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Tentato furto. È l'accusa a cui deve rispondere un uomo — cittadino gambiano, irregolare in Italia — arrestato dalla polizia nel pomeriggio di sabato 28 aprile dopo che aveva tentato di rubare la borsa a una donna su un convoglio Trenord della linea Treviglio-Varese.

 

Tutto è iniziato poco prima della stazione di Rho quando l'uomo si è impossessato della borsa che una donna aveva lasciato sul sedile affianco al suo.

Lei, nonostante stesse leggendo un libro, si è accorta di quello che stava accadendo e ha iniziato a gridare e chiedere aiuto premendo il pulsante che si trova all’interno della carrozza.

Non solo: alcuni viaggiatori hanno notato la scena e uno di loro ha avvisato il 112 informando l’operatore dell’accaduto e descrivendo il malvivente.

Dopo circa 5 minuti il treno si è fermato alla stazione di Rho e il malvivente ha tentato di scendere immediatamente per allontanarsi ma è stato bloccato dagli agenti del commissariato di Rho-Pero che nel frattempo erano arrivati sul posto.

Per lui sono scattate le manette e, dopo gli accertamenti negli uffici di via Nazario Sauro, è stato accompagnato nella casa circondariale di San Vittore.

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Elezioni regionali Friuli Venezia Giulia.

Alla chiusura dei seggi ha votato soltanto il 49,63% degli aventi diritti al voto.

Metà degli elettori ha disertato le urne.

Ha vinto, come previsto, con una schiacciante maggioranza il candidato leghista del centro destra Massimiliano Fedriga.

Adesso si conteranno, si peseranno le preferenze date ai singoli partiti.

Il Pd, ancora una volta non ha vinto.

Ha subito l’ennesima sconfitta in una Regione italiana che governava con la Serracchiani, vice segretario del partito ai tempi di Renzi, fino ad ieri.

E’ stato, ancora una volta, umiliato da quegli stessi elettori che nel 2013 avevano dato la vittoria a Serracchiani strappandola al centro destra.

In 5 anni il Pd non solo ha perso la Regione, ma ha perso nei capoluoghi Trieste, Pordenone, Gorizia e la roccaforte operaia di Monfalcone.

Matteo Salvini gongola.

Ha atteso i risultati del Friuli a Marina di Lesina (Foggia) insieme alla sua compagna dopo due settimane di tour de force elettorale.

L’esito del voto, come del resto quello della settimana scorsa in Molise, avrà un valore politico molto rilevante.

Il Movimento 5 Stelle è in netto calo, è in evidente difficoltà.

Quindi lo spocchioso, lo spaccone, l’arrogante Di Maio, se vuole davvero governare, deve fare i conti con tutto il centro destra, nessuno escluso.

Rispetto alle elezioni politiche del 4 marzo scorso, questo è un dato di fatto importante, il Movimento ha perso 10 punti.

Tre disastri, tre flop in una sola settimana e sono davvero troppi.

E questa volta Di Maio sarà costretto ad abbassare la cresta.

L’esito del voto in Friuli avrà sicuramente riflessi nel confronto tra Di Maio e Salvini, nella complessa vicenda e ricerca di una soluzione politica per la formazione di una maggioranza di governo. vista la sconfitta del Pd e il “No” di Renzi ad una eventuale alleanza tra Pd e 5 Stelle.

Ieri sera Matteo Renzi dopo un lungo silenzio durato 2 mesi è apparso in televisione nel programma di Fazio e ha frenato il patto tra il Pd e 5 Stelle.

E’ pronto a trattare su un eventuale programma coi grillini ma ha escluso un’alleanza.

Marco Travaglio non ci sta e attacca l’ex Premier per aver detto “No” a Di Maio e di aver fatto fallire la trattativa in corso.

In una settimana due Regioni guidate dal Pd vengono conquistate dal centro destra.

Voglio augurarmi che il botto sia arrivato anche a Roma e che Mattarella non faccia come fece alcuni anni fa Napolitano quando fece finta di non aver udito il botto che arrivava dalla Sicilia.

Un bel segnale per Roma e per quei politici nostrani che a Roma dormono e amoreggiano, fregandosene del voto espresso dagli italiani.

Il crollo dei 5 Stelle dopo appena due mesi dal voto nazionale ha una logica spiegazione.

Paga il fatto di non essere riuscito a formare un governo dopo 56 giorni dalle elezioni politiche del 4 marzo u.s. dalle quali uscì come primo partito con il 32% dei voti.

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bandiera-italianaSperiamo che me la cavo, dice il “guagliune” napoletano appena uscito dal colloquio col Presidente della Repubblica Mattarella. Vuole a tutti i costi diventare Presidente del Consiglio. Vuole passare alla storia come il più giovane Premier della Repubblica Italiana.. Alle elezioni politiche del 4 marzo scorso il suo Movimento ha preso il 33% dei voti validi, non sufficienti però per formare da solo un nuovo governo. Ha bisogno di un altro partito, di destra o di sinistra, che faccia da stampella. Ha tentato di coinvolgere Matteo Salvini. Non c’è riuscito perché il leader leghista fino adesso ha tenuto duro, non ha voluto tradire la coalizione di centro destra e Berlusconi in particolare. Ora, però, dopo il fallimento con la Lega, Di Maio vuole coinvolgere il Pd, il partito che dalle urne è uscito sconfitto e umiliato. Quel partito che per cinque anni ha dovuto subire rampogne, umiliazioni, contumelie, insulti volgari, offese da Grillo, Di Maio, Di Battista e altri. Per loro i piddini erano mafiosi, schifosi. Erano delle merde, dovevano morire. La senatrice che diceva queste cose ieri sera è apparsa in televisione e non si è pentita delle parole pronunciate contro gli esponenti del Partito Democratico col quale ora vuole fare un nuovo Governo. Ma davvero le liti e le offese saranno facilmente dimenticate? Per il bene del Paese? No! Per il tornaconto personale di alcuni deputati e senatori che non vogliono perdere la comoda poltrona di Ministro. Franceschini che non vuole lasciare la poltrona di Ministro e aspira a diventare Presidente della Camera se Fico dovesse diventare Primo Ministro. Veltroni e Fassino alla spasmodica ricerca di un incarico di prestigio. Ma Veltroni non è quello che doveva abbandonare l’Italia quando venne sconfitto da Berlusconi e andare lontano lontano? Sì, è proprio lui. Doveva partire per l’Africa. Evidentemente neppure in Africa lo hanno voluto. Fassino, invece, è disoccupato e anela ad un posticino di prestigio, Di Maio permettendo. Di Maio, guagliune molto furbo e scaltro, ha dimenticato il torbido passato e guarda al futuro e cerca di trovare una intesa con quel che resta del Pd e con il reggente Martina, possibilmente con il bene placito di Matteo Renzi, che fino ad ieri è stato zitto. La strada è stretta e lunga, comunque, ci sta tentando, anche perché se si dovesse andare di nuovo al voto con la stessa legge elettorale difficilmente uscirebbe dalle urne un vincitore. Resta, però, ancora una probabile intesa con Matteo Salvini dopo il voto del Friuli Venezia Giulia. Dipende dal risultato elettorale. Per un accordo col Pd Di Maio dirà sicuramente sì a tutte le proposte che faranno i piddini salvo poi tirare loro un bel calcio nel sedere quando non ne avrà più bisogno. Ha in mente una sola cosa e non ci dorme la notte. Vuole Palazzo Chigi. Lo hanno capito pure le mosche che gli ronzano attorno. Non ci sono ostacoli quando c’è un nobile fine da raggiungere. E poi si ricorda di Macchiavelli quando dice che il fine giustifica i mezzi. E’ propenso a coinvolgere gli attuali Ministri Franceschini, Fedele, Lorenzin e perché no? Anche il desaparecido Angelino Alfano. Quest’ultimo ha fatto da stampella a Renzi e Gentiloni, continuerebbe anche con Di Maio. Che c’è di male. Che male c’è. Ma nel Pd che fu di Renzi, Bersani, Veltroni, Fassino, D’Alema, la confusione oggi regna sovrana e c’è pure spazio per un gigante della politica italiana, quel Pierferdinando Casini che nella sua lunga vita di parlamentare ha fatto casini a non finire. Ha cambiato partiti e schieramenti politici una decina di volte. Riporta “Repubblica” la dichiarazione fatta da questo illustre parlamentare:- Il Pd è davanti a scelte drammatiche. Ha bisogno del suo leader-. E chi sarebbe il leader? Ancora una volta Matteo Renzi uscito sconfitto dalle urne nel referendum costituzionale e nelle elezioni politiche del 2018. Ma Casini pensa ai fatti suoi. Se si dovesse andare di nuovo a votare chi garantirebbe per lui una nuova candidatura ed in un collegio blindato? Casini, come del resto tutti i nuovi parlamentari appena eletti due mesi fa, sono terrorizzati ora che lo spauracchio delle elezioni anticipate bussa alle porte. E così Casini, come del resto gli altri parlamentari porta borse, bussano alla porta dei grillini:- Per favore, fateci entrare. Non daremo fastidio. Staremo buoni buoni. Fate la carità ad un povero cieco!- Sì, sono diventati non solo ciechi, ma sordi e muti. Direbbe Dante Alighieri:- Ahi serva Italia, di dolore ostello. Nave senza nocchiero in gran tempesta, non donna di provincia ma bordello -. Che Iddio ce la mandi buona! Cosa possa unire il programma dei grillini e quello del Pd per me è un mistero. Tre punti soltanto, però, ci sono e sono l’antiberlusconismo, il famoso conflitto di interesse e le poltrone. Solo questi tre punti potrebbero avvicinare Pd e Movimento 5 Stelle. Ahi Italia, asservita agli interessi di uomini faziosi, ignoranti, qualunquisti, senza aver mai lavorato, luogo di sofferenza, priva di un governo autorevole, stabile e duraturo, 200 mila insegnanti che fra non molto perderanno il posto di lavoro, le nostre coste invase da immigrati africani, le nostre scuole frequentate da alunni delinquenti incalliti, dove i professori e le maestre non sanno più reagire, i pronto soccorsi intasati, malati curati per terra, per una visita medica in ospedale bisogna aspettare mesi e mesi, le nostre città invivibili ed inospitali. A Di Maio, a Renzi, a Martina, a Di Battista, a Mattarella e agli altri questo vorrei dire usando una terzina di Dante Alighieri:- Vieni a veder la gente quanto s’ama! / e se nulla di noi pietà ti move, / a vergognar ti vien de la tua fama-.

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I Racconti

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