Continua l’attenzione delle Procure sul lavoro in agricoltura ed in particolare su quello degli immigrati.
Dopo la vicenda di Amantea che ha riempito i telegiornali ed i giornali italiani, non possiamo non notare come si allarghi il filone dei controlli sul lavoro in agricoltura, filone che oggi porta ad avvisi di conclusione delle indagini per due imprenditori agricoli.
L’accusa è quella di estorsione
Praticamente l’estorsione si configura per il pagamento in misura ridotta rispetto alla busta paga.
Ci chiediamo se il pagamento in modo ridotto rispetto ai parametri del contratto di lavoro non configuri anche una forma di estorsione perché nel qual caso non comprendiamo perché si tutelino solo i lavoratori nei campi( pur sacrificati!) e non anche quelli dell’industria e soprattutto quelli del commercio…..
Ma eco cosa successo a Lamezia Terme
“La procura della Repubblica di Lamezia ha emesso nei giorni scorsi un’informazione di garanzia e contestuale avviso di conclusione delle indagini preliminari nei confronti di due imprenditori agricoli operanti nella piana di Lamezia Terme, Giuseppe Santacroce e Domenico Santacroce, i quali, come evidenziato dalle indagini della guardia di finanza del gruppo di Lamezia Terme guidato dal tenente colonnello Fabio Bianco, hanno commesso estorsioni a danno di 95 loro dipendenti.
L’attività è scaturita da mirati controlli effettuati negli scorsi mesi dai finanzieri in diverse località delle campagne lametine, attraverso il monitoraggio di automezzi, sopralluoghi, appostamenti, pedinamenti e riscontri cinefotografici, effettuata anche col supporto dei mezzi aerei del corpo. sin dalle prime indagini i finanzieri, acquisendo una serie di elementi indiziari circa l’illecito sistema retributivo adottato dagli imprenditori oggi indagati, informavano questo ufficio, che delegava alle stesse “fiamme gialle” l’esecuzione di specifiche e mirate attività investigative.
Le conseguenti indagini permettevano di far luce su un più vasto fenomeno di sfruttamento illecito dei dipendenti, sfociante in vere e proprie estorsioni, attuato dalle persone oggi destinatarie del provvedimento magistratuale.
In particolare, i finanzieri hanno scoperto, che gli imprenditori, costringevano sistematicamente i propri dipendenti ad accettare retribuzioni minori (ridotte di circa un terzo) rispetto a quelle formalmente risultanti in busta paga oppure non corrispondenti a quelle previste dal contratto collettivo nazionale di lavoro, con la minaccia dell’immediato licenziamento o, prima dell’instaurazione del formale rapporto lavorativo, con l’esplicito rigetto della richiesta di assunzione avanzata da coloro che aspiravano all’impiego secondo le regole.
Le indagini portate avanti dal nucleo mobile e dirette dal sostituto procuratore Luigi Maffia, hanno consentito di appurare che il sistema estorsivo era stato eseguito nei confronti dei 95 dipendenti, nel periodo compreso tra il gennaio ed il febbraio del 2016 e che i braccianti erano di nazionalità prevalentemente extracomunitaria.”