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Stop ai rimpatri, più tempo per i profughi. Lo dice il Ministro Cancellieri.

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E’ stata inviata ieri sera ( 1 marzo 2013) a tutti i prefetti la circolare del ministero dell’Interno che dispone il prolungamento dell’accoglienza per gran parte dei 13mila profughi, fuggiti dai moti delle cosiddette "primavere arabe", ancora presenti in Italia. Il provvedimento, emanato a seguito della chiusura della cosiddetta «emergenza Nord Africa», autorizza il prosieguo dell’accoglienza e dei relativi permessi di permanenza per 7.400 migranti in attesa della decisione «delle Commissioni territoriali per il riconoscimento della protezione internazionale», per quelli «in attesa dell’esito del ricorso», nonché per le centinaia di persone (finora 520, ma il conteggio è in corso) classificate come «vulnerabili»: genitori single con prole, donne in gravidanza, anziani, disabili (o anche persone in stato di «disabilità temporanea») e vittime di soprusi e torture. Sono altresì inclusi anche coloro che si trovano «in attesa di ricevere il permesso di soggiorno e/o il titolo di viaggio».

Un vero e proprio passo indietro rispetto alla circolare del 18 febbraio e rispetto ai comportamenti pratici tenuti dappertutto. Un passo indietro atteso e ben opportuno.

E così se ieri sera è cominciato l’esodo, oggi è cominciato il rientro.

Il “tam, tam” dei profughi ha sempre funzionato egregiamente. Molto meglio della burocrazia. Molto prima della burocrazia.

Ovvio che dinanzi a questa decisione molte doti saranno “restituite” e si rientrerà nei centri di accoglienza.

Tutto è nato da una intervista fatta dall’Avvenire al ministro Cancellieri e pubblicata ieri 1 marzo con la quale si chiarisce che non tutti dovranno uscire dalle strutture che li hanno ospitati fino a ieri. Ecco la integrale intervista :

Intervista di Vincenzo R. Spagnolo

Da Roma - «Il tempo degli arrivi massicci da Libia e Tunisia è passato e l'Italia deve poter uscire dall'emergenza. Ma stiamo lavorando affinché i migranti di quei Paesi ancora in Italia non restino da un giorno all'altro privi di sostegno...». Il ministro dell'Interno, Anna Maria Cancellieri, ci riceve nel suo ufficio al secondo piano del Viminale. L'intervista parte dalla situazione che riguarda il futuro di tredicimila migranti nordafricani, ancora in Italia. Domani scadranno i 60 giorni (decorsi dal 31 dicembre) per la chiusura del programma che ha consentito di ospitarli dal 2011. Gli enti impegnati nell'accoglienza, Caritas in testa, hanno rappresentato per tempo la preoccupazione che moltissimi finiscano per strada, obiettando che i contributi di 500 euro elargiti una tantum dal ministero dell'Interno (definiti «misure per favorire percorsi di uscita») a chi lascerà i centri non garantiranno certo sistemazioni alternative. Cosa accadrà di loro? «Il contributo è solo una delle misure. Abbiamo ragionato su come affrontare la situazione e siamo giunti ad alcune determinazioni», annuncia il ministro.

Di quale genere?

«Potranno restare le 7.400 persone ancora in attesa di essere sentite dalle commissioni per il rilascio dello status di asilo. E lo stesso vale per i nuclei familiari e gli appartenenti alle categorie "vulnerabili" previste dal sistema per la protezione e l'accoglienza dei rifugiati e richiedenti asilo, che resteranno per almeno altri sei mesi: minori, genitori single con prole, donne in gravidanza, anziani, disabili o vittime di soprusi e torture, mentre i tossicodipendenti verranno assegnati a strutture idonee. Secondo i dati giunti da 50 prefetture, sono già 520 persone: attendiamo i dati delle altre 53. Infine, resteranno quelli in attesa del permesso umanitario o del titolo di viaggio. Sono categorie ampie e dovrebbero includere buona parte dei migranti».

Quanti stanno optando per "l'uscita"?

«I dati delle prime 50 prefetture, aggiornati a ieri, dicono che su 8.178 presenti, 5.736 hanno chiesto di uscire. Un altro 24% non ha ancora manifestato la propria volontà. Per chi lo vorrà, sarà a disposizione il rimpatrio volontario assistito. Quanti decideranno di raggiungere altre nazioni europee, dove magari hanno parenti, dovranno essere consapevoli del fatto che le norme Schengen, scaduti i 90 giorni previsti dal regolamento di Dublino, prevedono la loro riconsegna nel Paese d'ingresso in Ue, in questo caso l'Italia».

Rischiano di essere rispediti in Italia da altre nazioni...

«In attesa di un sistema comunitario di asilo integrato, le norme comunitarie lo impongono. Noi stiamo supplendo con accordi bilaterali, ad esempio con la Francia, che consentano di gestire questi rientri dignitosamente: talvolta sono persone malate e vanno assistite».

Cosa avverrà per chi resta?

«Ce ne occuperemo gradualmente. Il fatto che la legge non abbia prorogato la possibilità di 12 sezioni aggiuntive alle 10 commissioni perle status di rifugiato, che già lavorano alacremente, non aiuta a velocizzare i tempi per l'esame delle domande: il prossimo Parlamento dovrebbe occuparsene. Ma non consentiremo speculazioni di chi vorrebbe lucrare sulla pelle degli immigrati, puntando ad esempio a prolungare sine die situazioni di "ospitalità retribuita". Non mi riferisco certo ai Comuni né alle associazioni di volontariato, cattoliche e laiche in prima linea nell'accoglienza con spirito umanitario: senza dì loro, si farebbe ben poco. Sappiamo tutti quanto l'attuale situazione di crisi economica pesi sull'Italia, non solo sulle possibilità di accoglienza dei rifugiati ma su tutto il sistema di welfare».

La situazione, in vari Paesi africani, resta travagliata e ciò potrebbe innescare nuovi flussi migratori.

«Auguriamo che le aspettative di democrazia di quei popoli non restino deluse. E in ogni caso continueremo a osservare con attenzione ciò che accade sull'altra sponda del Mediterraneo, così importante per l'Europa».

Su un altro fronte, la relazione dei servizi d'intelligence al Parlamento segnala come le tensioni sociali possano essere strumentalizzate da gruppi eversivi, col rischio di «attentati spettacolari». Una prospettiva allarmante...

«Io sono per la vigilanza costante, non per gli allarmismi. La relazione scatta una fotografia nitida e precisa, da valutare con la dovuta serietà: è stata consegnata al Copasir un mese fa e le informazioni che vi sono contenute vengono costantemente aggiornate, discusse e analizzate nelle frequenti riunioni di organismi antiterrorismo come il Casa. Chi è chiamato a salvaguardare la sicurezza dei cittadini non può tralasciare nulla».

C'è chi ipotizza che l'instabilità politica derivante dall'esito del voto possa fungere da catalizzatore delle tensioni del Paese, come avvenuto in Grecia..

«La relazione è stata messa a punto prima delle elezioni e non mi sentirei di dire che qualcosa sia cambiato adesso: abbiamo tenuto le elezioni e sicuramente la democrazia troverà il suo corso. Sulle recenti consultazioni mi lasci anche aggiungere che sono profondamente grata alla "macchina" del Viminale: tutti, dal servizio elettorale ai funzionali più periferici, sono stati eccezionali, consentendo una ulteriore spending review il 20% in meno sui 389 milioni di euro preventivati per le spese dell'election day».

Il ministro Cancellieri toma alla mole di documenti che l'attendono sulla scrivania. «Marzo è un mese complesso - conclude -. Nella Capitale ci sono da gestire i profili di sicurezza e di ordine pubblico legati allo svolgersi del conclave per l'elezione del nuovo Pontefice, con pellegrini in arrivo e molte delegazioni che alloggeranno fuori dalle mura leonine per un tempo difficile da definire. Inoltre, il 6 e 7 marzo è prevista la visita ufficiale della regina britannica Elisabetta II e del principe consorte Filippo, il 15 s'insedierà il nuovo Parlamento e domenica 17 si correrà la maratona di Roma. Il prefetto Giuseppe Pecoraro è da tempo all'opera, d`intesa col Viminale. Ad ogni evento, assicuro, verrà prestata la massima attenzione».

 

Redazione TirrenoNews

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