono durante il XVII congresso del partito socialista tenuto dal 15 al 20 gennaio 1921 nel teatro Goldoni di Livorno.
Il gruppo guidato da Giacinto Menotti Serrati giudicava necessaria l’unità del proletariato; il gruppo guidato da Filippo Turati, avendo scarsa fiducia nella risoluzione rivoluzionaria, si attestò sulla linea tradizionale; mentre il gruppo guidato da Gramsci e Bordiga, giudicava necessario realizzare prima il partito rivoluzionario, sollecitando solo successivamente un'azione del proletariato.
Il successo della linea Serrati provocò la reazione del gruppo dell'”Ordine nuovo”.
L’ala sinistra del Partito – guidata da Antonio Gramsci, Umberto Terracini, Angelo Tasca, Palmiro Togliatti e Amedeo Bordiga – abbandonò i lavori e, cento anni fa, il 21 gennaio 1921, nel teatro San Marco di Livorno, diede vita al Partito Comunista d’Italia (P.C.d’I.), considerato una sezione dell’Internazionale comunista.
La lacerazione in seno al partito socialista ebbe poi un ulteriore seguito nell'ottobre 1922 con la scissione del gruppo riformista e la nascita del partito socialista unitario guidato da F. Turati con segretario G. Matteotti.