Tanto tuonò che alla fine non piovve. Sembrava che da un momento all’altro sarebbe scoppiato un temporale, invece, come io avevo previsto nei passati articoli, il temuto temporale non c’è stato. Ci sono stati, questo è vero, tuoni e lampi, una pioggerellina, ma poi all’improvviso è apparso un tiepido sole che ha riscaldato le membra e i cuori dei Senatori assembrati nell’emiciclo di Palazzo Madama. Da una settimana, dopo lo strappo del Sen, Renzi, erano in trepida attesa che sorgesse il sole dell’avvenir. Il tiepido sole è sorto, ha riscaldato le membra dei Senatori dopo la temuta tempesta, ma nessuno ha fatto festa perché la quiete non c’è stata e non ci sarà. La vita politica non sarà più come prima. Non si odono gli uccelli del Pd che fanno festa e le gallinelle del M5Stelle, che tornate nel loro pollaio non ripetono più il loro coccodè. Conte, il Premier che nessuno ha eletto, ha incassato 156 voti, con la farsa di due senatori che entreranno alla storia per essere stati ammessi al voto con l’uso della VAR. Ha ottenuto la maggioranza relativa grazie all’astensione dei 16 senatori di Italia Viva. Renzi ha tuonato, ha menato duro, i toni sono stati aspri. Ha accusato il Premier che ha pensato più alle poltrone che al futuro, gli è mancata soltanto la gavetta. Però alla fine non lo ha disarcionato. Conte è ancora in sella. Lo ha reso più debole, questo sì. Dopo una maratona di 12 ore a Palazzo Madama il Governo Conte bis traballa ma non è crollato. Adesso staremo a vedere come Conte riuscirà a governare senza i voti di Italia Viva. Questa volta Renzi e i suoi si sono astenuti, ma domani? Ieri non hanno voluto votargli contro. Renzi ha parlato, ha inveito, ha contestato, ha sbraitato, ma alla fine con le pive nel sacco non ha avuto il coraggio di dire “No” a Conte. Se avesse votato “No” i voti contrari sarebbero stati 156 quanto i voti a favore. A quel punto Conte si sarebbe dovuto dimettere. Dante, suo conterraneo, lo avrebbe messo senz’altro nel girone degli ignavi. Fama di loro il mondo essere non lassa; misericordia e giustizia ti sdegna, non ti curar di lor, ma guarda e passa. Ora, però, Conte per governare ha bisogno di allargare la sua maggioranza striminzita. Due Senatori di Forza Italia hanno tradito il loro partito. Sono saltati, armi e bagagli, sul carro del vincitore. Ma se Conte vuole andare lontano queste due defezioni non bastano. Il mercato delle vacche non è ancora terminato. Le offerte sottobanco continueranno come prima, più di prima. E fuori Palazzo Chigi ci sarà senza dubbio la fila di chi adesso, senza perdere altro tempo, vuole passare all’incasso. Conte necessariamente dovrà dare qualcosa a chi gli è andato in soccorso. Chi sono? I responsabili, gli europeisti, i liberali, i socialisti, i volenterosi, i costruttori. Chiamateli come volete, ma sono e saranno sempre come Razzi e Scilipoti: Voltagabbana. Nessuno rinuncia di occupare la comoda poltrona al Senato e 15,000 euro mensili, e che sono fessi?