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Continua l’ecatombe di delfini nel Tirreno Ma cosa li uccide?

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I nostri lettori ricorderanno che abbiamo già scritto segnalando la storia della strana moria di delfini nel Tirreno.

Oggi dobbiamo evidenziare che questa moria continua e che ad oggi sono almeno 85 le carcasse rinvenute sulle coste.

L’ultima di oggi a Vibo Valentia

Secondo la Banca Dati Spiaggiamenti dell'Università di Pavia, dal 1° gennaio all'8 marzo si sono spiaggiati in tutto 79 cetacei, di cui ben 64 delfini della specie stenella striata (Stenella coeruleoalba), la specie più comune nel Mediterraneo.

Quasi tutti i ritrovamenti sono avvenuti lungo le coste del Tirreno, la maggior parte in Lazio, Toscana, Calabria, e Sicilia. Nove dei 79 cetacei ritrovati erano avanzato stato di putrefazione e non è stato possibile identificarli, ma si sospetta che almeno alcuni di questi siano altre stenelle.

Ma sono numeri parziali considerato che occorrerebbe sapere anche quanti sono gli individui morti ma non ritrovati o non segnalati.

Rispetto alla media di 3-4 individui al mese spiaggiati negli altri anni siamo quindi a valore quasi decupli.

Giornali e web hanno parlato di due cause : una connessa ad una malattia infettiva il Morbillivirus, l’altra ad un batterio Photobacterium damselae.

Tra gli ambientalisti non manca chi riconduce queste atipiche morìe di cetacei a possibili esperimenti militari o a ricerche condotte dalle compagnie petrolifere. A parte il pericolo di sversamenti d’idrocarburi, secondo alcuni attivisti sarebbero sparate vere e proprie bombe sott’acqua che darebbero origine a propagazioni di onde acustiche, le quali, rimbalzando nel sottosuolo, segnalerebbero potenziali giacimenti.

Ma, c’è chi osserva che se fossero queste le cause non avrebbero la peggio solo delfini, ma anche altri cetacei, come balene o capodogli.

C’è, inoltre, chi, come Michela Podestà del Museo di Storia Naturale di Milano,ricorda che "In passato abbiamo avuto morie anche molto più elevate nei numeri, dovute al Morbillivirus. Erano state nel 1991-1992 e nel 2008".

Ed infine c’è chi , come Sandro Mazzariol, coordinatore dell'Unità di Pronto Intervento (CERT) che interviene in caso di spiaggiamenti anomali e Cristina Casalone, coordinatore dei laboratori zooprofilattici che effettuano le diagnosi su cetacei spiaggiati, sostengono che "Sulla base degli esiti di laboratorio attualmente disponibili non è possibile al momento concludere che infezioni batteriche e virali, riscontrate in alcuni soggetti, siano da sole la causa dell'anomalo fenomeno degli spiaggiamenti. Solo in alcuni soggetti sono quindi stati ritrovati Morbillivirus e agenti batterici, ma tutti gli animali presentavano grandi infestazioni parassitarie. Tali condizioni ed alcune osservazioni microscopiche fanno sospettare una depressione del sistema immunitario di questi animali".

Non sarebbe quindi una epidemia , come avvenuto in Perù lo scorso anno quando sono morti almeno 900 delfini, ma una condizione pregressa che ha diminuito la capacità dei delfini di reagire alle infezioni.

Ma che cosa avrebbe determinato questo stato di immunodeficienza?

Ecco, gli esemplari spiaggiati risultano pesantemente contaminati da inquinanti ambientali come PCB e DDT, che provocano un abbassamento delle difese del sistema immunitario.

Allora è il caso di aspettare il convegno che si terrà a Palermo, dal 25 al 27 marzo, dove i diversi gruppi di studio si confronteranno sui dati raccolti.

Redazione TirrenoNews

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