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Il killer marocchino si costituisce in caserma

Il presunto assassino, identificato dalla polizia in Hicham Boukssid, è sospettato dell’omicidio di Hui «Stefania» Zhou avvenuto dentro il bar l’8 agosto

 

 

BOLOGNA - L’uomo ricercato per l’omicidio della barista cinese Hui «Stefania» Zhou si è costituito.

Nella notte, intorno alle 2.30, dopo più di dieci giorni di latitanza, la sua fuga è finita: il presunto killer, identificato dalla polizia in Hicham Boukssid, marocchino di 34 anni, si è presentato in una caserma dei carabinieri di Reggio Emilia.

La vicenda

La ragazza, 25 anni, era stata uccisa a coltellate nel bar Moulin Rouge, in cui lavorava nella periferia di Reggio Emilia (via XX Settembre) nel pomeriggio dell’8 agosto.

Un omicidio che, secondo testimonianze, è avvenuto nel giro di pochi minuti.

La vittima era dietro al bancone a servire alcuni clienti quando intorno alle 18 era entrato un uomo nel bar che l’aveva colpita.

Pochi attimi, poi la fuga e l’aggressore ha fatto perdere le sue tracce.

La ragazza è morta subito.

Nelle ore successive la questura aveva diramato un ordine di cattura in tutta Italia, inoltrato segnalazioni alle frontiere di confine e diffuso anche la foto dell’indiziato.

Il movente del delitto è ancora da chiarire anche se potrebbe essersi trattato di un caso di femminicidio e non di una rapina finita male o di un regolamento di conti

Da sinistra: Hicham Boukssid, la vittima Hui «Stefania» Zhou e il bar Moulin Rouge

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Reggio Emilia, 26 luglio 2018 - Una frode fiscale da 167 milioni di euro.

Sono stati necessari mesi di indagini, accertamenti e una successiva verifica fiscale condotta dal Nucleo Polizia Economico Finanziaria della Guardia di Finanza di Reggio per individuare una società con sede a Poviglio (in provincia di Reggio Emilia), utilizzata secondo le accuse per ottenere indebiti rimborsi Iva ed evadere sistematicamente le imposte.

Dopo i primi approfondimenti la situazione contabile della società è apparsa subito molto grave agli investigatori della Guardia di Finanza: costi iscritti in bilancio in assenza di idonea documentazione; ingenti crediti Iva ottenuti senza aver svolto alcuna attività economica presso la sede dichiarata; omissioni contabili e fiscali che qualificano la società come “evasore totale”, avendo omesso di presentare la dichiarazione dei redditi relativa all’anno 2016; coinvolgimento della società stessa e del suo amministratore in complesse indagini condotte dalla Guardia di Finanza di Cosenza, sono solo alcune delle evidenze oggetto di indagine.

Peraltro la società aveva repentinamente cambiato l’attività svolta: circa un anno fa aveva abbandonato il settore dell’edilizia per passare al commercio all’ingrosso di prodotti non alimentari, una differenza di categoria economica troppo evidente per non destare sospetti.

I finanzieri contestano ingenti costi indebitamente dedotti e basi imponibili sottratte a tassazione per importo complessivo di oltre 135 milioni di euro, nonché circa 32 milioni di euro di maggiore Iva dovuta.

Il responsabile, un 67enne, origini e residenza in provincia di Cosenza, già noto alla Finanza reggiana per precedenti in materia fallimentare, è stato denunciato alla Procura di Reggio Emilia per reati tributari.

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Novellara. Reggio Emilia.È il più grande sequestro di droga e contanti mai fatto sul territorio reggiano, ieri da parte della Polizia: 21 chili di cocaina di alto grado di purezza per un valore di quasi due milioni

più 281mila euro in contanti, trovati fra due auto e un fienile a Novellara.

Arrestati due uomini di origine calabrese.

Si tratta del conducente di una delle due auto, che secondo gli investigatori poteva essere un cliente o un rivenditore, C.G., 32 anni, originario di Palmi; la mente del narcotraffico, stando alle ricostruzioni, è invece F.R., 36enne residente nel caseggiato di Novellara, e originario di Siderno (in provincia di Reggio Calabria).

Gli agenti li stavano sorvegliando quando, intorno alle 14.30 di ieri 9 luglio 2018 hanno prima notato una Mercedes Classe B uscire dal casolare di campagna diretta verso l’autostrada: una volta fermata dalla polizia stradale al casello, sono stati trovati 1.100 euro in contanti e tre panetti di cocaina da tre chili e mezzo l’uno.

Dopo qualche minuto anche l’altro è uscito dal cortile con la sua Kia Sportage ed è stato bloccato dagli agenti della squadra mobile: nel baule aveva un borsone con quasi 233mila euro in contanti. Nel fienile, durante la perquisizione, sono stati trovati altri 48mila euro e 15 panetti per 17,5 chili di cocaina, tre bilance e sette cellulari.

Ora i due sono in carcere a disposizione della Procura.

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Arrestato un ventenne maliano profugo con oltre due chili e mezzo di droga

Reggio Emilia, 15 maggio 2018 – In due valigie riposte sotto il letto dell’alloggio di fortuna ricavato in un area dismessa delle ex Officine Reggiane custodiva un’ingente partita di droga destinata ai giovani.

A scoprirlo i carabinieri di Santa Croce che, con le unità cinofile del nucleo cinofili di Bologna, hanno “battuto” i casolari abbandonati nel quartiere Santa Croce.

Con l’accusa di detenzione di droga ai fini di spaccio, i militari hanno arrestato un cittadino maliano di 20 anni, Yankuba Barrow, con precedenti specifici, risultato “abitare” in un area dismessa delle ex Reggiane, già da tempo al centro di polemiche per insicurezza e degrado.

Al giovane richiedente asilo i carabinieri hanno sequestrato oltre due chili e mezzo di marjuana detenuti ai fini di spaccio. Il controllo ieri pomeriggio.

E’ stato notato uno straniero seduto vicino a un capannone dismesso, mentre fumava uno spinello. Ha tentato di disfarsi della droga, spegnendo il cellulare.

Atteggiamento che ha insospettito i militari. Addosso aveva dieci grammi di marjuana e un centinaio di euro in contanti.

Ma nelle vicinanze c’era un alloggio di fortuna con i documenti del giovane.

E sotto un letto le due valigie con 2,078 kg di marijuana e uno zainetto con all’interno ulteriori grammi 511 della stessa sostanza.

Negli stessi locali i carabinieri rinvenivano anche un bilancino di precisione. Lo straniero è stato arrestato. Pubblicato il 15 maggio 2018

Ultimo aggiornamento: 15 maggio 2018 ore 12:49

Da IlrestodelCarlino

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immaginiLuglio 2017. Siamo a Reggio Emilia e una bambina di 10 anni approfittando di una bellissima giornata andava in giro con la sua bicicletta pedalando spensieratamente. Un uomo di 45 anni, questa volta italiano e non un extra comunitario, con la sua auto incomincia a pedinare la bambina, poi la supera e infine la costringe a fermarsi. Scende dalla macchina e dice qualcosa alla bambina abbassandosi i pantaloni e le mutande mostrandole i genitali. La bambina tutta sconvolta ritorna a casa impaurita, tremante e piangente e racconta l’accaduto alla mamma, la quale sporge subito denunzia all’Arma dei Carabinieri. L’autore del vile e sporco episodio viene subito identificato e denunciato per atti osceni in luogo pubblico. Si fa il processo con rito abbreviato e tutti si aspettano una severa condanna per l’imputato. Anche voi che mi state leggendo vi aspettavate una condanna, invece, l’imputato è stato assolto perché grazie al Partito Democratico e a Renzi, Presidente del Consiglio, quel reato non esiste più o meglio è stato modificato. La pena è stata aggravata se l’atto viene commesso in vicinanza di scuole, asili, oratori, luoghi frequentati da minori. L’avvocato difensore per un cavillo burocratico ha fatto assolvere il suo assistito invocando un decreto legge del 2016 e il Giudice ha applicato alla lettera il Decreto Lgs. 8 / 2016 approvato dal Consiglio dei Ministri, Presidente del Consiglio Matteo Renzi. Amici, chi ha votato il 4 marzo Pd, ha votato anche questo schifo. Chi ne era a conoscenza ha votato Movimento 5 Stelle e Lega. Questo episodio ed altri esempi sono riusciti a svegliare gli italiani per voltare pagina politicamente. La bambina in un giorno di luglio del 2016 non si trovava nelle vicinanze di luoghi sensibili ma in una pubblica strada, pertanto l’imputato viene assolto. Il reato è stato depenalizzato e ridotto a sanzione amministrativa. Questa sentenza dovrebbe farci riflettere. E fare riflettere specialmente chi ha figli minori. Arrivati a questo punto io mi faccio da solo una domanda. Ma esiste la Giustizia in Italia con la lettera maiuscola? Funziona per davvero? Non dovrebbe vergognarsi quel Giudice che ha assolto l’imputato? Gesù avrebbe condannato quello sporcaccione alla pena eterna. Guai dare scandalo ad un bambino. Sarebbe meglio per lui che gli fosse appesa al collo una macina di mulino girata da un asino e fosse gettato negli abissi del mare. Qualcuno dirà:- Ha applicato la legge -. Dovrebbe soltanto vergognarsi. E se lo sporco episodio fosse capitato ad una figlia del Giudice o dell’Avvocato difensore come si sarebbero comportati? L’avvocato avrebbe sostenuto che l’episodio si era svolto non in un luogo sensibile e il Giudice avrebbe applicato quella assurda legge voluta da Renzi e Co. e dai suoi Ministri? Da domani, amici, tutti sulla strada a mostrare l’uccello alle figlie dell’avvocato e del Giudice, tanto non è più reato. E se qualcuno che mi sta leggendo abita a Roma dico a loro: Andate a mostrare il vostro gioiello davanti Piazza Montecitorio e Piazza Madama ai Ministri e alle relative moglie e figlie autori di quella schifezza di penalizzazione della pena. E allora non ci lamentiamo e non condanniamo se qualche volta alcune persone si fanno giustizia da soli senza aspettare le sentenze dei Giudici.

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Reggio Emilia. La loro “Bibbia” era le pagine bianche dove avevano cura di trovare nomi “propri” di persona che si usavano generalmente nel primo 900 per avere la certezza di contattare persone anziane a cui i “telefonisti”, spacciandosi per “Carabinieri”, “Avvocati” o “Agenti di società assicurative”, rappresentavano un grave sinistro stradale dove era rimasto coinvolto un loro parente (generalmente figlio o nipote) chiedendo i soldi per risolvere i guai in cui era incappato il congiunto.

Truffe a raffica ai danni di anziani: arrestati dai carabinieri Reggio Emilia.

Truffavano anziani in tutta Italia: con telefonate e incontri, si spacciavano per avvocati e forze dell’ordine per derubare la vittima di turno, spesso convincendola che un suo familiare era in pericolo e aveva immediato bisogno di denaro.

I carabinieri di Reggio Emilia, come racconta nel video il colonnello Antonino Buda, hanno scoperto una presunta associazione a delinquere alla quale vengono attribuiti un centinaio di colpi messi a segno in tutta Italia, per un giro di affari da mezzo milione di euro.

Trentuno le persone indagate, una delle quali finita in manette.

Associazione a delinquere, estorsione, truffa, furto e circonvenzione di incapaci, violenza privata i reati ipotizzati nel fascicolo della procura.

Un’organizzazione criminale senza scrupoli quella sgominata dai Carabinieri del Comando Provinciale di Reggio Emilia che, unitamente ai colleghi territorialmente competenti, hanno dato corso in Puglia, Calabria, Lazio, Lombardia e Campania, all’operazione "Porta a porta" nei confronti di 31 indagati responsabili a vario titolo dei reati di estorsione, rapina, aggravata in danno di persone anziane o comunque in condizioni di minorata difesa, violenza privata e circonvenzioni di incapaci.

Sono state eseguite perquisizioni ed arresti in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Tribunale di Reggio Emilia - su richiesta del pubblico Ministero Dr.ssa Maria Rita Pantani.

Circa 100 i colpi commessi in tutta Italia dai truffatori per un fatturato stimato in circa mezzo milione di euro.

I colpi fruttavano non meno di 4.000 euro l’uno fatta eccezione per un caso, in Liguria, dove l’anziana è stata derubata di preziosi e gioielli per 100.000 euro.

Raccapriccianti alcuni contenuti delle intercettazioni telefoniche che vedevano le vittime in lacrime preoccupate per la fine dei loro congiunti a loro prospettata dai truffatori se non pagavano.

In un caso l’anziana accortasi del raggiro in lacrime urlava dal balcone ai malviventi in fuga di restituirle almeno la fede rubata del defunto marito.

Nel corso delle indagini, grazie alle attività tecniche condotte dai carabinieri del nucleo investigativo del Comando Provinciale di Reggio Emilia sono state colte in flagranza di reato 12 truffatori (4 arrestati e 8 denunciati) e recuperate somme e preziosi provento dei reati.

I dettagli della complessa indagine verranno resi noti nella conferenza stampa che i vertici del Comando Provinciale reggiano terranno alle 12 di oggi 17 febbraio presso il Comando Provinciale Carabinieri di Reggio Emilia

Gazzetta di Reggio

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Una vicenda emblematica .

Un operaio navigando in Internet si è imbattuto in un’inserzione, pubblicata su un noto sito di annunci, trattante la vendita di motori diesel

Li ha riconosciuti come quelli prodotti dall’azienda presso la quale è dipendente.

A conoscenza della circostanza che i motori in questione non potevano essere commercializzati al dettaglio l'uomo ha contattato l'inserzionista facendosi dare le matricole dei motori posti in vendita online.

A quel punto l'uomo ha accertato che i motori in questione, prodotti nel settembre del 2013 dalla sua azienda, appartenevano a una partita di motori spediti nell’ottobre dello stesso anno ad un cliente di Detroit (Usa).

Si è quindi finto interessato all’acquisto e contattato il venditore, dopo aver raccolto le informazioni specifiche sui cinque motori messi in vendita online, appreso che si trovavano stoccati in un capannone del comune di Brescello, si rivolgeva ai carabinieri brescellesi formalizzando la denuncia.

I militari di Brescello raccolta la denuncia e localizzato il capannone, risultato in disponibilità di un 50enne originario della provincia di Reggio Calabria e domiciliato a Parma, si recavano nell’immobile dove procedevano ai dovuti controlli trovando all’interno i 5 motori diesel oggetto della denuncia, del valore di oltre 10.000 euro, che il 50enne reggino aveva posto in vendita online. Alla luce dell’illecita provenienza dei motori i carabinieri provvedevano a sequestrarli, per la successiva restituzione all’azienda proprietaria, procedendo alla denuncia del 50enne peri ricettazione.

Le indagini dei carabinieri di Brescello ora mirano ad accertare come il 50enne sia entrato in possesso dei motori in questione certamente sottratti all’atto della partenza dai container sigillati che avrebbero dovuti vederli condurli in America. 

Il 50enne originario della provincia di Reggio Calabria e domiciliato a Parma è stato, così, denunciato dai Carabinieri di Brescello, in provincia di Reggio Emilia, con l’accusa di ricettazione.

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Un uomo di 70 anni, Franco Govi, ha confessato in una telefonata al 118, che ha avvisato la polizia, di aver ucciso la sorella Franca, 61 anni, strangolandola in casa a Canali, frazione di Reggio Emilia, dopo un ennesimo litigio.

Lui ha aspettato che arrivassero le forze dell'ordine, che lo hanno trovato in stato di choc, dopo aver tentato il suicidio invano, con un coltello, senza procurarsi lesioni gravi.

Ai poliziotti ha confermato la confessione.

La sorella è stata trovata esanime nel bagno dell'appartamento in via Bologna 10.

Gli operatori del 118 hanno tentato di rianimarla, ma per la donna non c'era più nulla da fare.

Sul posto sono giunti la Polizia scientifica, per i rilievi tecnici, il medico legale che ha confermato la causa di morte e il pm di turno, Giacomo Forte.

È stata disposta l'autopsia sul corpo della donna, trasportato al Santa Maria Nuova di Reggio. Franco Govi è stato arrestato e verrà ascoltato dal magistrato nelle prossime ore alla presenza del suo avvocato.

Govi, dopo aver ucciso la sorella, ha tentato di conficcarsi un coltello nell'addome ma, senza riuscirci, ha desistito presto: si è procurato solo qualche escoriazione.

Poi ha deciso di confessare l'omicidio e ha chiamato il 118, intorno alle 12.30.

Nell'interrogatorio Govi, assistito dall'avvocato Vaccari, ha sostanzialmente confermato al magistrato quanto aveva dichiarato subito agli agenti.

Sarà trattenuto in carcere in attesa della convalida dell'arresto.

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azzardoChi ama un poco il mondo del gioco d'azzardo e un poco anche il mondo dei migliori casino online con bonus, conosce perfettamente la situazione delle varie regioni della nostra penisola, come si pongono nei confronti del gioco e quanto stanno facendo per limitarne lo svolgimento e, soprattutto, per limitare le attività ludiche nello svolgimento del proprio lavoro. Ogni regione, ovviamente, ritiene di fare il meglio per il proprio territorio pensando di essere nel giusto ed a volte anche trincerandosi dietro il concetto di intervenire a tutela della salute dei propri cittadini. E sino a qui si potrebbe anche essere d'accordo sulle intenzioni.

La regione Emilia-Romagna è sempre stata in prima linea nel prendere varie posizioni nei confronti del mondo gioco ed ora ci si trova di fronte a disposizioni assai innovative ed importanti nelle quali si sono applicate tutte le forze politiche, tralasciando i propri colori, nella stesura di un nuovo regolamento per il gioco d'azzardo che vada ad implementare l'insieme già corposo e significativo dei dispositivi che sino ad ora, da circa un paio d'anni, hanno impedito l'insediamento di nuove sale slot e Vlt.

È stato approvato in Emilia-Romagna il testo unico sulla legalità che, tra l'altro introduce, una distanza minima di 500 metri dai luoghi sensibili per sale da gioco e sale scommesse e per l'istallazione di apparecchiature da intrattenimento. Quindi la consueta distanza di 300 metri precedente è stata assorbita da questa nuova distanza. L'esperienza che la città di Reggio Emilia ha potuto sfruttare nella compilazione di questo nuovo regolamento per il gioco è stata anche quella dell'Osservatorio Nazionale per il contrasto della diffusione del gioco d'azzardo ed il fenomeno della dipendenza grave ed anche l'esperienza del comparto socio sanitario che hanno potuto far raggiungere risultati ulteriormente migliorativi.

E bisogna anche aggiungere che chi fa buona politica, come è il caso di questa regione, sa mettere da parte differenze e logiche politiche per arrivare ad obiettivi di civiltà in cui questa città vive, livelli che al momento sono veramente alti. In aggiunta al percorso che la regione Emilia-Romagna ha fatto sino a questo momento bisogna sottolineare che recentemente il Consiglio Comunale di Reggio Emilia ha approvato in via definitiva una variante al piano strutturale comunale in base al quale sarà soggetto all'approvazione dello stesso Consiglio l'insediamento di nuove attività ludico ricreative che abbiano problematiche di impatto. Rientrano in queste problematiche, e quindi in tale definizione, le sale scommesse, le sale gioco di qualsiasi tipo e le attività di trasmissione o dall'elaborazione dati finalizzate al gioco d'azzardo ed alle scommesse di qualunque tipo.

Questo ha rafforzato ancora di più il percorso intrapreso dall'amministrazione facendo in modo che le strategie e le azioni che garantiscano legalità e trasparenza, anche nel settore dei casino online legali italiani, abbiano sempre più forza. Sono state aggiunte anche azioni finalizzate ad aumentare la vigilanza e di controlli di quelle attività che per la loro stessa natura sono connotate nella definizione di “impatto sensibile”, sia sotto il profilo territoriale che sotto il profilo sociale: naturalmente tra queste vengono contemplate le sale da gioco. Reggio Emilia vuole anche sottolineare di aver vinto in molti tribunali italiani ricorsi proposti da operatori del gioco che volevano mettere il Comune con le spalle al muro. Sinora in questa Regione il gioco ha perso: si aspetta “l'effetto domino” provocato dalla sentenza del Tar di Bolzano: chi ama il gioco non può che sperare che questo effetto sia il più veloce possibile, per dare una qualche possibilità agli operatori di sopravvivere.

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Si tratta di Antonio Silipo che pretendeva tassi del 500%.

REGGIO EMILIA - Dopo aver prestato 10mila euro a una imprenditrice reggiana in gravi difficoltà economiche, aveva iniziato ad applicare interessi da capogiro chiedendo sempre di più e arrivando addirittura a voler pignorare il computer di lavoro della vittima. Tassi fino al 500% con tanto di minacce velate che hanno spinto la donna, in condizioni disperate, a denunciare tutto alle forze dell'ordine.

Le indagini, svolte dalla guardia di finanza reggiana e coordinate dal sostituto procuratore Maria Rita Pantani, hanno portato all'arresto dello strozzino, l'imprenditore edile Antonio Silipo, 43enne nativo di Cutro (Kr) a cui sono stati concessi i domiciliari, e all'iscrizione nel registro indagati di altre quattro persone, due delle quali hanno l'obbligo di firma.

La vicenda

Dopo essersi sentita dire tanti, troppi "no" dalle banche a cui aveva chiesto un aiuto economico, la donna aveva accettato il prestito dell'uomo, conosciuto nell'ambito dell'attività edile. Nonostante le grandi e gravi peripezie per restituire il dovuto, in qualche mese (da aprile a luglio 2013) la donna era stata in grado di saldare il debito, con tranche da 2.500 euro al mese. Con suo grande stupore, le mensilità in realtà servivano soltanto per pagare gli interessi, dal momento che l'usuraio non considerava chiusa la pendenza sino a quando la vittima non avesse trovato le forze per pagare i 10mila euro in un'unica tranche.

Per schermare l’illecita attività, secondo gli investigatori, Silipo utilizzava due società. Con la prima, una sorta di holding con finalità di gestione delle partecipate, erogava il prestito; con l’altra, una Srl nel campo del giardinaggio gestita da un prestanome, riscuoteva gli interessi che venivano giustificati con l’emissione di fatture per operazioni inesistenti nei confronti del professionista usurato.

Per costringere la vittima a pagarlo, aveva subito preteso l'incasso di due assegni da 6mila euro l'uno; poi, aveva provato a iscrivere un'ipoteca a un garage di proprietà dell'usurata, facendosi addirittura mettere nero su bianco la misura del debito arrivando, in ultimo, a imporre la compilazione di tre assegni da 10mila euro l'uno a garanzia dell'estinzione del debito.

Spalle al muro, la vittima nel gennaio 2014 si è decisa ad andare dalle forze dell'ordine, raccontando tutto. Le indagini hanno portato all'arresto dell'imprenditore, residente a Cadelbosco Sopra, accusato di usura (con l’aggravante di averla commessa nei confronti di una persona in stato di bisogno) e di estorsione. Altri due indagati, riconducibili alle due società, sono stati denunciati in concorso per gli stessi reati. Per gli altri due è stata invece applicata la misura dell’obbligo di firma.

Durante le perquisizioni è stata scoperta anche una discarica abusiva gestita dall’arrestato e, pertanto, l’intera area è stata sottoposta a sequestro così come tre conti correnti intestati alle società utilizzate per la perpetrazione dei reati. All'interno dell'abitazione di Silipo sono poi stati rinvenuti assegni, cambiali a scadenza 2015 e 2017, oggetti preziosi, svariati documenti e soprattutto cartelline riconducibili, con ogni probabilità, ad altre vittime. Il materiale, tutto sequestrato, sarà esaminato attentamente dai finanzieri.

Presente alla conferenza stampa negli uffici dell guardia di finanza reggiana, il sostituto procuratore Pantani ha voluto rimarcare un concetto importante: "E' necessario che le vittime dell'usura sporgano quanto prima denuncia", le sue parole. "In primis perché questo è un reato odioso da subire e poi perché con un'azione celere si può evitare che la situazione peggiori sempre più". La sensazione è che quanto scoperto sinora sia soltanto la punta di un iceberg e le cartelle riconducibili ad altre presunte vittime ritrovate nell'abitazione di Silipo ne sono la testimonianza: "Chiedo alle altre persone - ha proseguito il sostituto - di non avere paura e venire quanto prima negli uffici della finanza a raccontare quanto hanno subìto o stanno ancora subendo".

Concetto ribadito anche dal comandante provinciale delle Fiamme Gialle, il colonnello Ippazio Bleve: "Denunciando questi episodi senza aspettare settimane, mesi come in questo caso, si difendono i propri interessi e si aiutano anche le forze dell'ordine nelle indagini". ( da reggioonline: martedì 8 aprile 2014 15:40 di Alessio Fontanesi)

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